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cooperanti: chi c'era con loro durante il sequestro?


helios
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articolo del 6 agosto 2014, pochi gg dopo sequestro:
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Siria, rapite due volontarie italiane
Scomparse da Aleppo, nessuna notizia delle due giovani dal 1° agosto

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo in una foto tratta da Facebook

06/08/2014

Ore d’ansia per la sorte di due giovani cooperanti italiane rapite in Siria, ad Aleppo, dove si trovavano dal 28 luglio per seguire progetti umanitari. La Farnesina, che ha subito attivato l’Unità di crisi, ha confermato «l’irreperibilità di due cittadine italiane» ma mantiene il massimo riserbo sulla vicenda.

Le ragazze rapite sono Vanessa Marzullo di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli di Gavirate (Varese), di 21 e 20 anni, fondatrici del Progetto Horryaty - iniziativa di solidarietà per la Siria, che si occupa soprattutto di attività nel settore sanitario e idrico.

Secondo il sito del quotidiano giordano Assabeel, responsabile del sequestro delle due cooperanti italiane sarebbe un gruppo armato che in passato ha già rapito diversi attivisti e giornalisti. Cita come fonte un attivista locale corrispondente di alcune testate, secondo il quale, le ragazze sarebbero state prelevate nella località di El Ismo, a ovest di Aleppo, nella casa del «capo del Consiglio rivoluzionario» locale, dove erano ospitate. Con loro, afferma ancora la fonte, vi era anche un giornalista italiano, Daniele Raineri de Il Foglio, che è riuscito a fuggire e ha dato l’allarme. “Le due italiane - precisa Assabeel - sono state viste per l’ultima volta venerdì 1 agosto”.

Il sito non fornisce il nome del gruppo autore del rapimento, né precisa se si tratti di un’organizzazione criminale o di una formazione di matrice politica. Ma aggiunge che diversi suoi membri sono stati in passato uccisi in azioni militari.

Sulla pagina Facebook di Greta, che è al terzo viaggio in Siria e ha alle spalle già diverse esperienze in missioni umanitarie in Africa, l’ultimo aggiornamento risale al 31 luglio: una foto di Aleppo devastata dai bombardamenti e un ragazzo con il kalashnikov e un giubbotto mimetico che guarda le macerie davanti a sé. Su quella di Vanessa, l’ultimo post è del 16 luglio. «Rosso, rosso come quel lettino, e sul lettino il corpicino martoriato della bambina di Aleppo le cui gambe sono state polverizzate da un’esplosione. Rosso come le macchie ormai incrostate sulle pareti e il pavimento, nell’angolo della stanza dove vi hanno torturati fino a farvi desiderare la morte, fino a farvi morire in maniera indicibile....», ha scritto la volontaria che studia “Mediazione linguistica e culturale” all’università di Milano e parla l’arabo.

Sulla scomparsa delle due giovani il ministero degli Esteri ha attivato sin da subito l’Unità di crisi, l’intelligence e «tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti». Le famiglie sono state informate e vengono tenute costantemente informate sugli sviluppi. “Se volete stare vicini a Vanessa e Greta, raccontate cosa succede in Siria e perché è in questa situazione”. Così un parente stretto di Greta Ramelli ha risposto ai giornalisti a proposito della ragazza rapita in Siria entrando nella casa di famiglia a Gavirate.

Già dal primo agosto si sta lavorando per riportarle a casa, come già fatto in passato con successo in vicende analoghe. «Non sentivo Vanessa e Greta da qualche giorno», ha raccontato Roberto Andervill, terzo responsabile del progetto Horryaty, che a marzo era andato con loro per un sopralluogo nelle zone rurali di Idlib. Lì, raccontano i cooperanti su Facebook, si «era cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale, al fine di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto». «Durante questa missione - si legge - siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza». Questa volta, le due cooperanti erano entrate in Siria passando per Atma, uno dei più grandi campi profughi, vicino al confine con la Turchia.

Con Vanessa e Greta salgono a tre gli italiani rapiti in Siria: da luglio dello scorso anno non si hanno più notizie di padre Paolo Dall’Oglio, 59 anni, gesuita romano che ha lavorato nel Paese per trent’anni. In tutto il mondo ci sono altri tre italiani sequestrati: Giovanni Lo Porto, 38 anni, cooperante scomparso in Pakistan da due anni; Gianluca Salviato, 48 anni, impiegato, sequestrato in Libia a marzo; Marco Vallisa, tecnico rapito un mese fa sempre in Libia.

http://www.lastampa.it/2014/08/06/esteri/siria-sparite-due-volontarie-italiane-THhNZTD0WFWMTLSxBjAZTN/pagina.html

i quotidiano giordano dice espressamente, pochi giorni
dopo il sequestro delle due cooperanti, che Raineri era con loro nel momento del sequestro. La fonte è un attivista locale, e quel posto era un villaggio.
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articolo di oggi:

Quando Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono state rapite il giornalista del Foglio, Daniele Raineri, si trovava a 25 chilometri di distanza. A precisarlo è lo stesso inviato del giornale di Giuliano Ferrara che secondo la versione divulgata dai media subito dopo il sequestro era con le due cooperanti nell'appartamento preso d'assalto dai banditi, ma riuscì a fuggire. Non è vero. "Quando sono state rapite", scrive in un articolo su il Foglio, ero a circa 25 chilometri dalla casa dov'erano loro. Semplicemente non ero lì. Ero in una base di ribelli a sud di Aleppo". "Si stava seduti su materassi di gommapiuma fuori dalla casa, al buio", racconta Raineri. "C'era sempre una lieve pausa, un momento di imbarazzo collettivo prima di cominciare a parlare, poi quando si inizia non si smette più".

La notizia - "Alle cinque del mattino ci sono stati colpi alla porta", continua il giornalista. "Sono entrati due siriani. Hanno sequestrato le due italiane. Stanno cercando anche te". A quel punto Ranieri racconta di essere andato verso il confine turco: "I ribelli hanno prestato la macchina e una scorta di uomini armati, in modo da essere un bersaglio meno appettitoso per eventuali sequestratori. Un'ora dopo", conclude Ranieri, "ho chiamato l'unità di crisi del ministero degli Esteri".

http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11745424/Greta-e-Vanesse--l-inviato.html

La versione dei media è la versione di chi ha visto i fatti e li ha descritti.
Che motivo aveva l'attivista di di mentire nel dire che Raineri era in quel villaggio, col capo del consiglio rivoluzionario locale e le due ragazze?


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yakoviev
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Ma questo tizio del Foglio è stato sentito dal magistrato? Non si sente mai nominare, non viene interrogato, messo sotto torchio (come ci si aspetterebbe). Questo è uno degli elementi che mi suggeriscono che anche la magistratura non abbia la minima intenzione di approfondire la vicenda ma la voglia abbuiare. Ovviamente se i fatti mi smentiranno sarò contento.


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helios
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Ma questo tizio del Foglio è stato sentito dal magistrato? Non si sente mai nominare, non viene interrogato, messo sotto torchio (come ci si aspetterebbe). Questo è uno degli elementi che mi suggeriscono che anche la magistratura non abbia la minima intenzione di approfondire la vicenda ma la voglia abbuiare. Ovviamente se i fatti mi smentiranno sarò contento.

mi sono chiesto questo migliaia di volte.
Che cosa faceva quel giornalista de IlFoglio in quel momento in Siria proprio nel villaggio in cui sono state rapite le due presunte cooperanti?
Non lo ha mai spiegato....
Nemmeno qualcun glielo ha mai chiesto, considerato che oggi da una versione diversa dei fatti raccontati subito da un attivista siriano che era nel villaggio.
Raineri non ha smentito subito che non era con le ragazze.
Lo fa ora dopo 6 mesi.
E perchè mai un giornalista dovrebbe avere degli agganci alla Farnesina?

Lo racconta lui stesso:

"Alle cinque del mattino ci sono stati colpi alla porta", continua il giornalista. "Sono entrati due siriani. Hanno sequestrato le due italiane. Stanno cercando anche te".[b[ A quel punto Ranieri racconta di essere andato verso il confine turco[/b]: "I ribelli hanno prestato la macchina e una scorta di uomini armati, in modo da essere un bersaglio meno appettitoso per eventuali sequestratori. Un'ora dopo", conclude Ranieri, "ho chiamato l'unità di crisi del ministero degli Esteri".

quindi Raineri sapeva che doveva andare verso il confine turco (chi glielo aveva detto?) e che aveva anche il numero per chiamare l'unità di crisi della Farnesina in Italia. Dalla Siria, confine con la Turchia.
Mi pare che il giornalista avesse MOLTI mezzi per essere uno che stava con i ribelli!

Non è vero. "Quando sono state rapite", scrive in un articolo su il Foglio, ero a circa 25 chilometri dalla casa dov'erano loro. Semplicemente non ero lì. Ero in una base di ribelli a sud di Aleppo"
e credo che questo dica tutto sulla vicenda.


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