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il debito non lo paghiamo!


paolodegregorio
Noble Member
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- il debito non lo paghiamo! -
di Paolo De Gregorio, 13 agosto 2011

In molte persone si è accentuata la sensazione che non siamo più protagonisti del nostro destino, in quanto immersi in un sistema globale che ogni tanto ci sommerge con le sue ondate speculative, con flussi migratori, con regole che ci impediscono di difendere le nostre produzioni.
La situazione è molto sgradevole, la nostra adesione alla WTO ci impedisce di mettere dazi sulle importazioni e dobbiamo subire la penetrazione di merci, spesso scadenti e nocive, che però costano meno e mettono in crisi strutturale interi settori produttivi con conseguenti fallimenti e crollo della occupazione.

Nel 2007-2008 la finanza pirata di oltreoceano ci vomitò addosso la speculazione dei subprime e dei derivati, vere e proprie truffe a cui abboccarono tutti, banche, enti locali, privati, fattore che depresse tutta l’economia europea, dalla cui caduta non ci si è più ripresi.
Oggi siamo esposti (con 1.901 miliardi di euro di debito pubblico) alla totale volontà speculativa di chi possiede i certificati di questo debito. Come può una nazione considerarsi libera e indipendente se può essere messa in bancarotta in ogni momento?
Il peso degli interessi che il nostro Tesoro paga ai detentori dei titoli (BOT-BTP-CCT) è insostenibile, e si deve ricorrere a sempre nuove emissioni con tassi di interesse sempre maggiori che finiscono per far lievitare ancora i 1.901 miliardi di euro di debito (metà posseduto da banche italiane e metà internazionali).

Da questa gabbia non si esce vivi. La ripresa economica non ci sarà perché sono troppi ormai i paesi che producono merci, anche sofisticate, con manodopera a basso costo, non investiamo nulla in ricerca e i nostri cervelli migliori vanno a produrre per altre economie, non abbiamo materie prime, l’Europa non esiste ed economicamente è fatta di paesi in concorrenza tra loro, e vi è una strategia internazionale che è favorevole a mettere in crisi i paesi deboli (Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna) per metterli sotto tutela, comperare i pezzi pregiati e decretarne il declino.

La globalizzazione conviene solo ai paesi forti, anche militarmente, come gli USA e la Cina, a quelli che possiedono grandi multinazionali, a quei paesi che offrono mano d’opera abbondante e a basso costo.
L’Italia non possiede nulla di tutto questo, e se la Cina con i suoi fondi sovrani comprasse il nostro debito pubblico, economicamente diventeremmo una provincia cinese.

Nel mondo solo Ecuador e Islanda hanno deciso di non pagare il loro debito e si sono sottratte allo strangolamento delle banche.
Anche in Italia, come in Grecia e negli altri paesi sotto attacco, vi è solo questa strada per uscire dall’impoverimento e dalla globalizzazione, a cui deve seguire l’uscita da FMI, Banca Mondiale, Nato, WTO, Unione Europea, interventi militari, moneta unica.
E’ chiaro che se non si ha un programma economico nuovo, ambizioso, alternativo, come quello di raggiungere l’autosufficienza energetica ed alimentare, con una rivoluzione tecnologica fatta in casa, dove si studia, si progetta, si produce, si realizza l’indipendenza dal petrolio, con la completa solarizzazione delle strutture produttive, delle case, delle auto, si imposta una agricoltura tutta biologica legata ai consumi interni, il declino e il fallimento sono strasicuri.

Chi non accetta questa possibilità di percorso alternativo alla globalizzazione ci deve spiegare come si esce da un debito di 1.901 miliardi di euro che oggi ci costa di interessi la bella cifretta di 75 miliardi di euro l’anno, solo per non farlo aumentare, senza parlare di come eliminarlo.
Se la discussione ha un senso bisogna entrare nel merito e proporre cose realistiche e fattibili rispetto alla situazione attuale.
Paolo De Gregorio


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cris79
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 148
 

riporto la stessa risposta che ho dato in un altro sito:

Se i governanti non fossero corrotti e schiavi dei banchieri, la soluzione sarebbe semplicissima.

Fase uno: se ci vogliono mandare in default, l'Italia rifiuta di pagare il debito e improvvisamente come i miracoli di san Gennaro gli speculatori e le banche si accorgono che poi tutto sommato non siamo messi così male :-).
Se non sono pagati quante banche e speculatori saltono se non vedono i soldi?!.
Ecco che improvvisamente non è più il mercato che dice a noi cosa deve fare ma è lo stato che impone le linee guida al mercato. (Quello che succede in Cina in sostanza).

fase due: Usciamo dall'euro e si ritorna alla lira come moneta di stato e non di una banca privata. Forte svalutazione ma ritorniamo competitivi di nuovo sul mercato e ricreiamo le basi per una ripartenza.

P.S. Il debito lo ripaghiamo dopo averlo svalutato e messoci d’accordo per un pagamento forfait, stampato dalla mattina alla sera con la nostra zecca di stato.
Fine della ca@@@e che i mercati impongono cosa si debba fare.


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illupodeicieli
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 760
 

e concetti chiari e semplici. In tanti non sanno,me compreso, come e quanti sono i meccanismi , i lacci cui è legata la nostra nazione. Ecco perchè idee, come quelle espresse da Paolo De Gregorio e da altri,quali Barnard (il cui sito è sparito insieme al suo canale su yuotube), hanno notevole importanza in quanto vanno oltre la semplice notizia e informazione e propongono qualcosa o ci dicono che qualcosa si può e si deve (poter) fare. Certo che chi segue Rai 1 non può forse capire ma solo perchè lì e nella maggior parte dei canli tv ripeteranno che è giusto così, che è per il nostro bene. Ma chi potrà portare avanti idee e proposte simili se abbiamo in parlamento persone o che pensano a salvarsi oppure a come affossare gli altri?


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vimana2
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2528

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