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Un passo più vicini a Blair


fasal75
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Originale italiano con link: http://znetitaly.altervista.org/art/7479

di George Monbiot

Per anni è sembrato imprendibile e, d’improvviso, la fortezza è crollata.
Un’ideologia, un fatto, un regime apparentemente solido e inattaccabile, quasi geologico.
Poi, d’un tratto, il cedimento di un piccola parte del tutto ed ecco l’inizio della frana.
Questo è quanto successo lo scorso fine settimana.

Quando Desmond Tutu ha scritto che Tony Blair deve essere processato dalla Corte Penale Internazionale (con sede all’Aia) ha de normalizzato quanto Blair ha fatto.
Tutu ha infranto il protocollo del potere – il silenzioso accordo di coloro che passano da una riunione dei potenti all’altra – e ha dato un nome al suo crimine.
Credo che Blair non si riprenderà più da questo smacco.

Questo reato è conosciuto, nelle leggi internazionali, con due nomi: “crimine di aggressione” e “crimine contro la pace“.
Secondo i principi di Norimberga è definito come “pianificazione, preparazione o sostegno di una guerra di aggressione”.
Questo vuole dire combattere una guerra con scopi diversi da quelli dell’autodifesa: in altre parole ha infranto gli articoli 33 e 51 della carta ONU.
Che l’invasione dell’Iraq ricada in questi casi specifici è innegabile.

I ministri di Blair lo sapevano e lo avevano avvertito.
Il suo consigliere legale gli aveva detto che c’erano solo tre strade per giustificare legalmente l’intervento:
“autodifesa, intervento umanitario o autorizzazione del consiglio di sicurezza dell’ONU. I primi due motivi non sono effettivi”
Blair ha provato con il terzo ed ha fallito.

Il ministro degli esteri, Jack Straw, informò Blair che, affinché la guerra venisse considerata legale, era necessario che

1.ci fosse un attacco in corso contro uno stato o tale attacco fosse imminente
2.l’uso della forza fosse necessario e non fossero disponibili altri mezzi per opporsi/evitare l’attacco
3.gli atti di autodifesa fossero proporzionati e strettamente limitati al fine di interrompere l’aggressione.
Nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta.

L’ufficio del Gabinetto l’ha avvertito: “sarebbe necessario trovare una giustificazione legale per l’invasione. Secondo i consulenti dell’ufficio legale attualmente non esistono giustificazioni”.

Senza giustificazioni legali l’attacco all’Iraq va considerato come un omicidio di massa.
Sono morti tra 100.000 e 1.000.000 di persone e questo lo posiziona come uno dei più grandi crimini di sempre.
Questo bighellonare di Blair e dei suoi ministri, racimolando soldi ovunque vadano, tutto questo è un manifesta dimostrazione di un sistema di giustizia internazionale parziale: un sistema ipocrita che Tutu ha smascherato.

La sempre più esigua banda di difensori di Blair si aggrappa a due disperate giustificazioni.
La prima è che la guerra sia stata automaticamente autorizzata da una precedente risoluzione, la 1441.
Ma quando venne discussa nel Consiglio di Sicurezza tanto l’ambasciatore britannico quanto quello statunitense insistettero nel dire che la 1441 non autorizzava l’uso della forza.
Il rappresentante inglese affermò che “non esiste “automatismo” in questa risoluzione. In presenza di un’ulteriore infrazione irachena in merito ai suoi obblighi di disarmo la questione tornerà al Consiglio per una successiva discussione, come richiesto dal paragrafo 12″
Due mesi dopo, nel gennaio del 2003, il segretario generale rammentò a Blair che la risoluzione 1441 non autorizzava l’utilizzo di forza militare senza un’ulteriore risoluzione del Consiglio di Sicurezza”

Nonostante ciò, quando a Blair non restarono altre alternative, lui ed i suoi luogotenenti, iniziarono a valutare la risoluzione 1441 come legittimante per la loro guerra.
E lo fanno ancora adesso: domenica, Lord Falconer ha riproposto questa storia su Radio 4.
Forse si è dimenticato che questa teoria è stata ampiamente screditata.

La seconda giustificazione, nuovamente chiamata in causa da Blair questa settimana, è che, ai tempi, era presente un’istanza per morale per invadere l’Iraq.
Si, è vero.
Era presente anche un’istanza morale per non invadere l’Iraq. E in questo caso era ancora più forte.
Ma un’istanza morale (e chi, nei tempi moderni, non ha mai dichiarato di averne una mentre lanciava un guerra d’aggressione) non genera una base legale.
Comunque non è una motivazione per un attacco.

Nel settembre del 2000, prima che si insediassero, i futuri membri dell’amministrazione Bush (tra cui Cheney, Rumsfeld e Wolfowitz) redassero un documento che recitava quanto segue: “Mentre l’attuale conflitto irrisolto in Iraq offre una giustificazione immediata, l’esigenza di una sostanziale presenza di forze americane nel Golfo trascende la questione del regime di Saddam Hussein”.
Il loro scopo, rivelarono, era “mantenere la predominanza militare americana”.
La motivazione per deporre Saddam Hussein non era certo più morale della motivazione per averlo armato e sostenuto, due decenni prima.

Ma mentre il caso contro Blair è evidente gli strumenti sono deboli.
29 persone sono state incriminate dalla Corte Penale Internazionale e sono tutti africani.
(i sospetti nei Balcani sono stati incriminati da un tribunale differente)
C’è una ragione per tutto questo. Almeno fino al 2018 la Corte potrà processare i crimini commessi durante una guerra illegale ma non i crimini messi in atto per scatenare tale guerra.
Dovremmo sorprenderci?
Nonostante il tribunale di Norimberga descriva l’aggressione come “il crimine internazionale supremo” molti paesi colpevoli si rifiutano di riconoscere il tribunale.
Alla fine si è concordato sul fatto che tale corte avrà giurisdizione su questo tipo di aggressioni ma solo a partire dal 2018.

Nonostante tale crimine sia riconosciuto nella legge internazionale da 67 la Corte Penale Internazionale (a differenza dei Tribunali che si occupano Rwanda e della Yugoslavia che possono lavorare su casi temporalmente precedenti alla propria creazione) potrà perseguire tali reati solo se commessi dopo il 2018.
L’altra possibilità è quella di perseguirlo in uno degli stati (sono almeno 25) che hanno, nelle proprie leggi, incluso il crimine di aggressione.
Forse gli avvocati di Blair stanno lavorando proprio su questo e valutano di cancellare alcune delle conferenze in programma.

Il fatto che l’incriminazione appaia remota rende ancora più importante che il crimine non venga dimenticato.
Con questo fine, nel 2010, ho istituito un fondo, www.arrestblair.org , per promuovere, da parte di pacifici cittadini, l’arresto dell’ex-primo ministro britannico.
La gente contribuisce al fondo, uno quarto del quale serve a pagare chiunque faccia un tentativo che rispetti alcune regole.
Con il nostro quarto pagamento la scorsa settimana, abbiamo rimborsato più di 10.000 sterline.
Il nostro obiettivo è lo stesso di Tutu: de normalizzare l’omicidio di massa, continuare a tenere alta l’attenzione del pubblico e mantenere la pressione per l’incriminazione.
(N.d.T. il paragrafo summenzionato fa riferimento ad un sito, quello citato, nel quale ogni cittadino viene invitato ad “arrestare pacificamente” Blair. Ogni qualvolta un partecipante riesca a fermare, tranquillamente, Blair segnalandogli che è stato arrestato viene “ricompensato”. Per saperne di più http://www.arrestblair.org/performing-a-citizens-arrest. Sulle regole invece: http://www.arrestblair.org/rules)

Fino a q
uesto weekend la cosa sembrava praticamente impossibile.
Ma quando il castello… cede le speranze che prima erano impossibili diventano possibili e infine ragionevoli.
Blair si troverà sbattuto fuori da posti dove una volta era benvenuto.
E forse un giorno verrà sbattuto al fresco.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/were-one-crucial-step-closer-to-seeing-tony-blair-at-the-hague-by-george-monbiot

Originale: Theguardian

traduzione di Fabio Sallustro

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0


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