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Bergoglio, il gesuita che arriva dall'Argentina


helios
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Bergoglio, il gesuita che arriva dall'Argentina
Jorge Bergoglio era già arrivato vicino al soglio pontificio nello scorso conclave, quando arrivò per così dire secondo, e poi fu invece eletto pontefice Joseph Ratzinger.
redazione
mercoledì 13 marzo 2013 20:20

Il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran ha annunciato il nome del primo Papa, un gesuita, che prenderà il nome di Francesco. È Jorge Mario Bergoglio il successore di Joseph Ratzinger ed era già arrivato vicino al soglio pontificio nello scorso conclave nel 2005. Francesco I è il 266/mo Pontefice della storia della Chiesa e il primo Papa sudamericano.

Un Papa argentino, ma chi è Papa Francesco I? Uomo di spicco della chiesa argentina e arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio è il primo Papa gesuita. Di origini piemontesi, timido, schivo, di poche parole il porporato si mostrò così atterrito dall'idea del peso che gli sarebbe caduto addosso da convincere i più a lasciar perdere nel 2005.

Papa Francesco I è nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936. Dopo aver studiato come tecnico chimico, scelse di prendere il percorso del seminario, quindi nel 1958 è entrato a far parte come novizio della Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires per laurearsi in filosofia.

Dalla metà degli anni Sessanta si è dedicato all'insegnamento nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires. È stato ordinato sacerdote 1969.

Dopo la nomina a Provinciale dell'Argentina è stato anche rettore della facoltà di teologia e filosofia a San Miguel. A Córdoba è diventato direttore spirituale e confessore della locale chiesa della Compagnia di Gesù. Nel 1992 è stato poi nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires e titolare di Auca.

Nel 1998 diventa primate d'Argentina e nel 2001 con il titolo di San Roberto Bellarmino, è stato eletto a capo della Conferenza Episcopale Argentina da Giovanni Paolo II.

Sin dalle elezioni del 2005, Bergoglio è stato considerato un possibile candidato al soglio pietrino, ma il presule aveva sempre rifiutato incarichi di un certo peso nella Curia Romana. Secondo molti non avrebbe avuto una reale possibilità di ascendere al soglio di Pietro: nel 2005 i cardinali che temevano la candidatura Ratzinger e avevano fatto blocco sull'argentino, nel tentativo di impedire che si raggiungesse la maggioranza minima per l'elezione, in modo da obbligare tutti alla ricerca di candidati diversi, come era già avvenuto.

Oppositore da sempre del lusso e degli sprechi (ha vissuto in un modesto appartamentino e per spostarsi usa i mezzi pubblici) quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti che avevano organizzato raccolte fondi per presenziare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare i soldi ai poveri.

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41298&typeb=0&Bergoglio-il-gesuita-che-arriva-dall-Argentina


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jayadeva
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l lato oscuro del cardinal Bergoglio!
donvitaliano in religione

bergoglio.jpg
Questo cardinale poteva essere papa!

Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, un anno fa, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone. Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente.

I fatti riferiti da Verbitsky. Nei primi anni Settanta Bergoglio, 36 anni, gesuita, divenne il più giovane Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Entrando a capo della congregazione, ereditò molta influenza e molto potere, dato che in quel periodo l’istituzione religiosa ricopriva un ruolo determinante in tutte le comunità ecclesiastiche di base, attive nelle baraccopoli di Buenos Aires. Tutti i sacerdoti gesuiti che operavano nell’area erano sotto le sue dipendenze. Fu così che nel febbraio del ’76, un mese prima del colpo di stato, Bergoglio chiese a due dei gesuiti impegnati nelle comunità di abbandonare il loro lavoro nelle baraccopoli e di andarsene. Erano Orlando Yorio e Francisco Jalics, che si rifiutarono di andarsene. Non se la sentirono di abbandonare tutta quella gente povera che faceva affidamento su di loro.

La svolta. Verbitsky racconta come Bergoglio reagì con due provvedimenti immediati. Innanzitutto li escluse dalla Compagnia di Gesù senza nemmeno informarli, poi fece pressioni all’allora arcivescovo di Buenos Aires per toglier loro l’autorizzazione a dir messa. Pochi giorni dopo il golpe, furono rapiti. Secondo quanto sostenuto dai due sacerdoti, quella revoca fu il segnale per i militari, il via libera ad agire: la protezione della Chiesa era ormai venuta meno. E la colpa fu proprio di Bergoglio, accusato di aver segnalato i due padri alla dittatura come sovversivi. Con l’accezione “sovversivo”, nell’Argentina di quegli anni, venivano qualificate persone di ogni ordine e grado: dai professori universitari simpatizzanti del peronismo a chi cantava canzoni di protesta, dalle donne che osavano indossare le minigonne a chi viaggiava armato fino ai denti, fino ad arrivare a chi era impegnato nel sociale ed educava la gente umile a prendere coscienza di diritti e libertà. Dopo sei mesi di sevizie nella famigerata Scuola di meccanica della marina (Esma), i due religiosi furono rilasciati, grazie alle pressioni del Vaticano.

Botta e risposta. Alle accuse dei padri gesuiti di averli traditi e denunciati, il cardinal Bergoglio si difende spiegando che la richiesta di lasciare la baraccopoli era un modo per metterli in guardia di fronte a un imminente pericolo. Un botta e risposta che è andato avanti per anni e che Verbitsky ha sempre riportato fedelmente, fiutando che la verità fosse nel mezzo. Poi la luce: dagli archivi del ministero degli Esteri sono emersi documenti che confermano la versione dei due sacerdoti, mettendo fine a ogni diatriba. In particolare Verbitsky fa riferimento a un episodio specifico: nel 1979 padre Francisco Jalics si era rifugiato in Germania, da dove chiese il rinnovo del passaporto per evitare di rimetter piede nell’Argentina delle torture. Bergoglio si offrì di fare da intermediario, fingendo di perorare la causa del padre: invece l’istanza fu respinta. Nella nota apposta sulla documentazione dal direttore dell’Ufficio del culto cattolico, allora organismo del ministero degli Esteri, c’è scritto: “Questo prete è un sovversivo. Ha avuto problemi con i suoi superiori ed è stato detenuto nell’Esma”. Poi termina dicendo che la fonte di queste informazioni su Jalics è proprio il Superiore provinciale dei gesuiti padre Bergoglio, che raccomanda che non si dia corso all’istanza. E non finisce qui. Un altro documento evidenzia ancora più chiaramente il ruolo di Bergoglio: “Nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la Compagnia Argentina non ha fatto pulizia al suo interno. I gesuiti furbi per qualche tempo sono rimasti in disparte, ma adesso con gran sostegno dall’esterno di certi vescovi terzomondisti hanno cominciato una nuova fase”. È il documento classificato Direzione del culto, raccoglitore 9, schedario B2B, Arcivescovado di Buenos Aires, documento 9. Nel libro di Verbitsky sono pubblicati anche i resoconti dell’incontro fra il giornalista argentino e il cardinale, durante i quali quest’ultimo ha cercato di presentare le prove che ridimensionassero il suo ruolo. “Non ebbi mai modo di etichettarli come guerriglieri o comunisti – affermò l’arcivescovo – tra l’altro perché non ho mai creduto che lo fossero”.

Ma… Ad inchiodarlo c’è anche la testimonianza di padre Orlando Yorio, morto nel 2000 in Uruguay e mai ripresosi pienamente dalle torture, dalla terribile esperienza vissuta chiuso nell’Esma. In un’intervista rilasciata a Verbistky nel 1999 racconta il suo arrivo a Roma dopo la partenza dall’Argentina: “Padre Gavigna, segretario generale dei gesuiti, mi aprì gli occhi – raccontò in quell’occasione – Era un colombiano che aveva vissuto in Argentina e mi conosceva bene. Mi riferì che l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede lo aveva informato che secondo il governo eravamo stati catturati dalle Forze armate perché i nostri superiori ecclesiastici lo avevano informato che almeno uno di noi era un guerrigliero. Chiesi a Gavigna di mettermelo per iscritto e lo fece”. Nel libro, inoltre, Verbistky spiega come Bergoglio, durante la dittatura militare, abbia svolto attività politica nella Guardia di ferro, un’organizzazione della destra peronista, che ha lo stesso nome di una formazione rumena sviluppatasi fra gli anni Venti e i Trenta del Novecento, legata al nazionalsocialismo. Secondo il giornalista, l’attuale arcivescovo di Buenos Aires, quando ricoprì il ruolo di Provinciale della Compagnia di Gesù, decise che l’Università gestita dai gesuiti fosse collegata a un’associazione privata controllata dalla Guardia di ferro. Controllo che terminò proprio quando Bergoglio fu trasferito di ruolo. “Io non conosco casi moderni di vescovi che abbiano avuto una partecipazione politica così esplicita come è stata quella di Bergoglio”, incalza Verbitsky. “Lui agisce con il tipico stile di un politico. È in relazione costante con il mondo politico, ha persino incontri costanti con ministri del governo”.

Oggi. Nonostante non abbia mai ammesso le sue colpe, il presidente dei vescovi argentini ha spinto la Chiesa del paese latinoamericano a pubblicare una sorta di mea culpa in occasione del 30esimo anniversario del colpo di Stato, celebratosi lo scorso marzo. “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente” è il titolo della missiva apostolica, dove viene chiesto agli argentini di volgere lo sguardo al passato per ricordare la rottura della vita democratica, la violazione della dignità umana e il disprezzo per la legge e le istituzioni. “Questo, avvenuto in un contesto di grande fragilità istituzionale – hanno scritto i vescovi argentini – e reso possibile dai dirigenti di quel periodo storico, ebbe gravi conseguenze che segnarono negativamente la vita e la convivenza del nostro popolo. Questi fatti del passato che ci parlano di enormi errori contro la vita e del disprezzo per la legge e le istituzioni sono un’occasione propizia affinché come argentini ci pentiamo una volta di più dai nostri errori per assimilare l’insegnamento della nostra storia nella costruzione del presente”.

Tanti tasselli, quelli raccolti dal giornalista argentino nel suo libro che ci aiutano a vedere un po’ meglio in un mosaico tanto complesso qua
nto doloroso della storia recente di Santa Romana Chiesa.


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helios
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Lunedì, 04 Luglio 2011 13:00

Horacio Verbitsky. L’isola del silenzio – Il ruolo della Chiesa cattolica nella dittatura argentina

ROMA - Si dice abitualmente che conoscere la Storia è importante per non ripetere gli errori del passato. In realtà la Storia ci dice che conoscere la Storia non è mai servito a non ripetere gli errori del passato. Studiando la Storia ci si rende conto che in effetti gli uomini, che l’hanno attraversata e l’attraversano, hanno ripetuti gli stessi errori e gli stessi orrori in una tragica coazione a ripetere. Un esempio ne è il fenomeno della Lega Nord che ripete tutti contenuti del nazismo, cambiando solo, obtorto collo, le forme della violenza e il colore della camicia.

Il libro di Horacio Verbitsky, ‘L’isola del silenzio – Il ruolo della Chiesa cattolica nella dittatura argentina”, forse, non si può ancora definire un libro di Storia, certamente lo diventerà. Non lo è perché è un documento, un reportage giornalistico che denuncia i crimini di uomini di potere che ancora esercitano tale potere come il presidente della Chiesa argentina Cardinale Jorge Bergoglio, che, nel 2005, alla morte di Wojtyla sfiorò il seggio papale.

Come scrive Verbitsky, tra le nefandezze di cui Bergoglio si rese complice, ci fu la denuncia ai militari golpisti di due gesuiti vicini alle idee della Teologia della liberazione, che avevano avuto la colpa di continuare ad aiutare e difendere i diritti della gente dei barrios più poveri di Buenos Aires, nonostante la chiesa argentina avesse ordinato loro di abbandonarli al proprio destino. Orlando Yorio e Francisco Jales furono rapiti da militari in borghese, portati alla famigerata Scuola di Meccanica della Marina, centro clandestino di detenzione e tortura durante la dittatura militare, oggi Museo della Memoria, dove vennero torturati per mesi e lasciati incatenati al suolo in mezzo alle loro feci. Se conosciamo questa storia è solo perché i due si sono salvati, probabilmente da qualcuno che nella Chiesa argentina, non aveva perso completamente l’identità umana.

Verbitsky, ha impiegato dieci anni a comporre questo libro. Il verbo comporre è d’obbligo perché ‘L’isola del silenzio’ è una narrazione dei fatti dove ogni affermazione, ogni frase, ogni lacrima delle madri, è suffragata da una nota che rimanda a documenti, articoli, saggi, archivi, interviste, atti processuali, testimonianze, deposizioni, numeri di cause e denunce, certificati notarili, messaggi di ambasciate ai propri governi: una vera e propria composizione giornalistica inespugnabile, che nessuno riuscirà mai a negare.
Poi ci sono i racconti raccapriccianti dei pochi sopravvissuti alle torture dei marinai dell’ESMA. Infine, la parte forse più dolorosa, il lunghissimo elenco di nomi e cognomi, nel quale, come in un doloroso appello, vengano ‘chiamati a deporre’, i desaparecidos: “ Lo studente di diciassette anni Claudio Norberto Braverman fu sequestrato mentre si trovava nell’abitazione di famiglia. Quando la madre si recò alla chiesa Stella Maris, vide un gruppo di quindici o venti persone in attesa di essere ricevute. Grasselli le disse le disse che era prematuro andare alla ricerca e di tornare dopo due settimane. Passato un mese le comunicò che aveva rintracciato suo figlio. “È detenuto in un luogo che non posso rivelare, stia tranquilla Claudio è ancora vivo”. - Dopo qualche mese l’amara verità: “ Signora mi duole consigliarle di non cercare più suo figlio” – le disse Grasselli. “Ma perché, monsignore? È una creatura, è innocente”. Grasselli le rispose gelido: “Capita spesso che nella ricerca di un sovversivo ci vada di mezzo un innocente. Insisto, non lo cerchi più”.
Il prelato argentino Emilio Grasselli, aveva il suo studio nella chiesa Stella Maris, dove riceveva le famiglie dei desaparecidos: “Gli archivi della ‘Commissione nazionale sulla scomparsa di persone’, e i vari processi giudiziari, descrivono con dovizia di particolari la complicità di Grasselli. In diverse occasioni alimentò le speranze dei familiari e li dissuase dal presentare denunce o formulare proteste pubbliche”.

Grasselli fu anche implicato nella compravendita dell’isola ‘El silencio’, sulla quale, per depistare i membri della Commissione interamericana per i diritti umani, in vista alle prigioni di Buenos Aires, vennero trasferiti per qualche settimana i prigionieri dell’ESMA.
Il libro di Verbitsky, è anche indispensabile per conoscere con certezza anche trame internazionali: nella prigione dell’ESMA veniva contraffatti, da prigionieri resi schiavi, passaporti falsi come quello che servì a Lucio Gelli, della Loggia P2 nella quale militava l’ammiraglio Massera il quale fu a capo della Marina e quindi comandante dei torturatori e degli assassini dell’ESMA.

Ma è soprattutto sulla Chiesa che Verbitsky punta il dito. La Chiesa di Roma, scrive il grande giornalista argentino non fu solo complice passivo della tragedia dei desaparecidos, ma autore attivo: “Laghi (il nunzio apostolico del Vaticano in Argentina) non agiva di sua iniziativa. La santa sede appoggiava la relazione speciale tra il suo ambasciatore e Massera”. E, quando, durante un incontro con il papa, Massera cercò di scusarsi perché gli squadroni della morte avevano assassinato alcuni sacerdoti ed alcune suore a Buenos Aires, Paolo VI rispose che si trattava di “episodi superati”. Terrificante.

Inoltre la Chiesa argentina in combutta con Forze Armate , Aviazione e Marina, preparò il golpe; prescrisse ai militari le modalità di assassinio dei prigionieri politici, che venivano gettati dagli aerei ancora vivi; convinse, attraverso i propri cappellani militari, i marinai reticenti e angosciati, a torturare e ad uccidere i desaparecidos, facendo dire loro che “separare l’erba buona da quella cattiva” era un precetto biblico da applicare senza nessuna colpa.
In Argentina, dagli anni cinquanta in poi, prelati, cardinali, vescovi, papi, fecero a gara per incoraggiare l’odio verso i ‘sovversivi’, tra i quali vi erano numerosi religiosi che appartenevano in gran parte ai movimenti popolari cristiani che volevano la giustizia sociale: dalla Teologia della liberazione ai Montoneros.
Chiesa argentina, Opus dei, P2, potere economico, militari, politici, dalla fine degli anni cinquanta, prepararono la logistica, indottrinarono e addestrarono i loro uomini con un fine preciso e lucido: eliminare la parte migliore del paese che voleva: “… sovvertire l’ordine cristiano, la legge naturale o il progetto del Creatore”. Per fare questo la Chiesa argentina, appoggiata dal Vaticano, al grido di “Dio è giusto”, non esitò a legittimare, la tortura, gli assassinii, e le sparizioni di migliaia di esseri umani: “Quando la Chiesa si sente minacciata nella sua stessa esistenza, cessa di essere soggetta a principi morali. (…) tutti i mezzi sono benedetti: inganno, tradimento, violenza, prigionia e morte”, questo è ciò che facevano imparare a memoria a preti e militari nei corsi di ‘Guerra controrivoluzionaria’, dove molti docenti erano dei prelati, con la benedizione del papa.

http://www.dazebaonews.it/il-libro/item/4368-horacio-verbitsky-l%E2%80%99isola-del-silenzio-%E2%80%93-il-ruolo-della-chiesa-cattolica-nella-dittatura-argentina


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Matt-e-Tatty
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Ancora si deve affacciare al balcone e gia girano i dossier? 😆

Io non ci credo che abbian messo su un delinquente con tutti gli scandali, sarebbero troppo idioti.


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eresiarca
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Fanno come con Nazi-nger, che subito doveva "scusarsi" per le sue "simpatie naziste"... Domani salterà già fuori che ha fatto del "male"... agli ebrei!


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Tanita
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Dai retta a me, sono argentina.
Verbitsky ha ragione.


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helios
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Ancora si deve affacciare al balcone e gia girano i dossier? 😆

Io non ci credo che abbian messo su un delinquente con tutti gli scandali, sarebbero troppo idioti.

considera perchè hanno fatto papa Ratzinger e qualcosa si potrebbe arrivare a capire.

*****

Il cardinale che voleva sostituire Ratzinger
Un articolo del 2010 di Horacio Verbitsky racconta come il cardinale Bergoglio si desse da fare per costruirsi un'immagine credibile come successore di Benedetto XVI.
HORACIO VERBITSKY
mercoledì 13 marzo 2013 20:55
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di Horacio Verbitsky

Mentre in Europa sono sempre di più quelli che mettono sotto accusa Benedetto XVI per la sua gestione di alcuni casi di pedofilia e gli chiedono di fare un passo indietro, il cardinale argentino Jorge Bergoglio si sta dando da fare per costruirsi un'immagine credibile come suo successore. Cercando di cancellare dalla sua biografia alcuni fatti controversi, scrive Horacio Verbitsky su Página 12.

"L'arcivescovo di Buenos Aires ha da poco pubblicato la sua autobiografia, Il gesuita. L'obiettivo di Bergoglio è soprattutto respingere le accuse di aver collaborato con la dittatura quando ricopriva l'incarico di superiore provinciale della Compagnia di Gesù. I sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics lo accusano di averli consegnati ai militari".

Yorio e Jalics restarono sequestrati per cinque mesi a partire dal maggio del 1976. Nella stessa operazione l'esercito arrestò anche quattro catechiste e i mariti di due di loro. Non sono mai stati ritrovati. Tra loro c'era Mónica Candelaria Mignone, figlia di Emilio Mignone, che nel 1979 ha fondato il Center of legal and social studies, un'organizzazione non governativa impegnata a proteggere e a rafforzare i diritti umani e la democrazia in Argentina.

Nel libro Bergoglio dice di aver fatto il possibile per liberare i due sacerdoti. Ma ci sono vari documenti che dimostrano il contrario. In ogni caso, conclude Página 12, le polemiche che hanno colpito il papa nelle ultime settimane potrebbero causare sviluppi inattesi nei vertici della chiesa. E Bergoglio ha bisogno di uno stato di servizio immacolato per poter aspirare al pontificato.

Un articolo del 2010 di Horacio Verbitsky su Página 12

Traduzione da Internazionale

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41302&typeb=0&Il-cardinale-che-voleva-sostituire-Ratzinger-


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