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Bibbia di 1500anni fa conferma:Cristo non è stato cro

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Comprendi questo o è troppo difficile per te?

La seconda che ha scritto, Cristo non si può crocifiggere.


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helios
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[

Di Maometto non esiste traccia storica.

Trovami una traccia storica di Cristo.

E ripeto considera che lo spirito santo non è che sia attendibile come padre.

E trovami anche chi era la madre che abbia qualche traccia storica.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ges%C3%B9_storico

Considera poi i 600 anni di differenza. Mohammed "nasce" in pieno periodo storico con gente che scriveva di storia e di Teologia. Non così Gesù.
Tom Holland, storico inglese autore del libro ' In the Shadow of the Sword: The Birth of Islam and the Rise of the Global Arab Empire' spiega in 10 minuti come è nato il Corano : https://www.youtube.com/watch?v=pnFR1IBq7DI

la figura storica comprende anche i genitori e di Cristo i genitori non si conoscono.
La traccia storica della madre di Cristo dove si trova?

Pertanto prima di andare a guardare Maometto si dovrebbe guardare in casa.

Poi esiste una religione che si chiama islam ed è una religione, mentre il cattolicesimo è una setta del cristianesimo e il cristianesimo non equivale a cattolicesimo. Per cui la figura di Cristo dei cattolici non è quella dei cristiani.

Poi ognuno puoi scrivere i libri che vuole ma l'islam è nato in arabia e li è stato fondato. ll cattolicesimo no.
Pertanto che cosa ne sappiamo di cosa succedeva in palestina oltre 2mila anni fa?
Infatti la manipolazione è stata molto facile per il cattolicesimo..Difficile la manipolazione dell'islam.
Ma ovviamente si sta tentando in tutti i modi di farlo anche con insuccessi ma credendoci ovviamente, come si crede sempre nei propri pregiudizi.


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helios
Illustrious Member
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Comprendi questo o è troppo difficile per te?

La seconda che ha scritto, Cristo non si può crocifiggere.

In realtà non era possiile farlo perchè avevano fatto una sceneggiata perchè non succedesse.

Poi se qualcuno ha anche del tempo potrebbe considerare che ci sono documenti in cui dichiarano che Cristo è vissuto per altri lunghi anni e che la morte in croce non è mai avvenuta.

E se a qualcuno interessa anche Buddha è vissuto per molti anni rispetto l'età in cui dicono sia morto.


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Giancarlo54
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Il vangelo di Barnaba è notoriamente un falso di epoca ottomana. Discorso chiuso, mi pare


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Affus
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Di Mohammed così come dei primi califfi (detti della retta via) non esiste assolutamente niente e tutte la tracce della sua vita in forma di reliquie, sono state cancellate in Arabia Saudita perché, versione ufficiale, stimolavano i fedeli alla idolatria.
In realtà avevano paura che qualcuno potesse fare una datazione della reliquie e scoprire la verità.

Nemmeno le reliquie dei cattolici vengono fatte le datazioni.

Si saprebbe altrimenti l'eta della sindone e chi l'ha fatta.

Se non è esistito Maometto nemmeno Cristo è esistito.Ci sono meno prove dell'esistenza di Cristo che di Maometto.

La datazione dell'anno zero di Dionigi è sbagliata,quindi la nascita di Cristo è sbagliata. Quindi Cristo quando è nato che non aveva nemmeno un padre?
E la bibbia dove dice che lo spirito santo è il padre di Cristo?

L'avvento dell'islam è stato nel sesto secolo DOPO CRISTO per cui mettere in dubbio l'esistenza di Maometto è quantomeno ridicolo.Altimenti non si capisce come mai si sa del concilio di nicea del 325 d.c. e non di Maometto solo perchè la NOSTRA STORIA non lo dice ignorando che ci sono testimonianze dove è nato Maometto, certamente non da noi perchè l'islam per i papi era il nemico da combattere quindi si cancellava tutto perchè non si potesse sapere.

Ma furono sempre gli arabi a portare conoscenze in Europa e la verità è questa, in un periodo in cui l'oscurantismo dei papi rovinava tutta l'Europa e depredava il resto del mondo.

scusa la mia ignoranza , ma è vero che Maometto era un pedofilo come sostiene la Santanchè ? pare che in vecchiaia si pervertì in modo particolare e solo i bambini riuscivano ad aiutare le sue erezioni .


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Anonymous
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[quote="cedric"][quote="helios"]

I frammenti di Khirbet Qumran e molti nascosti in Vaticano ( molti copiati da esperti, ma di nascosto ).

7Q5 - il frammento della discordia
Il frammento del Vangelo di Marco nella biblioteca di Qumran denuncia i rapporti fra essenato e cristianesimo.

1 - IL RITROVAMENTO

1955: la grotta 7 di Khirbet Qumran restituì alcuni frammenti di papiro fra cui quello denominato 7Q5 e datato da alcuni, sulla base di considerazioni storiche e stilistiche, all'anno 50 circa. Si trattava di un oggetto di 3,9 cm di altezza e 2,7 cm di larghezza, che possiamo vedere nell'immagine ingrandita qui a destra. Il gesuita spagnolo Joseph O'Callaghan, esperto papirologo, si mise quasi casualmente ad indagare il frammento in questione (da un punto di vista papirologico) e credette di individuare in esso, sulla base della coincidenza di alcune lettere dell'alfabeto greco, un brano del Vangelo di Marco (Mc 6-52,53) la cui traduzione in italiano è la seguente:

"...perchè non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret..."

L'ipotesi di O'Callaghan fu la seguente: il Vangelo secondo Marco non sarebbe posteriore alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), al contrario, sarebbe stato scritto forse meno di venti anni dopo la crocifissione di Cristo. Il Padre O'Callaghan non si rese conto, in realtà, di avere preso in mano una bomba... e di rischiare che gli scoppiasse fra le mani.
2 - LE PRIME RESISTENZE

Padre De Vaux a Qumran negli anni '50,
con la barba nera e il saio bianco.

Per la verità, non appena lo studioso gesuita comunicò la sua presunta importante scoperta, gli furono immediatamente opposte delle resistenze, persino da un gruppo di studiosi cattolici specializzato nell'indagine dei reperti di Khirbet Qumran: dall'Ecole Biblique di Gerusalemme, capeggiata dal famoso Padre De Vaux.
Questo potrebbe sembrarci strano. In effetti i membri dell'Ecole Biblique avrebbero dovuto essere contenti dell'esistenza di un elemento probatorio a favore dell'idea che la redazione evangelica fosse assai più primitiva e vicina a Gesù di quanto non si era pensato fino a quel momento. Così infatti poteva sembrare.

In realtà lo staff dell'Ecole Biblique, sotto la guida di Padre De Vaux, nello svolgimento del suo lavoro di indagine del materiale papirografico reperito negli scavi di Khirbet Qumran, aveva confermato le distanze fra Gesù e gli esseni, stabilendo l'estraneità e indipendenza della setta Qumraniana dalla comunità dei primi seguaci del Cristo. E' evidente che la semplice presenza di un frammento evangelico nella biblioteca qumraniana avrebbe portato senza dubbio ad una scomoda serie di domande. Ecco più in dettaglio le conclusioni a cui era giunta l'équipe prima della scoperta di O'Callaghan:

1. I testi di Qumran risalivano a un'epoca molto anteriore a quella di Gesù e, pertanto, erano estranei al cristianesimo delle origini.

2. I rotoli erano opera di un'unica comunità isolata, una «setta» eterodossa periferica, lontana dalle principali correnti del pensiero sociale, politico e religioso dell'epoca. In particolare, la setta non aveva nulla a che vedere con il nazionalismo messianico militante e rivoluzionario, rappresentato dai difensori di Masada.

3. La comunità di Qumran era stata distrutta durante la rivolta di Giudea tra il 66 e il 73 d.C., dopo che aveva nascosto i documenti nelle vicine grotte.

4. Le credenze della comunità di Qumran erano tutt'affatto diverse dal cristianesimo; dato che il «Maestro di giustizia» non era descritto come divino, non poteva essere identificato come Gesù.

5. Poiché Giovanni Battista presentava caratteri troppo simili agli insegnamenti della comunità di Qumran, non era «cristiano» nel vero senso del termine, ma «semplicemente» un precursore. (Baigent, Leigh, op. cit.)

In realtà tali conclusioni si sono rivelate, in seguito, affrettate ed inesatte, ed anche viziate da una spirito tendenziosamente difensivo nei confronti della tesi della estraneità.
Che dire delle numerose corrispondenze fra letteratura qumraniana ed evangelica che abbiamo mostrato, nel presente lavoro, nel capitolo "I Manoscritti del Mar Morto - la storia"?
E che dire dell'argomentazione di cui al punto 4: "...dato che il «Maestro di giustizia» non era descritto come divino, non poteva essere identificato come Gesù..."? Ma la divinità di Gesù, anzi la sua consustanzialità col Padre (omoousios), è il frutto di una formulazione del Concilio di Nicea, voluto da Costantino all'inizio del quarto secolo. Come avrebbero potuto i Qumraniani anticipare di trecento anni un presupposto teologico di questo genere?
Fatte queste premesse, torniamo dunque al nostro problema: perché fu espressa una certa ostilità alle tesi di Padre O'Callaghan? Il fatto è che, dopo avere stabilito che il materiale Qumraniano non conteneva alcun elemento di disturbo per la tradizionale interpretazione storica del cristianesimo primitivo, e cioè dopo avere confermato le ampie distanze di sicurezza fra i Qumraniani e i primissimi cristiani, improvvisamente l'unico manoscritto evangelico del primo secolo (gli altri sono tutti molto posteriori) veniva trovato a Khirbet Qumran! Cioè proprio fra i documenti di quella comunità di cui si era detto che... col cristianesimo non aveva niente a che fare. La scoperta non aveva affatto un'aria gradita, al contrario, sembrava offrire un notevole spunto alle argomentazioni degli storici critici delle origini cristiane.

Essi avrebbero senz'altro cominciato a riempire libri e riviste con pericolose domande: non saranno stati proprio gli Esseni di Qumran i rappresentanti del primitivo giudeo-cristianesimo, ovverosia i seguaci di Gesù che, all'indomani della crocifissione, si erano raccolti sotto la guida di Simon Pietro e dallo stesso fratello di Gesù, l'apostolo Giacomo?
Si riconsiderino adesso le conclusioni che l'équipe aveva tratto ufficialmente dall'analisi dei Manoscritti Qumraniani (vedi sopra) e si noti che:

a - Se il gesuita spagnolo avesse avuto ragione sarebbe immediatamente crollato il presupposto 1. Ovverosia il materiale qumraniano non era rigorosamente anteriore all'epoca del cristianesimo primitivo.

b - Inoltre si sarebbe evidenziato che i Qumraniani si occupavano non solo di scritti appartenenti alla letteratura ebraica religiosa antica (libri profetici, commenti agli scritti del Vecchio Testamento, ecc...) e ai loro stessi scritti settari (Manuale di Disciplina, Rotolo della Guerra...), ma che mostravano interesse per gli scritti dei Cristiani. Ora, per quale motivo una setta così escusivista come quella qumraniana avrebbe dovuto conservare gli scritti cristiani, se non ci fosse stata una relazione stretta col movimento dei seguaci del sedicente Messia?

c - E poi c'era l'elemento più sconcertante: per quanto tempo si era sperato di trovare le tracce concrete della cosiddetta "chiesa di Gerusalemme", ovverosia della comunità cristiana primitiva all'indomani della crocifissione, capeggiata da Simon Pietro e da Giacomo? Non si era mai trovato nulla. E ora, inaspettatamente, l'unica traccia di un vangelo antichissimo si affacciava, in modo enigmatico ed inquietante, proprio a Khirbet Qumran.

Tutto questo sembrerebbe favorire non le interpretazioni tradizionali dei cristiani, sulla origine della loro religione, bensì lo studioso americano Robert Eisenman, sostenitore della tesi che la chiesa di Gerusalemme avesse una delle sue sedi nel ritiro di Qumran, e che Giacomo ne fosse il capo [VEDI NOTA]. Evidentemente l'Ecole Biblique, che conosceva i problemi, aveva avvertito subito queste minacce. E i suoi membri non erano
molto entusiasti della sorpresa di O'Callaghan.
3 - UNA SERIA IMPOSTAZIONE DEL PROBLEMA

Non ostante le polemiche e le ostilità mostrategli persino dai suoi correligionari, Padre O'Callaghan continuò a sostenere la tesi della identificazione 7Q5 = Mc 6-52,53. Egli era un papirologo, non un biblista, e forse non aveva le stesse motivazioni che spingevano l'École Biblique a evitare le inquietanti implicazioni del problema. Dunque l'analisi papirologica del frammento è andata avanti, fino al punto da rinforzare la tesi della identificazione.
E' chiaro che una questione così delicata doveva essere opportunamente gestita perché i suoi pericoli fossero scongiurati e il danno si trasformasse in beneficio. Ed ecco allora che essa fu presentata al pubblico in tutt'altra luce, rispetto alle problematiche cui abbiamo appena accennato; in pratica fu creata una fanfara trionfalistica del tipo: "...Abbiamo trovato una traccia originale del Vangelo, estremamente vicina a Gesù e al suo tempo! Un'altra prova a favore della storicità dei Vangeli...". In fin dei conti il grande pubblico avrebbe senz'altro accettato questa visione del fatto. Molti cristiani non hanno mai sentito nominare Khirbet Qumran, né gli esseni, né le tesi di Eisenman, e non hanno alcuna possibilità di intuire le problematiche che la scoperta può sollevare.
Ora, io non sono competente, in materia papirologica, quanto basta per avere una opinione sicura sull'identificazione effettuata da Padre O'Callaghan ma, in linea di principio, lascio aperta la possibilità che egli abbia ragione; e che il frammento 7Q5 possa essere una piccola scheggia di un Vangelo primitivo. E comunque non ho scritto questo articolo per discutere in particolare sul problema dell'identificazione, ma piuttosto sulle implicazioni che da essa potrebbero derivare, qualora l'identificazione dovesse essere confermata.
Attenzione: ho detto "...di un Vangelo primitivo", non "...del testo di Marco in tutta la sua integrità così come lo leggiamo oggi".
Infatti, qualcuno potrebbe giurare in buona fede che quelle tre o quattro lettere dell'alfabeto siano un frammento staccato proprio dallo stesso testo che leggiamo oggi come Vangelo secondo Marco?
Non possiamo escludere che si tratti di una redazione primitiva, o di una fonte a cui l'autore del nostro Marco greco avrebbe attinto. Di qualsiasi altro documento si sarebbero formulate ipotesi di questo genere. Anche perché quello è solo un pezzetto grande come un francobollo, con poche sillabe, e non tutto il Vangelo di Marco. Nel quale, tra l'altro, sono state riscontrate alcune differenze (vedi un d [delta] al posto di un t [tau], o la completa assenza delle parole epi thn ghn [epi ten gen], che normalmente appaiono nel testo greco di Marco).
E se queste differenze hanno fatto a lungo discutere sulla validità della identificazione col passo Mc 6-52,53, una volta che il problema sia eventualmente risolto con un responso positivo la discussione non è finita, anzi, è proprio qui che comincia. Infatti a quel punto sarebbe necessario domandarsi se il documento è proprio il Vangelo di Marco, integrale come lo leggiamo oggi, o una sua fonte, o che altro....
Senz'altro si possono sollevare, a questo proposito, una lunga serie di questioni:

1 - Il Vangelo di Marco, come abbiamo visto nel capitolo "La redazione dei 4 vangeli canonici", contiene un esplicito riferimento all'assedio di Gerusalemme da parte delle legioni di Tito e una descrizione della distruzione del tempio, nonché delle tribolazioni dei giudei in seguito alla grave sconfitta, eventi che riguardano l'anno 70. Come poteva il Vangelo di Marco contenere tale descrizione negli anni 40 o 50?

2 - Se negli anni 40-50-60 circolavano già versioni primitive dei nostri Vangeli, chi ci dice che si trattasse, per filo e per segno, dei testi che leggiamo oggi? Quello che abbiamo trovato, se mai il 7Q5 è un frammento evangelico, è solo un insieme di poche sillabe tronche, non può autorizzarci a trarre conclusioni sicure e definitive su tutto il Vangelo di Marco, come esso si presenta nella versione moderna.

3 - E infine dobbiamo osservare che, nell'ambito di questo dibattito, sembra che sia calato un velo di omertà sui cosiddetto Vangeli giudeo-cristiani ("degli Ebioniti", "dei Nazorei", "degli Ebrei"...) e che nessuno voglia domandarsi se il 7Q5, invece che avere legami col Vangelo di Marco, non abbia piuttosto una relazione stretta con quei documenti. In fin dei conti sarebbe anche più verosimile. Basti pensare alle precedenti due obiezioni, che non sussistono nei confronti dei testi giudeo-cristiani.

E allora, il problema deve essere riproposto in questi termini:

a) cos'era quel documento in cui ci sembra di riconoscere la somiglianza con un passo del nostro Vangelo di Marco?
[Questo è il primo quesito, che deve sostituire la fanfara superficiale ed opportunistica del tipo "evviva, abbiamo trovato la copia originale del Vangelo di Marco"].

b) perché si trovava lì, negli archivi dei Qumraniani?
[E questo è il secondo quesito che deve sostituire l'omertà opportunistica con cui si evitano sistematicamente tutte le sue possibili implicazioni]

4 - I VANGELI PRIMITIVI

Normalmente i cattolici considerano i quattro Vangeli canonici come i documenti unici, veritieri, ispirati, che parlano di Gesù. Li avrebbero scritti i esattamente i quattro evangelisti, Marco, Matteo, Luca e Giovanni, che avrebbero preso la penna, si sarebbero messi al tavolino e, da bravi ebrei (almeno per quanto riguarda Marco, Matteo e Giovanni; mentre Luca forse non era ebreo), avrebbero cominciato a scrivere in greco dotto, attingendo (è il caso di Giovanni) dalla teoria ellenistica del Logos! E, più o meno, come i testi sarebbero usciti dalla loro penna, così sarebbero arrivati sotto i nostri occhi, almeno in una buona parte.
I credenti non sono molto disposti a prendere in considerazione l'idea, assai più verosimile, che i testi evangelici possano essere il frutto di una redazione stratificata, nonché di una selezione accurata degli innumerevoli scritti che si sono dati questo titolo, e che hanno contribuito a costruire progressivamente, nei secoli, l'immagine teologica di Gesù Cristo. Preferiscono dimenticare la straordinaria complessità della letteratura paleocristiana e delle comunità da cui essa è stata espressa, e, di fronte ad un francobollo con tre o quattro sillabe controverse, gridano felici: "abbiamo trovato il Vangelo di Marco originale...".
Ma, nell'euforia, dimenticano che ciò darebbe adito a pericolose conseguenze. Infatti, visto che siamo in vena di ricostruzioni un po' sbrigative, a questa esclamazione potremmo anche essere tentati di aggiungere : "...scritto proprio dalla mano dell'evangelista sotto la dettatura di San Pietro". Al che verrebbe fatto di domandare: "...ma dove? Comodamente seduti al tavolino in una delle sale del monastero esseno di Qumran?" offrendo così una possibilità all'idea che il professor Eisenman abbia ragione nel credere che Qumran fosse la sede dei cristiani-ebrei.
Oppure preferiamo credere che Marco avrebbe scritto il suo Vangelo a Roma (come è sempre stato detto) e che poi una copia del testo sia tornata indietro in Palestina e sia stata casualmente archiviata a Qumran, da parte di una setta messianica esclusivista, che coi cristiani non aveva niente a che fare?
Se la prima ipotesi è molto ardua, la seconda è ridicola e si confuta da sola.

Gli esseni facevano collezione di libri e raccoglievano anche ciò che non apparteneva alla loro ideologia settaria? Quando mai? Quella presenza è, in realtà, una denuncia senza precedenti, che lega i qumraniani ai primissimi cristiani più di quanto non possano farlo tutte le altre considerazioni contenute in questo studio.
Ma torniamo al discorso sui Vangeli primitivi. Il fatto è che alcuni Padr
i della Chiesa (Epifanio, Ireneo, Eusebio di Cesarea, Teodoreto...) nei loro scritti hanno criticato aspramente alcuni Vangeli che oggi non ci sono più e, nel fare questo, non solo ci hanno informato della loro esistenza ma, nella foga di confutarli, ci hanno detto qualcosa di importante sul loro contenuto:

"...nel Vangelo che essi (gli Ebioniti) usano, detto "secondo Matteo", ma non interamente completo, bensì alterato e mutilato, e che chiamano "ebraico"... hanno tolto la genealogia di Matteo...". (Epifanio, Haer., XXX, 13, 6).

"...(gli Ebioniti) seguono unicamente il Vangelo che è secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della legge...". (Ireneo, Adv. Haer., I, 26).

"...Gli Ebioniti, pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno una conoscenza esatta del Signore...". (Ireneo, Adv. Haer., III, 11).

"...costoro pensavano che fossero da rifiutare tutte le lettere dell'apostolo (Paolo), chiamandolo apostata della legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondo gli ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri...". (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 27).

"...(I Nazarei) posseggono il Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica. Ma non so se abbiano soppresso le genealogie da Abramo fino a Gesù...". (Epifanio, Haer. XXIX, 9,4).

"...(I Nazarei) accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei e chiamano apostata l'apostolo (Paolo)...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 1).

"...(I Nazarei) hanno usato soltanto il Vangelo secondo Matteo...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 2).

"...Essi sono Giudei che onorano Cristo come uomo giusto e usano il Vangelo chiamato secondo Pietro...". (idem).

Veniamo così a sapere che esisteva una nutrita letteratura paleocristiana, oggi nota con la denominazione "giudeo-cristiana", prodotta da comunità pienamente appartenenti alla fede giudaica e rispettose della legge mosaica, che rifiutavano le idee del sedicente apostolo Paolo e che, al loro tempo, erano chiamate "Ebioniti" e "Nazorei". Il primo dei due termini significa "i poveri", ed è coerente con lo stile di vita frugale della setta Qumraniana, che negava il possesso privato di beni materiali sulla base di una totale condivisione sociale, mentre il secondo termine è lo stesso titolo che accompagna il nome di Gesù nella narrazione evangelica (Iesous o Nazoraios) e che non ha niente a che fare con la città di Nazaret (vedi "Il problema del titolo Nazareno").
In pratica, la letteratura giudeo-cristiana ha tutti i requisiti per essere considerata non solo molto vicina alla cosiddetta Chiesa primitiva degli apostoli Pietro e Giacomo (si pensi alla conflittualità fra Pietro e Paolo, ovverosia fra i cristiani giudaizzanti e quelli gentilizzanti, che gli Atti degli Apostoli cercano elegantemente di minimizzare presentandola come una diatriba interna al movimento cristiano primitivo), ma essa ha i requisiti per essere considerata anche un'espressione del pensiero esseno e per creare un collegamento, se non una identità, fra la comunità Qumraniana e la Chiesa primitiva degli apostoli giudaizzanti.
Un'interpretazione di questo genere è l'unica che possa spiegare ragionevolmente (insieme a tanti altri problemi del cristianesimo primitivo) la misteriosa ed enigmatica presenza di un frammento evangelico a Qumran. Esso non è il Vangelo secondo Marco che leggiamo oggi ma, con estrema probabilità, un documento correlato con quelle fonti scomparse da cui hanno attinto liberamente i seguaci della "via paolina" per redigere il Vangelo secondo Marco e gli altri sinottici (Matteo e Luca). Potrebbe addirittura trattarsi di qualcosa di vicino alla famosa "fonte Q" che alcuni esegeti considerano la fonte degli evangelisti Matteo e Luca.
E' un peccato che il frammento in questione sia solo una briciola con poche sillabe leggibili; infatti, se avessimo potuto visionare il testo integrale di cui 7q5 è un frammento, avremmo probabilmente fatto utili scoperte sulla dinamica delle origini evangeliche, assai poco inquadrabili nelle attuali tesi proposte dalla tradizione.

...

ESTRATTI DA FILONE ALESSANDRINO E GIUSEPPE FLAVIO
SUGLI "ESSENI"

Filone Alessandrino

Giuseppe Flavio

I seguenti passi sono tratti dall'opera di Filone Alessandrino (13 a.C. - 45 d.C.) "Quod omnis probus sit liber" (Ogni uomo onesto è libero):

"[...] La prima cosa su costoro è che abitano in villaggi, fuggendo dalla città a motivo delle empietà che abitualmente in esse si commettono dagli abitanti, ben sapendo che la loro compagnia avrebbe un effetto deleterio sulle loro anime come una malattia portata da una atmosfera pestilenziale. Tra loro, alcuni lavorano la terra, altri esercitano mestieri diversi che cooperano alla pace rendendosi utili a se stessi e alloro prossimo. Non accumulano argento e oro, nè si appropriano di vaste tenute con il desiderio di trarne vantaggio. ma semplicemente per procurarsi il fabbisogno essenziale per la vita.

Mentre in tutta l'umanità sono pressoché gli unici a vivere senza beni e senza possedimenti, per la libera elezione e non per un rovescio di fortuna, si giudicano straordinariamente ricchi giacché ritengono che la frugalità con la gioia sia come in realtà è, un sovrabbondante benessere.

Tra di loro invano si cercherebbe un fabbricante di frecce, di giavellotti, di spade di elmi, di corazze, di scudi, di armi, di macchine militari o di qualsiasi strumento di guerra o di oggetti pacifici che potrebbero essere usati per fare del male. Neppure in sogno hanno la benché minima idea del commercio grande o piccolo o della navigazione: respingono infatti quanto potrebbe eccitare in loro la cupidità.

Fra di loro non v'è neppure uno schiavo: tutti sono liberi e si aiutano l'un l'altro. Non solo condannano i padroni come ingiusti in quanto ledono l'uguaglianza, ma anche come empi poiché violano la legge naturale che ha generato e nutrito tutti gli uomini allo stesso modo, come una madre, facendone veramente dei fratelli, non di nome, ma in realtà. Questa parentela fu lesa dall'astuta cupidità che le ha inferto dei colpi mortali, installando l'inimicizia in luogo dell'affinità, l'odio in luogo dell'amore...

[...] studiano con grande impegno l'etica servendosi costantemente delle leggi dei loro padri, che l'anima umana non avrebbe potuto concepire senza la divina ispirazione.

In queste leggi si istruiscono in ogni tempo, ma soprattutto nel settimo giorno. Il settimo giorno è, infatti, giudicato sacro e in esso si astengono da tutte le altre occupazioni per radunarsi in luoghi sacri che chiamano sinagoghe. Quivi, sistemati in file secondo l'età, i giovani sotto gli anziani, si siedono in modo conveniente con le orecchie pronte ad ascoltare.

Uno di loro prende poi i libri e legge a voce alta, mentre un altro, tra i più istruiti, si fa avanti e spiega ciò che non è di facile comprensione. Generalmente, tra loro l'insegnamento è impartito per mezzo di simboli secondo un'antica tradizione.

Imparano la pietà, la santità, la giustizia, le virtù domestiche e civiche, la conoscenza di ciò che è veramente bene o male o indifferente, la scelta di ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare. In questo si servono di queste tre norme basilari: l'amore di Dio, l'amore della virtù, l'amore degli uomini. [...] Prima di tutto non v'è alcuna casa che sia di proprietà di una persona: ogni casa è di tutti. Giacché oltre al fatto che abitano insieme in confraternite, la loro casa è aperta a tutti i vi
sitatori, da qualsiasi parte giungano, che condividono le loro convinzioni.

In secondo luogo, hanno un'unica cassa per tutti e le spese sono comuni: in comune sono i vestiti, in comune è preso il vitto, avendo essi adottato l'uso dei pasti in comune.

Una maggiore realizzazione dello stesso tetto, dello stesso genere di vita e della stessa mensa invano la si cercherebbe altrove. Giacché tutto ciò che ricevono come salario giornaliero del lavoro non lo conservano in proprio, ma lo depongono nel fondo comune, affinché sia impiegato a beneficio di tutti quanti desiderano servirsene.

Non sono trascurati i malati per il fatto che non possono produrre nulla. Infatti, quanto occorre per curarli è a loro disposizione grazie ai fondi comuni e non temono di fare larghe spese attingendo a ricchezze sicure. I vecchi sono circondati di rispetto e cure come genitori assistiti nella loro vecchiaia da veri figli con larghezza generosa, aiutandoli con innumerevoli mani e circondandoli di premurosa attenzione..."

Questi altri passi provengono invece dall'opera di Giuseppe Flavio (37 d.C. - primo decennio II secolo) "La guerra giudaica":

"[...] Gli Esseni in particolare hanno fama di praticare la santità. Ebrei di nascita, sono più degli altri legati da mutuo affetto.

Costoro respingono i piaceri come un male, mentre guardano come virtù la temperanza e il non cedere alle passioni. Per se stessi disdegnano il matrimonio, ma adottano i figli altrui, mentre sono ancora arrendevoli ai loro ammaestramenti: li considerano come parenti e li modellano secondo i loro costumi.

Essi però non aboliscono il matrimonio e la propagazione della specie che ne deriva, ma si guardano dalle donne lascive e sono persuasi che nessuna serbi fedeltà ad un uomo solo.

Dispregiatori della ricchezza, presso di loro è ammirevole la vita comunitaria: invano si cercherebbe tra di loro qualcuno che possieda più degli altri. C'è infatti una legge che quelli che entrano nella setta cedano il patrimonio alla corporazione, così in tutti loro non appare né l'umiliazione della miseria né l'alterigia della ricchezza, bensì essendo fusi insieme gli averi di ciascuno, hanno tutti, come fratelli, un loro patrimonio. E...] Essi non abitano in una sola città, ma in varie città prendono domicilio in molti. Ai membri della setta che giungono da fuori, concedono libero uso di tutte le cose loro come se fossero proprie di coloro i quali entrano in casa di quelli che in precedenza non hanno mai visti come in casa di persone familiarissime.

Perciò anche quando compiono viaggi non portano con sé assolutamente nulla, sono però armati a motivo dei briganti. Del resto in ogni città viene designato espressamente un commissario della corporazione per gli ospiti che provvede ai vestiti e ai viveri.

Quanto al vestire e all'aspetto della persona essi assomigliano a giovani educati sotto rigorosa disciplina; non cambiano né indumenti né sandali, se prima non sono del tutto lacerati e consumati dal tempo.

Fra di loro non comprano né vendono alcunché, bensì ciascuno cede il suo a chi ne ha bisogno, e ne riporta in cambio qualcosa che gli serve; del resto anche senza contraccambio possono ricevere liberamente da chiunque vogliono.

La loro pietà verso la divinità ha una forma particolare: prima del sorgere del sole non proferiscono alcunché di profano, ma recitano certe preghiere verso di esso, quasi a supplicarlo di spuntare.

Dopo di ciò ognuno è invitato dai sovrintendenti al mestiere che sa: dopo aver lavorato energicamente fino all'ora quinta, si radunano nuovamente in un solo posto e cintisi di un indumento di lino si lavano il corpo con acqua fredda. Dopo questa purificazione, vanno insieme in un edificio particolare dove a nessuno di altra fede è concesso entrare: loro stessi non entrano nel refettorio che dopo essersi purificati, come in un recinto sacro.

Dopo che, in silenzio, si sono seduti, il panettiere serve i pani per ordine, e il cuciniere serve a ciascuno una sola scodella con una sola vivanda.

Il sacerdote premette al pasto una preghiera, e nessuno può gustare alcunché prima della preghiera; dopo che hanno mangiato egli aggiunge una nuova preghiera; cosicché sia al principio che alla fine venerano Dio come dispensatore della vita.

Dopo, deposte le vesti indossate per il pasto, dato che esse sono sacre. tornano nuovamente ai lavori fino alla sera.

Allora ritornano e cenano nella stessa maniera in compagnia degli ospiti, se per caso ve ne sono di passaggio fra di loro. Né clamore né tumulto contamina la casa: per parlare si cedono la parola, gli uni agli altri, ordinatamente [...] Sono equi dispensatori dell'ira, moderatori delle passioni, patroni della fedeltà, promotori della pace. Ogni loro detto ha più forza di un giuramento; ma si astengono dal giurare considerandolo peggiore dello spergiuro, giacché dicono che risulta già condannato colui che non è creduto se non prende Dio a testimone. Hanno una cura straordinaria degli scritti antichi, scegliendo specialmente quelli che riguardano il profitto dell'anima e del corpo. E qui studiano come guarire le malattie, le radici che preservano da esse e le proprietà delle pietre.

Coloro che desiderano entrare nella loro setta non ne ottengono l'accesso immediato. Al postulante impongono per un anno la stessa norma di vita, benché ne rimanga fuori: gli consegnano una piccola scure, la cintura sopra menzionata. e una veste bianca.

Dopoché egli in questo tempo avrà dato prova di temperanza, s'inoltra più addentro nella norma di vita ed è fatto partecipe di acque di purificazione ancora più pure. ma non è accolto nella vita comune. E infatti, dopo la dimostrazione di costanza, per altri due anni se ne mette a prova il carattere; e allora se appare degno è accolto nella società [...] Sono anche longevi, tanto che i più di essi oltrepassano i cento anni, a motivo della semplicità del genere di vita, a quanto mi sembra, e della regolarità. Disprezzano i pericoli. Superano i dolori con la riflessione. Quando giunge con gloria, giudicano la morte come migliore della conservazione della vita.

I loro spiriti, del resto, furono sottoposti ad ogni genere di prove dalla guerra contro i romani, nella quale furono stirati e contorti, bruciati e fratturati, fatti passare sotto ogni strumento di tortura, affinché bestemmiassero il legislatore oppure mangiassero alcunché di illecito, ma rifiutarono ambedue le cose: neppure adularono mai i loro tormentatori né mai piansero.

Sorridendo, anzi, tra gli spasimi e trattando ironicamente coloro che eseguivano le torture, rendevano lo spirito come persone che stiano per riceverlo nuovamente.

Infatti, è ben salda fra loro l'opinione che i corpi sono corruttibili e instabile la loro materia, mentre le anime permangono per sempre. Venute dall'etere più sottile. restano implicate nei corpi come dentro le carceri, attratte da un certo incantesimo naturale [...] Vi sono poi tra di loro quelli che asseriscono di prevedere il futuro. esercitandosi fin dalla fanciullezza nello studio dei libri sacri, degli scritti sacri, e delle sentenze dei profeti: ed è raro che le loro predizioni falliscano.

Esiste pure un altro gruppo di Esseni che per genere di vita, per costumanze e per legislazione s'accordano con gli altri, ma ne dissentono sulla questione del matrimonio. Ritengono infatti che coloro che non si sposano amputino una parte importantissima della vita, e cioè la propagazione della specie, tanto che se tutti adottassero la stessa opinione ben presto scomparirebbe il genere umano ..."

( Dovresti sapere che gli scritti di Giuseppe Flavio ( quasi contemporaneo del " Cristo " ma forse era Giovanni di Gamala, uno dei figli di Pietro, terrorista contro Roma ed accolto con le palme e poi giustiziato ) sono stati riletti e " corrotti &quot
; dai soliti " amanuensi ".

( Se mi riesce di rintracciare chi ha copiato, sempre di nascosto, I frammenti di Khirbet Qumran che si trovano al Vaticano, ti farò sapere. )

http://www.etanali.it/mar_morto/files/7q5.htm

😉


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MarioG
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"[...] Gli Esseni in particolare hanno fama di praticare la santità. Ebrei di nascita, sono più degli altri legati da mutuo affetto.
[...]
Coloro che desiderano entrare nella loro setta non ne ottengono l'accesso immediato. Al postulante impongono per un anno la stessa norma di vita, benché ne rimanga fuori: gli consegnano una piccola scure, la cintura sopra menzionata. e una veste bianca.

Dopoché egli in questo tempo avrà dato prova di temperanza, s'inoltra più addentro nella norma di vita ed è fatto partecipe di acque di purificazione ancora più pure. ma non è accolto nella vita comune. E infatti, dopo la dimostrazione di costanza, per altri due anni se ne mette a prova il carattere; e allora se appare degno è accolto nella società [...]

Mi sembra che questa setta ossessionata dalla 'purezza' e dalla separatezza piu' che farisei, sia l'esatto opposto della predicazione di Gesu'.


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cedric
Noble Member
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scusa la mia ignoranza , ma è vero che Maometto era un pedofilo come sostiene la Santanchè ? pare che in vecchiaia si pervertì in modo particolare e solo i bambini riuscivano ad aiutare le sue erezioni .

la santadechè fa il paio con luttwack, entrambi fanno i finti tonti per stupire gli ignoranti in televisione.
Si fanno belli a dire in tv che maometto ed i suoi accoliti erano pedofili perchè sposavano bambine di 7 anni e se le scopavano a 9 o che si facevano i ragazzini per divertirsi.
Loro sanno benissimo che a qui tempi anni fa tali usi erano cosa normale perchè le bambine erano considerate donne fin dalla prima mestruazione, fra i 9 e gli 11 anni. Chi ha letto Shakespeare sa che la romantica Giulietta aveva 13 anni quando Paride la chiede in sposa, cosa normalissima nel 600 quando si moriva a 30 anni e bisognava fare figli in fretta

MONNA CAPULETI - Eppure è giunto il tempo, figlia mia, che pensi a maritarti. Qui a Verona, ragazze d’ottima reputazione più giovani di te, sono già madri; io stessa, all’età tua, se ben ricordo, ero tua madre già, quando tu, invece,pensi d’essere ancora una bambina.
A farla breve: c’è il nobile Paride che ci ha testé richiesta la tua mano

Ed ancora chi ha letto il satyricon di petronio arbitro sa bene che i rapporti con ragazzi di 10 anni erano cosa normalissima a roma. Tralascio il testo per decenza....

Oggi i comportamenti sono diversi e nei paesi civili per avere rapporti sessuali occorre (giustamente) aspettare per legge la maggiore età (salvo particolari casi), tuttavia fa figo alla santadechè e a luttwack chiamare pedofili chi gli sta antipatico confidando sull'ignoranza di chi ascolta.


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Stopgun
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il solo fatto che i Vangeli parlino di Gesù di Nazareth, ovvero viene indicato il toponimo, puzza di falso storico....

I Greci indicano le persone con la città di provenienza, mentre gli Ebrei indicavano la tribù di appartenenza.

Per me, i Vangeli sono stati ideati da un uomo di lettere di cultura greca, e penso che la scrittura sia stata sponsorizzata dai Romani....forse i Pisone..che necessitavano di un nuovo ordine sociale nel quale i vinti "porgevano l'altra guancia" e godevano nella perdita dei diritti civili terreni nella prospettiva di guadagnare la vita eterna, senza rendere l'anima a Dio come era obbligo per gli Ebrei.

Sbaglio?


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PietroGE
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Mi sembra che questa setta ossessionata dalla 'purezza' e dalla separatezza piu' che farisei, sia l'esatto opposto della predicazione di Gesu'.

Infatti questi erano razzisti alla ennesima potenza, un episodio come quello del buon samaritano lo avrebbero considerato una bestemmia.
Dimostrano una cosa però, che in quel tempo esistevano diverse sette ebraiche e probabilmente, ciarlatani erano dietro ogni angolo.
Il fatto che una religione basata sulla predicazione di un uomo si potesse espandere in quel modo e che molti si precipitassero a scriverne la biografia e gli insegnamenti vuol dire una sola cosa : che qualcosa di veramente straordinario deve essere successo in quel tempo e in quel posto.

Che poi ognuno di quelli che scrivevano aveva la sua interpretazione su quello che era successo, lo considero una cosa normale. Il cristianesimo non ha mai preteso, come invece fa l'islam, che le sacre scritture sono state dettate da Dio. Anche da queste cose si distingue una vera religione da una rivelazione bufala come quella dell'arcangelo Gabriele, il quale affida il " libro sacro" a qualcuno che non sapeva né leggere né scrivere.
L'islam non è una religione, è uno strumento di sottomissione e di conquista.
Basta leggere il Corano per capirlo.


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Anonymous
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Registrato: 2 anni fa
Post: 30947
 

Mi sembra che questa setta ossessionata dalla 'purezza' e dalla separatezza piu' che farisei, sia l'esatto opposto della predicazione di Gesu'.

Infatti questi erano razzisti alla ennesima potenza, un episodio come quello del buon samaritano lo avrebbero considerato una bestemmia.
Dimostrano una cosa però, che in quel tempo esistevano diverse sette ebraiche e probabilmente, ciarlatani erano dietro ogni angolo.
Il fatto che una religione basata sulla predicazione di un uomo si potesse espandere in quel modo e che molti si precipitassero a scriverne la biografia e gli insegnamenti vuol dire una sola cosa : che qualcosa di veramente straordinario deve essere successo in quel tempo e in quel posto.

Che poi ognuno di quelli che scrivevano aveva la sua interpretazione su quello che era successo, lo considero una cosa normale. Il cristianesimo non ha mai preteso, come invece fa l'islam, che le sacre scritture sono state dettate da Dio. Anche da queste cose si distingue una vera religione da una rivelazione bufala come quella dell'arcangelo Gabriele, il quale affida il " libro sacro" a qualcuno che non sapeva né leggere né scrivere.
L'islam non è una religione, è uno strumento di sottomissione e di conquista.
Basta leggere il Corano per capirlo.

Caro amico, leggi bene, non si parla del mitico Gesù Cristo, ma di Giovanni di Gamala e studia la geografia del tempo...se ti riesce...non quella dei preti, buon divertimento...

I Romani non usavano la croce, ma due paletti ed il condannato doveva portare un palo che veniva inchiodato sugli altri due pali e gli venevano
spezzate le gambe...

La tua croce ( Romana ) aveva forma di una X od una Y !!!!!

Studia la STORIA...non il catechismo...o quel che ti racconta il prete...

Buona giornata.

Ciao, ciao


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venezia63jr
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Registrato: 2 anni fa
Post: 1229
 

Bella questa frase:"ciarlatani erano dietro ogni angolo", alla fine i ciarlatani con la forza e la violenza hanno applicato le loro menzogne sul mondo intero.
Ci rendiamo conto che mentre parliamo di liberta' non sappiamo riconoscere le modalita' della nostra schiavitu'?
Il nulla e' diventato una religione.


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PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4099
 

Studia la STORIA...non il catechismo...o quel che ti racconta il prete...

Buona giornata.

Ciao, ciao

Ricambio l'augurio di divertimento con il mitico soldato Pantera, croci romane, celtiche, uncinate ecc.


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PietroGE
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 4099
 

Il nulla e' diventato una religione.

Strano che con tutti quei ciarlatani non siano nate una decina, o una ventina, di religioni. Chissà perché.


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mincuo
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6059
 

Sono discussioni di bassa lega. Le religioni hanno avuto necessità di proselitismo (le religioni e la politica tra parentesi erano anticamente una cosa abbastanza unica). Molto di ciò che le riguarda, siano l'Ebraismo, l'Islamismo o il Cristianesimo è tradizione orale, manipolazione e trascrizione spesso secoli postuma alla datazione che viene poi acclarata e spesso le narrazioni sono pescate da storie molto precedenti (in particolare quasi tutte Egizie, che fecero da culla per 3000 anni a quelle. Infatti si sono sempre dati tutti molta cura di non farle conoscere).
La pretesa esatta storicizzazione non ha a che vedere con teologia e filosofia, e il singolo personaggio sia esso Mosè, Cristo, o Maometto è abbastanza irrilevante rispetto al portato culturale-teologico-filosofico delle religioni.
La questione del proselitismo fu in particolare intimamente connessa con l'ignoranza dei popoli, a cui bisognava dare racconti semplici e "reali" con degli "eroi" e con delle storie ben definite e "meravigliose", più che discorsi raffinati o scuole di pensiero, per loro incomprensibili.

Sono due piani diversi. In un certo senso la furia di "provare" una determinata esistenza STORICA per filo e per segno contraddice l'essenza stessa e la superiorità stessa del pensiero religioso (qualsivoglia) rispetto alla miseria logico-intellettuale dell'ateismo oltre che alla sua stessa contraddizione in termini. [In termini logici l'ateismo è la negazione stessa dell'ateismo ed è esso stesso la prova logica del teismo].
Le religioni TUTTE poggiano sul fatto che non sono basate sulla ragione in quanto essa è strumento umano limitato e non atto a comprendere il Divino, per cui solo l'atto di credere, e cioè la fede, è il postulato e il fondamento di ognuna di esse.
Il fatto che ancor oggi si litighi sulla prova della "veridicità" storica di questo o quello, basando su questa "prova" la veridicità di una religione depone su quanto ignoranti siano rimaste a tutt'oggi dopo 2000 anni le persone.
I personaggi storici Mosè, Cristo o Maometto non avrebbero in ogni caso fatto nulla da soli. E' il pensiero che si è sviluppato e consolidato in una certa area, in un certo tempo e in una certa cultura e che ha dato risposte diverse dalle precedenti all'ansia religiosa e al senso del Divino che è una costituente dell'uomo. Amen. (che poi è abbastanza verosimilmente "Amon".....per via di quel che è stato sepolto e che fu probabilmente un sincretismo...)


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