Notifiche
Cancella tutti

Democrazia, mezzi di comunicazione e realtà


cubainforma
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1957
Topic starter  

www.cubainformazione.it

Dario Machado Rodriguez

L'imperiosa necessità di difendere la sovranità e l'indipendenza della nazione come condizione sine qua non per costruire, ampliare e approfondire la nostra democrazia, dalle nostre radici e secondo i nostri principi e tradizioni, richiese dalla società cubana in rivoluzione la posposizione di desideri, obiettivi , propositi e progetti individuali e di gruppo, in modo da garantire la possibilità di costruire una vita propria, in tutti i sensi, economico, sociale, politico, culturale, un modo di vita proprio, un modello di democrazia reale e sostenibile cubana, non digitata dall'esterno, ma pensata e realizzata da e con il popolo lavoratore.
Dopo una lunga lotta, di oltre mezzo secolo, con lo stato imperialista USA e con la lunga luce della direzione della rivoluzione socialista Cuba ottenne una vittoria storica, quando il governo USA riconobbe, nel dicembre 2014, che non poteva piegarla con aggressioni e la guerra economica e decisero cambiare tattica. Con ciò si aprì una nuova fase, molto più difficile e complicata che si sostiene oggi e sosterrà in futuro nel campo dell'economia nazionale, ma soprattutto nel terreno delle idee e dei simboli, del senso della vita, della cultura.

Sostenere tale vittoria e andare avanti sarebbe impossibile con un paese frammentato da interessi economici e politici corporativi e utilitaristici, facilmente assorbibili dal capitale e dal potere politico USA, piagato dal clientelismo e dai politicanti, gestito da partiti politici senza radicamento popolare e con una stampa manipolata da interessi egoistici. Credere il contrario è quanto meno un'ignoranza supina.
Se oggi possiamo discutere sul nostro presente ed il nostro futuro è grazie alla nostra giusta e giustificata cultura della resistenza, alla coesione nazionale ancorata nel corso socialista della costruzione sociale. Ma sostenere tale vittoria ed andare avanti neppure sarà possibile senza una rinnovata mentalità, senza un'attività rivoluzionaria di trasformazione, senza metodi e stili nuovi nel lavoro ideologico e politico e nella comunicazione sociale.

L'eredità culturale della nostra storia rivoluzionaria non può essere interpretata pienamente, oggi, se non che in chiave socialista, tanto meno può essere re-interpretata per adagiare la sardina alla brace del liberalismo e scordando che la contraddizione tra gli interessi del potente stato imperialista USA e gli interessi della nazione cubana sono ancora vigenti, e che d'ora in poi adotterà nuove e molteplici forme di rivelazione alle quali è nostro dovere patriottico prestare la maggiore attenzione.
Disconoscere che le maniere esistenti, oggi, di disinformare, confondere ed influire tendenziosamente in qualsiasi società come mezzi tanto pubblici come segreti si sono sviluppate e sofisticate a livelli impensabili all'epoca della repubblica neo coloniale e che queste funzionalità sono utilizzate nelle più diverse forme a fini di dominio è qualcosa che solo possono fare gli ignoranti o i malintenzionati.

Adattarsi alle nuove realtà non significa rinunciare alla nostra storia, al nostro patrimonio, ai nostri principi che sono le armi ideologiche e politiche con cui la rivoluzione ha difeso la sicurezza, l'indipendenza e la sovranità nazionale dei cubani, ma comprendere che il mondo è cambiato e sta cambiando vertiginosamente e che sopravviveranno e avranno successo le idee ed i propositi che siano in grado di rinnovarsi senza perdere la loro essenza.

La responsabilità del giornalismo
La società aspetta che i suoi mezzi di comunicazione adempiano la responsabilità di essere al servizio delle sue esigenze di informazione, organizzative, educative e culturali.

Qualsiasi persona o gruppo che abbia la possibilità di comunicare qualcosa attraverso i mass media concentra, in quel momento, un potere d'influenza moltiplicato, con cui può comunicare ciò che considera notizia, ciò che decide informare, ciò che vuole che altri ascoltino, leggano e pensino, infine, le valutazioni che decide condividere con il pubblico, a cui, effettivamente, hanno diritto le persone ed i media, sempre nel rispetto della legge.

C'è una differenza tra la libertà di espressione, di pensare e parlare senza ipocrisia, e l'azione e l'intenzione di moltiplicare i propri giudizi attraverso i mass media, di richiedere l'attenzione ed il tempo degli altri, ciò che converte in un fatto macro-sociale un'iniziativa personale o di gruppo. E' qui dove spetta alla legge giocare il suo ruolo regolatore per assicurare l'equità dentro le regole socialmente concordate e legalmente stabiliti. Da qui anche i requisiti professionali ed etici nell'esercizio del giornalismo.

Si tratta anche di considerare l'attività di comunicazione dei nostri media come uno strumento insostituibile di promozione e difesa della nostra cultura, del nostro modo di vita, della nostra indipendenza e sovranità nazionale, un'arma per contro-arrestare la molteplice influenza dei simboli e modelli del capitalismo neo-liberale che oggi cerca d'interpretare, a suo modo, le trasformazioni economiche in corso nella società cubana e mimetizzarsi per identificarle con le chiavi del suo sistema, della sua logica fondata nell'assoluto predominio della proprietà privata.

È la proprietà privata quella che ha generato nella storia umana l'ansia del profitto, dell'interesse individuale e corporativo, l'egoismo, il consumismo ed una sfrenata concorrenza che ha danneggiato ed ammalato la natura e le relazioni sociali, in particolare l'esercizio della politica e dell'attività comunicativa ed ha convertito la democrazia, in molti paesi, in uno scherzo di cattivo gusto ed a livello internazionale in oggetto della più perversa manipolazione ideologica.

A Cuba, la responsabilità di rispondere, in modo efficiente, all'agenda pubblica è condivisa da giornalisti, comunicatori, registi, direttori dei media e anche dallo Stato e dal Partito; quest'ultimo, per la sua qualità di forza dirigente superiore della società cubana, qualità che gli è stata concessa dal mandato storico, politico e giuridico, carica sulle sue spalle la maggiore responsabilità.

I mezzi di comunicazione che sono di proprietà sociale sono un investimento della società cubana, dei nostri cittadini, non sono proprietà di nessuno in particolare, non sono proprietà esclusiva dello Stato, del Partito o della loro dirigenza, ma di tutta la società.
Non essendo di proprietà di nessuno in particolare, nessuno ha un diritto individuale di decidere cosa si convertirà, massicciamente, in materia di attenzione sociale. Il criterio principale deve essere quello che detta l'agenda pubblica. Da qui la responsabilità dei media di conciliare con quest'ultima il suo ordine del giorno e l'agenda politica. Da qui anche l'importanza della responsabilità condivisa, dello sguardo collettivo e, soprattutto, dell'esistenza di norme concordate, legalmente approvate e costituzionalmente sostenute, che assicurino, al di là dei giudizi individuali di persone siano o meno militanti rivoluzionari, disimpegnino o meno responsabilità amministrative o politiche, il diritto dei cittadini ad essere adeguatamente informati su tutte le questioni di interesse sociale, che assicurino che non si abbiano argomenti tabù, che non si nasconda informazione per evitare responsabilità, che non si disinformi, che non si confonda, che si abbia veridicità in ciò che si pubblica, che vi sia trasparenza, sempre dentro le norme di legge e l'etica professionale.

I nostri mezzi di comunicazione sociale hanno bisogno di queste normative giuridiche per, anche nel mezzo alle costanti minacce e colpi bassi dello Stato imperialista USA e delle transnazionali, in particolare quelle dei mezzi di comunicazione, così come di altri poteri nord-centrici economici, politici o militari, conquistare tutta la democrazia possibile.

In questa direzione alla società cubana le manca molto da fare.
E' dovere dello Stato socialista cubano rafforzare, in modo crescente, la società, ciò che anche comprende i mezzi di comunicazione, l'attività comunicativa.
Tale rafforzamento non può consistere in nessun caso, si tratti dei media sociali, di una azienda, un ospedale o un'organizzazione sociale, ecc, nella generazioni di enti che si riassumano in sé stessi, che non abbiano responsabilità verso la società, ciò che terminerebbe in una sorta di privatizzazione nel quadro della proprietà sociale e con un'attuazione che contribuirebbe a emarginare la legge.

Nello stesso modo in cui la società si prende cura della sua economia, con il fondamento della predominanza della proprietà sociale e della legalità che la protegge, mentre coesistono forme cooperative e private che operano nel rispetto della legge, altrettanto corrisponde fare con la comunicazione sociale.
La sfida
La società cubana mantiene l'opportunità di sviluppare un modello di comunicazione ampio, flessibile, partecipativo e socialmente responsabile, in cui vi sia spazio per le forme non statali di gestione dei mezzi di comunicazione, insieme ai media gestiti dallo stato, ma entrambi all'interno della legge; tutti -sia i media tradizionali o digitali- se hanno la loro sede nel territorio nazionale, devono assoggettarsi alle leggi cubane.

Il crescente sviluppo e l'espansione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha moltiplicato gli spazi informativi sono emersi blog, periodici on-line, siti web, spazi in cui individui e gruppi di individui trattano i più diversi argomenti. Quando ciò si genera, a Cuba, è dovere e obbligo rispettare la legge. Spetta allo Stato l'obbligo di assicurare che tutti l' osservino.

Tale ruolo dello Stato in alcun modo lo rende "assolutista". Adempiere a tale mandato è semplicemente agire nel rispetto della legge ed evitare che in nome della libertà di espressione e di giudizio s' inadempia il concordato socialmente e legalmente stabilito.
La carenza di specifiche disposizioni di legge che disciplinino i media, in sintonia con i nuovi tempi, aggiornate alle nuove realtà, socialmente concordate e debitamente approvate dalle strutture autorizzate dalle nostre istituzioni dà luogo all'opportunismo ed alla speculazione, ma neppure contribuiscono ad eliminare gli ostacoli che pongono ad una comunicazione in sintonia con le esigenze sociali e le nuove realtà, coloro che non sono in grado di cambiare la loro mentalità.

Queste norme sono, oggi più che mai, necessarie.

Esse sono quelle che regoleranno non solo l'agire dei mezzi di comunicazione sociali tradizionali o digitali, ma anche lo stesso agire degli organismi dello Stato e l'agire del Partito, evitando la segretezza, la corruzione informativa, la sottovalutazione del pubblico e dei comunicatori, l'abuso di potere, il vizio di censurare tutto ciò che sia di difficile comprensione o esprime un reale conflitto della società, come se con il suo occultamento esso fosse risolto o semplicemente non esistesse.
Come avviene per ogni altra questione sociale, è ovvio che le norme non sono sufficienti, bisogna volontà e buon senso. Al partito corrisponde un ruolo attivo, efficiente, nel promuovere questo imprescindibile cambiamento nella società cubana per il quale sono preparati giornalisti cubani ed il popolo cubano. E sono preparati proprio a seguito dell'attività educativa, formativa e di orientamento della rivoluzione socialista.
La lentezza nell'affrontare la nuova realtà approfondisce solo la contraddizione tra le esigenze informative e comunicative dell'attuale società cubana, e l'assenza di risposta politica a tali esigenze.
Popolo, mezzi di comunicazione, giornalisti, comunicatori, Stato rivoluzionario e partito, tutti uniti in un dialogo franco, critico e autocritico sul tema della comunicazione sociale, alla ricerca di una comprensione che risponda, in modo efficace, alla nostra realtà e che non apra crepe per dove penetri l'opportunismo o l'intenzione dolosa di dividere, di frammentare, di ferire la coesione sociopolitica della società cubana, imprescindibile proprio per correggere le nostre carenze.

Considerare lo Stato ed il Governo rivoluzionario enti dai quali bisogna differenziarsi per definizione, è un atteggiamento che lontano dall'unire, divide. La relazione della società civile con lo Stato, se si considera qualcosa che deve essere "alternativo" implica che, a volte, il problema è "dello Stato" altre volte "della Società Civile", mai di entrambi. L'anteriore non implica, in modo alcuno, né può implicare che bisogna vedere le cose allo stesso modo, agire allo stesso modo, pensare allo stesso modo, la differenza ed il dissenso sono naturali in ogni società umana, sinché significa, semplicemente, non disunirsi a priori.

Il Partito Comunista di Cuba ha generalizzato un dibattito nazionale che lo include non solo come soggetto, ma anche come oggetto, come tema da discutere. Questa discussione affinché sia costruttiva deve partire da presupposti veritieri. In questo appello all'analisi della nostra realtà non è stata sollevata altra condizione, che non sia la maggiore libertà di opinione e di parola, l'elementare decoro ed onestà. Al non porre alcuna condizione neppure chiede incondizionalità. Discutere sull'incondizionalità sarebbe un falso problema, una deviazione dei contenuti veramente sostanziali che la società cubana deve affrontare e risolvere a beneficio di tutti.

Il compito di conquistare tutta la democrazia possibile richiede da tutti un cambio di mentalità. Non tutti i cittadini, militanti o no, dirigenti politici o no, quadri amministrativi o lavoratori in generale, hanno sviluppato le qualità di tolleranza, riconoscimento dell'opinione diversa o contrario, riconoscimento dei diritti. E' ancora necessaria ancora molta critica ed autocritica nella nostra società. Le idee continuano a svolgere il loro ruolo insieme agli eventi, la battaglia per un'economia migliore per un paese migliore marcia di pari passo con la battaglia ideologica.
In questo dibattito si sta ponendo alla prova, di nuovo, il riconoscimento del partito nella società cubana e la sua capacità di autocritica. La società cubana aspetta, non solo il riconoscimento di errori e carenze, ma insieme ad esso e subito dopo risposte rivoluzionarie, efficienti per superarle.
La situazione attuale, nella quale lottiamo, ancora una volta, per la nostra sovranità ed indipendenza nazionale, in cui è in esecuzione una guerra di simboli e lo spettro della retrocessione sociale e politica bussa alle nostre porte per mano dello stesso imperialismo di cui ci liberò la rivoluzione del gennaio 1959, è necessaria ed urgente un'azione rivoluzionaria che metta la nostra comunicazione sociale, insieme con il popolo lavoratore, la nostra intellighenzia, in particolare il giornalismo rivoluzionario, patriottico, anti-imperialista, anti-egemonico, socialista, all'avanguardia della battaglia di idee. Non c'è spazio né tempo per permetterci la lentezza né per porre in dubbio l'imperativo di un cambio di fondo, con ordine ed intelligenza, nel campo della comunicazione sociale.


Citazione
Condividi: