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Solzhenitsyn “I ricchi di Mosca affamano la Russia”


Tao
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IL GOVERNO DISTRIBUISCE UN PROCLAMA DEL PREMIO NOBEL

Denigrato, osannato, deriso, sparito, dato per morto, Alexandr Solzhenitsyn a 88 anni vuole ancora far sentire la sua voce tonante nella politica russa. E lo fa con la grandiosità degna dello Scrittore con la maiuscola, di un premio Nobel che ha vissuto la sua battaglia col comunismo come una lotta personale, dell’unico russo vivente che può pretendere di farsi chiamare padre della patria. Il giornale governativo Rossijskaja Gazeta ha pubblicato oggi il saggio di Solzhenitsyn «Riflessioni sulla rivoluzione di Febbraio»: 500 mila copie alle quali si aggiungerà tra pochi giorni una brochure stampata in 4,5 milioni di esemplari. Tirature che non si erano viste dai tempi delle edizioni tascabili di Lenin, durante il comunismo. O da quando, nel 1990, lo stesso Solzhenitsyn pubblicò il suo famoso «Come ricostruire la Russia», che servì poi da linee guida nella dissoluzione pilotata dell’Urss. La moglie dello scrittore Natalia ha presentato ieri a Mosca il progetto - il vate è malato, è stato di recente operato al cuore, e da qualche anno ormai non appare in pubblico - spiegando che le riflessioni sugli ultimi giorni dell’impero dei Romanov dovrebbero spingere la classe politica russa a trarre analogie, e a non ripetere gli stessi errori. «Alexandr Isaevic» - ha detto Natalia, che chiama il marito con nome e patronimico, all’antica - «segue e prende molto a cuore la situazione della Russia», e il suo dolore principale è il distacco tra i ricchi e i poveri, tra i lussi di Mosca e le miserie dell’immensa provincia. È di fatto un provinciale, e sente i dolori della provincia, che il nostro potere non avverte o percepisce in modo molto smorzato». «Se il governo non vi presterà attenzione, le conseguenze saranno molto gravi», è stato il monito dello scrittore trasmesso da sua moglie.

Una critica, quella di trascurare la Russia profonda e autentica, che Solzhenitsyn ripete da anni, seguendo la tradizione russa di scrittore portavoce del «popolo». Non erano molto diverse le prediche in tv al suo trionfale ritorno in Russia dopo 25 anni di esilio, nel 1994. Ma il Cremlino dell’epoca si stufò rapidamente, e un anno dopo la trasmissione settimanale del vate venne chiusa per «audience scarsa». Lo scrittore si isolò nella sua dacia, le nuove pubblicazioni non suscitavano clamore, e sembra quasi ironico che fosse stato premiato come miglior sceneggiatore tv nel 2006, per la fiction «Nel primo cerchio» dal suo romanzo. Solzhenitsyn non è cambiato, semmai è cambiato qualcosa al Cremlino, visto che lo scrittore ha affidato ieri alla moglie i suoi complimenti per la politica estera di Putin, grazie al quale «la Russia ha riconquistato un certo peso nel mondo». E il direttore della Rossijskaja Gazeta Vjaceslav Fronin ha annunciato che il saggio di Solzhenitsyn («estremamente attuale») verrà inviato a tutti i governatori e ai deputati come «in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali». Un segnale chiaro: le «Riflessioni sulla rivoluzione di Febbraio» - nonostante il testo sia stato scritto negli anni ’80, già pubblicato e riguardi eventi di 90 anni fa - sono una guida per la politica del 2007. Lo dice lo stesso scrittore nella breve prefazione: «È amaro che parte di queste conclusioni sia ancora applicabile alla nostra inquieta e instabile attualità». A leggere il testo, le ansie di Solzhenitsyn rimangono le solite: racconta come una tragedia il crollo della monarchia, rimproverando allo zar di non aver represso l’opposizione, e di essersi allontanato troppo dal popolo. Se la prende con il parlamentarismo, i liberali, i russi che «hanno dimenticato Dio», e perfino con gli assassini di Rasputin, colpevoli di aver fatto «il primo passo della rivoluzione». Con la conclusione finale: la colpa di un disastro «planetario, cosmico» che ha inaugurato un secolo di sangue, è di uno zar debole, che abdicando ha «tradito» il suo Paese. A un anno dalle presidenziali, mentre si attende con il fiato sospeso la scelta dell’«erede» di Putin, e si fanno sempre più forti voci che insistono che l’attuale leader debba rimanere al Cremlino a oltranza, nonostante la Costituzione, è un messaggio a zar

Anna Zafesova
Fonte: www.lastampa.it
Link: http://www.lastampa.it/search/articolo.asp?IDarticolo=1535050&sezione=Esteri
27.02.07


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