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Zombieland


BrunoWald
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https://www.youtube.com/watch?v=gpoJq1c8UKQ

Zombieland: ecco come viene chiamata la Germania in questo video, e non è un’esagerazione. Riporto una riflessione della ragazza che ha prodotto il video:

“La Germania sembra una società che ha smesso di funzionare. Tutto è sporco e pericoloso. Siamo gli unici bianchi qui. La gente ha paura di criticare questa situazione, perché teme di essere etichettata come razzista. Ma guardatevi attorno, cinquant’anni or sono la Germania era diversa, non era così.”

Cinquant’anni fa la loro sorte era già segnata, glielo avevano promesso molto tempo prima: vedi il libro “Germany must perish forever!” (1941). Quella è gente di parola. Dopo la caduta del Muro il processo si è accelerato e i traditori al loro servizio hanno lavorato bene. Comunque, la stessa sorte è riservata a tutti i popoli europei.

Riporto alcuni commenti al video:

“Same problem in France. And it's getting worse and worse. People must wake up.”

“Germany is becoming as the US. Well done Angela e Olaf.”

“It's the same in Austria. I'm 56 and when I was young there were homeless people in Vienna too, but they were just a few at the train stations. But whole parts of the city were never so run down. Today Vienna is full of beggars and they all come from the neighboring Eastern European countries. Many districts today resemble a dirty oriental third world city, but the traitors who are responsible for this all live in the few luxury residential areas. There are no beggars, no junkies, no homeless people, no aggressive illegal immigrants and, above all, no crime. But what pisses me off the most is that you spend your whole life working, paying exorbitant taxes and have to watch helplessly as your home town becomes less and less livable.”


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sarah
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Manca l'italia in questo bel quadretto europeo della post - postmodernità. E anche qui, stessi racconti e medesime sensazioni specialmente nei grandi centri. Per quel che riguarda la Germania, mi verrebbe da dire "qualcosa che ricorda Weimar". Perché non si tratta solo di povertà ma di un complesso scenario di dissoluzione dell'esistente e che non ha nulla a che fare con la solidarietà, la tolleranza e la convivenza di culture diverse. Dietro questi pretesti e dietro i significati invertiti che essi introducono, si sta consumando un dramma senza precedenti in grado di offuscare l'orizzonte stesso di un'intera parte del mondo. Inutile fingere che sia tutto "normale". Alcuni pensatori come R. Pecchioli, che a volte leggo volentieri, parlano della necessità di difendere (letteralmente) valori e appartenenza culturale ma io direi di più perché la gravità della situazione ormai va oltre il semplice schema di due visioni contrapposte. Ciò che avviene non consente più neanche il confronto, seppure forte, tra due o più convinzioni ma travolge ogni cosa con il proprio "nulla cosmico". Se fosse ancora possibile la dialettica, allora ci troveremmo in una situazione pur sempre produttiva, in grado di generare significati autentici e plasmare un orizzonte individuale, sociale e politico. Però non è così, da tempo non è più così e semmai vengono fatti sforzi per negare questo stato di cose inebriando le persone comuni con messaggi effimeri destinati ad esaurirsi in un tempo infinitesimale mentre tutto intorno non resta niente. Dicevo di Weimar perché anche quel periodo, tanto significativo per la storia europea, non vide soltanto la diffusione della povertà ma anche una tendenza generale alla dissoluzione morale con una caduta notevole di molti principi legati al rispetto della dignità umana. Secondo me la somiglianza è abbastanza forte. Casualmente, quel periodo fu preparatorio e spalancò le porte alla guerra più sanguinosa del secolo. Oggigiorno è ancora forte la tentazione di attribuire a questa volontà di dissoluzione un significato di liberazione e di emancipazione sociale ed essa, checché se ne dica e con l'aiuto dei media, è ancora in grado di esercitare una discreta attrazione sull'opinione pubblica. Difficile credere ai "corsi e ricorsi storici" in senso stretto ma forse basterebbe guardare come è finita l'altra volta.


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BrunoWald
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È vero. Ormai non è più possibile nessuna dialettica, perché la spaccatura che ha lacerato le società occidentali è troppo vasta e non ricucibile. Non ci può essere compromesso o conciliazione alcuna tra i fautori dell'attuale deriva e coloro che si oppongono ad essa, perché questi ultimi vorrebbero salvare la nostra civiltà, mentre quegli altri vogliono distruggerla. È una lotta per l'essere o il non essere, che non esplode in tutta la sua distruttiva e feroce violenza solo perché siamo schiacciati sotto il tallone di poteri esterni. Se mai le energie oggi compresse venissero liberate e recuperassero la loro libertà d'azione, il ricordo della feroce guerra civile 1943-45 impallidirebbe al confronto. Ed è brutto dirlo, ma credo che sarebbe l'unica possibilità di riscatto e di sopravvivenza dell'Europa.


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Hospiton
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Esatto. Qualche giorno fa parlavo della propaganda nel cinema, nelle tv, mi è stato risposto che la propaganda c'è sempre stata: vero, sempre esistita, ma mai di questo segno, mai una civiltà ha prodotto un tale sforzo per auto-annichilirsi camuffando tale sforzo da "progressismo", menzogna evidente dimostrabile con il fatto che allo spazio riservato ai diritti civili (solo per minoranze o categorie ben selezionate) non corrisponde altrettale attenzione nei confronti dei diritti sociali, accantonati da ogni agenda. Un "progressismo" che pare disegnato da BlackRock e soci, direi che tutto ciò va ben oltre la crisi sistemica che sta attraversando l'Occidente...la propaganda del passato, pur discutibile per vari motivi che non ritengo prioritario analizzare qui, NON mirava a disintegrare la propria società demograficamente, economicamente, socialmente, piuttosto il contrario, con metodi criticabili quanto si vuole ma non era votata all'autodistruzione. Oggi ci troviamo alle prese con uno scenario  inedito, un lavoro per me scientifico svolto dall'interno, e di questo si parla sempre troppo poco, come se esistesse un timore recondito, non si volesse ammettere la presenza del disegno indicibile, destabilizzante, diabolico...se ci si vuol raccontare un'altra storia liberi di farlo, il comportamento di media e istituzioni però parla chiaro, non solo non fanno nulla per invertire la tendenza ma addirittura la assecondano in tutti i modi provocando malessere sociale, povertà, caos, ergo piuttosto difficile pensare siano animati dalle famose buone intenzioni. Purtroppo queste affermazioni portano dritti a accuse di razzismo, suprematismo e corbellerie del genere, non ho ancora letto obiezioni circostanziate, nel migliore dei casi un po' di filosofia spicciola e discorsi fumosi, evidentemente la paura dell'etichetta-spauracchio ("razzista!") si è insinuata a tal punto da bloccare sul nascere ogni tentativo d'analisi oggettivo. Han fatto un lavoro coi fiocchi


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Pfefferminz
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@ Hospiton

"Oggi ci troviamo alle prese con uno scenario inedito, un lavoro per me scientifico svolto dall'interno, e di questo si parla sempre troppo poco, come se esistesse un timore recondito, non si volesse ammettere la presenza del disegno indicibile, destabilizzante, diabolico..."

Chapeau!  Ascoltavo l'altra sera un'intervista a Michael Nehls, l'autore de "Il cervello indottrinato", che a grandi linee diceva la stessa cosa. E questa è una cosa sorprendente: in Germania si stanno diffondendo anche a livello di mainstream le verità che fuoriescono dai protocolli del Robert Koch Institut, ad esempio che sapevano che il Covid non era pericoloso, che i tamponi non erano affidabili, che il virus circolava poco, ecc. Quale reazione ci si aspetterebbe dai diversi milioni di vaccinati, in molti casi costretti dal datore di lavoro? Come minimo tumulti, proteste, manifestazioni. Invece niente, non si muove una foglia. Anche in questo senso "Han fatto un lavoro coi fiocchi". 


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sarah
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Tristemente vero quel che fa notare, @Pfefferminz. Posso fare una breve riflessione, a questo proposito, su quanto avviene in italia. Anche qui ci sono state rivelazioni abbastanza pesanti in tema (forse meno diffuse che in Germania) senza che ciò abbia provocato alcuna reazione significativa. Ho provato a fare alcune ipotesi sul perché: senza dubbio l'opinione pubblica è rimasta fortemente polarizzata e continua a mantenere attivo lo schema adottato durante la pandemia che resta, per ora, come un periodo "cristallizzato" nelle menti dei più. Qui le rivelazioni sono state fatte per lo più da giornali e soprattutto trasmissioni tv decisamente schierate (M.giordano, su tutti), che già contavano su un pubblico diviso in autentiche tifoserie di sostenitori a spada tratta e "odiatori", per così dire. In un simile stato di cose è francamente difficile coltivare una qualche forma di pensiero critico poiché l'approccio ai temi trattati già prevede, in qualche modo, un pubblico schierato a priori. Pur riconoscendo dunque ai giornalisti in questione il grande merito e il coraggio di aver parlato, bisogna ammettere che l'approccio è stato comunque poco argomentato, già mettendo in conto lo "scontro" con la fazione opposta e totalmente sorda rispetto a qualsiasi altra voce. La mente "condizionata", appunto, è generalmente poco incline a dar credito a versioni scomode. In questo senza dubbio si misura l'enorme efficacia del lavoro di indottrinamento che è stato compiuto. Poi c'è il fattore tempo: le rivelazioni sono giunte tardi, molto tardi, quando in molti, seppure ingenuamente, preferivano mettersi alle spalle l'esperienza. Sono convinta che il tutto sarebbe stato ben più efficace se fosse arrivato prima, invece nei momenti più drammatici anche i volenterosi informatori (per lo meno qui in italia) si mostravano compiaciuti nella loro paura e si facevano vaccinare (per davvero?) in favore di telecamera. Il piano propagandistico deve aver sfruttato molto sapientemente una particolare tendenza della mente che spesso si manifesta in occasione di traumi subiti. Ricordo che diversi anni fa ci fu il processo ad un chirurgo accusato di aver operato senza perizia diversi pazienti basandosi anche su diagnosi false e causando gravi mutilazioni e in alcuni casi la morte. Ai tempi un programma tv (un giorno in pretura) permetteva di seguire alcune parti del dibattimento in aula: ricordo di averlo seguito e di aver notato questo fatto nella maggior parte dei testimoni. Quando si rendeva loro evidente che avevano subito un torto, una violenza da parte del medico che aveva causato loro inutili sofferenze e mutilazioni irreversibili, questi reagivano increduli difendendo l'accusato. Immagino perché la presa di coscienza avrebbe reso ancor più insopportabile il ricordo dell'esperienza. Una specie di sindrome di Stoccolma che evidentemente si può sempre evocare nelle persone, toccando i tasti giusti. Infine sulle proteste di piazza: forse dovremmo anche qui rivedere alcuni luoghi comuni che vogliono queste manifestazioni sempre collegate ad una genuina indignazione popolare. Evidentemente no, non è facile nemmeno organizzare una vera protesta e quando queste manifestazioni hanno successo sui media, forse è perché sono già state usate e strumentalizzate per fini diversi da quelli sostenuti dai manifestanti.


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