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Fine vita. La Toscana verso la legge: il suicidio assistito diventa servizio sanitario


dana74
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Al voto oggi in aula consiliare a Firenze il primo provvedimento in Italia che legalizza la morte assicurata a chi la chiede da personale e strutture del Ssn

La legge regionale sul suicidio assistito in Toscana, prima regione in Italia, alla fine si farà. Dopo il dibattito aperto in Consiglio regionale domani, cioè martedì 11 febbraio, è prevista (salvo improbabili sorprese) l’approvazione finale. Una legge che nel corso del dibattito ha cambiato aspetto in alcuni punti fondamentali, a partire dal titolo. Non si chiama più “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, come recitava la proposta presentata dall’associazione Luca Coscioni (la stessa già bocciata in altre Regioni italiane). Adesso il titolo è più asettico: “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024”. Un nome che cerca di depotenziare l’impatto ideologico. Il presidente della Toscana Eugenio Giani, intervenuto ieri, ha parlato di una legge «che più che fissare principi vuole essere di regolamentazione medico-amministrativa. Cerchiamo di mettere ordine e di fissare una procedura, un protocollo, per razionalizzare quello che avviene nelle Asl».

Lucia De Robertis, consigliera regionale del Pd, concorda su questo aspetto: «Per come il testo, in commissione, è stato asciugato rispetto a quello originario, più che di una legge si tratta di un provvedimento amministrativo». Proprio per questo però ha deciso di non votarla: «Se questo era lo scopo, non c’era bisogno di portare il dibattito in Consiglio regionale: poteva essere fatto con una delibera o una procedura». Secondo De Robertis «questo testo nel merito, così com’è stato modificato, potrebbe essere anche votabile. Ma gli è stato dato un valore che non condivido, basato su un principio di fondo per me inaccettabile, che è quello di voler regolamentare per legge la morte». Anche la Conferenza episcopale toscana in una nota nei giorni scorsi aveva scritto: «Siamo consapevoli che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di “forzare” la lentezza della macchina politica statale ». Parole cui sono seguite in questi giorni prese di posizione di varie associazioni del mondo cattolico, riecheggiate ieri da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute: «I vescovi della Toscana hanno parlato in maniera chiara. Non è immaginabile che un sistema che nasce per dare cura e per dare sollievo alle persone possa offrire percorsi di morte. Riteniamo che non sia nelle corde del Servizio sanitario nazionale. Nel rispetto di ognuno, certo, va anche riconosciuto che nell’ordinamento italiano non esiste il diritto alla morte. Noi immaginiamo la giustizia come una bilancia: dove c’è un diritto, dall’altra parte c’è un dovere. Se c’è un diritto alla morte, qualcuno ha un dovere di procurarmi la morte. Questo non è accettabile».

A favore della legge invece i consiglieri M5s. Annunciato anche il voto favorevole di Italia Viva, previa l’approvazione di un ordine del giorno sull’incremento delle cure palliative, e di alcuni consiglieri del Pd di area cattolica come Cristina Giachi e Andrea Pieroni. Bocciata la pregiudiziale di incostituzionalità chiesta da Marco Stella (Forza Italia), la legge va quindi verso l’approvazione. Tra le file dell’opposizione si è espresso molto duramente Giovanni Galli, ex portiere della nazionale, consigliere della Lega: per lui la legge è «un manifesto ideologico» che alimenta la cultura dello scarto e fa diventare la Toscana «una regione laicista e individualista». «Chi vede nella morte la soluzione delle proprie sofferenze – ha affermato – spesso vive in solitudine e dovrebbe essere accolto e confortato, non ucciso». Anche Diego Petrucci, di Fratelli d’Italia, ha contestato l’approccio ideologico del provvedimento.

Entrando nel merito del testo, la legge istituisce una Commissione multidisciplinare che esamini le richieste (medico palliativista, psichiatra, anestesista, psicologo e medico legale). Tra i cambiamenti più significativi rispetto alla proposta originaria, l’inserimento di un comma che recita così: «La Commissione verifica in via preliminare che il richiedente abbia ricevuto una informazione chiara e adeguata sulla possibilità di accedere a un percorso di cure palliative». Altre precisazioni vengono fatte sulle modalità di attuazione che «devono essere tali da evitare abusi in danno delle persone vulnerabili». Viene anche previsto che l’assistenza sia prestata dal personale sanitario «su base volontaria»: una formula che lascia aperta la porta all’obiezione di coscienza. Il suicidio medicalmente assistito verrà effettuato in forma gratuita: è stata inserita una norma finanziaria che prevede per la Regione una spesa di 10mila euro l’anno per tre anni. Fondi che verranno presi dagli stanziamenti per «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» alla voce «Interventi per la disabilità».

Riccardo Bigi, Firenze lunedì 10 febbraio 2025 

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/fine-vita-la-toscana-a-un-passo-dalla-legge

aperta una finestra di Overton.

Ma che intende Giani con "Cerchiamo di mettere ordine e di fissare una procedura, un protocollo, per razionalizzare quello che avviene nelle Asl»." 

che di fatto è prassi praticarla? !?


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dana74
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Entro 47 giorni, gratuito: in Toscana il suicidio assistito è legge

Francesco Ognibene martedì 11 febbraio 2025
Tempi certi e senza spesa per i pazienti: la Regione definisce l’iter per accedere alla morte volontaria. Una forzatura giuridica, etica e sanitaria. Il cardinale Lojudice: è una sconfitta per tutti
Entro 47 giorni, gratuito: in Toscana il suicidio assistito è legge

Il suicidio assistito è legge. Regionale, per ora, ma è legge: ed è la prima volta in Italia che un principio come quello costituzionale del diritto alla salute viene derogato per far spazio alla facoltà depenalizzata di chiedere e ottenere la morte medicalmente assistita come prestazione ordinaria garantita da sanitari delle istituzioni pubbliche, pur all’interno delle limitate condizioni dettate dalla Corte costituzionale.

Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato a larga maggioranza la proposta di legge di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n.242/2019”. Un titolo che ne mostra la finalità di definizione dell’iter per la “morte a richiesta” – chi può ottenerla, chi esamina la richiesta, da chi è composto l’organismo territoriale competente, attraverso quali tappe e in che tempi si procede, chi si fa carico della spesa – ma che parte dal presupposto che si può ottenere l’aiuto al suicidio anche in mancanza ancora di una legge dello Stato, alla quale la Corte aveva rimandato senza riconoscere in alcun modo la competenza legislativa regionale. Proprio il punto della fonte – regionale e non nazionale – di una legge che nasce per dare uniformità ma finisce per creare situazioni diverse a seconda della Regione è il tallone d’Achille del provvedimento, destinato con ogni probabilità a essere impugnato dal Governo davanti alla stessa Consulta.

In un preambolo e sei articoli la legge toscana sul fine vita prende parzialmente le distanze dal progetto di legge di iniziativa popolare depositato in Toscana e in altre Regioni in fotocopia dall’Associazione Luca Coscioni, con un attivismo politico e militante che ha creato attorno alla norma un clima di attesa di un diritto negato e di urgenza per una prestazione sanitaria ritenuta indifferibile. Rigettata in altri quattro consigli regionali (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia), la legge mantiene il principio della morte assistita come «erogazione di una prestazione sanitaria suddivisa in più fasi» (preambolo) ma è stata modificata così da perdere una parte del suo esplicito carico ideologico di affermazione di un preteso “diritto di morire” (esplicitamente negato dalla Corte costituzionale, peraltro) e assumere le sembianze di una mera definizione dell’iter per morire tramite suicidio medicalmente assistito. L’effetto finale è la descrizione di una “burocrazia della morte” che stabilisce il modo per ottenere «la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile». Una deriva rispetto alla quale hanno preso posizione prima i vescovi della Conferenza episcopale toscana con una nota e poi il loro presidente cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, in una intervista ad Avvenire.

Lo stesso Lojudice, a legge appena approvata, ha voluto esprimere il giudizio della Chiesa regionale: «Prendiamo atto della scelta fatta dal Consiglio regionale della Toscana, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita, sempre e comunque – ha dichiarato il cardinale a nome di tutti i vescovi –. Ai cappellani negli ospedali, alle religiose, ai religiosi e ai volontari che operano negli hospice e in tutti quei luoghi dove ogni giorno ci si confronta con la malattia, il dolore e la morte dico di non arrendersi e di continuare ad essere portatori di speranza, di vita. Nonostante tutto. Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti».

Tornando alla legge, i tempi (articolo 4) vengono definiti con precisione: venti giorni per la verifica dei requisiti per accedere al suicidio assistito, quattro perché la Asl competente convochi la Commissione per valutare l’istanza, otto perché la Commissione trasmetta la sua relazione al Comitato etico territoriale, che ha cinque giorni per trasmettere il suo parere alla Asl. E dopo tre giorni per comunicare «le risultanze del provvedimento di verifica dei requisiti» alla persona malata, e infine altri sette per «l’accesso al percorso finalizzato all’autosomministrazione» del farmaco per morire. Totale: 47 giorni dalla richiesta alla morte, termine tassativo di legge. E i costi? «Le prestazioni e i trattamenti» sono «gratuiti». Tempi contenuti entro un mese e mezzo, certi, e tutto gratis: se solo altrettanta solerzia fosse assicurata alle decine di migliaia di persone che hanno bisogno di esami specialistici, assistenza domiciliare e presidi sanitari forse non si avrebbe nessuna richiesta di suicidio assistito. Che tutto questo venga statuito da parte di un'articolazione dello Stato nel giorno in cui la Chiesa ricorda la Vergine di Lourdes e celebra la Giornata mondiale del Malato suona poi particolarmente impressionante.

https://www.avvenire.it/vita/pagine/entro-47-giorni-47-giorni-gratuito-in-toscana-il-suicidio-assistito-e-legge


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