Notifiche
Cancella tutti

Un discorso del Che x la Cuba di oggi


cubainforma
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1957
Topic starter  

www.cubainformazione.it

Un discorso del Che per la Cuba di oggi

Su questo discorso del Comandante Ernesto Che Guevara su Antonio Maceo, Fernando Martínez Heredia espresse in un testo pubblicato ieri.
"tutto quello ha la rilevanza, la grandezza e la forza straordinaria di chi seppe comprendere il fondamentale e sempre agire come un rivoluzionario conseguente, e ha scoperto che, tutto fino all'ultima riga di quel discorso del Che su Maceo, nel 1962, sembra scritto per la Cuba attuale, per aiutarci in questo momento cruciale, per essere pubblicato oggi in uno dei nostri mezzi di comunicazione. "
Fu pronunciato dal Che il 7 dicembre 1962, 66° anniversario della morte in combattimento del 'Titano di Bronzo' e qui ci sta parlando del presente e del futuro.
Compagni:
Oggi si compie un ulteriore anno, il 66° anniversario della caduta del Titano di Bronzo nella lotta per la liberazione di Cuba. Come ogni anno, il popolo di Cuba accorre a rendergli il suo omaggio.
Attraverso questi anni di ricordo si sono visto sfilare davanti al suo monumento sempre lo stesso popolo, ma su questa tribuna, i rappresentanti di molte diverse tendenze sociali. Oggi, qui siamo nel compito di costruire il socialismo a Cuba, che iniziamo una nuova tappa della storia d'America, il ricordo di Antonio Maceo acquisisce luce propria. Comincia ad essere più strettamente legato al popolo, e tutta la storia della sua vita, delle sue meravigliose lotte e della sua morte eroica, acquista senso completo, il senso del sacrificio per la liberazione finale del popolo. Maceo non era solo in quella lotta. Fu uno dei tre grandi pilastri su cui si consolidò tutto lo sforzo di liberazione del nostro popolo. Con Maximo Gomez e Marti costituirono le forze più importanti, le espressioni più alte della Rivoluzione di quell'epoca.
Quando Maceo, con Panchito Gómez Toro -il figlio di Gomez- a lato, dava la sua vita per la liberazione di Cuba, già Martí lo aveva fatto un anno prima; già la testa più determinata e più profonda delle forze rivoluzionarie aveva smesso di pensare, e non si vedevano all'orizzonte dirigenti capaci di condurre la guerra rivoluzionaria a Cuba fino agli estremi della liberazione totale da tutti i poteri coloniali; anche quelli che furono i suoi eredi non ebbero nemmeno la sufficiente penetrazione per comprendere la portata dei piani yankee e tutta la maligna manovra che era racchiusa nel Maine de in ciò che seguì.
E' così che quella guerra di liberazione, che formalmente terminò nel 98 e anche raggiunse un culmine formale nel 1902, con l'indipendenza, non era per nulla terminata.
Quello che oggi abbiamo è la continuazione diretta, ma anche possiamo dire che, disgraziatamente, oggi neppure è terminato il compito della liberazione di Cuba. Mentre il nemico imperialista mantiene i suoi forti artigli, mantiene il suo appetito, il suo desiderio di distruggere la nostra Rivoluzione, dobbiamo continuare sul piede di guerra, e continua per noi, così vivo e così presente come nei giorni della gloriosa gesta del 68 o del 95, la storia e gli esempi di Antonio Maceo e di tutti gli uomini di quell'epoca, che lottarono per trenta lunghi anni per lasciare le basi di quello che oggi stiamo costruendo.
Antonio Maceo ha due momenti, i più importante della sua vita, quelli che lo definiscono come uomo e come un genio militare.
Il primo è quando contro tutte le correnti, contro ogni conformismo, contro tutti i disperati che volevano raggiungere un qualche tipo di pace, dopo 10 anni di lotta, quando si disintegra l'Esercito di Liberazione e si firma la pace di Zanjón, Antonio Maceo esprime la Protesta di Baraguá e solo cerca di continuare la lotta in condizioni impossibili. Quel piccolo esercito della selva era, tuttavia, strutturato come una parodia di un qualsiasi paese che possedesse tutto il territorio, aveva Congresso, Presidente, Delegati, Ministri e totale separazione tra la forza combattente e la forza civile.
Nell'anno 78, le profonde crisi che dividevano il campo patriota si erano accentuate itanto che l'unità di comando e l'autorità si erano completamente perse. E la Protesta di Baraguá fu l'ultimo tentativo di uno spirito nobile di continuare una lotta alla quale si era già dedicato dieci anni prima. Fu infruttuosa in quel momento, ma continuò nell'idea. E tutti i grandi patrioti, alcuni a Cuba, altri sparsi per i Caraibi o per altri paesi dell'America, ostinatamente, mentre invecchiavano nello sforzo, tentavano, ripetutamente, di tornare alla Patria per darle la sua libertà.
Nell'anno 95 l'ottennero, finalmente. Dopo le prime scaramucce si organizzò un esercito con tali caratteristiche, sotto il comando di Maximo Gomez. E poi si perparò la seconda delle imprese che definiscono la vita di Maceo: l'Invasione.
Organizzandole pazientemente, le sue truppe, alimentandole con una forte cavalleria, protette dalla scarsa potenza di fuoco della fanteria dell'epoca, con movimenti continui, con marce e contromarce, combattendo senza fine, quasi tutti i giorni, attaccando fulmineamente la maggior parte delle volte, resistendo con fermezza agli attacchi altre, Antonio Maceo attraversò l'isola da un capo all'altro e portò il fuoco rivoluzionario alle province, che non lo aveva conosciuto nella fase anteriore della guerra di liberazione.
Per fare questo che oggi si può riferire in poche parole, bisognava avere un immenso potere di organizzazione, una immensa fede nella vittoria, e nella capacità di lotta dei suoi uomini ed un potere di comando straordinario per esercitarlo ogni giorno, durante anni di combattimenti in condizioni estremamente difficili, con costanti perdite, dove i feriti correvano il rischio di essere immediatamente uccisi se cadevano nelle mani degli spagnoli, dove gli eserciti spagnoli con capacità di mobilità già alla fine del XIX secolo, capacità e mobilità sufficiente per concentrare gruppi di esercito grandi, cercavano di circondarlo costantemente e lo vessavano più volte. Quando Maceo lascia l'Esercito dell'Occidente, attraversa la Trocha e raggiunge la zona in cui avrebbe perso la vita, si era completato il suo compito fondamentale;, la Rivoluzione era accesa su tutto il territorio di Cuba.
Ma è anche vero che già in quel momento, tatticamente, le truppe spagnole stavano imparando a combattere contro la nuova modalità, contro l'inaspettata avanzata delle forze patriottiche e si stava neutralizzando i loro sforzi.
La morte di Maceo praticamente siglò il destino delle truppe di Occidente come potere combattente, e rimasero, in sostanza, le truppe di Las Villas, personalmente guidate da Gomez, e le truppe d'Oriente guidate da Calixto Garcia, sostenendo il peso principale della la lotta.
Poi venne il Maine, arrivarono i nordamericani, venne l'Emendamento Platt, vennero cinquanta anni di penombra nella nostra vita, di preparazione per le nuove battaglie, di ripetuti tentativi da parte di vari patrioti che fallirono e, talvolta, morivano nello sforzo, come Guiteras, Julio Antonio Mella, come molti altri, che tracciarono la storia della lotta rivoluzionaria del nostro paese. Ma abbiamo raggiunto un momento in cui il machete di Maceo ritorna a stare presente e torna a riacquistare la sua antica dimensioni. Siamo passati attraverso la prova più dura che possa accadere a qualsiasi popolo, siamo stati di fronte alla distruzione atomica, abbiamo visto il nemico preparare il suo immenso flusso di razzi, di armi di distruzione di tutti i tipi, e abbiamo visto come, tutto questo arsenale, era puntato verso Cuba, abbiamo sentito le loro minacce e abbiamo visto i loro aerei, solcando il nostro spazio aereo. E questo popolo, degno di Maceo, della stirpe di Maceo, di Marti, di Maximo Gomez, non tremò, nemmeno esitò. E il mondo moderno ha visto lo straordinario spettacolo di un intero popolo che si prepara alle peggiori delle catastrofi con un'incredibile morale.
Tutte le storie delle grande lotte eroiche dell'umanità potrebbero sintetizzarsi -senza esager
are, senza pensare che si tratta di "sciovinismo" eccessivo- in questi momenti della storia di Cuba.
Tutto il nostro popolo fu un Maceo, tutto il nostro popolo stette disputandosi la prima linea di combattimento in una battaglia che, forse, non avrebbe presentato linee definite, in una battaglia in cui tutto sarebbe fronte e dove saremmo stati attaccati dal cielo, dal mare, da terra, adempiendo il nostro ruolo d'avanguardia del mondo socialista in questo momento, in questo posto preciso della lotta.
Pertanto, le sue parole, le sue carissime frasi risuonano così profondamente nel cuore dei cubani, ed è doveroso ricordare quella frase incisa sul lato del monumento: "Chi tenti d'impadronirsi di Cuba, racoglierà la polvere del suo suolo intriso nel sangue, se non perisce nella lotta". Questo è stato lo spirito di Maceo e questo è stato lo spirito del nostro popolo.
Siamo stati degni di lui, in questi momenti difficili, che sono appena passati, in questo confronto in cui siamo stati a millimetri della catastrofe atomica.
Questo è quello che oggi possiamo mostrare con orgoglio davanti alla sua memoria e al mondo, e ripetere ogni frase di Maceo, esempio di un rivoluzionario che lotta per la liberazione del suo paese, e ripeterle oggi con la stessa fede, con stessa raggiante fede nel futuro dell'umanità, nel futuro di tutto il nobile dell'umanità, nel futuro socialista dell'umanità, e ripetere anche -modificando, forse, lievemente le sue frasi- che mentre ci sia al mondo un aggravio da disfare, un'ingiustizia da riparare, la Rivoluzione Cubana non può fermarsi, deve andare avanti e deve sentire in sé i mali di questo mondo oppresso in cui ci è toccato vivere, deve fare sue le sofferenze dei popolo che, como il nostro pochi anni fa, alzano la bandiera della libertà e si vedono massacrati, distrutti dalla potere coloniale.
E non solo qui in America dove tanti legami ci uniscono, in Africa, in Asia, ovunque un popolo in armi sollevi qualsiasi arma -che può essere il simbolo del machete di Maceo o di Massimo Gómez- dove i dirigenti nazionali dei loro popoli alzino la voce -che può essere il simbolo della voce di Marti- lì, il nostro popolo deve andare con il suo affetto, con la sua immensa comprensione. Un popolo che esce dall'esperienza da cui è uscito il nostro, non può rimanere indifferente davanti a qualsiasi ingiustizia, in qualsiasi parte del mondo; smetterebbe di essere martiano, inoltre, se rimanesse indifferente quando, in qualche parte del mondo, i poteri repressivi massacrano il popolo.

Per ciò, oggi eleviamo il pensiero dei nostri grandi eroi, dei combattenti di quella guerra gloriosa, e lo facciamo nostro e lo ripetiamo, ripetutamente, perché non sono state altro che fasi della stessa lotta dell'umanità per liberarsi dallo sfruttamento. Perché tutte le frasi di Antonio Maceo, Marti e Gomez, sono applicabili oggi in questa tappa della lotta contro l'imperialismo, perché tutta la sua vita e tutta la sua opera, e la fine della sua vita, non è altro che una pietra miliare che segna lo stesso lungo cammino di liberazione dei popoli.
E su quel cammino ha marciato il popolo di Cuba. Sul sentiero della lotta, della lotta cruenta, senza sosta, contro il potere coloniale, stanno marciando molti popoli del mondo e, giorno dopo giorno, si alzano nuovi macheti in diverse parti di vari continenti, per dirgli all'imperialismo che, quando le ragioni non bastano, vi è anche la forza del popolo, e per insegnare all'imperialismo che, quando il popolo si unisce nessuna forza militare può fermarlo. Lo fermerà in una battaglia, lo liquiderà ad un certo punto, sfrutterà i suoi momenti di debolezza, sfrutterà, a volte, la loro credulità, come nel caso dello sfortunato eroe del Congo, Patrice Lumumba; ma non potrà mai fermare il progresso dei popoli.
E di fronte al suo bestiale superbia, di fronte alla sua volontà di annichilire tutto ciò che è puro nel mondo, si alzano gli uomini diretti da persone che innalzano le bandiere di Martí, Maceo e Gomez.
E in qualsiasi parte del mondo, dove quelle bandiere sventolino, lì dovremmo indirizzare i nostri sguardi e il nostro saluto.
E di fronte all'imperialismo che ci minaccia oggi, con tanta furia come ieri, con tanta voglia di distruggerci, come ieri, che prepara in silenzio il suo nuovo astuto attacco, tiriamo fuori l'arsenale di tutte le nostre forze e di tutta la nostra fede; mostriamo le frasi di tutti i nostri grandi combattenti che rappresentano la volontà del popolo e aggiungiamo il nuovo, l'ultimo, ciò che il nostro popolo ha creato in questa ultima fase della sua esperienza storica, per lanciarlo, ripetutamente, in faccia all'imperialismo.
Patria o morte! Vinceremo!
Fonte: Che Guevara, Ernesto: Obras. 1957-1967, la Casa de las Americas, L'Avana 1970.


Citazione
and1977
Active Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 13
 

Che dire...tanto di cappello a quest'uomo !!!!!!


RispondiCitazione
Condividi: