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Il mercoledì della battaglia dei facchini di Piacenza


radisol
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Mercoledì 07 Maggio 2014

La battaglia del mercoledì dei facchini dell'Ikea si è da poco conclusa e i resistenti possono dire che “oggi abbiamo vinto!” per davvero. Era ancora notte buia quando decine e decine di facchini dei S.I.Cobas, e precari e studenti organizzati nei collettivi autonomi piacentini, modenesi e bolognesi, sono tornati a bloccare i cancelli dell'Ikea impedendo l'ingresso dei crumiri e impedendo il carico scarico merci per la multinazionale svedese dell'arredamento. Tutti i cancelli presidiati con rabbia, gioia e determinazione consapevoli che i padroni erano pronti a reagire con il loro arsenale anti-operaio. E infatti all'alba arrivano i celerini e i carabinieri convinti di piegare la resistenza operaia e determinati a far entrare le decine di crumiri arruolati della cooperativa San Martino.

Ci si incordona a terra: operai stringono il braccio al precario che gli è al fianco che stringe il braccio alla studentessa seduta insieme a lui, “siamo uniti!”. E la celere si schiera, si avvicina e iniziano le operazioni di sgombero. Con brutalità vengono trascinati e strattonati a terra tutti i manifestanti. A qualcuno vengono sgarrati i vestiti. Ma tanto disprezzo e forza bruta i facchini e i loro compagni la conoscono da tempo, sanno a cosa vanno incontro quando alzano la testa. L'operazione di sgombero dura decine di minuti, ma intanto la lotta continua perché quanti erano stati allontanati dal blocco dei cancelli iniziano a presidiare la strada. Il blocco stradale si ingrossa e la celere gli si rivolge contro: partono le prime cariche. I manifestanti si raggruppano e poi si ridividono a gruppetti che riescono con fluidità e intelligenza a impedire il transito dei camion e dei crumiri. La celere ripiega e comincia a lanciare candelotti lacrimogeni a mano contro i manifestanti. Partono altre cariche che costeranno tre feriti tra i facchini che verranno soccorsi dall'ambulanza e portati in ospedale. La battaglia va avanti con la celere che avanza per picchiare, ma resta completamente disorientata da un presidio mobile che si compatta e poi si divide in gruppetti efficacissimi nel bloccare i camion disseminati lungo la strada. La determinazione, il coraggio e l'intelligenza dei manifestanti anche dopo i pestaggi e il gas lacrimogeno, batte la forza bruta della celere. E' ormai mattina e i poliziotti comandati dal questore in persona indietreggiano, si tolgono i caschi, lasciano gli scudi e montano sulle camionette. I crumiri spariscono. L'Ikea annuncia che per oggi la struttura resterà chiusa. La battaglia del mercoledì dei facchini di Piacenza si conclude con la vittoria dei manifestanti che annunciano prossime assemblee per decidere cosa fare e come continuare la lotta che vedrà certamente nei prossimi giorni nuovi sviluppi.

Intanto ieri dalle tre di notte era iniziato il picchetto e verso le 5:30am l'iniziativa era stata raggiunta da un corposo intervento della celere che con quattro camionette e due defender era determinata a sgomberare il picchetto operaio. Uno sgombero concentrato sul più periferico dei 5 cancelli presidiati e attuato con una violenza fatta di manganellate in testa agli operai.

Uno di loro è stato portato nel pomeriggio all'ospedale per accertamenti a causa dell'accanimento che “la Pinkerton” dell'Ikea gli ha riservato. Nonostante la durezza della mano della repressione al presidio sono accorsi i facchini della TNT e della GLS, rafforzati dal sostegno dei compagni del NAP di Piacenza, del centro sociale Dordoni di Cremona, e dal Crash, CUA, CAS di Bologna.

I blocchi sono continuati anche dopo l'annuncio di una mediazione proposta dalla prefettura che, in un incontro senza il presidente della cooperativa San Martino, vagheggiava qualche soluzione... Che non è arrivata! Anzi la cooperativa ha confermato la necessità di attuare i provvedimenti disciplinari contro i facchini da licenziare.

Riparte dunque la lotta dei facchini, che due anni fa, fece emergere con forza le ragioni della dignità e della lotta contro lo sfruttamento operato nel mondo della logistica. Una lotta che seppe fare scuola e riprodursi viralmente negli hub principali della logistica internazionale ospitati dal Bel Paese. A scatenare la rabbia operaia sono circa settanta provvedimenti disciplinari, tra i quali si distinguono sanzioni economiche ma anche una trentina di sospensioni dal lavoro con effetto immediato. Un provvedimento quest'ultimo che va a colpire gli operai che da sempre sono stati attivi nella lotta, e che mira direttamente al cuore della prassi di autorganizzazione determinata con la costruzione del loro sindacato. I facchini presi di mira sono tutti iscritti al S.I.Cobas e i loro delegati sono quelli più vessati dai provvedimenti dispensati dalla cooperativa. Per gli operai “l'aria di cambiamento” si respirava già da qualche mese. Se ne erano accorti registrando un inasprimento delle pressioni che la cooperativa agiva nei loro confronti. Clima generale di offensiva da parte dei padroni che si accompagnava ad alcune modifiche strutturali interne: dall'inserimento di un nuovo macchinario utile allo smistamento delle merci coincidente con nuove ondate di assunzioni di operai meno qualificati e fortemente precarizzati.

La reazione padronale si fa più esplicita quando colpisce uno dei delegati S.I.Cobas punto di riferimento per gli operai: viene demansionato e quindi dequalificato a causa del mancato rinnovo del patentino necessario per guidare il muletto nel magazzino. Peccato che il mancato rinnovo sia addebitabile ad una mancata visita medica che l'azienda stessa fa saltare in continuazione. Non contenta la San Martino convoca una serie di assemblee tra i lavoratori dividendoli per reparto. A queste convocazioni i lavoratori rispondono con uno sciopero bianco e un assemblea autoconvocata alla presenza di tutto il gruppo unitario dei lavoratori. Da qui i provvedimenti disciplinari con sospensioni comminate telefonicamente ai lavoratori che sono già stati sostituiti da neo assunti prima ancora di poter rispondere agli stessi provvedimenti. Una conferma questa di una controffensiva padronale orchestrata e organizzata da tempo verso i coraggiosi facchini e il loro sindacato di base.

Oggi si è scritto un nuovo capitolo nella storia della guerra complessiva contro la povertà e la precarietà organizzata e in lotta. I padroni e i loro strumenti istituzionali sembrano determinati a rilanciare l'offensiva contro gli avanzamenti costruiti con grande tenacia e determinazione dal movimento operaio della logistica forte del suo sindacato S.I.Cobas e dei centri sociali e collettivi autonomi. La battaglia di oggi è stata vinta, ma domani? E' certo che continuerà la resistenza dei facchini piacentini e dei loro compagni, ma è urgente che intorno alla loro lotta si stringano in cordone le solidarietà dei movimenti contro la crisi e l'austerità. Allo sciopero! Ed InfoAut è già sulla barricata insieme ai compagni operai.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/11643-il-mercoled%C3%AC-della-battaglia-dei-facchini-di-piacenza-per-vincere


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radisol
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Venerdì 09 Maggio 2014

Poletti, chi sono gli eversivi? In alto le lotte dei facchini!

La carta stampata in questi giorni riporta le vicende di corruzione e speculazione legate all' Expo; tra queste, alcune toccano direttamente entità importanti nel territorio emiliano.
Ad essere toccato è il mondo delle cooperative, quelle stesse entità intermediarie di un mondo economico basato sullo sfruttamento legalizzato che ora sono pilastro integrante di questo Governo con il maggiore rappresentante delle cooperative neoliberalizzate, l'imolese Poletti, insignito a fautore e firmatario dei decreti che implementeranno precarietà e ricattabilità all'interno del mondo del lavoro nel suo complesso.

La propaganda governativa insiste sulla necessità benefica di tale decreto, ma tant'è: anche economisti amici di questo Governo sono convinti che grazie a ciò la precarietà aumenti in maniera smisurata e non si ponga un argine a una disoccupazione ormai strutturale.
Ma tant'è, la faccia tosta ai signori delle cooperative non manca di certo, e pare che anche i "pesci piccoli" di questo mondo di profitti ottenuti spezzando schiene abbiano imparato bene la lezione; così vediamo anche il responsabile di Manutencoop negare ogni implicazione nella operazione giudiziaria legata all' Expo, nuova miniera d'oro per imprese e privati (anch'essa legalizzata).

Un atteggiamento di rinnego, quello di Manutencoop, che ricorda determinati modi di fare di uno stile vicino, appunto, a quello di organizzazioni malavitose, che si vorrebbero sempre disegnare come magicamente lontane dalle roccaforti democratiche del Nord. Poi in realtà vediamo che tutto ciò che circonda l'Expo e le cooperative sono in odor di malavita, nonostante l' indubbia bravura nel saperlo nascondere, questo odore...
Eppure, ricordiamo la faccia tosta di Poletti che sulle lotte per la dignità e contro lo sfruttamento - che hanno saputo mettere in discussione il sistema di ricatto e omertà dentro i magazzini della logistica - ha avuto il "coraggio" di parlare di disegno eversivo di lavoratori, sindacati e solidali ordito contro il suo impeccabile impero.

Al vedere l' ipocrisia e la facile smentibilità di queste affermazioni, testimoni pure di una certa tracotanza, e sbandierate come spauracchio mediatico contro i lavoratori in lotta (su cui non a caso il livello repressivo si è alzato, dato che stavano mettendo in discussione un cardine nevralgco su cui si basa il sistema di diseguaglianze e corruzione), ora si assiste alle vicende di corruzione e malaffare in cui importanti cooperative emiliane si trovano coinvolte.
Il primo pensiero che corre è: da che pulpito viene la predica! Chi ha vessato i facchini con trattamento schiavista e poi dandogli dei mafiosi ora si scopre pubblicamente coinvolto in casi di organizzazione malavitosa.

La verità delle lotte diviene quantomai inconfutabile e ancor più scomoda per i potenti, dal momento in cui i facchini delle coop emiliane alzando la testa, hanno subito posto un problema importante e scomodo al grido di "LEGA COOP MAFIA! "

Ecco, le vicende di questi giorni fanno intravvedere come gli operai avessero e hanno ragione da vendere, e ciò non può che essere punto di partenza per una solidarietà ancora più forte ed esplicita ai tentativi di far abbassare la testa a queste lotte per la dignità che parlano a tutti i precari e gli sfruttati di questo Paese, rompendo con le distinzioni di genere e provenienza.

Oggi più che mai stare a fianco dei lavoratori della logistica è anche una questione di onestà e verità: domenica a Piacenza sarà l'ennesima occasione per rinnovare la solidarietà e stringersi in cordone contro gli sporchi tentativi di zittire e far riabbassare la testa ai lavoratori dell' Ikea in lotta.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/11672-poletti-chi-sono-gli-eversivi?-in-alto-le-lotte-dei-facchini


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radisol
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Domenica pomeriggio più di un migliaio di operai della logistica e compagni di lotta hanno risposto all'appello al corteo convocato dai facchini dell'Ikea di Piacenza e organizzato dal sindacato di base S.I.Cobas. Determinati e combattivi come sempre gli operai hanno aperto la manifestazione ripetendo con grande energia gli slogan del movimento operaio della logistica: “giu le mani dal facchino!”, “siamo uniti, uniti, uniti!”, “il facchino paura non ne ha!”, “Ikea razzista, lavoro da schiavista!”. Il corteo si è mosso intorno alle 16h e si è ingrossato dalla presenza di numerose delegazioni provenienti da diverse parti d'Italia. Gli interventi dei militanti del S.I.Cobas hanno spiegato al megafono le ragioni della rabbia che i facchini esprimevano passo dopo passo, puntando il dito contro il sistema delle cooperative caporali e in questo caso contro l'Ikea, che dopo la straordinaria vittoria operaia dello scorse anno, sembra intenzionata a riprendere l'iniziativa contro i facchini e la loro stessa possibilità di organizzarsi per conquistare la dignità da troppi anni oltraggiata e calpestata dallo sfruttamento. Il corteo ha attraversato la prima periferia e nel momento in cui ci si stava dirigendo verso il centro, la celere piacentina ha indossato i caschi e gli scudi per provocare gli operai impedendogli il passo. Gli slogan si sono fatti più alti e rabbiosi, e i manifestanti non accettando l'ennesima provocazione, sono andati avanti, costringendo la celere a retrocedere. A passo svelto la provocazione della celere e il divieto della questura ad attraversare il centro città è stata respinta al mittente e i facchini hanno potuto manifestare anche nel centro cittadino. Durante il corteo è stato anche improvvisato un comizio animato dagli interventi dei compagni del S.I.Cobas, degli operai, e di molte realtà locali o accorse a Piacenza per solidarizzare con la lotta dei facchini dell'Ikea. Il Laboratorio Crash di Bologna ha partecipato alla manifestazione sollecitando con un volantino e interventi la necessità di rafforzare ancora di più i legami tra le tante lotte sociali e la straordinaria rivolta degli operai della logistica, in vista anche dei ripieghi repressivi che i padroni e le istituzioni stanno per mettere in campo in tutto il Nord Italia per fiaccare le lotte.

Leggi il comunicato di indizione del corteo del S.I.Cobas

In molti, a Piacenza, hanno preso posizione sui fatti di oggi all'Ikea. Tranne poche eccezioni, c'è stato un coro unanime che, con sfumature differenti, si dice preoccupato della situazione e bolla, sostanzialmente, i lavoratori in lotta e chi li sostiene come un problema di ordine pubblico facendo passare IKEA e la Coop. San Martino come vittime di una minoranza di facinorosi che non avrebbero motivi validi di protestare.

C'è addirittura chi, in modo squallido e vergognoso, come Marco Colosimo, Consigliere Comunale Piacenza Viva, figlio di Antonio Colosimo della segreteria territoriale FIT-CISL, definisce i "pseudo sindacalisti" del SI.COBAS degli "opportunisti accompagnati dai centri sociali di stampo comunista che approfittano dell'ignoranza economica e sociale di soggetti che lavorano all'interno di Ikea tramite la Cooperativa San Martino". Parlare di persone a lui sconosciute e della loro "ignoranza economica e sociale", parlare di solidali "di stampo comunista" che appoggiano la lotta dei lavoratori andando incontro a manganellate e denunce, esprime ovviamente un giudizio politico-razzista che si commenta da solo.

In un nostro comunicato stampa del 25/11/2013 denunciavamo che Colosimo padre, sig. Antonio, aveva recentemente tirato un bel bidone ai lavoratori ex Euroservizi, cooperativa precedentemente operante in IKEA ed ora in stato di liquidazione (altro bidone). Il "nostro" indomito sindacalista che insieme a Massimiliano BOROTTI della UIL Trasporti oggi firma una "comunicazione urgente" che condanna la lotta «ad opera dei "soliti noti" che ben poco hanno a che fare con la normale pratica sindacale» mantenne, allora, il silenzio stampa rispetto alle nostre contestazioni circa i truffaldini verbali di Conciliazione in sede sindacale che confezionò per i lavoratori nel loro passaggio alla neonata "Società Cooperativa NT Service".

In questi verbali il socio-lavoratore, infatti, accettava espressamente che la "Società Cooperativa NT Service sia liberata dalla responsabilità solidale per il credito per retribuzioni maturate e non pagate, per TFR e per il Fondo il Fondo di Previdenza integrativa, nonché per tutti i ratei di tredicesima e quattordicesima mensilità, ferie, permessi e per ogni altro credito maturato alla data del 31 ottobre 2013. Il socio lavoratore rinuncia pertanto alla solidarietà di NT Service ex art. 2112 c.c. pere dette ragioni di credito e relativamente ad ogni altra pretesa, diritto, domanda ed azione che sia dipendente, collegata o conseguente al rapporto di lavoro intercorso con Società Cooperativa Euroservizi".
Vediamo se questa volta il sig. Colosimo si degnerà di far chiarezza su questo fulgido esempio di "normale pratica sindacale" e se il sig. Antonio, politico di successo, a qualcosa da dire in merito .

La Filt CGIL, invece, con un comunicato del segretario generale di Piacenza CLAUDIO CHIESA, parla di tornare allo pseudo tavolo con le altre confederazioni per la vertenza IKEA per discutere gli aspetti contrattuali migliorativi per tutti. Un bel tavolo tra amici, alle spalle dei lavoratori, per giocare ad una rappresentanza che non hanno, bypassando le assemblee nel Deposito per il semplice fatto che quando hanno provato a farle sono andate deserte.
Il comune, dal canto suo, si affida alle "tesi migliorative" della San Martino circa l'applicazione del CCNL e chiede pertanto che si metta fine immediatamente al blocco dell'impianto.

L'idea dei lavoratori masochisti che mettono a repentaglio la loro occupazione perché fuori di testa ovviamente non sta in piedi e non la condividiamo. Essendo la maggior parte dei lavoratori in questione immigrati (e non ignoranti) sono in Italia proprio per lavorare.
Il problema di "ordine pubblico" non sono i lavoratori ma chi li sfrutta e li vuole sottomessi e siamo pronti, visto anche le denunce per diffamazione, a qualsiasi confronto pubblico su quanto abbiamo affermato ed affermeremo.

Intanto, il presidio permanente dei lavoratori davanti al Deposito Ikea, ringraziando tutti gli operai delle altre aziende e i solidali che ci stanno sostenendo, ha deciso che domenica 11 maggio porterà le sue istanze nella città, attraversandola con una manifestazione nel pomeriggio e chiamando alla partecipazione tutti coloro che ci sostengono a Piacenza e nel paese. Da lì lanceremo una campagna di lotta da sviluppare nel proseguo di questa battaglia.

Ci vogliono ridurre a problema di ordine pubblico, faremo capire che il vero problema è un sistema economico-politico sordo alle istanze dei lavoratori, che li vuole ridotti ad una condizione subalterna, senza giusti salari e soprattutto ridotti al silenzio.

Ci stanno provando. Lo impediremo!

DOMENICA 11 MAGGIO ORE 16, CORTEO A PIACENZA CON PARTENZA DAI GIARDINI MARGHERITA.
Sindacato Intercategoriale Cobas
Coordinamento provinciale - Piacenza
7 Maggio 2014

Leggi il testo del volantino distribuito dal Laboratorio Crash durante il corteo:

In questi mesi lungo le strade delle periferie dell'Emilia-Romagna abbiamo incontrato nuovi compagni e compagne, sono i facchini, che organizzati nel loro sindacato S.I.Cobas hanno alzato la testa anche nella nostra regione. Dal primo picchetto ad oggi la loro lotta è diventata la nostra lotta: a Piacenza, a Modena e a Bologna, la nostra città, abbiamo dato il nostro contributo con umiltà e determinazione convinti che a partire dalla battaglia degli operai della logistica uno s
pazio di unità possibile tra sfruttati e sfruttate fosse all'ordine del giorno, e così è stato! A bologna studenti medi, universitari, occupanti di case, precari e disoccupati organizzati nel Laboratorio Crash e nei collettivi autonomi non hanno mai fatti mancare tutte le forme di sostegno disponibili alla lotta dei facchini, e dai facchini non è mai mancata la pratica della solidarietà di classe alle tante lotte che attraversano la nostra città.
Martedì e mercoledì abbiamo risposto all'appello dei compagni operai di Piacenza e non abbiamo fatto mancare anche i nostri pugni chiusi nelle giornate di dignità e resistenza dei facchini piacentini!

Vogliamo cogliere l'occasione per confermare la nostra più convinta e concreta espressione di solidarietà a tutti i compagni e le compagne colpiti dalla repressione, legale o illegale che sia, durante questi anni di lotta nei magazzini della logistica. Siamo al fianco degli imputati del processo Bennet e a quanti sono stati aggrediti con denunce e fogli di via da Piacenza. Nella nostra città durante le battaglie ai cancelli della Granarolo abbiamo ricevuto lo stesso trattamento che le autorità piacentine hanno rivolto ai facchini dell'Ikea, ma come loro non ci siamo fatti intimidire e non abbiamo abbassato la testa: criminalizzazione per mezzo stampo, minacce, ritorsioni, aggressioni di crumiri, gas velenosi, manette, arresti e centinaia di denunce accumulate in alcuni mesi di lotta, non ci hanno fatto arretrare di un passo. Nelle prossime settimane inizierà il processo contro alcuni compagni presenti all'iniziativa di lotta del dicembre 2013 quando in solidarietà agli operai dell'Ikea riuscimmo a chiudere per un pomeriggio lo stabilimento bolognese della multinazionale svedese del mobile. Fummo aggrediti da gravi provocazioni e cariche della celere, ma resistemmo fino a quando dagli altoparlanti non sentimmo che “L'Ikea oggi chiude!”. Un nostro compagno è agli arresti domiciliari da mesi e andremo al processo insieme a lui, a testa alta proprio come un facchino quando si ribella alla condizione di schiavitù impostagli dal sistema infame delle cooperative!

Facciamo della solidarietà la nostra grande risorsa di lotta per il conflitto sociale di oggi e di domani, e a partire da importanti giornate come quella di oggi, che ci vede tutti e tutte in corteo a Piacenza al fianco degli operai dell'Ikea, continuiamo a batterci contro le ingiustizie e per la libertà dalle catene dello sfruttamento e della precarietà. Facciamo appello alla mobilitazione in vista del vertice dell'Unione Europea sulla disoccupazione a Torino che si terrà il prossimo 11 Luglio. Crediamo che sia una grande possibilità da cogliere per consolidare i percorsi di lotta e rinforzare la solidarietà tra i più poveri e impoveriti dalla crisi capitalistica in Italia.

Sciopero per la dignità fino alla vittoria!

Solidarietà militante al S.I.Cobas e agli operai di Piacenza!

Alla lotta! Al picchetto!

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/11695-piacenza-il-corteo-combattivo-dei-facchini-contro-likea


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