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Fermo:vincono media:Mancini in carcere per accontentare foll


helios
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"A Fermo vincono i media Mancini resta in cella per accontentare la folla"

Il docente gustavo Pansini: l'omicida di Emmanuel deve avere una pena equa. Non pagare il clamore
Anna Maria Greco - Mer, 13/07/2016 - 09:43
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Roma «È sconcertante la motivazione con la quale il gip di Fermo non convalida il fermo dell'aggressore del nigeriano Emmanuel Nnamdi, ma lo tiene in carcere per il pericolo di reiterazione del reato.

Temo che abbia ceduto alla pressione mediatica». L'avvocato Gustavo Pansini, professore emerito di procedura penale ed ex presidente dell'Unione delle Camere penali, legge da giurista l'ordinanza a due facce del giudice Marcello Caporale.

Che c'è di strano nella spiegazione del gip ?

«Mi sembra corretta la sua scelta di non convalidare il fermo, misura cautelare che si decide nell'immediatezza, perché non rileva il pericolo di fuga citato dalla Procura. Non è frequentissima, ma è consentita dal codice anche la scelta di disporre la custodia in carcere dell'accusato Amedeo Mancini. Ma è quando leggo la motivazione che mi pare si sia arrampicato sugli specchi».

Perché?

«Il giudice spiega che lo tiene in carcere non perché è pericoloso per il suo razzismo violento, ma perché non è in grado di non reagire alle provocazioni e, considerando che in città ci sono altre decine di immigrati, è ipotizzabile che possa restare coinvolto in altri episodi simili».

Le sembra una forzatura?

«Mi sembra una motivazione molto stiracchiata: vuol dire che di fronte ad una provocazione si debba rimanere insensibili e non avere reazioni? La decisione risente del clima in città e del clamore provocato attorno al caso da giornali e televisioni, dando in sostanza all'opinione pubblica quello che si aspetta. Sembra di capire che il gip sia stato influenzato dal fatto che se avesse scarcerato Mancini sarebbe successo un putiferio».

E invece non doveva tenerne conto?

«Vede, ho detto più volte che si dovrebbe aggiungere nel codice un articolo sulle esigenze mediatiche oltre che cautelari. Non di rado, pensiamo ai tempi di Tangentopoli, le pressioni dell'opinione pubblica portano a un abuso della custodia cautelare. E così non dovrebbe essere mai».

Secondo lei che ragionamento ha fatto il giudice?

«Ha evitato di essere criticato e forse si è anche preoccupato del fatto che, se avesse messo fuori l'accusato, qualcuno avrebbe potuto ammazzarlo. Traspare anche questo dalla motivazione, ma in caso di pericolo non si può mettere una persona in galera invece di dargli una scorta».

Lei teme, insomma, che in questo caso il giudizio sia lasciato alla piazza?

«Un processo dev'essere veloce, ma non c'è niente di peggio di un processo immediato, dettato dalla risonanza mediatica dell'accaduto, che spesso condiziona pesantemente le scelte dei magistrati. Spero che su questo Mancini, nelle fasi successive, si faccia la necessaria istruttoria e si arrivi a condannarlo ad una pena giusta, perché certo deve pagare per quel che ha fatto. Ma che nulla si decida ab irato».

Per come è cominciata la vicenda giudiziaria, lei teme che invece le decisioni vengano prese non lucidamente, ma sotto l'effetto dell'ira?

«Ricordo una grave storia dell'immediato dopoguerra, a Napoli. Un uomo abbandonato dall'amante si barricò in un basso sequestrando la sorella di 12 anni della donna. Disse alla polizia che cercava di abbattere la porta che ad ogni colpo le avrebbe dato una coltellata. Quando entrarono, era arrivato a 32. Era uno psicopatico, fu subito evidente dal suo comportamento. Il governo alleato chiese la pena di morte, il pm, mentendo, disse che non era consentita per quel reato. Mio padre era il difensore dell'uomo e chiese una perizia psichiatrica, che la Corte d'assise negò. In 3 giorni lo condannò all'ergastolo. Il consiglio dell'Ordine degli avvocati scrisse una lettera di plauso, che conservo, per il coraggio dimostrato da mio padre, facendo il suo dovere anche nel resistere alle pressioni dell'opinione pubblica».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/fermo-vincono-i-media-mancini-resta-cella-accontentare-folla-1283407.html


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L'Italia si annovera tra i paesi civili, figuriamoci se non lo fosse! 😈

Sono certa che i bambini di scuola materna formulino dei ragionamenti moto più complessi e sostenibili di quelli esposti da questi geni dell'umanesimo.


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helios
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La tv vista dalla maggior parte della popolazione non riesce nemmeno a formulare ragionamenti come questo dell articolo.

E rimane sempre convinta che Mancini e colpevole.


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Mi annovero tra i teleutenti, alla faccia dell'idiosincrasia patita da mincuo ed epigoni, perché la ritengo, la TV, uno strumento come tutti gli altri, sta alle capacità dell'utilizzatore trarne motivi di crescita ed evoluzione o di rincoglionimento. 😉


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gigiotto
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L'italiano se preso a sprangate da un extracomunitario potrebbe reagire di nuovo in modo impulsivo invece di starsene a crepare in silenzio.
Intanto hanno offerto una borsa di studio in medicina alla moglie o compagna della vittima. Speriamo di non dover un domani incontrare una avvezza a scatenare risse, dare morsi e chiamare col telefonino altri immigrati per dare una lezione all'italiano insolente.


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helios
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L'italiano se preso a sprangate da un extracomunitario potrebbe reagire di nuovo in modo impulsivo invece di starsene a crepare in silenzio.
Intanto hanno offerto una borsa di studio in medicina alla moglie o compagna della vittima. Speriamo di non dover un domani incontrare una avvezza a scatenare risse, dare morsi e chiamare col telefonino altri immigrati per dare una lezione all'italiano insolente.

al momento invece la clandestina negeriana rischia l'incriminazione per calunnia. Tutta la vicenda assume altri contorni e la clandestina ha partecipato alla rissa che in realtà ha provocato lei,perchè la frase di Mancini era rivolta a lei.

Fermo, i verbali e 6 testimoni contro la vedova. Ora rischia l'accusa di calunnia
..........................................
I verbali dei testimoni nelle meni della Procura sembrano confermare la versione dei Amedeo Mancini, l'uomo accusato per la morte di Emmanuel Nnamdi a Fermo]
Claudio Cartaldo - Mer, 13/07/2016 - 13:21
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I verbali nelle mani della procura ora rischiano di mettere nei guai Chiniary Nnamdi, la moglie di Emmanuel Chidi Nnamdi, il nigeriano morto a Fermo la settimana scorsa dopo una lite con un ultrà locale, Amedeo Mancini.

Nei documenti, infatti, sono contenute le dichiarazioni rese da tutti i testimoni che hanno visto quanto successo pochi minuti prima della morte di Emmanuel. Si parla di 6 testimoni oculari estranei alla vittima e all'accusato, poi ci sono le versioni date dall'amico di Mancini e quella di Chiniary. Ed è proprio questa la versione che, al momento, non ha trovato nessun riscontro. Nessuno dei sei testimoni, infatti, ha confermato il racconto fornito dalla moglie della vittima.
Le supertestimoni di Fermo

Partiamo dal principio. Ci sono due supertestimoni che hanno visto la scena dall'inizio, o almeno - scrive il Fatto Quotidiano che oggi riporta i verbali - subito dopo che Mancini ha chiamato "scimmia" Chiniary. E questo lo ha confessato lo stesso ultrà, accusato di omicidio preterintenzonale. Le due donne dicono di aver visto Emmanuel afferrare il cartello stradale "con base circolare di ferro e lo scaraventarlo contro Mancini colpendolo e facendolo cadere a terra". Bisogna aggiungere che la procura considera queste testimoni attendibili, perché tra loro non si conoscono eppure i due racconti coincidono.

Non basta. Nei verbali spunta una terza testimone. Si legge: "Mentre l'uomo di carnagione bianca si stava rialzando, l'uomo di colore cercava di colpirlo con i piedi mentre la donna tentava di attingerlo (colpirlo, Ndr) brandendo una scarpa in mano". La dinamica esosta dai testimoni confermerebbe quindi quanto detto da Mancini di fronte ai pm: "Sono stato aggredito".

Andimo avanti. Si legge ancora nel racconto della terza testimone: "È intervenuto un altro ragazzo (l'amico di Mancini, Ndr) che ha cercato di dividerli ma ha ricevuto dalla donna colpi con la scarpa". A quel punto è la stessa testimone a chiamare la polizia: "Ho visto l'uomo di colore che indirizzava all'altro calci e manate in faccia e la donna lo aiutava con la scarpa. Poi ho visto l'uomo dalla carnagione bianca colpire con un pugno l'uomo di colore che cadeva a terra".

Secondo la stessa testimone, i vigili sarebbero arrivati sul luogo della tragedia solo in questo momento. I vigili, riporta sempre il Fatto Quotidiano, dicono che al loro arrivo Emmanuel urlava, la moglie diceva di essere stata chiamata "scimmia" e Mancini accusava i due nigeriani di averlo aggredito.
La vedova rischia l'accusa di calunnia

Il problema è che la sua versione delle vedova è totalmente differente da quanto raccontato dai teste ai pm. "Emmanuel - ha sempre spiegato Chiniary - si liberava dalla stretta, si allontanava e nel frattempo l'uomo bianco afferrava un segnale stradale...e con tale arnese colpiva mio marito all'altezza della testa lato posteriore al contempo gli dava calci alle gambe. Quindi Emmanuel è caduto all'indietro". Come si può notare, quindi, la dinamica dei fatti riportata dalla vedova cozza con quanto spiegato ai pm dai 6 testimoni oculari. Tutti contro uno. Tanto che la procura non ritiene attendibile il racconto di Chiniary. Un fatto che - scrive ancora il Fatto - "rischia di costare a Chiniary l'incriminazione per calunnia".

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/fermo-i-verbali-6-testimoni-contro-vedova-ora-rischia-1283770.html

FERMO - Era ancora vivo, Emmanuel, quando martedì 5 luglio, sopraggiunsero in via XX Settembre due vigili urbani. Era lì, agitato, per la colluttazione appena avuta con Mancini. Poi improvvisamente un rumore sordo, un tonfo ed è caduto a terra. È probabilmente l’effetto di quel pugno sferrato da Mancini poco prima. Tutto questo sta nel racconto dei due agenti, prima raccolto in una relazione di servizio allegata agli atti dell’inchiesta e poi risentiti singolarmente con verbale di sommarie informazioni dalla polizia su delega della magistratura inquirente.

La loro testimonianza rappresenta un punto fermo nell’indagine sull’omicidio preterintenzionale contestato ad Amedeo Mancini, il 39enne di Fermo che da una settimana è in carcere. Il loro racconto collima esattamente con quello degli altri testimoni presenti, quattro in tutto oltre appunto ai due vigili. Si tratta di quattro donne. Due di loro sono considerate testi chiave in quanto hanno assistito alla lite e hanno raccontato per filo e per segno la dinamica, compreso il dettaglio, non secondario, del palo segnaletico scagliato da Emmanuel contro Mancini e non viceversa. Testimoni ritenute di sicura credibilità sia dalla Procura che dal Gip e che smentiscono la vedova di Emmanuel, Chinyery, che aveva raccontato un’altra storia ovvero che a scagliarsi con violenza contro lei e il marito, che avevano solo chiesto verbalmente conto dell’insulto razzista, era stato Mancini. Non è così tanto che ora la stessa nigeriana (la sua versione è stata rilanciata con forza da don Vinicio Albanesi), potrebbe rischiare l’incriminazione per calunnia.

Le altre due testimoni sono un’operatrice dello Sprar e un’insegnante di italiano. Entrambe sono testi di secondo piano essendo arrivate un attimo dopo le prime due. Tuttavia una, L.P. 31 anni di Fermo, dice di aver visto la donna di colore «colpire Amedeo sulla nuca, usando una scarpa che recava in mano». L’altra E.D.V, l’insegnante di 28 anni, aggiunge di aver visto Mancini ed Emmanuel picchiarsi e la donna di colore «particolarmente agitata e, credo, spaventata».

I dettagli forniti nel complesso dalle quattro donne e dai due agenti della municipale, unitamente a quanto racconta Andrea Fiorenza, ovvero l’amico di Mancini che si trovava con lui in quel maledetto pomeriggio del 5 luglio, chiariscono la dinamica di quanto accaduto. A sostenere una versione diversa resta soltanto Chinyery.

Mercoledì 13 Luglio 2016, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 13-07-2016 09:19

http://www.corriereadriatico.it/fermo/fermo_omicidio_emmanuel_migrante-1852222.html

E il prete che ha sostenuto la calunnia dove sta adesso?


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spadaccinonero
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tra una decina d'anni, forse, gli Italiani inizieranno a capire...


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Petrus
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tra una decina d'anni, forse, gli Italiani inizieranno a capire...

Si, forse, ma come per la rana bollita sarà probabilmente troppo tardi per reagire...


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Jor-el
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C'è un fatto di cronaca, una lite finita in tragedia.
Purtroppo, però, c'è anche la propaganda europeista, finalizzata a criminalizzare l'opinione contraria all'accoglimento indiscriminato. Cioè, si vuol far credere alla gente che chi è contro l'immigrazione è contro gli immigrati, che chi è contrario a questa apertura delle frontiere illegale e imposta dall'alto lo è perché "odia i negri".


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spadaccinonero
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tra una decina d'anni, forse, gli Italiani inizieranno a capire...

Si, forse, ma come per la rana bollita sarà probabilmente troppo tardi per reagire...

proprio com'è accaduto con l'euro...


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