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Un infiltrato nell'Isis racconta segreti.


Daniele
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Citazione
makkia
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Alcuni stralci del reportage, giusto per non fare il solito topic con una stupida jpeg e un link.
L'articolo completo è comunque interessante.
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Si fa chiamare Said Ramzi, ma è uno pseudonimo, perché la sua identità, per intuibili motivi, deve rimanere segreta. È musulmano, ha 29 anni ed è un giornalista francese di origine araba. Per quattro mesi, con una telecamera nascosta, ha filmato l’intera evoluzione del gruppo, fino alla preparazione di un attentato, immortalando un miscuglio di ossessioni morbose e pulsioni suicidarie.

[...]
Comunque sia, l’odio tra i salafiti francesi e i militanti dello Stato Islamico è tale da permettere a Said di stringere i primi contatti. «Quando incontravo quelli di Daesh (acronimo arabo per lo Stato islamico) su Facebook», confessa Said, «gli dicevo che i salafiti non smettevano di cancellarmi gli account, di denunciarmi, e così via. Criticando i salafiti sono riuscito a farmi accettare da quelli dell’Is».

Su Facebook, Said incontra un ragazzo che si fa chiamare “Abou Oussama”. [...]
Oussama viene da una famiglia modesta, ma non poverissima. Non è cresciuto nelle cités, i palazzoni delle periferie francesi. Suo padre è originario della Turchia e fa il muratore, sua madre è francese. Quando era più giovane, Oussama aveva provato a entrare nell’esercito ma era stato respinto. Secondo il padre il punto di non ritorno è stato proprio il rifiuto dei reclutatori dell’Armée. Un profilo che secondo Said è molto comune, tra i vari militanti dell’Is che ha incontrato. All’origine, c’è sempre «un rifiuto della società verso i giovani musulmani o arabi che è molto difficile da accettare», afferma. Un rifiuto tanto più inaccettabile quanto più assume forme endemiche. «Quando lavoravo in un call-center, per esempio, mi chiedevano di cambiare nome, io avevo deciso di chiamarmi Paul».

[...] Il rapporto col sesso femminile è un tema che ha incrociato in continuazione nel corso dell’inchiesta. «Sono rimasti bloccati a quello stadio là, quando sei adolescente e hai voglia di avere tutte le donne per te». I militanti dello Stato Islamico che ha conosciuto «sono delle persone che hanno visto dei film porno e si sono immaginati al posto dell’attore protagonista. Quando Daesh ha promesso loro che avrebbero avuto tutto ciò nella forma del paradiso prêt-à-porter affollato di vergini, o “houri” è stato un successo immediato».

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Più il gruppo di Oussama si allarga, più Said vi si inoltra, più emergono l’assenza di sensibilità religiosa o politica e - al contrario - una certa morbosità dei militanti. «Una volta Oussama ha cominciato a parlarmi delle vergini del paradiso, con gli occhi persi nel vuoto. E ha concluso che quella sera sarebbe stato da solo in camera sua, mentre avrebbe potuto essere in paradiso con le famose vergini se, armato di coltello, avesse assaltato un commissariato quello stesso giorno».

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«Nei gruppi online», assicura Said, «si scambiano le foto dei vestiti di marca, è tutto un Nike di qua, un Gucci di là, sognano di macchine di lusso…». I loro riferimenti culturali sono quelli del consumo all’ingrosso e all’ingrasso tipici dei videoclip delle star del rap francese. Una cultura e uno stile teoricamente rifiutati in toto e, tuttavia, ampiamente riprodotti: un altro paradosso dei “soldati di Allah.”
[...]


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1Al
 1Al
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 633
 

Terroristi "social" iphonzzati.


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