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Barbarie del decreto-ricatto di Marchionne


pietroancona
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Barbarie del decreto-ricatto Marchionne

Marchionne, il grande stratega planetario, il salvatore della Fiat come lo ha definito sbavando di ammirazione Piero Fassino, è molto nervoso per il fatto che al suo schioccar di frusta il Sindacato non sia tutto accorso ai suoi piedi. Certo, Cisl,Uil, UGL,e Fismic (?) hanno firmato senza discutere il suo decreto e, tanto per salvare la faccia, hanno pietito ed ottenuto la cosidetta "clausola di raffreddamento" una norma che dà un minimo di procedura alle punizioni della Fabbrica-Caserma ma non ne corregge la fondamentale lesione del diritto costituzionale. Ma il Sindacato che incarna le ragioni dei lavoratori è la Fiom e la sua resistenza innervosisce la Fiat ed il padronato italiano. Resiste la Fiom nonostante l'assedio sempre più duro e petulante di tutto il benpensantismo nazionale, di una CGIL imbarazzata che preferirebbe trovarsi altrove e di un PD che è il partito Fiat più affidabile che la famiglia Agnelli abbia in Italia. Pd affidabile assai di più del PdL che è sempre stato ostile alla Fiat e capeggiato dal parvenu Berlusconi a suo tempo gli fece sfregio di presentarsi ad un incontro sgommando su possenti BMV e Audi. Fassino ha quasi intimato ieri agli operai di accettare l'accordo riconoscendo che è duro e che è fuori legge versandovi sopra la maramaldesca criminalizzazione dell'addebito della scarsa produttività degli operai.
Se le cose Fiat vanno male non è perchè le auto prodotte non siano il meglio o perchè c'è una burocrazia dei piani alti dell'azienda degna di un ministero sovietico ma perchè gli operai sono assenteisti e magari, come si è permesso di scrivere Statera, rubano....
Il PD pencola fortemente dalla parte di Marchionne. Il portavoce per i problemi del lavoro Fassina
e l'ineffabile Letta junior si affrettano a rassicurare che "l'accordo di Pomigliano non sarà un precedente o um modello....perchè si rendono conto di quanto sia indigesto e velenoso e lo vogliono far passare fingendo di criticarlo....
Marchionne si sta comportando stupidamente.La stupidità di una persona che vive fuori dal mondo, nel chiuso del suo regno di managers e supermanagers che guadagnano milioni di euro e che non sanno più come e dove vive la gente. Managers che si servono di specialisti, professori universitari che
studiano come fare dell'operaio la parte vivente del macchinario di fabbrica e stabiliscono il numero di
movimenti che si debbono fare in un giorno magari saltando il pasto e con un cronometrista alle calcagna anzi incorporato della stessa linea di produzione. Ieri il Nostro è stato assai incauto ed ha attaccato a testa bassa gli operai di Termini Imerese già licenziati seppur con data appena differita offendendoli e consegnandoli alla canea di pennivendoli che non attendono di meglio per mettere alla gogna i fannulloni ed i ladri difesa dalla Fiom. Lo stesso Bonanni che ha quattro palmi di pelo sullo stomaco si è allarmato per l'errore di "comunicazione" di Marchionne ed è intervenuto invitandolo ad "avere pazienza", ad essere meno fremente, più cauto. Bonanni sa come fare per spezzare le reni alla resistenza operaia e confida in un quadro generale della politica che si muove in senso favorevole alle pretese Fiat. La stessa idea della fiaccolata degli imploranti che avrebbe dovuto
ripetere la grande marcia dei quarantamila che invocarono il ritorno al lavoro a Torino trenta anni fa
è stata un errore. La manifestazione non è riuscita e nonostante la probabile mobilitazione della camorra per il suo successo. Sappiamo che la camorra ha interessi che oggi coincidono con quelli
del successo della sfida Marchionne.
Ma il piatto della partita Marchionne è troppo indigesto e tuttora non si riesce a costruire un clima di isolamento della Fiom, di criminalizzazione degli operai, di sostegno alle "innovazioni", alla "modernità" del nuovo catechismo della vita in Fiat. La tesi del conservatorismo dei sindacalisti della Fiom, del loro non farsi carico delle problematiche della globalizzazione, stenta a penetrare una opinione pubblica che, questa volta, non si è lasciata infinocchiare dagli Ichino, dai Boeri e della falsa "saggezza" del gruppo dirigente del PD. La cultura dei costituzionalisti democratici è entrata in campo accanto agli operai ed alla Fiom dando splendore, lucidità e forza di argomentazione giuridica alle loro tesi.
L'entità del pericolo che incombe su venti milioni di lavoratori italiani è stato avvertito. Anche se il cosidetto referendum darà una maggioranza ai si, la convinzione di essere trascinato all'indietro nel gorgo di una barbarie premoderna persiste e resterà nell'aria. I si sono obbligati da uno stato di necessità, dalla responsabilità dei lavoratori verso le loro famiglie sfruttata cinicamente contro di loro.
L'ordito della Fiat contro i diritti è riscontrato da una accelerazione degli attacchi del governo alla Costituzione. Fino a quando resterà questa Costituzione anche se
l'accordo sarà attuato nessuno potrà garantire nè la Fiat nè il capitalismo italiano da un pronunciamento della Corte, da una sentenza del Giudice. Per questo la destra italiana
con i suoi immumerevoli consiglieri e specialisti è impegnata freneticamente nelle riforme politiche. Questa destra non viene contrastata dal PD dove tutto il gruppo dirigente a cominciare dai torinesi Chiapparino e Fassino si è schierato con la Fiat e con il nuovo Vangelo del Capitalismo italiano e della sua Ideologia di dominio.
Pomigliano D'Arco è il grimaldello scelto dal capitalismo per imporre la sua definitiva supremazia sui lavoratori che vengono spogliati dei diritti contrattuali e costituzionali e privati del sindacato come loro rappresentante collettivo. Non ha caso è stato scelto come terreno di scontro
un territorio affollatissimo ed in preda ad una profonda crisi economica e sociale
punto importante del lavoro nero. Le nuove prescrizioni dettate da Marchionne sebbene firmate da quattro sindacati non sono state oggetto di trattativa. La firma sindacale è una presa d'atto, una risposta al ricatto "prendere o lasciare". Se la Fiom dovesse firmare firmerebbe la condanna a morte del diritto dei lavoratori di avere un Sindacato, un soggetto collettivo che li rappresenta e ne tutela gli interessi. Non sarà mai più come oggi e sarà come se ogni singolo lavoratore accettasse a titolo personale il suo nuovo status. Il Sindacato come soggetto collettivo e conflittuale, elemento di una dialettica degli opposti, scompare per dare posto alla "americanizzazione" agiuridica del lavoro, alla solitudine del singolo lavoratore anche se presta la sua attività assieme a migliaia di suoi colleghi. La nuova fabbrica sarà un lager dove il peso della gerarchia diventerà assai più incombente di quanto non lo sia oggi.
Non è vero quanto affermano dirigenti del PD come Letta che il decreto Marchionne di Pomigliano resterà una eccezione. Niente di quanto si distrugge del diritto è una eccezione. Non si torna indietro dalle nuove norme. Non lo è stata la legge Biagi che fu confermata dal governo Prodi e consacrata dagli accordi del 2007 la quale continua a produrre precariato che si aggiunge agli infelici sei o sette milioni di schiavi cocopro e similibus. Non lo sarà l'allegato lavoro che attacca alle spalle l'art.18 ed apre la strada alla abrogazione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La fabbrica Marchionne diventerà la Nuova fabbrica italiana. Non a caso Ichino ne parla come di una cosa da mostrare agli investitori esteri perchè vedano in Italia la Cina d'Europa.
Non è neanche detto che la produzione della Panda abbia un futuro luminoso, un mercato in espansione nei prossimi anni. Se dovesse andare male ci troveremo senza lavoro e senza diritti, ci ritroveremmo riportati indietro nel tempo. La proposta "giudiziosa" di coloro che invitano a stringere i denti
ed accettare perchè in futuro le cose potranno migliorare e finchè c'è vita c'è speranza per il meglio
è molto debole perchè l'industria automobilistica non ha un brillante futuro e sarebbe meglio cominciare a pensare ad una industria diversa ed ad un modello di sviluppo basato sui consumi collettivi e su una diversa priorità nell'uso delle risorse. Inoltre l''asiatizzazione dell'Italia è difficile da realizzare dal momento che le famiglie operaie hanno costi incomprimibili e crescenti imposti dalla privatizzazione dei servizi e dal deperimento del welfare. Il lavoratore italiano non si può portare al livello dell'ex contadino cinese, espulso dalla sua terra ed arruolato come schiavo di un mostruoso PIL che deve gonfiarsi ogni anno. Meglio adattare l'industria italiana al livello dei salari europei senza la follia di continui abbassamenti che fomenterebbero tensioni incontenibili e puntare verso una coesione sociale in cui gli italiani tornano ad essere una nazione che costruisce solidarmente il suo cammino nel mondo. Meglio nessuna fabbrica al posto della fabbrica lager di Marchionne che accelererà la decomposizione della unità nazionale e della sua civiltà proprio nel 150 anniversario della fondazione dello Stato. Se dovesse perdere il referendum la Fiat scoprirebbe il suo bluff. Non tornerebbe in Polonia. Non è in grado di deteriorare i suoi rapporti con l'Italia specialmente dopo la condanna a morte di Termini Imerese ed il ridimensionamento dei suoi impianti del Nord. Dovrà rinunziare alla soverchieria. Mi auguro che la Fiom abbia un cuore fortissimo, capace di reggere la tensione enorme che si accumula sui suoi dirigenti. Finora il dopo Rinaldini appare una prosecuzione
intelligente, colta e motivata della sua tradizione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=141939


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marcopa
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Da segnalare cosa scrive l' Unita' sulla vicenda Fiat-Pomigliano.
In prima pagina la foto di un operaio di Mirafiori e il titolo
"Sulla loro pelle".
La cronaca della fiaccolata a pagina 10 ha il titolo a tutta pagina:
"Pomigliano, un flop totale il corteo contro i diritti."
Sottotitoli:
"La fiaccolata dei favorevoli all' intesa e' un fiasco per le speranze di Marchionne. Solo la Fim presente. Le altre sigle si sfilano all' ultimo momento. A sventolare le bandiere del Pdl."
"Cinquemila persone secondo un comunicato della questura, in realta' non piu' di 1.500: la fiaccolata dei "colletti bianchi" favorevoli all'accordo sullo stabilimento di Pomigliano si e' rivelata un insuccesso."
La cronaca della manifestazione al Palalottomatica con Bersani non cita neanche una volta Pomigliano, mentre il pezzo sulle voci dalla platea ha il titolo: "Contestiamo questa manovra e non lasciamo sola Pomigliano".
Gioco delle parti ? Pd con la Fiat, Unita e Cgil critici ? Non so se al Pd andra' bene anche questa volta, ma "questa volta" e' netta la differenza di posizioni tra gruppo dirigente e parte della base. E' possibile che i metalmeccanici di Piombino, Pontedera, Livorno, Firenze siano passivi anche in questa occasione e accettino la posizione filopadronale del Pd, partito che sostengono fortemente ? Purtroppo penso di si, la passivita' del popolo di sinistra in Toscana non ha limiti !


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kitiaram
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20/06/2010, ore 11:20 - Le foto che smentiscono i numeroni de "Il Tempo"
Pomigliano: Per il "si" con la Fiat sfilano in duecento

di: Germano Milite
NAPOLI - E' oramai palese la vera e propria scissione interna tra i dipendenti della Fiat di Pomigliano che, a quanto pare, si dividono nettamente tra coloro che sono pronti a firmare l'accordo proposto dalla casa torinese e coloro che, irriducibili, appoggiano con forza le posizione intransigente della Fiom-Cgil e non mostrano alcun segnale d'apertura nei confronti del Lingotto.
Contrapposti, a ricordare per molti versi la storica marcia dei 40.000 quadri della Fiat risalente al 1980, ci sono gli iscritti a Cisl, Uil e Ugl e i metalmeccanici della Fiom-Cgil: i primi (più numerosi) si dicono disposti ad accettare le condizioni dettate dal managment piemontese e desiderosi di ricominciare a lavorare in maniera regolare e sicura. In 5000 (ma le foto smentiscono seccamente tale cifra) hanno sfilato con altrettante fiaccole intonando slogan come "Marchionne dacci la Panda".
"Il Tempo" non esita a definire la manifestazione "un inno al pragmatismo che stride contro l'ideologia vetero marxista della garanzia a ogni costo". Prima di giungere in Piazza Municipio, manifestanti e contromanifestanti, si sono incontrati e reciprocamente provocati senza però scatenare scontri. Ancora una volta, Il Tempo, usa parole e descrizioni precise per fotografare (e stigmatizzare) gli operai decisi a tener duro e a non firmare le nuove condizioni contrattuali:"Una decina di militanti hanno manifestato da un ponte che sovrasta la strada dove stavano sfilando i dipendenti Fiat. I contromanifestanti hanno issato bandiere rosse e uno striscione con la scritta «Servi del padrone, no al piano Marchionne» - scrive infatti il quotidiano capitolino -. Pugni chiusi al cielo gli operai hanno risposto con l'urlo «lavoro, lavoro, lavoro»".
Nonostante una manifestazione che ha visto un'ampia partecipazione, però, il segretario generale della Fiom Maurizio Landini ha assicurato che il suo sindacato non piegherà in alcun modo la testa "per la semplice ragione che è un referendum illegittimo".. Al contempo, Susanna Camusso, vice segretario della Cgil, risponde alle accuse di Marchionne riguardo il presunto assenteismo cronico patito dallo stabilimento partenopeo:"L'assenteismo è un fenomeno sbagliato, va colpito, il sindacato non l'ha mai difeso - precisa l'erede designata di Guglielmo Epifani -. Marchionne deve trattare con rispetto lo sciopero dei lavoratori perché difendono uno stabilimento che aveva deciso di chiudere, e rispettarne i diritti di sciopero".
A sostegno della chiusura ad oltranza della Fiom arriva anche Antonio Di Pietro che, riferendosi alla votazione prevista per martedì, parla senza mezzi termini di "referendum farsa".

CINQUEMILA O "QUATTRO GATTI?"
Come al solito, i giornali che giocano a dividere la popolazione con posticce e patetiche guerre tra "marxisti" e "capitalisti", non si curano di riportare i fatti ma si dilettano biecamente a sparare cifre a casaccio senza nemmeno avere la creanza di consultare documenti come queste foto.
5000? Forse nascosti sotto terra. Altro quesito fondamentale che ogni buon giornalista dovrebbe porsi: dove si trova il contratto di lavoro proposto (imposto) dalla Fiat? E' pubblicamente consultabile di modo da poter essere valutato al di la delle strumentalizzazioni estremiste di una parte e dell'altra? A dire il vero, l'estratto pubblicato dalla Fiom, non lasciava ben sperare e sembrava effettivamente presentare scenari schiavisti all'orizzonte. E allora? Possibile che non si riesca a reperire l'intero testo che caratterizza il contratto e, sopattutto, possibile che a sindacati, giornalisti ed operai, non importi di conoscere l'intero contenuto del documento prima di qualsiasi referendum, manifestazione e notizia più o meno faziosa e quindi incompleta?
http://www.julienews.it/notizia/istruzione-e-lavoro/pomigliano-per-il-si-con-la-fiat-sfilano-in-duecento/49699_istruzione-e-lavoro_6.html


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AndFinallyWillBeZeitgeist
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La Fiat rientra, a mio parere, tra le industrie decotte. Non è stata neppure lontanamente risanata dal "borghese buono" Marchionne (definito così dal "comunista" che viaggia in auto blu, Bertinotti). I primi segnali allarmanti si erano avvertiti quando l'impresa, non trovandosi in ottime condizioni di salute, quattro anni or sono, si fece smaccatamente dare, per l’ennesima volta, regali dallo Stato del tipo della mobilità lunga (prepensionamenti), della rottamazione e dell’esenzione bollo per 2-3 anni (a seconda dei tipi di autovetture). Così facendo, fece inequivocabilmente indispettire chi dovette pagare più imposte e cedere il tfr all’Inps, ecc. SE LA FIAT (con il signor presidente confindustriale) SE NE ERA FREGATA, ERA DEL TUTTO EVIDENTE CHE AVESSE BISOGNO DI SOLDINI; E ALLORA NON CREDO SIA POI COSÌ RISANATA COME VUOL FAR INTENDERE CON BILANCI PROBABILMENTE "ADDOMESTICATI" ........................................... MARCHIONNE, AD DI FIAT E "COMPARE" DI MONTEZEMOLO, SAREBBE QUINDI, SECONDO BERTINOTTI, UN BORGHESE BUONO, UN FILANTROPO E RIGIDO SOSTENITORE DEL PROLETARIATO ITALIANO. Bertinotti aveva proposto un’alleanza strategica con il primo "dipendente" di uno dei maggiori responsabili del saccheggio avvenuto in questi anni ai danni del Paese e aveva definito l’Ad di Fiat un generoso sostenitore dello sviluppo per il bene di tutti gli italiani. SI TENGA PRESENTA CHE SALZA (S. Paolo) SEMBRA SIA DA TEMPO IN FRIZIONE CON LA FAMIGLIA AGNELLI (non solo con Montezemolo); E JOHN ELKANN, CHE AVEVA RELEGATO IL PRECEDENTE PRESIDENTE ALLA IFIL, QUELLA CHE FU DI UMBERTO AGNELLI, POTREBBE ESSERE TENTATO DI RIAVVICINARSI, IN ALLEANZA CON MARCHIONNE, AL DUO BAZOLI-SALZA. IN POLITICA ECONOMICA, CON UNA MIOPE E SCIATTA POLITICA DEL DIVIDE ET IMPERA (fra l’altro, economicamente perversa e antisviluppo), SI STA FACENDO MONTARE UN SORDO E CRESCENTE MALCONTENTO PRESSO I SEDICENTI CETI MEDI (in realtà i lavoratori "ufficialmente" autonomi).....Si sta preparando lo scardinamento di ogni "ordine sociale", di ogni relativa "pace" tra gruppi sociali. Solo per conquistare tutte le poltrone possibili, a livello centrale come locale; solo per alimentare il "Basso Impero" a Roma e in Campania. Tutto per favorire un establishment prevalentemente finanziario, con al seguito industrie decotte o di scarsissimo respiro strategico (vedi appunto la Fiat Marchionne). E IN UN CONTESTO MONDIALE, IN CUI PREVALGONO SEMPRE PIÙ NETTAMENTE I SINTOMI DI RECESSIONE (COME MINIMO UN FORTE RALLENTAMENTO) DELL’ECONOMIA STATUNITENSE, CHE – FINALMENTE QUALCUNO ANCHE QUI DA NOI, IN QUESTO RARO FORUM INDIPENDENTE, DOPO AVERCI ANNOIATO PER MESI CON LA TEORIA DI UN BERLUSCONI ANTI-IMPERIALISTA, COMINCIA A DIRLO – NON POTRÀ NON AVERE RIFLESSI IN EUROPA (E IN ITALIA..FIGURIAMOCI!) ................................................ Relativamente alla recente intervista di Montezemolo al Wall Street Journal, ho notato che il personaggio in questione sembra duramente critico nei confronti del Governo; ed infatti la stupida destra, mostrando la sua totale carenza di idee, inneggia ad una presunta svolta. IN REALTÀ, NELLO STESSO GIORNO IN CUI L’INTERVISTA USCIVA, IL PRESIDENTE DELLA FIAT AVEVA UN CORDIALE COLLOQUIO CON BERLUSCONI, CUI SPIEGAVA CHE EGLI SE LA PRENDEVA IN REALTÀ SOLO CON ALCUNI MINORITARI SETTORI DELLA MAGGIORANZA CHE NON CONOSCEREBBERO LE LEGGI DEL MERCATO, ECC.; INSOMMA SAREBBERO DEI TROGLODITI. IN REALTÀ, NELL’INTERVISTA, MONTEZEMOLO SI LIMITA A PARLARE DI AUMENTO DELLA SPESA PUBBLICA E DELLE TASSE (IMPOSTE) SULLE IMPRESE. UNA VOLTA TANTO, HA LASCIATO PERDERE IL SUO CHIODO FISSO, CIOÈ IL "FARE SISTEMA", E LA TEMATICA DELL’IMPULSO CHE SAREBBE NECESSARIO IMPRIMERE ALLA RICERCA SCIENTIFICO-TECNICA ..... QUELLE DEL PRESIDENTE CONFINDUSTRIALE NON SONO TANTO CRITICHE AL GOVERNO QUANTO PRECISI AVVERTIMENTI A QUEST’ULTIMO DA PARTE DI UN CERTO GRUPPO DOMINANTE FINANZIARIO-INDUSTRIALE (GRANDE-IMPRENDITORIALE), CHE HA PRESO NETTAMENTE POSIZIONE A FAVORE DELLA VITTORIA ELETTORALE DEL CENTRODESTRA, E CHE INTENDE SEGNALARE COME ESSO SI ATTENDA ORMAI DELLE SCELTE PIÙ DECISE A SUO FAVORE ............ Si dice – e riporto quanto si dice – che Montezemolo non sia in perfetto accordo con Marchionne. Inoltre, nei vari tavoli di "concertazione" sono sempre presenti solo vertici confindustriali e sindacati, riproponendo una situazione che, mutatis mutandis, ha qualche somiglianza con quella esistente in URSS negli ultimi decenni prima del crollo ...................................... Malgrado i vertici delle associazioni piccolo-imprenditoriali dell’industria e del commercio siano riluttanti a prendere posizioni nette, essi sono costretti a brontolare e a fare presente (ai "potenti") questa situazione per loro del tutto negativa; e continuano a ricordare che il settore piccolo-medio-imprenditoriale contribuisce per circa il 70% al PIL e per l’80% all’occupazione. SIA A DESTRA CHE A SINISTRA SI CELANO DELLE CONTRAPPOSTE MENZOGNE IDEOLOGICHE ..... LA PRIMA, NEOLIBERISTA (spesso non coerente), FA FINTA DI CREDERE ALLE TAUMATURGICHE VIRTÙ DEL SEDICENTE "LIBERO MERCATO"..... BISOGNEREBBE DIMINUIRE L’IMPOSIZIONE FISCALE IN BASE AL PRESUNTO (e falso) PRESUPPOSTO CHE IL MAGGIOR REDDITO LASCIATO A DISPOSIZIONE DEI PRIVATI CITTADINI SI RISOLVEREBBE IN PIÙ ALTI CONSUMI, MA SOPRATTUTTO IN PIÙ COSPICUI INVESTIMENTI PRODUTTIVI (E IN INNOVAZIONE, IN RICERCA SCIENTIFICO-TECNICA DA PARTE DELLE IMPRESE, ECC.). TUTTE BALLE. I DIPARTIMENTI R&S DELLE GRANDI IMPRESE ITALIANE, DA SEMPRE, SONO IL FANALINO DI CODA (E DI GRAN LUNGA) RISPETTO A QUELLI DELLE IMPRESE DI TUTTI I PAESI CAPITALISTICI AVANZATI PER QUANTO CONCERNE L’AMMONTARE DI SPESA PER RICERCA TECNOSCIENTIFICA. Sono sempre state carenti le innovazioni di processo (tecnologia, organizzazione dei processi lavorativi, ecc.) ............. basti pensare al famoso "Robogate" o al "Lam" nella Fiat anni ’80, esaltati anche da tanti "ultrarivoluzionari operaisti", che servivano solo da specchietto per attirare le "allodole" dei finanziamenti – diretti e indiretti – dello Stato, e che non hanno affatto evitato lo sfascio della prima azienda italiana (che adesso, a mio avviso, sta riprovando trucchetti similari facendo passare Marchionne per Mago Merlino, con incredibili statistiche circa fantastici boom di vendita di autovetture Fiat in un mercato automobilistico aspramente asfittico). QUANTO ALLE INNOVAZIONI DI PRODOTTO, È BEN NOTO DA TEMPO CHE LA LORO STRAGRANDE MAGGIORANZA SPETTA IN ITALIA AL SETTORE DELLE PMI (PICCOLE E MEDIE IMPRESE), CHE NON HANNO POI GRANDI FONDI DA DEDICARE ALLA RICERCA IN OGGETTO; SI TRATTA IN REALTÀ DI INGEGNOSE, MA MODESTE, "INVENZIONI" DI NICCHIA, IN SETTORI PER NULLA AFFATTO DI PUNTA: ABBIGLIAMENTO (MAGARI NELLA "MODA", DESIGN, ECC.), LEGNO, MACCHINE UTENSILI, E POCHI ALTRI DI IDENTICA PORTATA NON STRATEGICA ......................................... Del resto, la competizione produttiva non risponde ai canoni insegnati in quei luoghi di falsificazione ideologica che sono le Università, soprattutto nelle Facoltà di Economia (nei limiti delle mie esperienze, faccio riferimento a quella aziendale). LA COMPETIZIONE NON SI FA SOLO SUI COSTI E PREZZI, SULLA QUALITÀ DEI PRODOTTI. OCCORRE UNA POLITICA PER IL SISTEMA-PAESE NEL SUO COMPLESSO, POLITICA CHE NON È IL "FAR SISTEMA", FINO A QUALCHE TEMPO FA RITORNELLO DEL MEDIOCRE PRESIDENTE CONFINDUSTRIALE; OCCORRE UNA POLITICA "DI POTENZA", CHE IMPLICA UN DISPENDIO DI RISORSE "COLLETTIVE" AI FINI DELLA PENETRAZIONE – NON PURAMENTE ECONOMICA – IN UNA SERIE DI AREE GEOGRAFICO-SOCIALI E POLITICHE (E CULTURALI), CHE SONO, NEL CONTEMPO, ANCHE MERCATI .................................. Se guardiamo, ad esempio, ai due ultimi viaggi dell’attuale Premier in due paesi emergenti (uno riemergente) come Russia e Cina, ci si rende conto della modestia dei risultati ottenuti, effetto preciso della poch

ezza degli sforzi compiuti (e delle risorse a ciò dedicate) per espandere gli interessi del nostro Paese ............. Qualche risultato – in specie in Russia – è stato ottenuto da imprese come Eni e Finmeccanica ("pubbliche", ma non è questo il problema, essendo esse gestite come una qualsiasi impresa "privata"); si è trattato però di successi relativamente esigui rispetto a quelli che si potrebbero realizzare, e comunque conseguiti da quelle aziende in quanto singole imprese, non certo quali "punte avanzate" di un "iceberg" ben più vasto. Si potrebbe persino dire che, se quelle imprese trattassero da sole con l’estero, senza l’intralcio politico dei Governi, centrerebbero obiettivi migliori e più ampi ............ E’ dunque ovvio che né i consumatori né tanto meno gli investitori consumano o investono di più – se viene lasciata nelle loro mani una maggiore quantità di reddito grazie a una più bassa imposizione fiscale – in assenza di prospettive generali, e di lungo periodo (strategiche appunto), che possono essere fornite solo dalla politica; e in specie da una politica delle cosiddette "sfere di influenza", all’ampliamento delle quali contribuisce pure una adeguata politica culturale, ma sempre nell’ambito dell’impiego di una forza consistente, guidata da vere strategie, non applicata "alla va là che vai bene". Il neoliberismo di destra, dunque, racconta menzogne intorno alle virtù della "libera" competizione in "libero" mercato. Ma ci si trova meglio se ci si rivolge ai "tic" della sinistra? Manco per niente!


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