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Aridaje con Bail-in


JeanPaulGuilloche
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La proposta fatta propria da Schäuble estende gli stessi principi dalle banche agli Stati e al rapporto fra le prime e i secondi: in caso di crisi, prima di consentire qualunque salvataggio, pagano i creditori. Non devono più potersi aprire reti di sicurezza per i titoli di Stato senza il sacrificio dei risparmiatori e degli investitori, dunque le banche esposte sul debito pubblico del loro Paese sono tenute a regolarsi di conseguenza. Secondo Berlino occorre esporre governi alla piena disciplina del mercato, dato che quella del fiscal compact di fatto ha fallito.
Si legge nel rapporto dei saggi: «È necessaria un’applicazione coerente delle regole di insolvenza per gli Stati, in modo da ridurre i livelli di debito e rendere credibile la clausola che esclude i salvataggi» (inclusa nel trattato di Maastricht, ndr). È il corrispettivo per gli Stati delle norme già in vigore per le banche: sospensione del versamento di interessi e del rimborso dei titoli se un Paese chiede un salvataggio europeo. Ne consegue la richiesta tedesca sugli istituti di credito: «Va posta fine al privilegio concesso ai titoli pubblici nella regolazione bancaria», si legge nel rapporto.
Si tratta della parte del piano che più rapidamente sta facendo strada a Bruxelles. Il mese prossimo e in giugno due gruppi di lavoro dell’area euro presenteranno rapporti che precisano e declinano il progetto. Per le banche italiane, e il finanziamento del debito pubblico di Roma, l’impatto sarebbe profondo. Sul tavolo c’è l’ipotesi che gli investimenti fatti in titoli di Stato inizino a erodere il capitale delle banche non appena la loro esposizione in debito pubblico del loro Paese supera il 25% del patrimonio. In sostanza, visti gli oltre 400 miliardi di titoli del Tesoro di Roma detenuti, le banche italiane dovrebbero accantonare denaro contro eventuali perdite per circa il 70% del loro portafoglio di titoli di Stato. In alternativa, dovrebbero vendere buoni italiani e magari comprarne di più solidi, per esempio i tedeschi. La svolta sarebbe graduale, ma il mercato non può che anticiparne gli effetti con una stretta al credito.
Per l’economista Peter Bofinger, tutto questo significa sottrarre alle banche dell’Europa del Sud il pilastro sul quale si fonda qualunque istituto al mondo: dei titoli sicuri in bilancio, che non possono fallire. «Può essere dinamite per l’area euro», dice Bofinger. Ma l’unico esponente degli esperti tedeschi a votare contro il piano è stato proprio lui.

fonte: http://www.corriere.it/economia/16_febbraio_05/schauble-raddoppia-posta-ora-stretta-titoli-stato-cd089b5c-cb8e-11e5-9200-b61ee59246a7.shtml


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