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Denunciò inquinamento,ha ottenuto una condanna!


Eshin
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Quali segreti avrebbe svelato ????
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http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2013/01/la-macchina-del-fango-colpisce-il-tenente-di-bello/

Denunciò inquinamento
Nuova condanna
per tenente Di Bello

FABIO AMENDOLARA

POTENZA - Fu il primo a lanciare l’allarme sull’inquinamento del lago del Pertusillo. Ma per quella coraggiosa denuncia invece di ricevere un premio ha ottenuto una condanna: tre mesi di reclusione e tre mesi di interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa). Più di quanto avevano stabilito i giudici di primo grado (due mesi e 20 giorni e nessuna pena accessoria, a seguito di rito abbreviato). Il tenente della polizia provinciale Giuseppe Di Bello è stato condannato anche in appello. La richiesta del sostituto procuratore generale Modestino Roca era ancora più pesante: tre mesi di reclusione e un anno di interdizione. L’accusa: rivelazione del segreto d’ufficio per aver divulgato i dati sull’inquinamento delle dighe.

Per quell’azione il tenente Di Bello è stato anche sospeso dal servizio per due mesi. Maurizio Bolognetti, leader dei radicali lucani, invece, si sta difendendo nel processo di primo grado. Fu lui a diffondere i dati che gli aveva fornito Di Bello. Ma all’udienza preliminare preferì il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio. Da anni Bolognetti è impegnato a denunciare la Basilicata dei «veleni industriali e politici».

Dopo aver denunciato cosa è accaduto? «Un paradosso», lo ha definito l’esponente dei radicali. E siccome quella battaglia la stava conducendo con il tenente Di Bello è stato indagato anche lui. Avevano sollevato dubbi sulla qualità delle acque di alcune dighe che forniscono acqua potabile alla Puglia. E per le analisi, non fidandosi dei laboratori pubblici, le avevano affidate a un privato. I dati emersi, sostengono i due, erano preoccupanti. Per questo motivo hanno deciso di renderli pubblici, onorando la convenzione di Aarhus che, all’articolo cinque, comma “C” recita: «In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali, siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia».

Bolognetti e il tenente Di Bello lo hanno fatto immediatamente. Ma si sono «beccati» un procedimento penale Bolognetti e una condanna Di Bello. Ieri mattina Di Bello era in aula, nel palazzo di giustizia di Potenza. Ha ascoltato la requisitoria del procuratore generale. Ed è rimasto sorpreso quando gli ha sentito dire che la sentenza di primo grado era da riformare in peggio. Il difensore del tenente, l’avvocato Ivan Russo, ha replicato in modo duro. «Il tenente ha svolto quelle attività d’indagine nel suo giorno di riposo. Era un semplice cittadino. In quel momento non era un pubblico ufficiale». E ha depositato una quindicina di pagine di sentenze della Cassazione.
«Gli agenti di polizia giudiziaria - ha spiegato Russo - che svolgono attività d’indagine fuori dalle ore di lavoro non sono assimilabili agli ufficiali di polizia giudiziaria. Ci sono molte sentenze di condanna per agenti di polizia giudiziaria che indagando al di fuori dell’orario d’ufficio hanno commesso il reato di usurpazione di titolo».

Quali segreti avrebbe svelato Di Bello, che in quel momento non era un agente di polizia giudiziaria? «In un Paese serio - ha concluso Russo - gli avrebbero dato una medaglia». I giudici della Corte d’appello - Francesco Verdoliva, Alberto Iannuzzi e Angela D’Amelio - sono rimasti in camera di consiglio un paio d’ore. Poi hanno emesso la sentenza di condanna. Al tenente non resta che presentare ricorso per Cassazione.

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/basilicata/denunci-inquinamento-nuova-condanna-per-tenente-di-bello-no672101

VEDI ANCHE!

Bario e Boro nelle dighe lucane
Autore: Maurizio Bolognetti, Direzione nazionale Radicali Italiani e segretario Radicali Lucani

http://www.olambientalista.it/acquaart16.htm


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Eshin
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Elezioni Basilicata, ex candidato M5S: “Escluso da Grillo perché condannato”
In una conferenza stampa a Montecitorio organizzata da Sinistra ecologia e libertà, il tenente Di Bello si è sfogato contro il leader a 5 Stelle: "Il Movimento è solo un prodotto di marketing. Grillo è autoritario. La mia condanna è una medaglia al merito per aver difeso il mio territorio e denunciato l'inquinamento"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 novembre 2013
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Elezioni Basilicata, ex candidato M5S: “Escluso da Grillo perché condannato”

Più informazioni su: Basilicata, Beppe Grillo, Elezioni, Movimento 5 Stelle.
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Da candidato di punta del Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali in Basilicata a “traditore”. Il tenente Giuseppe Di Bello, escluso dalla campagna elettorale perché condannato in primo grado e quindi con un profilo che tecnicamente va contro le regole per le candidature grilline, si è sfogato a Montecitorio in una conferenza stampa organizzata da Sinistra ecologia e libertà. Attivista della prima ora e noto per le sue battaglie per l’ambiente, ha vinto le “primarie M5S” online nell’ottobre 2013: poche ore dopo essere stato scelto come portavoce però, ha ricevuto una chiamata dal leader. “Hai dichiarato il falso”, gli avrebbe detto al telefono, “Al tuo posto subentra il secondo classificato, Piernicola Pedicini“. Motivo? La condanna in primo grado a due mesi e 20 giorni per rivelazione di segreto d’ufficio: ha fatto trapelare i risultati dei campionamenti dell’invaso del Pertusillo e denunciato (fuori dall’orario di lavoro) l’inquinamento delle sue terre.

“Sono stato escluso”, ha dichiarato Di Bello, “dalla corsa elettorale per una condanna in primo grado che per me è una medaglia al merito. E la cosa ancora più grave è che io avevo avvisato lo staff di Grillo e Casaleggio ben prima di partecipare alle primarie. Sapevano della mia situazione e mi hanno fatto passare per uno che dichiara il falso”. E ha continuato: “Sono stato cacciato con grande autoritarismo ma anche in modo truffaldino: mi ha detto che dovevo fare un passo indietro – sostiene Di Bello – così il secondo arrivato sarebbe diventato primo e poi in qualche modo ci si sarebbe accordati”. Di Bello così ha lasciato il Movimento e fondato alcune liste civiche.

Sinistra ecologia e libertà ha sposato la battaglia del tenente. “Di Bello è un esempio in Basilicata – ha assicurato la candidata alla presidenza lucana per Sel Maria Murante – da sempre in prima linea con le sue battaglie ambientali”. Che gli sono costate la condanna in primo grado che ha sancito la fine della sua storia con il Movimento 5 Stelle. Di Bello, di sua iniziativa, ha fatto dei campionamenti delle acque dell’invaso del Pertusillo, “una risorsa – spiega – destinata ad uso potabile per ben 3,5 milioni di cittadini tra Puglia e Basilicata. La qualità dell’acqua risulta precipitata vertiginosamente a causa delle grandi multinazionali che in quella area prelevano petrolio: dalle analisi risulta evidente la presenza di metalli pesanti e idrocarburi”. Ma Di Bello, all’epoca comandante della Polizia provinciale, viene “denunciato dall’assessore all’ambiente del Pd, dapprima per procurato allarme – spiega – poi, quando l’acqua si fa di colore rosso e migliaia di pesci cominciano a salire a galla morti, per rivelazione di segreto d’ufficio”. Di Bello, a causa della condanna, viene demansionato, “da comandante a tenente in un museo”. Così, sentendosi vittima del sistema e della politica, si avvicina al M5S.

“Grillo mi chiama al telefono per intervenire a due comizi a Matera e Potenza – ha raccontato – mi presenta come il tenente caposaldo della Basilicata, ‘altro che Papaleo’, dice. Divento attivista a tutti gli effetti e intanto continuo la mia battaglia con i campionamenti delle acque”. Poi arrivano le primarie e Di Bello, prima di presentare la propria candidatura, chiama “lo staff dei 5 Stelle per capire se c’erano problemi per quella condanna, invio dunque tutta la documentazione del caso coinvolgendo persino i parlamentari M5S”. Tutto fila liscio, “vengo certificato per essere candidato portavoce in Regione”. Arrivano le selezioni online e Di Bello, forte della sua celebrità sul territorio, sbaraglia tutti gli altri. Ma qui cominciano i guai. “Prima vengo chiamato dal deputato Vito Petrocelli che mi preannuncia problemi e una telefonata in arrivo – racconta – poi mi chiama Grillo che, in modo scortese e insensibile ad ogni rapporto umano, mi dice che devo fare un passo indietro”, perché tanto “in qualche modo ci si mette d’accordo. Poi aggiunge che anche lui è stato condannato, ma io a differenza sua ho una sentenza in primo grado che è una medaglia al merito, due situazioni completamente diverse”, ha rivendicato. “Lì mi risveglio dal sogno – dice – capisco che il M5S è solo un prodotto di marketing, non serve a cambiare il Paese”.

Di Bello è passato al contrattacco e presenta delle sue liste civiche, ma ben quattro vengono ricusate. Alla fine ricorre al Tar ma la spunta per una sola lista. A Grillo oggi Di Bello rimprovera di portare avanti solo battaglie populiste, ma di tirarsi indietro davanti agli interessi delle grandi multinazionali. Corporation del petrolio comprese. Migliore rincara la dose: “Noi siamo dalla parte di chi denuncia la casta, ma anche quella economica e finanziaria, non soltanto quella politica di cui non facciamo parte. Grillo su questi temi resta sempre in silenzio, le multinazionali per lui non si toccano. Quando si pestano i piedi alle corporation, chissà come mai, non troviamo mai né Grillo né il Movimento 5 Stelle”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/13/elezioni-basilicata-ex-candidato-m5s-escluso-da-grillo-per-condanna-in-primo-grado/776843/


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