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Sette ebrei ultraortodossi per contestare l'Olocausto


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Alla conferenza di Teheran

Sette ebrei ultraortodossi in prima fila tra gli antisemiti invitati da Ahmadinejad per contestare la realtà storica dell’Olocausto: sono figli di una lunga tradizione teologica antisionista

Posso immaginare che gli italiani che hanno visto in televisione le immagini della conferenza sulla negazione dell'Olocausto, organizzata a Teheran dal presidente iraniano, si siano sfregati gli occhi per l'incredulità nel vedere in prima fila, come ospiti d'onore, sette ebrei ultraortodossi, con barbe e cernecchi e il tradizionale abbigliamento nero. È un abbaglio o un'immagine autentica?, si saranno di certo chiesti. Com'è possibile che degli ebrei ultraortodossi si rechino nel più attivo centro antisemitico del mondo per consacrare la velenosa propaganda contro lo Stato di Israele e diano addirittura una mano nel sostenere la tesi negazionista dell'Olocausto? Dopo tutto quegli stessi ebrei, giunti da New York o da altre città, avranno sicuramente dei parenti morti durante il terribile Olocausto della seconda guerra mondiale. Com'è dunque possibile che odino Israele al punto di suffragare la negazione dell'omicidio dei loro famigliari e dei membri del loro popolo? Per capire questo strano e peculiare fenomeno occorre tornare indietro di circa 120 anni, al periodo della nascita del sionismo politico nell'Europa dell'Est, sotto la dirigenza di Hertzl e dei suoi associati. Innanzi tutto il sionismo nacque in seguito al senso di disagio provato dagli ebrei nell'essere identificati come popolo (quando invece la religione è una libera scelta, come il cattolicesimo per un italiano o l'Islam per un egiziano), cosa che avrebbe potuto condurli a un profondo e pericoloso conflitto con i popoli con i quali vivevano.

Fintanto che l'ebraismo era considerato unicamente una religione, poteva trovare una collocazione nell'ambito della teologia cristiana o islamica (per quanto di solito a un livello inferiore a quello del credo dominante). Ma nel momento in cui si parlava di risveglio nazionale di un popolo che viveva frammisto ad altri, l'ostilità e il sospetto nei confronti di quest'ultimo cominciarono a farsi pericolosi, specialmente in quegli Stati in cui non vi era né libertà né democrazia. Il sionismo, che credeva inevitabile questo conflitto, soprattutto per via del forte risveglio nazionalista nell'Europa di fine XIX e inizio XX secolo, propose una soluzione più radicale: la normalizzazione dell'esistenza ebraica all'interno di un territorio definito, su cui gli ebrei potessero esercitare piena sovranità. Senonché la maggior parte degli ebrei si oppose al sionismo per motivi di ordine teologico, oppure perché non credeva nella possibilità di riuscita del progetto sionista, o ancora perché era difficile lasciare l'Europa - centro della cultura mondiale - per emigrare in una regione semidesertica del Medio Oriente. Se si fossero tenute libere consultazioni all'inizio del XX secolo, il partito sionista avrebbe ottenuto a malapena il 10 per cento dei voti fra gli elettori ebrei. Ma per fortuna il sionismo non aveva bisogno dell'approvazione popolare per mettere in atto la sua grande rivoluzione, avvenuta, di fatto, al di fuori di un contesto ebraico.

I più indomiti e duri nemici del sionismo erano gli ebrei ultraortodossi, che all'inizio del XX secolo costituivano la maggioranza del popolo ebraico. Costoro osteggiarono e rifiutarono fermamente la soluzione sionista. E siccome erano organizzati in comunità governate da rabbini, formarono un'opposizione attiva ed efficace che impedì a centinaia di migliaia di ebrei di arrivare alla terra di Israele nel periodo tra le due guerre mondiali, allorché le porte dell'America e di altri Stati erano chiuse per loro, negando così a molti la possibilità di trovare scampo dalle camere a gas naziste. L'opposizione degli ebrei ultraortodossi al sionismo non nasceva dal loro amore per l'Europa e per la sua cultura. Disdegnavano quella cultura, erano chiusi in se stessi e non avevano mai considerato gli Stati europei come la loro vera madrepatria. La maggior parte di loro era vittima di persecuzioni e di discriminazioni economiche nei paesi in cui vivevano e nelle loro preghiere quotidiane si volgevano in direzione della terra di Israele come verso la loro vera casa, dove avrebbero trovato redenzione dalla diaspora. Eppure, nonostante tutto ciò, l'opposizione a un movimento nazionale era feroce e violenta a causa di motivi teologici, il più importante dei quali era formulato in questa massima: «Il popolo di Israele non esiste se non nella Torah». In altre parole l'ebreo è una creatura esclusivamente religiosa e sottomessa alle leggi della Torah. Ogni ingerenza laico-nazionale nel suo destino equivale a un sacrilegio e da qui la necessità di opporvisi con fermezza. La redenzione giungerà solo dal cielo e per volere di Dio. L'Olocausto, tuttavia, fornì la prova inequivocabile che il sionismo aveva visto giusto. Lo scontro col nazionalismo omicida fu tremendo e i rabbini che agivano in nome della Divina Provvidenza non poterono evitare la tragedia che portò al genocidio di milioni di ebrei. Ma c'è di più. Non solo lo Stato ebraico in fase di formazione riuscì a salvare dai nazisti alcune centinaia di migliaia di ebrei prima della Shoah, ma dette anche asilo ai sopravvissuti.

L'Olocausto fu la ferma risposta all'inaffidabile teologia ebraica che aveva fallito nel comprendere la realtà e non era riuscita a dare una soluzione ai disagi e alle sofferenze. La maggior parte degli ebrei ultraortodossi perì durante la Shoah e i superstiti, a testa china, moderarono i toni violenti delle loro invettive teologiche antisioniste. Una parte di questi ebrei vive oggi in ghetti in varie città del mondo, a New York, Anversa o altrove. Altri vivono in Israele, ignorando completamente lo Stato e le sue istituzioni e considerandolo un potere straniero col quale collaborare solo in merito a questioni pratiche. Ma l'originaria opposizione teologica al sionismo e al movimento di rinascita nazionale non è del tutto scomparsa. Pulsa ancora nelle vene degli ebrei religiosi oltranzisti che si rifiutano di accettare un'identità ebraica basata essenzialmente su un principio nazionale e non religioso. E poiché la tragedia dell'Olocausto e gli eventi della seconda guerra mondiale servono ai sionisti come prova e solida base etica per giustificare l'esistenza dello Stato di Israele, ne deriva che ogni vera opposizione al sionismo deve logicamente passare attraverso la negazione della Shoà. È vero, gli ebrei disposti a seguire questa strada sono pochissimi. E quelli che hanno preso parte alla conferenza di Teheran hanno dovuto fare i conti col disprezzo e la rabbia anche dei membri della loro comunità. Ma l'antisionismo religioso, che si ricollega in maniera filosofica a quello laico della sinistra radicale, esiste ed è attivo, e le sue braci ardono ancora nei dibattiti interni ed esterni al movimento sionista. La negazione dell'Olocausto è uno dei fenomeni più strani e assurdi che esistano, e accomuna, nel mondo, persone provenienti da tutto l'arco politico, da destra a sinistra. L'adesione di un pugno di ebrei a questo fenomeno è per il momento una curiosità, più un retaggio del passato che una minaccia futura. Ma è comunque bene sapere che a un convegno di rabbini e di esponenti religiosi musulmani tenuto recentemente in Israele, questi ultimi hanno condannato con fermezza la negazione dell'Olocausto. È un passo positivo. La comprensione da parte dei palestinesi del trauma della Shoah aiuterà a calmare le paure degli ebrei da un lato e ad aspettarsi da costoro che, in nome della loro sofferenza passata, riconoscano quella attuale dei loro vicini.

AVRAHAM B. YEHOSHUA
Fonte: www.lastampa.it
27.12.06


Citazione
lino-rossi
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 482
 

Credevo che effettivamente ci fossero state 6 milioni di vittime ebraiche per mano nazistafascista.
Purtroppo mi accorgo che coloro che cercano di approfondire questa questione storica finiscono in galera.
Qualche dubbio comincia a venirmi.
Se non avessi nulla da nascondere sarei ben lieto di approfondire il più possibile una determinata questione.
Perchè in questo caso non avviene ciò?
Che ci sia qualcosa che non si deve sapere?
E' già emersa tutta la verità?
Come faremo a saperlo avendo già una verità storica "per legge"?
Delle persone che dal secondo dopoguerra ad oggi hanno visitato le "camere a gas", quante sanno che quelle non erano camere a gas perchè quelle "vere" sono state "demolite" da Himmler prima dell'arrivo degli Alleati?


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