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Appello contro la pandemia statalista


Sirius
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Evitiamo che in Italia scoppi anche una pandemia statalista

Appello di professori e imprese

Mentre gli operatori della sanità pubblica e privata sono in prima linea contro il Covid-19 e mentre la produzione è ferma e gli italiani sono confinati nelle loro abitazioni, il governo sta predisponendo misure emergenziali che sono presentate quali aiuti al sistema economico, ma che in realtà peggioreranno una situazione già disastrosa. Uno Stato moribondo a causa dei debiti contratti negli anni passati si prepara ad aggravare la propria esposizione debitoria, ponendo le premesse per conseguenze ancora più tristi.

Al di là delle singole misure, la filosofia di fondo degli interventi governativi è chiara: s'intende allargare la sfera d'azione del potere pubblico nella convinzione che questo possa aiutare l'economia. Predisporre finanziamenti pubblici a questa o quella categoria, offrire garanzie di Stato per i prestiti e assicurare altre forme di sussidio a quanti sono in difficoltà significa – al di là della retorica – colpire ancor di più il sistema economico produttivo, che sarà ovviamente chiamato a pagare il prezzo di queste decisioni. Anche se gli interventi vengono presentati come se si stesse ricorrendo a una sorta di "manna dal cielo", le cose non stanno così. In sostanza, si sta predisponendo un gigantesco meccanismo di deresponsabilizzazione (gli economisti parlano di «moral hazard») e si sta creando una logica da «reddito di cittadinanza» estesa a ogni settore, categoria e classe sociale.

Bisognerebbe muoversi in direzione opposta. Lo Stato deve infatti ritrarsi, in primo luogo rinunciando a ogni imposta diretta per il 2020. È indispensabile che l'apparato pubblico compia quei sacrifici necessari a far sopravvivere il sistema produttivo privato. È necessario che si operino tagli di spesa, che si rinunci a ogni nazionalizzazione (a partire dall'Alitalia, uno scandalo che dura da decenni), che si operi un drastico snellimento della funzione pubblica. Le risorse che sono nella disponibilità dello Stato devono direttamente pervenire agli interessati, senza passare necessariamente attraverso tutto quell'armamentario che ne ritarda l'erogazione e, soprattutto, che (passando per mille enti e un asfissiante percorso burocratico) incide pesantemente sulla consistenza degli aiuti stessi, riducendoli in modo sensibile e favorendo quel clientelismo e quella corruzione che con facilità si annidano proprio negli apparati burocratici. Oltre a ciò, bisogna disboscare la selva delle regole, perché quanti evocano il "boom" successivo alla Seconda guerra mondiale dovrebbero ricordare come allora chi voleva intraprendere poteva farlo con facilità: non c'erano tutte le leggi che ora impediscono ogni iniziativa, né vi era una pressione fiscale come l'attuale.

Se non si abbandonerà questo interventismo autoritario, sostenuto dal generale consenso delle forze politiche, il disastro economico generato dalla pandemia sanitaria non troverà soluzione. Non è possibile alcuna ricostruzione in un'economia dominata dal gioco delle lobby, da una ridistribuzione costante delle risorse, da scelte che privilegiano l'oggi e sacrificano – ancora una volta! – le generazioni a venire. Facciamo che lo Stato lasci lavorare in pace chi vuole fare: rinunciando quanto più sia possibile alle imposte dirette del 2020 ed eliminando ogni norma che ora ostacola quanti intraprendono.

Carlo Lottieri, università di Verona
Sergio Belardinelli, università di Bologna
Alberto Berardi, università di Padova
Silvio Boccalatte, avvocato
Emanuele Boffi, direttore di "Tempi"
Roberto Brazzale, imprenditore
Aldo Canovari, editore
Renato Cristin, università di Trento
Raimondo Cubeddu, università di Pisa
Andrea Favaro, università di Verona
Roberto Festa, università di Trieste
Michele Fiorini, avvocato
Oscar Giannino, giornalista
Alessandro Gnocchi, giornalista
Lorenzo Infantino, università Luiss di Roma
Antonio Masala, università di Pisa
Roberta Adelaide Modugno, università di Roma Tre
Guglielmo Piombini, saggista ed editore
Florindo Rubbettino, imprenditore
Corrado Sforza Fogliani, avvocato
Michele Silenzi, saggista
Giorgio Spaziani Testa, avvocato
Adriano Teso, imprenditore
Daniele Velo Dalbrenta, università di Verona
Alessandro Vitale, università di Milano

Per ogni adesione, scrivere a questo indirizzo: [email protected]
La diffusione del presente appello avviene esclusivamente a carico di privati. Non beneficia di alcun contributo pubblico o parapubblico.

da Il Giornale, 4 aprile 2020

Fonte QUI

Nei commenti al seguente tweet invece, potete osservare branchi di esemplari di homo comun-sovranista intenti a fare ciò che riesce loro meglio, ossia insultare senza argomenti, minacciare di morte o auspicare la deportazione e rieducazione dei promotori di questo testo, perchè è risaputo che il più grande nemico dello Stato e di conseguenza dello schiavo statalista è il pensiero critico.

https://twitter.com/SforzaFogliani/status/1246052680059011072


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AlbertoConti
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Date a "Il Giornale" quel che è de "Il Giornale".

Direbbe uno sicuramente più in gamba di me.


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Sirius
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AlbertoConti;c-243152 wrote: Date a "Il Giornale" quel che è de "Il Giornale".

Direbbe uno sicuramente più in gamba di me.

Credo sia più importante cosa viene detto, rispetto a chi lo dice.


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AlbertoConti
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Sirius90;c-243231 wrote: [quote=AlbertoConti;c-243152]Date a "Il Giornale" quel che è de "Il Giornale".

Direbbe uno sicuramente più in gamba di me.

Credo sia più importante cosa viene detto, rispetto a chi lo dice.

Appunto! Gesù dice "date a Cesare quel che è di Cesare" alludendo alle monete con l'effige di Cesare, e aggiunge "date a Dio quel che è di Dio".
"Il Giornale", cioè il giornalaccio (non tanto peggio degli altri, sia ben chiaro) può sparare le sue cazzate neoliberiste, esiste per quello del resto, perchè esistono quelli che se le bevono.


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Sirius
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Normalmente non darei neanche mezza monetina, di Cesare o non, a Il Giornale, così come a qualunque altra testata (una differente testata ai loro dipendenti invece la darei). Stavolta sono stati gli unici a dare spazio a dei liberi individui e alle loro richieste, a loro quindi oggi va il mio ringraziamento, visto il mare di retorica sovran-populista del tipo nazionalizziamo anche mia madre e stampiamo denaro a pioggia che alberga ovunque oggigiorno.
È una cazzata neoliberista chiedere che lo Stato smetta perlomeno ora che non si lavora di succhiare sangue e risorse che non ci sono? È neoliberista (quindi per transizione è il male) pretendere che le aziende non debbano indebitarsi per pagare le tasse? O che lo stato non nazionalizzi/salvi imprese fallite, specie in una situazione come questa, o che non vada ad indebitarsi ancor di più per favorire questo o quest'altro a spese nostre, rischiando seriamente di uccidere il sistema privato il quale è quello che alla fine tiene in piedi tutta sta baracca statale? Più che neoliberismo lo chiamerei buon senso, logica elementare.


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AlbertoConti
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" Non è possibile alcuna ricostruzione in un'economia dominata dal gioco delle lobby, da una ridistribuzione costante delle risorse, da scelte che privilegiano l'oggi e sacrificano – ancora una volta! – le generazioni a venire."

Una perla per tutte, non certo l'unica, o una perla per pirla, come si preferisce: nella stessa frase mettono insieme le lobby con la ridistribuzione delle risorse, cioè il diavolo con l'acqua santa.
A completare l'opera aggiungono un'ulteriore piaga d'Egitto attribuendola allo "statalismo"!
Come se quelle scelte fossero fatte dallo Stato, e non dai privilegiati insaziabili (neoliberisti) che le hanno dettate ai loro camerieri benpagati messi nei punti chiave del potere.
Questo sembra un articolo di buon senso, ma è in realtà avvelenato da principi sbagliati buttati qua e là per confondersi nel mucchio di roba buona, proprio come il veleno nella polpetta avvelenata. Non è neoliberismo, è peggio, è neoliberismo ipocrita e strisciante!


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Sirius
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..nella stessa frase mettono insieme le lobby con la ridistribuzione delle risorse, cioè il diavolo con l'acqua santa.

Non c’è nella di santo nella redistribuzione delle risorse, al pari delle lobby sono entrambe il diavolo. Come si potrebbe considerare morale quindi santo qualcosa che prima di essere redistribuito anche se ai poverelli della città (ma quando mai?) deve essere tolto quindi rubato a chi lo aveva prima? Cosa c’è di santo in un furto? Nulla, nulla di nulla.
Lo stato attira e sempre attirerà a se i peggiori individui, non c’è da scandalizzarsi, e sperare che la cosa magicamente cambi in futuro è solo vanità. Meglio disfarsene del tutto e tanti saluti.


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AlbertoConti
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Sirius90;c-243329 wrote:

..nella stessa frase mettono insieme le lobby con la ridistribuzione delle risorse, cioè il diavolo con l'acqua santa.

Non c’è nella di santo nella redistribuzione delle risorse, al pari delle lobby sono entrambe il diavolo. Come si potrebbe considerare morale quindi santo qualcosa che prima di essere redistribuito anche se ai poverelli della città (ma quando mai?) deve essere tolto quindi rubato a chi lo aveva prima? Cosa c’è di santo in un furto? Nulla, nulla di nulla.
Lo stato attira e sempre attirerà a se i peggiori individui, non c’è da scandalizzarsi, e sperare che la cosa magicamente cambi in futuro è solo vanità. Meglio disfarsene del tutto e tanti saluti.

Tu vedi i ladri tra i poveri, io li vedo tra i ricchi. Tutto qui.
Ma in realtà la cosa non è così triviale. Per distribuzione della ricchezza s'intende, per chi se ne intende di economia, l'intero processo dalla produzione di ricchezza alla sua effettiva collocazione, in particolare riferimento alle persone fisiche.
Per produrre ricchezza, ne converrai con me, occorre un qualche lavoro, e qui il discorso si fa lungo e complesso, perchè ovviamente ci sono una varietà di casistiche da riempire intere biblioteche. Qualcuno ci ha provato, scrivendo un librone famoso che certamente tu non hai letto, e ti confesso, neppure io. A questo livello di conversazione penso però che basti quel minimo di esperienza aziendale che tutti noi dovremmo avere, vuoi per esperienza personale, vuoi per sentito dire da varie fonti.
Immagino che tu creda fermamente nella "meritocrazia", ovvero siamo tutti diversi nella capacità di lavorare creando ricchezza, e i più ricchi ovviamente sono i più bravi e se la sono sudata e meritata tutta fino all'ultimo cent. Anch'io penso che il merito debba avere il suo giusto peso nella distribuzione della ricchezza prodotta all'interno di un determinato sistema sociale, mentre non credo affatto che tale proporzionalità sia rispettata. Me lo dicono i numeri, le statistiche ISTAT, l'indice di Gini, e tutta una serie di prove quantitative che mi danno ragione oltre ogni ragionevole dubbio. Pensa al caso limite di Bill Gates, che dopo averci venduto il sistema operativo tramite il quale tutti comunicano e lavorano, adesso pensa di ampliare il suo parco clienti producendo vaccini obbligatori per tutti. Per coerenza tu dovresti essere un suo fan, e come tale sei un mio nemico. Senza rancore, semmai con pietà.


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Sirius
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Non ho letto tanti voluminosi libroni ne ho frequentato prestigiose università, semplicemente dico che laddove c’è qualcuno che ruba, sia esso povero o ricco, sia che lo faccia per se stesso o a nome di una supposta maggioranza di persone, li c’è un furto, lì c’è un aggressione. Come tale, è sempre inaccettabile perfino se iniziata a fin di bene. È semplice, il sistema fiscale è a tutti gli effetti a meno di non avere un paraocchi un sistema di rapina/estorsione che colpisce poveri e ricchi, e redistribuisce a cazzo i fondi sottratti in base al volere dei burocrati, punto.
Gli equilibri che mancano oggigiorno (li vedo anch’io) sono da imputare all’intromissione innaturale degli stati nei decenni, leggi, monopoli, regole e licenze, centralizzazione della moneta, non certo alla naturale condizione della vita che è il mercato.

AlbertoConti;c-243344 wrote: Pensa al caso limite di Bill Gates, che dopo averci venduto il sistema operativo tramite il quale tutti comunicano e lavorano, adesso pensa di ampliare il suo parco clienti producendo vaccini obbligatori per tutti.

E tramite cosa sarebbero obbligatori? Chi darebbe valore all’obbligatorietà, l’esercito immaginario di Bill o le gang armate e legittimate da se stessi degli Stati?
Come farebbe Mr. Gates a imporre alcunché senza la preziosa esistenza degli Stati e delle loro leggi che si intromettono nella vita delle persone? Misteri...


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AlbertoConti
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Quello che tu chiami furto tramite tassazione da parte dello Stato, una volta scorporata la parte destinata a pagare i servizi pubblici, è in realtà, almeno potenzialmente nel caso lo Stato sia onesto e faccia il suo mestiere di riequilibratore, un risarcimento almeno parziale di un furto sociale operato dai mercati, cioè dai ricchi a danno dei poveri. Ti faccio un esempio tra mille: dicono che la borsa è un gioco a somma zero, ma non è vero per niente. Il circo finanziario speculativo in realtà aggiunge ricchezza nelle mani degli speculatori professionisti, quelli che vincono sempre, tipo le banche d'affari (cioè ormai tutte grazie a clinton). E' quello che si dice far soldi coi soldi. Ma poichè nell'universo mondo nulla si crea e nulla si distrugge, quella ricchezza è in realtà sottratta ai lavoratori che la producono. In pratica un trader che speculando in borsa è così "bravo" da vincere un sacco di soldi, in realtà li ottiene in parte da quelli che invece perdono giocando in borsa, ma in parte anche dall'economia reale che produce ricchezza. In pratica il trader pensa di guadgnare tanto per merito proprio, cioè non si pente affatto di aver rubato ad altri, mentre l'operaio guadagna sempre meno, e non sa perchè. Classico caso di fallimento della meritocrazia, che alla lunga, senza opportuno riequilibrio dello Stato, creerebbe una società di soli biscazzieri che schiavizzano tutti gli altri (come in effetti sta succedendo, dal momento che lo Stato non fa bene il suo mestiere essendo infiltrato)


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AlbertoConti
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Quanto all'obligatorietà dei vaccini dovresti chiedere al fratello di Montalbano.


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Sirius
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Va beh che ti devo dire, ti lascio alle tue convinzioni distorte, sei libero di stravolgere il senso di furto quanto vuoi, è un tuo diritto (se non che questo si riflette anche sulla mia vita permettendo a degli sgherri di aggredirmi e rapinarmi, mentre io vivo da non aggressore).
Di seguito un numero di Topolino che vale più di cento discorsi


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GioCo
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Forse @Sirius90 e @AlbertoConti non siete su posizioni così distanti come appare. Vedo più sovrapposizioni che contrasti.
Ad esempio, ha perfettamente ragione @Sirius90 a fare notare la stortura di una tassazione che è comunque iniqua e in più modi rispetto quelli che veicola Topolino, dato che è un editoriale di commento alle tendenze sotto mentite spoglie a tiratura settimanale che dura da 88 anni e che serve a inculcare ai bambini l'idea che sia un bene stare sempre dalla parte dei più forti. A ben vedere il risultato dei ricchi sempre più ricchi, direi pure che ci ha preso.
La retorica del sempre meno stato e sempre più privato mi sembra smascherata e da qui la replica di @AlbertoConti che però preferisce fare la distinzione tra ricchi e poveri per indicare che i disastri peggiori li fanno i ricchi, banalmente perché hanno più capacità di influire sui nostri destini a prescindere dal crimine commesso. Ma questo non è vero. Non mi risulta storicamente ad esempio che Genghis Khan, Hitler, Stalin o il mascellone fossero ricchi di nascita, ma di disastri ne hanno combinati a sufficienza. Quindi in questo senso capisco @Sirius90 che sottolinea come un crimine debba essere considerato tale a prescindere dal ceto sociale o dalla professione.
Tuttavia @AlbertoConti mi pare voglia anche ricordarci come siano spesso i contesti a costringerci anche senza volere, anche con le migliori intenzioni a commettere crimine. Ad esempio, oggi non è considerato un crimine girare con la macchina alimentando inquinamento sotto forma di gas e nanopolveri velenose. Nemmeno come prevenzione infantile, tant'è che gli asili stanno tranquillamente in zona urbana. Oggi siamo preoccupati per gli effetti dannosi del wireless ormai non più discutibili, dato che molte aree pubbliche ivi compresi gli asili ne sono dotati con conseguenze estremamente critiche per la salute di tutti i frequentatori della struttura, non solo i minori. Spesso ripetitori TV, radio, cavi dell'alta tensione e oggi antenne per cellulari, fanno bello sfoggio a ridosso di parchi, strutture sportive e asili. Ad esempio la torre Mediaset di Cologno in pieno centro urbano. Ma è solo un esempio. Saltando poi i vari inceneritori, ugualmente nati sempre in prossimità di parchi, scuole, asili e tante altre strutture pubbliche densamente frequentate.
Sono tutte azioni criminali quelle di accettare tutto ciò in cambio di "business", azioni che ci inducono a commettere crimine e che pure sapendolo facciamo finta che non è così, infatti noi non le consideriamo in questo modo. Al massimo non vogliamo vicino a casa nostra il ripetitore, ma poi ogni aspetto andrebbe studiato e affrontato civilmente perché è parte di una complessità sociale che è la nostra realtà attuale. Non si può volere che il cellulare vada in internet e poi non volere l'antenna 4 o 5g a ridosso da casa. Altro esempio la pattumiera che se sganciata dalla produzione, nel senso che la produzione non è resa responsabile legalmente del rifiuto che il suo prodotto produce, ci sarà sempre il problema di non sapere come gestire il rifiuto e con esso costi ambientali e di tasse (dirette e indirette) che la comunità dovrà sostenere se non vuole morire nel suo stesso schifo. Banalmente perché l'azienda esternalizza il problema e se ne fotte, cumulando i danni. La soluzione fin'ora è stata quella gretina di accusare il mondo di produrre schifo perché fa tutto schifo. Comodo e stupido, perché sposta la colpa e non tocca il problema. Ma ha trovato orecchie e adesso con la scusa dell'ecologia daremo tutto a pochissimi che decideranno del nostro futuro, anche ecologico. Che siano poi gli stessi che hanno di fatto prodotto il guaio poco importa, sono certo che lo risolveranno a spese nostre. Come hanno fatto sempre.

In sintesi quello che vorrei dirvi @Sirius90 e @AlbertoConti è che un crimine è un crimine e di sicuro in questo momento certe figure si apprestano a commettere crimini di portata storica e senza ombra di dubbio sono per coincidenza storica tutti appartenenti alle plutocrazie. Ma questo riguarda il nostro specifico momento storico non si può generalizzare troppo e non ci conviene nemmeno. Io, Voi, Noi, sappiamo perfettamente che siamo bersagli facili e che siamo ora sotto tiro. Una serie di pericoli e trappole sono state disperse sulla nostra strada futura e sarà impossibile evitare anche solo la maggioranza di queste. Sappiamo che il mercato è indispensabile ma anche che viene usato oggi come piede di porco per scardinare tutti i principi e le belle dichiarazioni universali sui diritti umani. Ivi inclusa l'autonomia degli Stati di diritto e il patto sociale che ha garantito un relativo equilibrio tra le classi e una discreta scala di ascensione sociale.
Il futuro non è dei poveri ne dei semplici. Con il 5g, l'internet delle cose, la guerra è stata apertamente dichiarata affermando che "non esisterà un luogo sulla terra da cui esserne risparmiati" e non ci possono essere dubbi in proposito. Le vaccinazioni sono un grosso nodo legato a questa tecnologia e Gates ci ha sdoganato ogni dubbio, ma il 5g è la spada di Damocle del ricatto che pende sulla testa di tutte i sistemi di difesa mondiali. Non si può rifiutare come la vaccinazione. Si può solo arginare.

Penso che ognuno abbia il proprio ambito di ricerca e le proprie sensibilità sui temi spinosi che ci opprimono. Dalla scarcerazione dei Boss mafiosi dal 41bis che sappiamo perfettamente essere una scusa a Trump che dichiara guerra a Huawei mettendo in moto uno sconquasso dei mercati che il covid ha solo esacerbato e i segnali sono troppo seri per pensare che ci siano ancora spazi per i contrasti sui dettagli di quanto sta accadendo.

Presto dovremo affrontare QUI in Italia una delle recessioni artificiose più criminali della storia di tutte le nazioni. Qualcosa che non si era mai visto, nemmeno nel '29. Lo spettro della fame e della dipendenza dai prestiti si farà sentire e Conte ne avrà tutta la responsabilità politica. Ma lui è solo una marionetta che deve dire "si, si e ancora si" ovunque vada perché altri possano avere lo spazio di manovra che i riflettori puntati non gli consentirebbero di avere. Possiamo scegliere se sollevarci in massa e mettere in pratica la disubbidienza civile mirata al prossimo lockdown che ci sarà senza ombra di dubbio finché non verrà azzerata ogni resistenza oppure calare le brache come abbiamo sempre fatto. Si tratta di avere qualche possibilità di uscirne o finire molto peggio che la Grecia, non di evitare sofferenze ora impensabili. Non avremo una opzione B ne un governo a cui delegare le nostre ragioni.

Perché quell'epoca è FINITA. Ma nessuno vuole accettarlo.


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