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Di Pietro nega di aver interrogato Ciancimino - smentito


dana74
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Di Pietro deve soffrire di amnesie... e a Travaglio è sfuggito questo interrogatorio

Di Pietro interrogò Ciancimino a Rebibbia
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Scritto da Guido Ruotolo
Lunedì 12 Ottobre 2009 12:46

C’è un piccolo giallo nella storia dei mille misteri della stagione stragista di Cosa nostra del ‘92 e del ‘93. Di per sé è un episodio insignificante, ma che è importante perché è la dimostrazione che dopo 17 anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio i ricordi poi non sono così nitidi, anche quelli che riaffiorano sorprendentemente nei protagonisti (delle istituzioni) di quell’epoca, che sembrano offrire nuove verità finora nascoste. E che delineano un nuovo scenario inquietante: Paolo Borsellino sapeva che era in corso una trattativa tra Cosa nostra e ufficiali del Ros dei carabinieri. Questa nuova verità porta a un’altra possibile interpretazione del movente della stessa strage di via D’Amelio: Borsellino fu ucciso perché si opponeva a questa trattativa.

Il piccolo giallo a cui facciamo riferimento è un interrogatorio di Vito Ciancimino da parte dell’allora pm Antonio Di Pietro. Giovedì sera ad «Annozero», il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino, ha rivelato che il padre voleva essere interrogato dal pm di Mani pulite e che gli fu negato. Lo stesso Di Pietro, presente in trasmissione, è trasecolato. Stupito per questa richiesta mai comunicatagli.

E invece Di Pietro interrogò Ciancimino nel carcere romano di Rebibbia, nei primi mesi del ‘93. Lui stesso adesso precisa: «Non ricordo assolutamente la circostanza. Può essere accaduto. A quel tempo interrogavo decine di persone, ero impegnato nell’inchiesta Enimont». Di Pietro non ricorda, dunque. Per altri protagonisti, invece, il pm di Milano rimase deluso da quel colloquio: «Ciancimino non aggiunse nulla che il pm di Mani pulite non sapesse». Massimo Ciancimino conferma quell’incontro avvenuto nel carcere di Rebibbia: «Erano presenti anche i magistrati di Palermo, e mio padre si rifiutò di parlare perché ritenne che non ci fossero le condizioni».

Al di là dei non ricordo, l’interrogatorio di Ciancimino da parte di Di Pietro è un’ulteriore conferma che a cavallo delle stragi di Palermo e del Continente (Firenze, Roma e Milano) il rapporto del Ros di Mori e De Donno su «Mafia e Appalti» rappresentava uno spunto di indagine per arrivare a una qualche verità anche sulla scelta (apparentemente) suicida di Cosa nostra di abbracciare la strategia eversiva.

Borsellino rimase colpito dagli appunti trovati sull’agenda elettronica di Giovanni Falcone. Ne parlò il 12 novembre del 1997 nel processo di Caltanissetta Antonio Ingroia (che oggi è uno dei pm che indagano sulla trattativa): «Borsellino si concentrò su quegli appunti. Tra questi, uno di quelli cui egli mi fece riferimento fu la vicenda relativa all’ormai famigerato rapporto del Ros su "Mafia e Appalti", rispetto al quale ebbe dei colloqui sia con ufficiali dei carabinieri sia con colleghi del mio ufficio, per cercare un po’ di ricostruire la sua storia». Precisò Ingroia: «Ne parlò con il tenente Canale. Credo che vi sia stato anche un qualche colloquio con il capitano De Donno».

Ingroia, nel suo interrogatorio a Caltanissetta non fece riferimento a confidenze di Paolo Borsellino sul fatto che sapesse della trattativa intavolata da Mori e De Donno con Ciancimino. Una circostanza confermata, invece, soltanto oggi dall’ex Guardasigilli Claudio Martelli, che ricorda di averla saputa da Liliana Ferraro - gliene parlò il capitano De Donno - che informò a sua volta lo stesso Borsellino.

Nei prossimi giorni, Martelli e Ferraro saranno sentiti dai pm di Palermo e di Caltanissetta. L’ex capitano De Donno nega di aver incontrato Liliana Ferraro per dirle di Ciancimino. Agnese Borsellino, la vedova di Paolo, dopo 17 anni di silenzio ha deciso di essere ascoltata dai magistrati di Palermo. Chissà se ha raccontato dei timori di Paolo, del suo disappunto sulla trattativa. «Il Secolo XIX» di ieri ha scritto che Paolo Borsellino fu informato dell’allarme lanciato dal Ros su un possibile doppio attentato: a Milano contro Antonio Di Pietro, a Palermo contro di lui. Ma se Di Pietro espatriò in America Latina, Borsellino non ne volle sapere.

Guido Ruotolo (La Stampa, 12 ottobre 2009)

http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1838altri-documenti&Itemid=43


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lino-rossi
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su di pietro l'ha detta giusta Lyndon LaRouche.


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dana74
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mi manderesti un link all'articolo che suggerisci Lino?
Grazie 😉


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lino-rossi
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"Anche i “moralizzatori”, quelli che ce l'hanno con la politica, come Di Pietro e Grillo per esempio, sono complici di questi circoli."

"Non è la prima volta che Carlo De Benedetti funge da tramite tra politici italiani ed il megaspeculatore. La stessa cosa era già avvenuta anni prima con Antonio Di Pietro."

http://claudiogiudici.ilcannocchiale.it/?r=63282

Giudici è collaboratore di LaRouche.


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dana74
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molto interessante Lino, grazie del link.

Estratto dal link che segnali:
"Non è un caso per esempio che Grillo durante uno spettacolo dell'inverno del 2003, definì il megaspeculatore George Soros ed il magnate dei media Ted Turner, come modelli di capitalismo etico. Tanto sono “etici” che entrambi aderiscono alle tesi neomaltusiane (per la riduzione della popolazione mondiale)1."

Ma roba di matti.. 😯


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lino-rossi
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c'è chi scrive di portare la popolazione mondiale a 3 miliardi; quella inglese a 30 milioni. il riferimento è qui http://www.effedieffe.com/content/view/8423/179/

e dire che la nostra agricoltura la mandiamo in malora perchè "non è competitiva". mi pare che sarebbe più proficuo mandare a vangare gli attuali dirigenti (hobbesiani) del pianeta: la competizione non è il motore del mondo. l'enciclica Caritas in Veritate ci ha preso in pieno, sia sulla critica ai malthusiani che su quella agli hobbesiani (che su quella ai kantiani).


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lino-rossi
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