"Beppe Grillo non vuole uscire dall'euro"
28/02/2013 - Mauro Gallegati, economista e consigliere del Semplice Portavoce, spiega la sua visione dell'economia
E ora che si fa? Beppe Grillo, secondo il suo consigliere economico, non vuole in realtà uscire dall’euro né l’ha mai pensato. Una bella botta nei confronti di chi invece ha sposato la causa del Semplice Portavoce genovese convinto che il MoVimento 5 Stelle proponesse qualcosa del genere. Ma Mauro Gallegati, professore ad Ancona e collaboratore del MIT, intervistato da Stefano Feltri sul Fatto spiega, e su Loretta Napoleoni dice: “Non so se è coinvolta nel programma”. Sulla moneta unica Gallegati dice:
Dunque bisogna uscire dall’euro, come lascia intendere Grillo?
Non ho capito come si è diffusa questa idea. Anche oggi in mensa mi chiedevano “Ma perché volete uscire dall’euro?”. Uscire dall’euro vuol dire impoverire la nazione di almeno il 30 per cento da un giorno all’altro. L’Economist ha smesso di pubblicate i dati sull’Argentina: si sono accorti che sono taroccati. L’inflazione è molto più alta di quello che dicono, l’attivo della bilancia dei pagamenti è inesistente se non negativo. Svalutare non è una cosa semplice.
Quindi Grillo non vuole portare l’Italia fuori dall’euro?
Non gli ho mai sentito dire una cosa simile. La sua posizione è più del tipo: “Invece che calare tutto dall’alto, meglio farlo maturare dal basso”.
In che modo?
Guardiamo l’Italia. Quando si è unita il Sud aveva produttività bassisma, il Nord elevata. La stessa differenza che c’è oggi in Europa tra i Pigs e i Paesi del Nord. Perché da noi questo squilibrio ha retto per 150 anni e in Europa non regge per 12? L’Italia è un Paese politicamente unito, l’Europa un’accozzaglia. Bisognerebbe prima unificare la politica, poi l’economia.
Ma c’è qualcuno tra i neoeletti a Cinque stelle che padroneggia questi temi?
Se devo dire la verità no. O magari c’è e io non lo conosco. Fa tenerezza leggere quello che scrivono sulle bacheche di Facebook. Per questo con alcuni colleghi della Columbia e della Cattolica stiamo preparando dei seminari di economia per i parlamentari del Movimento. Stiamo facendo un salto nel buio. Ma non abbiamo alternative.
http://www.giornalettismo.com/archives/802471/beppe-grillo-non-vuole-uscire-dalleuro/
Guardiamo l’Italia. Quando si è unita il Sud aveva produttività bassisma, il Nord elevata.
Veramente il sud e tutti i ducati erano fiorenti economie ed il sud si stava industrializzando molto di più che il nord.
Ma c’è qualcuno tra i neoeletti a Cinque stelle che padroneggia questi temi?
ma... perchè, tra i politicanti professionisti ce ne sono? ma davvero credete che bersano ne capisca qualcosa? per favore... abbiamo bisogno di gente onesta e di buona volontà, per mandare avanti il paese basta una competenza da ragioniere 😉
Se non ho capito male credo che questo tizio sia un deficiente: prima occorre l'unione politica ,mentre lui non ha e non avrà problemi a mangiare o a vestirsi e non riceverà cartelle da Equitalia; poi i giovani parlamentari e anche i meno giovani del M5S devono fare dei corsi di indottrinamento per sostenere le tesi di questo professore e dei suoi accoliti? Ho capito bene? Cioè è stata scelta gente non preparata che non sa cosa è un bilancio, che non ha studiato diritto, nè conosce la costituzione se non l'articolo uno? Siamo ben messi se ci dobbiamo affidare a costoro che ,prima di salvare le aziende e le famiglie pensano a fare i corsi. Ma sicuramente, come per la storia del taglio alle pensioni e alla decrescita costruttiva, devo aver capito male: infatti la corrente elettrica non servirà più e nemmeno le candele , si andrà a letto e si chiuderanno le attività,quelle poche ancora rimaste e autogestite, quando farà buio.E' la natura che ce lo chiede...e anche l'Europa e i mercati.
Guardiamo l’Italia. Quando si è unita il Sud aveva produttività bassisma, il Nord elevata.
Veramente il sud e tutti i ducati erano fiorenti economie ed il sud si stava industrializzando molto di più che il nord.
in realtà sia il nord che il sud stavano bene.
UNITA’ D’ITALIA/ Fu un bene? Gli storici del Sud ancora divisi
I 150 anni dell’unificazione raccontati dai vinti e dai vincitori
150 anni Unita' d'Italia
(TMNews) - La storia del Risorgimento raccontata dai vinti. Ovvero da meridionali convinti di aver subito, 150 anni fa, un sopruso storico che li ha condannati a quella arretratezza economica e sociale che da decenni viene loro imputata come cifra della loro subalternità civile, in una paradossale inversione tra causa ed effetto.
Questa lettura storica, talvolta espressa con misurata documentazione altre volte con risentito furore, non poteva non trovare nuova eco in occasione della celebrazione unitaria del 17 marzo. Le testimonianze risorgimentali nella memoria dei vinti da molti anni sono state oggetto di una nutrita produzione bibliografica.
In occasione delle celebrazioni unitarie, riproporre queste idee, anche in tutta l’asprezza che colpisce con violenza talune idee condivise del patrimonio culturale nazionale, può servire, opportunamente bilanciate da letture storiche di segno opposto, per procedere verso il superamento di quelle divisioni che segnano il percorso unitario nazionale e che sono emerse emblematiche persino quando si è trattato di definire le modalità di celebrazione del 17 marzo.
Qui di seguito sono così riportate le conversazioni realizzate da TMNews con alcuni studiosi meridionali antirisorgimentali cui fanno da controcanto storici convinti della sostanziale ineluttabilità del processo unitario. Curioso notare come lo studioso di area leghista non si schieri né con l’una né con l’altra lettura, ma trovi proprio della divergenza interpretativa argomento per fondare con maggior forza la tesi federalista.
Di Fiore: Sud conquistato con violazioni e violenze
150 anni Unita' d'Italia
*****
(TMNews) - Alla base dell'unità d'Italia ci fu una violazione del diritto internazionale perché l'esercito piemontese invase uno stato amico, quello delle Due Sicilie, senza neanche una dichiarazione di guerra, appoggiato soprattutto dall'Inghilterra che aveva grossi interessi nel Meridione. Gigi Di Fiore, giornalista e scrittore napoletano, va giù duro contro la retorica risorgimentale: i piemontesi non si fecero scrupolo di usare mafiosi e camorristi per favorire l'avanzata di Garibaldi, o di usare leggi speciali e fucilazioni per sedare le rivolte che ci furono nel sud quando arrivò quel nuovo stato imposto con violenza. "Non c'era consenso da parte dei meridionali, né legittimazione, le masse furono estranee a quel processo di unificazione. - spiega Di Fiore citando il suo libro ‘Controstoria dell’unità d’Italia’ - La rivoluzione risorgimentale fu una rivoluzione elitaria, che servì ad ampliare il Regno del Piemonte anche al sud".
I guai peggiori per il Meridione, secondo lo scrittore, vennero dopo l'impresa di Garibaldi, perché prima del suo arrivo, la ricchezza prodotta al nord e al sud erano uguali. Dopo l'unificazione, invece, al sud chiusero cantieri navali, stabilimenti ferroviari, aumentò all'improvviso la disoccupazione, furono venduti beni demaniali e gran parte delle risorse trasferite al nord; furono sequestrati depositi bancari e il Banco delle due Sicilie perse le riserve auree a favore del Banco di Torino. L'economia del meridione in poco tempo crollò. "Gli investimenti dopo l'Unità vennero fatti soprattutto al nord, le tasse invece le pagò soprattutto il sud, e molte persone furono costrette ad emigrare. - spiega Di Fiore - La situazione peggiorò sia in campagna che in città. I contadini meridionali rimasero solo braccianti, non ottennero le terre demaniali, nonostante Garibaldi gliele avesse promesse. E poi Napoli all'improvviso non era più capitale, quindi chiusero gli uffici di governo e sparì anche il terziario". Insomma quel sud florido almeno quanto il nord secondo l'autore subì proprio allora un colpo durissimo da cui non si è più potuto riprendere.
Anche mafia e camorra ebbero nell'unificazione dell'Italia: secondo Di Fiore, entrambe furono sfruttate dagli "invasori del nord" per realizzare i loro obiettivi: "In Sicilia i mafiosi all'epoca erano squadre di picciotti che difendevano le proprietà dei latifondisti, e furono loro che agevolarono l'avanzata di Garibaldi garantendo l'appoggio sul territorio. A Napoli invece i 12 capi quartiere della camorra assicurarono a Garibaldi un ingresso tranquillo in città, poi alcuni di loro furono ricompensati ottenendo un incarico nella polizia o nella guardia nazionale" spiega l'autore. La criminalità del sud iniziò quindi a prosperare proprio allora, legittimata dai piemontesi, e fu fondamentale anche dopo l'unità per sedare le rivolte dei briganti e delle popolazioni del sud affamate. In sostanza ci fu una guerra civile dopo l'unificazione, che non fu solo una guerra ai briganti, che causò 20-30mila morti: "L'esercito piemontese agì con estrema violenza, i militari avevano potere di vita o di morte sulle popolazioni" spiega Di Fiore. La repressione fu indiscriminata secondo il giornalista napoletano, con interi paesi bruciati, fucilazioni, stupri per chiunque fosse sospettato di sostenere i briganti: "Iniziò allora - conclude l'autore - una guerra di italiani contro italiani. Il Mezzogiorno, allora, era come il Far West americano".
Aprile: Il sud Italia massacrato ha arricchito nord
150 anni Unita' d'Italia
(TMNews) – Pino Aprile ha ancora meno scrupoli lingiostici del collega Di Fiore nel presentare l’unificazione dell'Italia come compiuta sulla pelle dei meridionali, che furono massacrati, rapinati e umiliati dall'esercito piemontese: dopo l'impresa di Garibaldi il sud fu depredato delle sue ricchezze, utilizzate per arricchire il nord, e cadde nello stato di subalternità economica in cui si trova ancora oggi. Aprile, nel suo recente libro ‘Terroni’, accusa il nord di aver prosperato dal 1861 ad oggi proprio grazie a quella che fu una "guerra coloniale". "In quegli anni alcuni Paesi europei prosperavano proprio grazie alle colonie, ovvero territori da cui si prendeva tutto ciò che aveva valore, trasformando le popolazioni in semplici consumatori: i Piemontesi fecero proprio questo con il Regno delle Due Sicilie. - spiega lo scrittore - Prima dell'unificazione non esisteva un divario economico tra nord e sud, ma il Piemonte era vicino alla bancarotta, per questo fece una guerra coloniale e depredò il Meridione".
Aprile ricorda come Napoli, prima dell'unificazione, fosse la terza città d'Europa per modernità, popolazione, cultura, e ricorda che in Calabria, per esempio, esistevano ricchi distretti minerari e siderurgici: "I piemontesi dicevano che avrebbero portato modernità e ricchezza ma i dati della Banca d'Italia dicono che al sud non c'erano più povertà che al nord" spiega Aprile, che sottolinea come, dopo l'unificazione, molte industrie nel Meridione furono soppresse, migliaia di ribelli uccisi con la scusa della lotta al brigantaggio e milioni di persone costrette ad emigrare. Lo scrittore racconta inoltre che il Parlamento piemontese introdusse nuove tasse solo al sud, per investire, almeno fino ai primi del '900, in bonifiche, strade, ferrovie, scuole solo nel nord e a Roma. Secondo l'autore di "Terroni" l'impresa di Garibaldi fu proprio alla base della cosiddetta questione meridionale perché prosciugò le ricchezze delle due Sicilie e demolì un'economia promettente, minandone la rinascita. Questo portò anche ad un altro effetto, perché secondo Aprile quell'unificazione imposta violentemente "distrusse l'attitudine dei meridionali a considerarsi parte di uno Stato, e generò in loro una condizione di minorità".
Vuol dire che allora si può parlare con qualcuno del m5s (se questo professore è davvero vicino al m5s) che ne capisce qualcosa di economia. Tra l'altro le cose che dice il professore sono in larga parte condivisibili e auspicabili. Ottimo. Altro che "usciamo dall'euro".
........ ok siamo rovinati ....... siamo in mano a degli incompetenti ....... ci aspettano solo lacrime e sangue ....... la grecia e' sempre piu' vicina ...... l'amico Grillo ha resuscitato il presidente Napolitano il suo post sul blog e' il nuovo verbo fatto carne ..... pronti all'inciucio .... e' l'inizio della fine .......... non vi preoccupate tanto i mercati hanno gia' deciso per voi ....... pagherete fino all'ultimo centesimo e quando non avrete neanche quello uscirete dall'euro ma purtroppo sara' troppo tardi perche' il paese sara' distrutto ........... avevano ragione LORO altro che invidia .......
........ ok siamo rovinati ....... siamo in mano a degli incompetenti ....... ci aspettano solo lacrime e sangue ....... la grecia e' sempre piu' vicina ...... l'amico Grillo ha resuscitato il presidente Napolitano il suo post sul blog e' il nuovo verbo fatto carne ..... pronti all'inciucio .... e' l'inizio della fine .......... non vi preoccupate tanto i mercati hanno gia' deciso per voi ....... pagherete fino all'ultimo centesimo e quando non avrete neanche quello uscirete dall'euro ma purtroppo sara' troppo tardi perche' il paese sara' distrutto ........... avevano ragione LORO altro che invidia .......
Guarda che era gia chiaro che l'M5S non vuole uscire dall'Euro... è uno dei tanti motivi per cui non l'ho votato.
Questo Gallegati , senza offesa, è un coglione.
Guardiamo l’Italia. Quando si è unita il Sud aveva produttività bassisma, il Nord elevata.
Veramente il sud e tutti i ducati erano fiorenti economie ed il sud si stava industrializzando molto di più che il nord.
in realtà sia il nord che il sud stavano bene.
UNITA’ D’ITALIA/ Fu un bene? Gli storici del Sud ancora divisi
I 150 anni dell’unificazione raccontati dai vinti e dai vincitori
150 anni Unita' d'Italia(TMNews) - La storia del Risorgimento raccontata dai vinti. Ovvero da meridionali convinti di aver subito, 150 anni fa, un sopruso storico che li ha condannati a quella arretratezza economica e sociale che da decenni viene loro imputata come cifra della loro subalternità civile, in una paradossale inversione tra causa ed effetto.
Questa lettura storica, talvolta espressa con misurata documentazione altre volte con risentito furore, non poteva non trovare nuova eco in occasione della celebrazione unitaria del 17 marzo. Le testimonianze risorgimentali nella memoria dei vinti da molti anni sono state oggetto di una nutrita produzione bibliografica.
In occasione delle celebrazioni unitarie, riproporre queste idee, anche in tutta l’asprezza che colpisce con violenza talune idee condivise del patrimonio culturale nazionale, può servire, opportunamente bilanciate da letture storiche di segno opposto, per procedere verso il superamento di quelle divisioni che segnano il percorso unitario nazionale e che sono emerse emblematiche persino quando si è trattato di definire le modalità di celebrazione del 17 marzo.
Qui di seguito sono così riportate le conversazioni realizzate da TMNews con alcuni studiosi meridionali antirisorgimentali cui fanno da controcanto storici convinti della sostanziale ineluttabilità del processo unitario. Curioso notare come lo studioso di area leghista non si schieri né con l’una né con l’altra lettura, ma trovi proprio della divergenza interpretativa argomento per fondare con maggior forza la tesi federalista.
Di Fiore: Sud conquistato con violazioni e violenze
150 anni Unita' d'Italia
*****
(TMNews) - Alla base dell'unità d'Italia ci fu una violazione del diritto internazionale perché l'esercito piemontese invase uno stato amico, quello delle Due Sicilie, senza neanche una dichiarazione di guerra, appoggiato soprattutto dall'Inghilterra che aveva grossi interessi nel Meridione. Gigi Di Fiore, giornalista e scrittore napoletano, va giù duro contro la retorica risorgimentale: i piemontesi non si fecero scrupolo di usare mafiosi e camorristi per favorire l'avanzata di Garibaldi, o di usare leggi speciali e fucilazioni per sedare le rivolte che ci furono nel sud quando arrivò quel nuovo stato imposto con violenza. "Non c'era consenso da parte dei meridionali, né legittimazione, le masse furono estranee a quel processo di unificazione. - spiega Di Fiore citando il suo libro ‘Controstoria dell’unità d’Italia’ - La rivoluzione risorgimentale fu una rivoluzione elitaria, che servì ad ampliare il Regno del Piemonte anche al sud".I guai peggiori per il Meridione, secondo lo scrittore, vennero dopo l'impresa di Garibaldi, perché prima del suo arrivo, la ricchezza prodotta al nord e al sud erano uguali. Dopo l'unificazione, invece, al sud chiusero cantieri navali, stabilimenti ferroviari, aumentò all'improvviso la disoccupazione, furono venduti beni demaniali e gran parte delle risorse trasferite al nord; furono sequestrati depositi bancari e il Banco delle due Sicilie perse le riserve auree a favore del Banco di Torino. L'economia del meridione in poco tempo crollò. "Gli investimenti dopo l'Unità vennero fatti soprattutto al nord, le tasse invece le pagò soprattutto il sud, e molte persone furono costrette ad emigrare. - spiega Di Fiore - La situazione peggiorò sia in campagna che in città. I contadini meridionali rimasero solo braccianti, non ottennero le terre demaniali, nonostante Garibaldi gliele avesse promesse. E poi Napoli all'improvviso non era più capitale, quindi chiusero gli uffici di governo e sparì anche il terziario". Insomma quel sud florido almeno quanto il nord secondo l'autore subì proprio allora un colpo durissimo da cui non si è più potuto riprendere.
Anche mafia e camorra ebbero nell'unificazione dell'Italia: secondo Di Fiore, entrambe furono sfruttate dagli "invasori del nord" per realizzare i loro obiettivi: "In Sicilia i mafiosi all'epoca erano squadre di picciotti che difendevano le proprietà dei latifondisti, e furono loro che agevolarono l'avanzata di Garibaldi garantendo l'appoggio sul territorio. A Napoli invece i 12 capi quartiere della camorra assicurarono a Garibaldi un ingresso tranquillo in città, poi alcuni di loro furono ricompensati ottenendo un incarico nella polizia o nella guardia nazionale" spiega l'autore. La criminalità del sud iniziò quindi a prosperare proprio allora, legittimata dai piemontesi, e fu fondamentale anche dopo l'unità per sedare le rivolte dei briganti e delle popolazioni del sud affamate. In sostanza ci fu una guerra civile dopo l'unificazione, che non fu solo una guerra ai briganti, che causò 20-30mila morti: "L'esercito piemontese agì con estrema violenza, i militari avevano potere di vita o di morte sulle popolazioni" spiega Di Fiore. La repressione fu indiscriminata secondo il giornalista napoletano, con interi paesi bruciati, fucilazioni, stupri per chiunque fosse sospettato di sostenere i briganti: "Iniziò allora - conclude l'autore - una guerra di italiani contro italiani. Il Mezzogiorno, allora, era come il Far West americano".
Aprile: Il sud Italia massacrato ha arricchito nord
150 anni Unita' d'Italia(TMNews) – Pino Aprile ha ancora meno scrupoli lingiostici del collega Di Fiore nel presentare l’unificazione dell'Italia come compiuta sulla pelle dei meridionali, che furono massacrati, rapinati e umiliati dall'esercito piemontese: dopo l'impresa di Garibaldi il sud fu depredato delle sue ricchezze, utilizzate per arricchire il nord, e cadde nello stato di subalternità economica in cui si trova ancora oggi. Aprile, nel suo recente libro ‘Terroni’, accusa il nord di aver prosperato dal 1861 ad oggi proprio grazie a quella che fu una "guerra coloniale". "In quegli anni alcuni Paesi europei prosperavano proprio grazie alle colonie, ovvero territori da cui si prendeva tutto ciò che aveva valore, trasformando le popolazioni in semplici consumatori: i Piemontesi fecero proprio questo con il Regno delle Due Sicilie. - spiega lo scrittore - Prima dell'unificazione non esisteva un divario economico tra nord e sud, ma il Piemonte era vicino alla bancarotta, per questo fece una guerra coloniale e depredò il Meridione".
Aprile ricorda come Napoli, prima dell'unificazione, fosse la terza città d'Europa per modernità, popolazione, cultura, e ricorda che in Calabria, per esempio, esistevano ricchi distretti minerari e siderurgici: "I piemontesi dicevano che avrebbero portato modernità e ricchezza ma i dati della Banca d'Italia dicono che al sud non c'erano più povertà che al nord" spiega Aprile, che sottolinea come, dopo l'unificazione, molte industrie nel Meridione furono soppresse, migliaia di ribelli uccisi con la scusa della lotta al brigantaggio e milioni di persone costrette ad emigrare. Lo scrittore racconta inoltre che il Parlamento piemontese introdusse nuove tasse solo al sud, per investire, almeno fino ai primi del '900, in bonifiche, strade, ferrovie, scuole solo nel nord e a Roma. Secondo l'autore di "Terroni" l'impresa di Garibaldi fu proprio alla base della cosiddetta questione meridionale perché prosciugò le ricchezze delle due Sicilie e demolì un'economia promettente, minandone la rinascita. Questo portò anche ad un altro effetto, perché secondo Aprile quell'unificazione imposta violentemente "distrusse l'attitudine dei meridionali a considerarsi parte di uno Stato, e generò in loro una condizione di minorità".
C'erano 2 stati poveri, uno era lo stato della chiesa e l'altro era il regno di sardegna, la sardegna c'entrava poco in quanto sottomessa, era il regno piemontese dei savoia che comprendeva anche la liguria, nizza e la savoia.
se vinceva berlusconi alla camera era molto meglio, avrebbe obbligato i grillini ad approfondire i temi economici bce-euro... ecc
adesso invece bisognerà ancora aspettare qualche crollo dei mercati e un aggravamento della crisi, prima che cominci almeno un dibattito serio sulla questione, (visto che bersani è il figlio dell'euro ed è peccato capitale metterlo in discussione).
adesso comunque sta anche ai vari economisti e paraeconomisti di internet e non, seriamente infomati sulla questione, offrire il loro aiuto ai grillini che non sono difficili da contattatare e da plasmare
- prima che arrivino i "bocconiani" a fargli lezione di austerità, euro valore morale, e scemenze varie...
beh, comunque voglio vedere come fai a portare avanti il tema del reddito di cittadinanza separatamente dall'uscita dall'euro - a chi li chiedi i soldi del reddito di cittadinanza, ai mercati finanziari e a Draghi?
beh, comunque voglio vedere come fai a portare avanti il tema del reddito di cittadinanza separatamente dall'uscita dall'euro - a chi li chiedi i soldi del reddito di cittadinanza, ai mercati finanziari e a Draghi?
Ma siano ancora a questi livelli? Primo l'uscita dall'euro ha i suoi costi! 2) Rompere con certi accordi commerciali ( wto ) ha i suoi costi......poi l'economia rinasce.......vedere america latina in generale!
beh, comunque voglio vedere come fai a portare avanti il tema del reddito di cittadinanza separatamente dall'uscita dall'euro - a chi li chiedi i soldi del reddito di cittadinanza, ai mercati finanziari e a Draghi?
Ma siano ancora a questi livelli? Primo l'uscita dall'euro ha i suoi costi! 2) Rompere con certi accordi commerciali ( wto ) ha i suoi costi......poi l'economia rinasce.......vedere america latina in generale!
senti, non so a che livelli sei tu... ma io non sono a livelli da prendere per il culo, quindi evita.
già dire che l'uscita dall'euro ha i suoi costi come se fosse una riflessione utile o intelligente la dice tutta, il problema è se sono maggiori i costi dell'uscita dall'euro o del rimanere nell'euro...
(- guarda la grecia e poi ti fai un'idea).
edit: e poi magari spiega cosa diavolo ha in comune l'america latina con l'italia della lira, giusto se vuoi fare delle figuracce.
[quote="nuvolenelcielo"][quote="vimana2"]
già dire che l'uscita dall'euro ha i suoi costi come se fosse una riflessione utile o intelligente la dice tutta, il problema è se sono maggiori i costi dell'uscita dall'euro o del rimanere nell'euro...
(- guarda la grecia e poi ti fai un'idea).
Boh la grecia è uscita dall'euro? No quindi nn dire fesserie!
L'america latina, in primis argentina, brasile, venezuela, bolivia, ecuador.....hanno rispettato i parametri dell FMI? No! eppure sono in ripresa economica e politica e nn solo ma anche militare!
Hai qualche cosa da aggiungere?