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Ultimi capitoli del Testamento di Hitler...in Italiano


gadfly27
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26 febbraio 1945

In effetti, la mia decisione di regolare i conti con la Russia ricorrendo alla forza delle armi fu presa non appena mi convinsi che l'Inghilterra era decisa .. a non recedere dal suo atteggiamento. Churchill era del tutto incapace di apprezzare lo spirito di lealtà del quale gli avevo dato prova astenendomi dal causare una rottura irreparabile tra gli inglesi e noi. Ci astenemmo, infatti, dall'annientarli a Dunkerque. Avremmo dovuto riuscire a far sí che capissero come l'accettazione da parte loro dell'egemonia tedesca. stabilita in Europa - uno stato di cose alla cui attuazione si erano sempre opposti, ma che io avevo realizzato senza alcuna complicazione - potesse arrecare all'Inghilterra vantaggi inestimabili.

Sin dalla fine di luglio, vale a dire un mese dopo la sconfitta della Francia, mi resi conto che la pace ci stava sfuggendo dalle mani una volta di piú. Poche settimane dopo, capii che non saremmo riusciti a invadere l'Inghilterra prima dell'inizio delle tempeste autunnali, perché non eravamo riusciti ad assicurarci il completo dominio dei cieli. In altri termini, mi resi conto che non saremmo mai riusciti ad invadere l'Inghilterra.

L'atteggiamento dei russi durante l'estate del 1940, il fatto che avevano occupato gli Stati Baltici e la Bessarabia mentre noi eravamo impegnati in Occidente, non mi lasciava illusioni per quanto concerneva le loro intenzioni. Ed anche se io mi fossi fatto qualche illusione; la visita di Molotov in novembre sarebbe bastata a farmi ricredere. Le proposte che Stalin mi sottopose dopo il ritorno del suo ministro non mi trassero in inganno. Stalin, quell'incomparabile e imperturbabile ricattatore, stava cercando di guadagnar tempo per consolidare le sue basi avanzate in Finlandia e nei Balcani. Tentava di giocare con noi come fa il gatto con il topo.

La tragedia, dal mio punto di vista, stava nel fatto ch'io non sarei stato in grado di attaccare prima del 15 maggio, e se dovevo riuscire sin dall'urto iniziale, era essenziale che l'attacco non avesse luogo posteriormente a quella data. Stalin, invece, avrebbe potuto sferrare l'attacco assai prima. Durante l'inverno del 1940, e ancor piú nella primavera del 1941, fui perseguitato dall'ossessione che i russi potessero passare all'offensiva. Le sconfitte italiane in Albania e in Cirenaica avevano causato una piccola tempesta di ribellione nei Balcani. Indirettamente, avevano inoltre sferrato un colpo alla convinzione della nostra invincibilità nutrita tanto dai nostri amici quanto dai nostri avversari.

Questa sola fu la causa del volte-face jugoslavo, un evento che ci costrinse a coinvolgere i Balcani nella guerra, cosa ch'io avrei desiderato evitare a qualsiasi costo. Una volta impegnatici in quella direzione, saremmo potuti essere tentati di andare oltre. Quasi non occorre dire che nella primavera del 1941 avremmo potuto liberare rapidamente il Vicino Oriente con una piccola parte soltanto delle forze che stavamo per impiegare contro la Russia. Ma lo spostamento delle forze necessarie dalle loro posizioni nel nostro schieramento di battaglia in quel momento avrebbe significato incorrere nel pericolo indiretto di dare alla Russia il segnale dell'attacco. I russi ci avrebbero attaccato in estate, o al piú tardi in autunno, e in condizioni cosí disastrose dal nostro punto di vista che non avremmo mai potuto sperare di riportare la vittoria.

Per quanto concerne le democrazie dominate dagli ebrei, i russi hanno la pazienza di un elefante. Sanno con assoluta certezza che prima o poi, e senza ricorrere alla guerra, riusciranno a imporsi ad esse, grazie alle discordie interne che le dilaniano, al susseguirsi delle crisi economiche alle quali esse sembrano incapaci di sottrarsi e alla possente lusinga del marxismo alla quale sono particolarmente vulnerabili. Ma sanno anche che nel caso del Terzo Reich la situazione è molto diversa. Sanno che di qualsiasi sforzo possa trattarsi, e ancor piú in pace che in guerra, li supereremo sempre.

La spiegazione della pazienza di cui i russi stanno dando prova la si trova nella loro filosofia, che consente di evitare di correre rischi e di aspettare per un anno, per una generazione, per un secolo, se necessario - fino a quando i tempi non siano maturi per la realizzazione dei loro piani. Il tempo non ha alcuna importanza per i russi. Il marxismo, certo, ha promesso loro il paradiso su questa terra, ma senza dubbio non oggi e neppure domani, bensí in qualche momento del vago, indefinito futuro.

Ad onta di tale pazienza che è la spina dorsale della loro forza, i russi non sarebbero potuti rimanere passivi ad assistere alla distruzione dell'Inghilterra, poiché in tal caso, con gli Stati Uniti e il Giappone che in pratica si sarebbero annientati a vicenda, la Russia sarebbe venuta a trovarsi a faccia a faccia con noi... e sola. E questo significherebbe, al di là di ogni dubbio, che, in un momento o in un luogo di nostra scelta, la questione da tempo pendente tra noi verrebbe regolata a nostro favore.

Come io mi sentii costretto a decidere di regolare i conti con il bolscevismo ricorrendo alla forza delle armi, e, invero, pervenni a tale decisione proprio nello stesso anniversario della firma del patto di Mosca, cosí ho tutto il diritto di ritenere che Stalin fosse pervenuto alla stessa decisione ancora prima di aver firmato il patto.

Per un anno intero conservai la speranza che una entente appena lealmente sincera, se non amichevole senza riserve, potesse essere stabilita tra il Terzo Reich e la Russia di Stalin. Immaginai che dopo quindici anni di potere Stalin, il realista, si sarebbe sbarazzato della nebulosa ideologia marxista e pensai che la conservasse soltanto come un veleno riservato esclusivamente all'uso esterno. La brutalità con la quale aveva decapitato l'intellighentsia ebraica, che gli aveva reso un cosí segnalato servigio nella distruzione della Russia zarista, mi incoraggiò in tale convinzione. Presunsi che egli non volesse offrire a quegli stessi intellettuali ebrei l'opportunità di causare un crollo dell'impero totalitario ch'egli aveva edificato, quell'impero staliniano, il quale, in tutti i suoi elementi essenziali, è soltanto il successore spirituale dell'impero di Pietro il Grande.

In, uno spirito di implacabile realismo da entrambe le parti avremmo potuto creare una situazione nella quale una entente duratura sarebbe stata possibile, definendo esattamente le zone di influenza da attribuire a ciascuna delle parti, limitando rigorosamente la nostra collaborazione ai settore economico e in modo tale che entrambe le Potenze ne traessero benefici. Una entente, in breve, sorvegliata con un occhio d'aquila e con un dito sul grilletto!

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L'ultima occasione dell'Europa - Napoleone e la conquista della pace - L'agonia di Napoleone e la mia - L'Inghilterra ci sbarra sempre la strada - Coloro che prosperano grazie alle discordie europee

26 febbraio 1945

Io sono stato l'ultima speranza dell'Europa. Essa j si è dimostrata incapace di rimodellarsi per mezzo di una riforma volontaria. Si è dimostrata impervia al fascino e alla persuasione. Per conquistarla ho dovuto ricorrere alla violenza. L'Europa può essere costruita solo su fondamenta di rovine. Non i già rovine materiali ma rovine di interessi acquisiti ' e di coalizioni economiche, di rigidità mentale e di perversi pregiudizi, di idiosincrasie superate e di ristrettezza mentale. L'Europa deve essere fatta nel comune interesse di tutti e senza considerazione alcuna per gli individui. Napoleone s'era reso perfettamente conto di ciò.

Io, meglio forse di chiunque altro, posso benissimo immaginare le torture sofferte da Napoleone, desideroso com'egli era del trionfo della pace e, ciononostante, costretto a coritinuare a far guerra, senza mai smettere e senza vedere alcuna prospettiva di smettere, eppure tenace nella sua eterna spe
ranza di conseguire infine la pace. A partire dall'estate del 1940 ho anch'io sofferto gli stessi tormenti. E sempre è stata questa Inghilterra a sbarrare la via dell'Europa verso la prosperità. Ma ora l'Inghilterra è vecchia e indebolita, anche se non meno malevola e perfida. Infine, essa è stata appoggiata in tale atteggiamento negativo e innaturale, dagli Stati Uniti, essi stessi ispirati e spronati da tutte le forze dell'ebraismo internazionale , che è fiorito e spera di poter continuare a lungo a fiorire, in seguito ai nostri dissensi.

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Una sconfitta che deve inevitabilmente essere completa - Il Reich fatto a pezzi dai conquistatori Una Germania in transizione - La risurrezione del la Germania eterna - Linee di condotta. per i fedeli - Il primo popolo del continente - Inghilterra e Italia, se solo... - Una Francia degenerata e implacabilmente ostile - In attesa che si levino i popoli africani e asiatici - Gli U.S.A. e la Russia a f accia a faccia - Una Russia liberata dal marxismo - La fragilità del colosso americano - I diritti dei popoli affamati - Le probabilità di sopravvivenza di un popolo coraggioso

2 aprile 1945

Se siamo destinati ad essere sconfitti in questa guerra, la nostra sconfitta sarà estrema e completa. I nostri nemici hanno proclamato i loro obbiettivi in modo tale da non lasciarci illusioni riguardo alle loro intenzioni. Ebrei, russi bolscevichi e il branco di sciacalli che li segue alle calcagna guaendo... sappiamo che nessuno di loro deporrà le armi finché non avrà distrutto e annientato la Germania Nazionalsocialista riducendola a un cumulo di rovine. In un conflitto spaventevole come questo, in una guerra nella quale si affrontano due ideologie cosí completamente inconciliabili, l'esito non può consistere inevitabilmente che nella distruzione totale di una parte o dell'altra. É una lotta che deve essere condotta da entrambi i lati, finché gli avversari non siano completamente esausti; e dal canto nostro, sappiamo che continueremo a batterci finché la vittoria non sia stata conseguita o finché l'ultima goccia di sangue non sia stata versata.

È un pensiero crudele. Mi colma di orrore il pensare al nostro Reich fatto a pezzi dai vincitori, alle nostre popolazioni esposte agli eccessi selvaggi dei bolscevichi e dei gangsters americani. Anche questa prospettiva, tuttavia, non scuote la mia fede invincibile nel futuro del popolo tedesco. Quanto piú soffriremo, tanto piú gloriosa sarà la risurrezione dell'eterna Germania! Questa caratteristica dello spirito tedesco, di piombare nel letargo quando sembra certo che sia in gioco l'esistenza stessa della nazione, ci sarà utilissima una volta di piú. Ma per quanto mi concerne personalmente, io non potrei sopportare di vivere in Germania durante il periodo di transizione che seguirebbe alla sconfitta del Terzo Reich. Le ignominie e il tradimento che sperimentammo nel 1918 non sarebbero nulla in confronto a quanto possiamo aspettarci ora. È al di là di ogni comprensione il fatto che possa accadere una cosa simile dopo dodici anni di Nazionalsocialismo. La mia immaginazione indietreggia all'idea di una Germania privata d'ora innanzi di quella élite che l'ha condotta ai culmini dell'eroismo, di una Germania costretta a voltolarsi per anni e anni nel fango.

Quale consiglio possiamo dare, allora, quali norme di comportamento possiamo raccomandare a coloro che sopravviveranno con lo spirito senza macchia e il cuore indomito? Battuto, lasciato solo a cercare la salvezza, isolato come una sentinella nelle cupe tenebre della notte, il popolo tedesco dovrà fare spontaneamente tutto il possibile per rispettare le leggi razziali che noi gli abbiamo dato. In un mondo che va diventando sempre piú . perverso a causa del virus ebraico, un popolo rimasto immune a tale virus deve, alla lunga, riemergere alla supremazia. Da questo punto di vista, il Nazionalsocialismo può a buon diritto pretendere l'eterna gratitudine del popolo per avere eliminato gli ebrei dalla Germania e dall'Europa Centrale.

La seconda preoccupazione della Germania postbellica dovrebbe essere quella di conservare indissolubile l'unione di tutte le razze tedesche. Solo quando siamo uniti le nostre qualità si espandono in. tutta la loro portata; solo quando cessiamo di essere prussiani, bavaresi, austriaci, renani e diveniamo semplicemente tedeschi. I prussiani furono i primi a unire i tedeschi in un solo Reich sotto la guida di Bismarck e cosí facendo diedero al popolo tedesco il modo di dimostrare che esso era il primo popolo d'Europa. Io stesso, riunendoli tutti nel Terzo Reich, li ho incamminati sulla via di divenire gli architetti di una nuova Europa. Qualsiasi cosa ci riservi il futuro, i popoli tedeschi devono ricordare come sia essenziale respingere tutti quegli elementi i quali provocano discordia tra loro e adottare instancabilmente ogni provvedimento che giovi a mantenere la loro unità.

Per quanto concerne i paesi stranieri, non è possibile stabilire rigide norme, poiché la situazione è soggetta a mutamenti continui. Vent'anni or sono , scrissi che esistevano due sole possibili alleate in . Europa per la Germania... l'Inghilterra e l'Italia. Lo svolgersi degli eventi durante questo periodo non è stato tale da consentire l'attuazione di una politica che sarebbe stata la logica conseguenza della mia asserzione. Gli inglesi esercitavano ancora il potere imperiale, ma non possedevano piú le qualità indispensabili alla conservazione del loro impero. Sembrava che dominassero il mondo; in realtà, . erano dominati tutti dagli ebrei. L'Italia aveva tentato di emulare l'antica Roma. Possedeva tutte le ambizioni dei romani, ma le mancavano i due complementi essenziali che sono uno spirito deciso e la forza materiale. La sola buona carta che possedesse era la guida di un autentico romano. Quale tragedia per quell'uomo! E quale tragedia per quel paese! Per i popoli, come per gli individui, è tragico avere ambizioni e non possedere né i mezzi essenziali per realizzarle né la minima speranza di assicurarseli.

Rimane cosí la Francia. Vent'anni fa scrissi quel che pensavo della Francia. Essa è stata ed è la nemica mortale del popolo tedesco. La sua costante degenerazione e le sue frequenti crises de nerfs ci hanno indotto a volte a minimizzare l'importanza delle sue azioni. Se essa dovesse continuare a indebolirsi, come sembra probabile, questo non sarà motivo sufficiente perché noi nutriamo una minore diffidenza nei suoi riguardi. La potenza militare della Francia non é altro ormai che un ricordo, e, esclusivamente da questo punto di vista, si può essere certissimi che essa non ci causerà mai piú . un solo momento d'ansia. Quale che possa esserne l'esito, questa guerra ha per lo meno collocato la Francia nella categoria alla quale essa appartiene, quello di una Potenza di quinto ordine. Ciononostante, grazie alle sue illimitate capacità di corruzione e alla sua bravura inimitabile nell'arte del ricatto, la Francia può ancora costituire per noi una fonte di pericolo. La nostra parola d'ordine deve essere pertanto: diffidenza e vigilanza. Badino i tedeschi a non lasciarsi mai incantare dalla voce di questa sirena!

Mentre, quindi, non è possibile aderire a princípi rigidi nei rapporti con i paesi stranieri e occorre essere sempre pronti ad adattare la propria politica alle mutevoli condizioni, si può ciononostante affermare con fiducia che la Germania troverà sempre gli amici piú sicuri tra quei popoli i quali si oppongono attivamente al contagio ebreo. Io sono certo che i giapponesi, i cinesi e i popoli dell'Islam ci saranno sempre piú vicini che, ad esempio, la Francia, benché siamo legati da vincoli di sangue. È una tragedia che la Francia abbia continuamente degenerato `nel corso dei secoli e che le sue classi superiori siano state pervertite dagli ebrei. La Francia è ora condannata all'adozione di una politica ebraica.

Con la sconfitta del Reich e con l'imminent
e emergere dei nazionalismi asiatico, africano e forse anche sud-americano, rimarranno nel mondo due sole grandi Potenze in grado di affrontarsi: gli Stati Uniti e la Russia Sovietica. Le leggi storiche e geografiche costringeranno queste due Potenze a una prova di forza, o militare, o nei campi dell'economia e dell'ideologia. Queste stesse leggi rendono inevitabile che entrambe le Potenze divengano nemiche dell'Europa. Ed è altrettanto certo che tutte e due le Potenze riterranno prima o poi opportuno cercare l'appoggio dell'unica grande nazione superstite dell'Europa, la Germania. Io afferma con tutta l'energia di cui sono capace che i tedeschi devono evitare, a qualunque costo, di fare la parte della pedina nell'uno o nell'altro campo.

Nelle presenti circostanze è difficile dire quale alternativa sarebbe, dal punto di vista ideologico; piú dannosa per noi, se l'americanismo dominato dagli ebrei o il bolscevismo. È possibile che sotto la pressione esercitata dagli eventi, i russi si sbarazzino completamente dal marxismo ebraico; solo per reincarnare il panslavismo nella sua forma piú crudele e feroce. In quanto agli americani, se non riusciranno al piú presto a liberarsi dal giogo dell'ebraismo di New York (dotato della stessa intelligenza d'una scimmia che sega il ramo sul quale sta appollaiata), ebbene, non passerà molto tempo e coleranno a picco, prima ancora di aver raggiunto l'età matura. Il fatto. che essi associno il possesso di una cosí vasta forma materiale a una cosí sconfinata mancanza di intelligenza evoca l'immagine di un fanciullo ammalato di elefantiasi. È lecito domandarsi se non si tratti semplicemente di un caso di civiltà effimera, destinata a svanire con la stessa rapidità con la quale è sorta.

Se l'America del Nord non riuscirà a creare una dottrina meno puerile di quella che le serve attualmente come una sorta di vade mecum morale e che è basata su princípi maestosi ma chimerici e sulla cosiddetta scienza cristiana, è dubbio che essa possa rimanere a lungo un continente popolato in misura predominante dalla razza bianca. Apparirà ben presto palese che questo gigante dai piedi d'argilla, dopo la sua ascesa spettacolare, conserva appena quel tanto di forza bastante a determinarne il crollo. E quale splendida occasione offrirà alla razza gialla questo sfacelo improvviso! Dal punto di vista sia della giustizia, sia della storia, gli appartenenti alla razza gialla potranno giustificare la loro invasione del continente americano esattamente con le stesse argomentazioni (o con la stessa mancanza di argomentazioni) degli europei del sedicesimo secolo. Le masse enormi e denutrite di quelle popolazioni conferiranno loro l'unico diritto riconosciuto dalla storia - il diritto dei popoli affamati di placare la loro fame - sempre purché tale pretesa sia ben spalleggiata dalla forza!

E cosí, in questo mondo crudele in cui ci hanno nuovamente precipitato due grandi guerre, appare ovvio che i soli popoli bianchi i quali abbiano qualche probabilità di sopravvivenza e di prosperità sono quelli che sanno come soffrire e che ancora conservano il coraggio di battersi, anche quando la situazione è disperata, fino alla morte. E i soli popoli che avranno il diritto di rivendicare queste doti saranno quelli dimostratisi capaci di sradicare dalla propria struttura il veleno mortale dell'ebraismo.

http://www.radioislam.org/historia/hitler/testam/ita/testa.htm

per coloro che vogliono leggerlo al completo


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