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Io mi rifiuto di sopravvivere voglio vivere


Anais
Estimable Member
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Topic starter  

Paura, confusione, crisi economica, crollo verticale dei valori etici, perdita dell’identità.
Questi, in sintesi sommaria e pressappochista, sono gli ingredienti basici sui quali si fondano, in tutte le nazioni, i presupposti delle derive autoritarie che portano poi all’affermazione delle dittature.
Nonostante i dittatori si presentino regolarmente sulla scena della Storia come figure originali, sono invece sempre dei cloni l’uno dell’altro. Mussolini, Hitler, Stalin, Deng Xiao Ping, Kim il Sung, Pinochet, Videla, Castro.
Ne avete qui quattro di destra e quattro di sinistra, ma non cambia nulla, sono uguali.
E i risultati sono sempre gli stessi, chi finisce per rimetterci sono proprio quei ceti (soprattutto quelli medi) che li hanno voluti, chiamati, votati ed eletti credendo e pensando che quella specifica oligarchia o quel determinato uomo del destino avrebbe salvato la nazione dal baratro. Sull’onda dell’entusiasmo, il dittatore assume il potere perché la sua figura convince il popolo che lo salverà dal baratro.
Una volta acquisite le leve del potere, forma una cricca di fedelissimi funzionari asserviti alla logica di una ristretta di oligarchi e porta quel paese al baratro. Quando la popolazione se ne accorge è ormai troppo tardi.
E’ sempre andata così.
Osservando con occhio antropologico la specie umana dall’esterno (come se fossimo dei turisti che provengono da un altro pianeta) siamo davvero animaletti banali con reazioni e comportamenti elementari, facilissimi da comprendere, pilotare, dirottare, asservire.
E’ molto più difficile schiavizzare un gatto domestico che un essere umano. La differenza tra i popoli e le etnie che hanno subìto una dittatura e quelle che invece sono riuscite ad evolversi come animali sociali, consiste in un basico principio di igiene collettiva ben conosciuta dai medici. Si chiama: prevenzione.
Questa interpretazione della Storia e dei popoli non è mia. Appartiene a Winston Churchill. Era lui che la vedeva così. Tant’è vero che, poi, ci aggiunse specificando: “Non considero affatto la democrazia un regime perfetto. Non esistono regimi perfetti perché siamo tuttora una specie nella quale il numero degli imbecilli e dei deficienti è ancora troppo alto. Considero la democrazia il minore dei mali possibili e il miglior deterrente in assoluto mai inventato dagli esseri umani per riuscire a evitare qualsivoglia forma di dittatura. Il che non è poco. E io detesto e combatto ogni forma di dittatura. Per cui: benvenuta democrazia”.
Ha un sapore inevitabilmente tinto di British humour, ma a me piace e la sottoscrivo.
E qui, in quanto italiani, siamo già nei guai.
Perché in quanto ad esercitare un comportamento virtuoso che applica i concetti basilari della prevenzione, siamo davvero scarsi. E’ su questo terreno che dobbiamo, infatti, crescere, educarci a vicenda, maturare come popolo e comprendere che combattere contro le dittature DOPO è complesso, complicato, costoso, sanguinoso, doloroso, tragico, ed è una lotta che può durare anche decine e decine di anni cancellando intere generazioni. Provocando soltanto lutti e miserie e tristezza collettiva.
Le dittature, per avere buone chance di vincere, le si combattono PRIMA.
In Italia, nonostante le sciocchezze diffuse dai soliti demagoghi di turno, la dittatura non c’è da almeno 70 anni.
Non era un dittatore Andreotti, non lo era Craxi, non lo era Berlusconi, non lo è Monti.
I dittatori, infatti, muoiono di morte naturale stando al potere o vengono buttati giù a pistolettate, altrimenti non sarebbero dittatori.
Ma ritengo (altrimenti non starei facendo questa premessa) che in Italia, consapevolmente, le oligarchie si stanno già muovendo per costruire una feroce quanto implacabile dittatura di là da venire, a tempi medi.
E’ interesse collettivo, quindi, cominciare ad adottare comportamenti specifici, applicando dispositivi efficaci al fine di prevenire.
Muovendosi PRIMA si può anche battere la dittatura. Non dà soddisfazioni spettacolari perché nessuno finisce appeso a un gancio, non esistono processi sommari e fiumane di persone per la strada con bandiere e gonfaloni. Ma funziona. L’importante è il risultato.
Nel 2006, per la seconda volta in trent’anni, gli americani si sono svegliati e si sono resi conto che stavano costruendo una feroce dittatura che, di lì a breve, non avrebbe avuto niente da invidiare a Pinochet o Stalin, a seconda del punto di vista. In suo celeberrimo pamphlet dal titolo “The friendly dictatorship” (la dittatura amichevole) il prof. Noam Chomsky raccontava e spiegava ai suoi studenti la genesi del morbo. Ma gli americani, da molto tempo, coltivano il concetto di prevenzione, perché applicano il banale principio capitalista del rapporto costo/beneficio e sanno che una dittatura, alla lunga, ha un costo socio-economico insostenibile. Le dittature producono tutte miseria, nessuna esclusa. E si sono mossi in tempo. Risolvendola nell’unico modo in cui, una sana democrazia, può cercare di risolvere il problema preventivamente: licenziando senza eccessiva pubblicità la cricca che la sta costruendo. E i licenziamenti, va da sé, sono in tronco. Non vengono chieste né spiegazioni né giustificazioni né vengono fornite prove. Viene comunicato il benservito e i soggetti in questione o capiscono e se ne vanno oppure tentano una sortita militare. In quel caso o vincono o perdono, ma è sempre molto sanguinoso. Fu la parte democratica dell’esercito americano che alla fine prevalse, nella terribile estate del 2006, quando per qualche settimana –l’umanità ignara a sguazzare sulle spiagge- il braccio di ferro tra i cosiddetti falchi e le cosiddette colombe arrivò al limite estremo della resistenza. Vinsero le colombe, altrimenti a quest’ora questo blog non sarebbe stato legalmente permesso in nessuna parte dell’occidente.
Ma dopo pochissimi mesi, con tragico realismo, i più disincantati, intelligenti, responsabili e còlti, si resero conto che era stata una vittoria di Pirro.
Perché la rivoluzione elettronica aveva cambiato il complesso panorama planetario dei meccanismi introducendo uno scenario inèdito e i linguaggi erano cambiati e le pedine erano state spostate su un terreno “apparentemente” altro e virtuale, ma efficace e contundente quanto una bomba termonucleare.
Ricominciò il braccio di ferro, agli inizi del 2007.
La cosiddetta crisi economica del 2008 fu una semplice battaglia, e come tale ha prodotto morti, feriti, bombardamenti di varia natura (anche veri letterali) e noi tutti ci troviamo al fronte, anche quelli che vogliono dire a se stessi la bugia che la guerra non esiste. La particolarità davvero tragica della guerra, infatti, consiste nel fatto che tocca chiunque si trovi nel territorio dove si svolge il conflitto. Anche se non vuole partecipare ed è un bonaccione pacifista, non ha nessuna garanzia che all’improvviso si spalanchi la porta di casa e qualcuno butta dentro una granata micidiale. E il teatro in Europa è dovunque.
Nel 2008 se ne resero conto tutti.
Si capì subito, con agghiacciante sorpresa, che sarebbe durato a lungo, molto a lungo.
La realtà, infatti, era cambiata. I gangli mentali erano diversi. I percorsi erano altri.
Perché la realtà attuale dell’Homo Electronicus è complessa e variegata.
La chiave è la COMPLESSITA’.
E i falchi e le colombe (uso questi termini piatti tanto per capirci) sono dovunque e comunque. Quindi la zuffa è trasversale. E chi intende partecipare a questo braccio di ferro nella propria quota parte (in una guerra diventano tutti importanti, dal generale di corpo d’armata fino al soldato semplice che guida la jeep con gli scatoloni di latte in polvere per le truppe al fronte) prima ancora di compiere un qualsivoglia atto, deve ALMENO rendersi conto dove sta e con chi per individuare dove si annidano i sostenitori della dittatura e dove si annidano i sostenitori della democrazia.
Il siste
ma delle alleanze, quindi, è complesso e anòmalo rispetto alle categorie consuete cui noi siamo stati abituati per secoli. Perché il braccio di ferro è presente dovunque e comunque, dato che –in virtù della globalizzazione e dell’inestricabile intreccio di interessi collettivi caratteristici di un mondo plurimo, poli-etnico e multi-etnico- chiunque può essere un combattente per la dittatura o un combattente per la democrazia.
E’ infatti ciò che sta accadendo, sotto gli occhi di tutti.
Esiste la Reazione ed esiste il Progresso, ma non esistono più quelli di destra o quelli di sinistra secondo le categorie storiche da noi usate negli ultimi cento anni. Usarle ancora è fuorviante. Anche nella migliore delle buone fedi, si finisce per fare il gioco dei falchi che –con i poveretti come noi, normali cittadini- si traduce in “creare sconcerto e confusione affinchè non capiscano ciò che accade e abbiano sempre più paura”. Nella confusione, infatti (come la Natura ci insegna) vince sempre il Falco: individua i passerotti che volteggiano in preda al panico e identifica i più deboli colpendo senza tema di sbagliare. Lo scontro non è più tra capitale e lavoro, perché gli imprenditori non sono più nemici schiavisti dei lavoratori: c’è imprenditore e imprenditore. All’interno della Confindustria esistono anche squisite colombe che si stanno facendo in quattro per inventare produzione di lavoro e occupazione nel rispetto di tutte le griglie salariali, così come all’interno del sindacato esistono anche stupidi falchi che starnazzano idiozie, e così via dicendo in ogni àmbito sociale.
Bisogna selezionare.
La buona notizia è che, una volta assunta la consapevolezza che siamo tutti al fronte, si comprende, da bravi soldatini, che chiunque, per quanto piccolino sia, può dare un proprio solido contributo. Un generale senza il marconista che legge il radar fa poca strada: ha bisogno dei suoi dati.
Quindi, si tratta di capire.
Amare oppure odiare Mario Monti è inutile.
Se uno non capisce (e neppure sa né saprà mai) in quale territorio si trova e chi sono gli attori, tutto il resto diventa irrilevante.
E’ il vantaggio di questa Guerra Invisibile che è la Prima Guerra Mondiale dell’Homo Electronicus: categoria identificata e così definita dal geniale prof. Marshall MacLuhan nel 1958.
C’è la rete. C’è l’interconnessione tra individui e soggetti anonimi. Nel web c’è di tutto, basta saper dove andare a scovare, dove e come leggere, come pescare. Lo capite da voi che se è possibile trovare in rete addirittura le spiegazioni su come costruirsi una bomba atomica, piccola ma efficace, nel proprio garage, è possibile anche capire che cosa sta accadendo oggi in Italia e nel mondo.
Certamente non è facile, perché il ruolo centrale dell’attuale Guerra Invisibile si svolge nel campo mediatico. Lì avviene il distinguo. Lì si ha un’idea di chi affronta la complessità, l’elaborazione costante e continua di dati, l’argomentazione, la comprensione, la condivisione. Fondamentale è la rinuncia alla segretezza delle notizie perché aprendosi alla diffusione generalizzata e sottraendosi alla logica gruppale e clanica, si chiarisce che si intende combattere contro una concezione oligarchica e aristocratica dell’esistenza che è la base di ogni dittatura. Le notizie che il Potere ufficialmente ci regala, va da sé, sono notizie interessanti per loro. Non per noi. Oggi, il teatro è questo. Un tempo la NOTIZIA era secca e oggettiva. Oggi va decrittata, destrutturata, analizzata e compresa.
Viviamo in un mondo fantastico perché è possibile diffondere notizie importanti a una velocità inconcepibile fino a pochi anni fa. Ma è anche terribile allo stesso tempo e molto pericoloso perché è altrettanto difficile (per chi non ha strumenti specifici) saper distinguere il grano dall’oglio, la bufala dall’informazione, la Cultura dal marketing, il Sapere dalla manipolazione, la realtà oggettiva dalla mistificazione.
Il braccio di ferro è dovunque. Io li chiamo banalmente falchi e colombe, tanto per intenderci: all’interno della Chiesa, della magistratura, della Confindustria, dei sindacati, dell’esercito, dei partiti tradizionali, della massoneria. Dovunque e comunque fanno il braccio di ferro le due entità contrapposte: chi vuole un mondo libero a misura d’uomo e quindi molteplice, multiforme, poli-etnico e complesso, e chi lo vuole asservito e silente, unìvoco, piatto, dedito al lavoro per arricchire una ristrettissima oligarchia di individui che si ritiene superiore al resto della specie umana. E’ per l’appunto ciò che viene definito sotto il termine di DITTATURA:
In questa fase, noi italiani siamo favoriti. Alcuni aspetti del nostro becerume genetico ci consentono chicche inattese. Tipo: il governo dei tecnici professori.
Anche un bambino, oggi, comprende e si rende conto che, in verità –e nella migliore delle ipotesi- si tratta di un’accozzaglia di spocchiosi raccomandati che non hanno la benché minima idea né di che cosa stanno facendo né di che cosa stanno dicendo quando parlano. L’aspetto positivo consiste nel fatto che la loro totale insipienza ci permette di comprendere quale sia il teatro e dove si annidano i falchi e che cosa, in verità stanno combinando.
Non vi è alcun dubbio che Mario Monti sia un disastro per il paese. Purtroppo ce lo toglieranno molto presto. Perché è un disastro per il paese ma è diventato un disastro e un colossale flop anche per i falchi che lo hanno messo al governo. La sua scempiaggine dà troppe informazioni. Per il momento gli italiani ancora non se ne sono accorti in massa, perché abituati dal berlusconismo a non pensare, a non ragionare, a non elaborare e soprattutto a non avere memoria, neppure quella breve e brevissima. Faccio un esempio: “Grazie al decreto salva-Italia, grazie alla rivoluzionaria riforma del lavoro che presto vareremo con il totale consenso tra le parti sociali, già applaudita in diversi luoghi internazionali dove la nostra credibilità è stata ristabilita, l’Italia si avvierà verso una poderosa e impressionante ripresa e potremmo anche arrivare a un +10% del pil”. Dichiarazione in conferenza stampa in data 22 dicembre 2011. Il dato reale è che il pil è -2,2%. Ma nessuno se lo ricorda più che lui l’ha detto, e tantomeno nessuno GLIELO RICORDA. Questo è parte del teatro di guerra. Spiega (a chi vuole capire) che se un banale contabile può presiedere l’esecutivo sostenendo scempiaggini inaudite che qualsivoglia studente di economia al secondo anno è in grado di scardinare con due paginette ben congegnate, allora vuol dire che il POTERE VERO, ovverossia: coloro che davvero governano, sta da un’altra parte. Se il ragionier Mario Monti davvero fosse il vero capo di governo, l’Italia oggi starebbe affondando. Lui era semplicemente il “perfetto pupazzone” da sostituire a quell’altro capolavoro del suo squallido predecessore, divenuto a un certo punto contro-producente. E’ stata l’idea di un bambino, davvero infantile. Via i mafiosoni e le belle donne, via le orge a palazzo, adesso ci mettiamo il preside mitomane circondato da figure materne autoritarie tipo maestrine elementari, e siccome gli italiani sono bambini rimbecilliti, alla fine staranno buoni buoni a sedere sul banco a fare i còmpiti. Lì per lì è servito.
Ma qualcosa è andato storto.
Non sono in grado di poter fornire notizie oggettive e prove inoppugnabili relative all’entità poderosa dello scontro tra Monti & co. e i suoi datori di lavoro (i falchi iper-liberisti); se le avessi in mano, farei la scelta di Assange, mi rifugerei in un bunker da qualche parte e comincerei a pubblicarle tutte in rete. Non ho, quindi, né notizie né prove. Mi dispiace deludere chi mi sopravvaluta.
Ve la regalo, perciò, come una mia semplice opinione personale che vale quel che vale.
Nasce dall’analisi, dallo studio e dallo scambio di opinioni con altri combattenti democratici sparsi in giro per il mondo, che ogni giorno seguo
no la borsa, l’economia, i discorsi e gli incontri ufficiali (e qualche volta meno ufficiali) dei potenti e confrontiamo –molto spesso insieme- circa 250 quotidiani occidentali per decifrare e selezionare ciò che vogliono dirci.
A mio modesto parere, Mario Monti è stato già licenziato.
Il che, non è una buona notizia. Perché se il suo sostituto è più bravo di lui (ci vuole poco) più accorto, più abile, più sofisticato, sarà molto più difficile e complicato riuscire a smascherare le mosse. Sbugiardare Mario Monti quotidianamente è oramai impietoso. Non è quindi possibile che lui prosegua nella sua attività. Il suo còmpito che doveva durare all’incirca un anno e mezzo è smaccatamente naufragato ed è andato a sbattere contro l’inevitabile scoglio del suo Ego immenso e del suo fragilissimo Io, come si conviene a tutte le personalità narcisistiche prive di pulsione etica.
L’8 gennaio del 2012, Mario Monti va a Londra. Le cose vanno male, molto male in quel momento. Da fonte certa sappiamo che si incontra con il governatore della Banca d’Inghilterra, con il responsabile di Goldman Sachs in Europa, e con alcuni maestri venerabili di logge massoniche inglesi con i quali strappa un accordo: garantisce la svendita di gioielli nazionali attraverso abili dismissioni, l’incorporazione e l’ingresso attraverso la ricapitalizzazione di banche italiane dentro fondi a rischio sotto l’ombrello di Black Hawk investment garantito dalla Royal Bank of Scotland e da Goldman Sachs che ne è il custode. In cambio, ottiene la promessa che la finanza inglese abbatterà lo spread tra i bpt italiani e quelli tedeschi portandolo da 420 a 195 e provvederà affinchè il pacchetto di controllo di Unicredit finisca nelle mani degli arabi che investono a Londra e BancaIntesa finisca nelle mani di un colosso finanziario anglo-tedesco. Come garanzia mette a disposizione diverse tonnellate d’oro della riserva strategica nazionale. Torna a casa tutto contento e presenta dei conti stabiliti su quelle decisioni. Previsione di Monti: al 30 marzo 2012 lo spread sarà intorno a 220, Unicredit in borsa varrà all’incirca 5,5 euro e BancaIntesa intorno ai 2 euro. Le banche italiane riceveranno soldi dalla Bce che investiranno una parte in bpt nazionali e l’altra nei fondi derivati suggeriti dagli inglesi. Dopo una ventina di giorni va in Usa dove vede gli omologhi americani. Si presenta come l’ago della bilancia europea e garantisce agli americani che fungerà da ammortizzatore in funzione anti-Merkel smontando l’asse tedesco anti-Obama. Torna a casa tutto contento, con la truppa mediatica asservita che esalta il grande condottiero.
Passano quarantadue giorni.
Lì avviene qualcosa che io ignoro. Gente molto più abile di me (diversi blogger indipendenti in Usa, Sudamerica e Australia) sta tentando di aver accesso a informazioni specifiche e garantite per capire con esattezza che cosa sia accaduto.
Qualcosa, infatti, è avvenuto. Ancora non sappiamo che cosa.
Mario Monti litiga con tutti. Ma non si sa perché.
Gli inglesi sono imbufaliti. Gli americani lo detestano. E da dieci giorni è entrato in rotta di collisione anche con la Francia e con il Fondo Monetario Internazionale.
L’Italia è di nuovo drammaticamente isolata.
Invece che finire a 200, lo spread sale a 400.
Unicredit, invece di volare con il vento di poppa crolla ai minimi storici, idem BancaIntesa.
Tutti i dati macro-economici presentati come previsione a tre mesi dal governo in data 15 giugno 2012 si rivelano sbagliati clamorosamente.
Corrado Passera inizia a fare dichiarazioni opposte e contraddittorie a quelle di Monti.
Mario Monti corre in Cina a metterci una pezza e lì si inventa l’applauso di Obama rischiando un grave incidente diplomatico. Da quel momento in poi tutti gli indici economici italiani virano in assoluto negativo e cambia di 180 gradi la comunicazione ufficiale da parte della BCE, del Fondo Monetario Internazionale, del Wall Street Journal, del Financial Times, di Asia Times, rispetto al nostro paese. Come mai? Che cosa è successo?
Non lo so.
So però che cosa sta accadendo in Italia.
Stanno costruendo un nuovo partito che avrà la denominazione di Partito Nazionale e che sondaggi preliminari privati danno come primo partito alle elezioni. Sarebbe una creatura di Pierferdinando Casini. Nascerebbe e si svilupperebbe dalle ceneri dell’Udc che si scioglie e avrebbe come proprio leader Corrado Passera, ormai identificato come l’anti-Monti. Diversi brandelli di PDL e di PD confluirebbero dentro per garantire la tenuta della nazione. Il tutto accelerato dal peggioramento quotidiano della situazione economica italiana. In questo momento, Monti non ha più l’appoggio di nessuno dei rappresentanti europei che l’ha sostenuto fino al 20 febbraio 2012. Non so che cosa abbia combinato. Si è giocato tutto il credito in meno di quattro mesi. E’ sostenuto soltanto dal PDL e dal PD, un po’ poco, data la situazione fragile del nostro paese. Perché il nuovo partito andrebbe contro Berlusconi e contro la Lega sostituendosi definitivamente ad entrambi.
Dal sultanato orgiastico-padano, nella sua variante italiota di malaffare, corruzione e corna (metaforiche sporcaccione e di plastica ai festival di Pontida) si passerebbe a una formazione presentabile e inappuntabile, molto dura. Per la serie: poche storie e poche proteste, o accettate questo o vi arrangiate.
Così lo presenta il quotidiano Il Giornale, in data 18 aprile, a firma Andrea Indini, imbufalito perché Mediaset. Mediolanum & co. stanno colando a picco:

E in questo nuovo partito, ci sarà anche l'attuale ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera? "E chi lo sa...", ha ribattuto Casini consapevole di scatenare così una grande curiosità ma anche allarme in alcuni settori della politica. A stretto giro è infatti arrivata la preoccupata reazione del Pdl che ha affidato a Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, il compito di "smontare" il nuovo progetto centrista. "Le dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini sono azzardate se non addirittura gravi e pericolose per il futuro del governo Monti", ha attaccato Lupi spiegando che se i ministri dell’attuale esecutivo sarebbero già pronti a entrare in un partito, il governo non sarebbe più formato esclusivamente da tecnici. "E non mi sembra una buona notizia", ha chiosato Lupi. A Radio Anch'io, il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha, invece, messo le mani avanti assicurando che "se i tecnici vorranno fare outing saranno i benvenuti da ogni lato". "Non credo - ha concluso Bersani - che perderanno competenza se diventano un po' politici".
Insomma, Casini ha gettato il sasso nello stagno. Senza entrare troppo nell'argomento, il leader dell'Udc ha lasciato intendere che i lavori per la nuova formazione sono già a buon punto. Il Partito della Nazione dovrebbe essere in pista per le politiche perché "c’è bisogno di un nuovo soggetto". E le elezioni del 2013 saranno il banco di prova. "Penso che ci saranno novità nelle prossime ore", ha detto Casini dosando le informazioni. "Già dei gesti ci sono stati all’interno dell’Udc - ha continuato - e noi dell’Udc e del terzo Polo siamo convinti che c’è bisogno di un nuovo soggetto politico, una cosa diversa che metta insieme tecnici e politici, sindacalisti intelligenti e imprenditori illuminati".
Questo partito si presenterebbe come una organizzazione politica compatta, alla quale finirebbero per aderire Rutelli & co., Fini & co. anti-berlusconiani del PDL e leghisti furibondi fuoriusciti (così si chiudono tutte le vertenze legali dei loro rispettivi partiti) che piace all’opus dei, alla finanza vaticana, ai tedeschi, molto di meno agli anglo-americani che sono titubanti. Soprattutto gli inglesi, estremamente cauti in questo momento.
Perché tutti questi signori che amano questi minuetti a tavolino, forse stanno facendo i conti senza l’oste.
In Gran
Bretagna (massimo indice di numero di indigenti e di povertà mai raggiunto dal 1946) gli ultimi sondaggi rivelano che David Cameron non piace a nessuno e i laburisti stanno dilagando in tutti i municipi locali delle diverse contee del Regno. In Francia, è molto probabile che Hollande riesca a farcela il 6 maggio. E lì si apre una nuova potenziale partita del braccio di ferro.
Perché tutta questa gente si sente molto sicura e pensa di seguitare a portare avanti i propri disegni senza neppure prendere in considerazione l’idea che esistono i popoli, le nazioni, le etnie, le persone. Io, invece, ci credo. Ci ho sempre creduto e seguito a crederci.
Le dittature sono sempre state costruite dall’alto, ma hanno sempre fiorito trovando terreno fertile dal basso e da lì hanno trovato impulso, sostegno e consenso. Se dal basso non arriva il sostegno popolare, le dittature non decollano.
Non esiste nessuna speculazione in corso. E’ tutto falso.
La cosiddetta speculazione è una invenzione mediatica.
Il mercato senza controllo collettivo e statale, per definizione è speculativo.
Lo era quando andava bene ( e i gonzi applaudivano pensando che fare soldi facili è elementare) lo è nello stesso identico modo quando va male.
La realtà è che le scelte iper-liberiste della BCE e del duo Merkozy non funzionano. E il capitalismo, per produrre ricchezza (e quindi profitto) ha bisogno dei due pilastri fondamentali sui quali si poggia: efficacia ed efficienza. Oche chiacchiere.
“Siamo ormai arrivati alla stretta finale. La ricetta tedesca affonderà definitivamente l’Europa, sembra incredibile essere testimoni del suicidio di una civiltà senza che la gente se ne renda conto”. Così il nobel per l’economia Paul Krugman (una colomba) lunedì scorso commentava ciò che sta accadendo. Da noi: silenzio.
Da modesti soldatini, nel nostro piccolo, possiamo e dobbiamo impegnarci per spingere dal basso diffondendo informazioni e dati reali alla mano smascherando continuamente le bugie governative per infilare dei granellini di polvere nel loro ben oliato meccanismo tritatutto sperando che gente come Stefano Fassina (un economista colomba addormentato) si risvegli dalla letargia e dalla stupefazione –tanto per fare un esempio-, e la gente cominci ad ascoltare un po’ di più magari un filosofo come Massimo Cacciari (che si sgola come e quando e quanto può) e un po’ di meno gli economisti tecnici che oggi vanno di moda alla tivvù.
La dittatura dell’oligarchia finanziaria è imperante e lo sappiamo.
Ma non ha ancora vinto.
Perché –per fortuna della specie umana- non funziona.
Non si tratta, infatti, di schieramento ideologico, ma di buon senso.
E quando comincia a diffondersi il buon senso, le dittature si afflosciano.
La dittatura vive e prospera nella paura, nella confusione, nella demagogia e soprattutto nella mitomania.
Paradossalmente (ma è la caratteristica di questa surreale guerra invisibile) se i lavoratori vogliono salvaguardare il proprio presente e futuro, devono solidarizzare con gli imprenditori che vogliono produrre merci. E viceversa. Gli imprenditori che vogliono aprirsi i mercati e far profitto creando ricchezza collettiva devono mettersi nella zucca l’idea che l’organizzazione sociale del lavoro in Italia non passa più attraverso l’annoso conflitto capitale-lavoro, bensì attraverso nuovi disegni e linguaggi dove sia chiaro qual è il terreno di scontro: da una parte chi produce (tutti insieme) e vuole e pretende che lo Stato sia garante e arbitro, e dall’altra chi vuole uno Stato debole che garantisca la libertà di far soldi senza produrre. Tutto qui. Elementare.
I falchi sanno che da un momento all’altro la gente può cominciare a capire, comprendere, quindi organizzarsi in funzione umana e quindi uscire fuori dal ricatto del bisogno legato alla sopravvivenza. Chi vuole sopravvivere e basta, diventerà cinese.
Uno slogan paradossale, ma superbo può essere “non vogliamo sopravvivere, se dobbiamo vivere in una nazione in cui i senatori vanno al mercato ad acquistare diamanti con i soldi delle nostre tasse allora preferiamo non sopravvivere perché noi, invece, vogliamo vivere”.
La surrealtà può aiutarci a inventare nuovi linguaggi diversi.
Nell’uso del mercatismo e dell’economicismo e del politichese perdiamo tutti.
“Io voglio vivere, mi rifiuto di sopravvivere”.
Nel 1952 non aveva senso.
Oggi, un Senso ce l’ha eccome.
Anzi: questo è il Senso.
E da lì che bisogna ripartire, da brave formichine pazienti.

http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/04/


Citazione
antiUsrael
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Quando si parte male è inutile continuare a leggere perchè prendere lezioni di democrazia,libertà e diritti da un'imbroglione assassino come churchill alle dirette dipendenze di sua maesta rothschild, che uccise milioni di tedeschi ed altri europei con i suoi ''bombardamenti umanitari'' è singolare..
il plutodemocratico chuchill fece arrestare centinaia di migliaia di cittadini britannici per placare la sua paranoia sulla celebre « quinta colonna » germanica che altri non era che una larga fetta della popolazione inglese contraria alla dichiarazione di guerra contro la germania e al conflitto mondiale in generale
lasciamo poi stare destra,sinistra,inter e milan..
Questi qui sono tre dittatori, se non vado errato, pupazzi del mondialismo:
Deng Xiao Ping, Pinochet, Videla
Questi altri invece li odiate perchè i sionisti fin da piccoli vi hanno detto che sono brutti sporchi e cattivi perchè con loro i mondialisti avevano poco da succhiare a rispettivi popoli che governavano:
Mussolini e Hitler distrutti da una guerra mondiale voluta da potenze estere(Usa-uk-francia) e non da popoli in rivolta di henryleviana memoria..
Stalin entrato anche lui in contrasto nel dopoguerra coi mondialisti fu fatto fuori:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=114948&highlight=#114948

Kim il Sung e la sua Corea si salvarono perchè hanno l'atomica e Castro è un mistero perchè sia ancora li(divina provvidenza?),ma appena morira gli americani faranno di tutto per far tornare Cuba come ai tempi di Batista basta una primavera colorata..

la democrazia occidentale è un dittatura dei partiti che sono in mano e rispondono solo a lobby mondialiste..altro che ''miglior forma di governo pur se imperfetta''!!

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''IL PARTITO

Il partito è la dittatura contemporanea.
È lo strumento di governo delle moderne dittature poiché rappresenta il potere di una parte sul tutto. È il più recente sistema dittatoriale. Poiché il partito non è un individuo, esso dà luogo a un'apparente democrazia, formando assemblee e comitati senza contare la propaganda svolta dai suoi membri. Il partito non è affatto un organo democratico poiché è composto da individui che hanno o gli stessi interessi o le stesse opinioni o la stessa cultura o che appartengono alla stessa regione o che hanno la stessa ideologia.

Essi formano un partito per realizzare i loro interessi o per imporre le loro opinioni o per estendere il potere della loro dottrina a tutta la società. Il loro obiettivo è giungere al potere con il pretesto di attuare i loro programmi. Non è democraticamente ammissibile che uno qualsiasi di questi gruppi governi l'intero popolo, che è formato da numerosi interessi, idee, temperamenti, luoghi di provenienza e credi. Il partito è uno strumento di governo dittatoriale in quanto permette a coloro che hanno le stesso opinioni e gli stessi interessi di governare il popolo nel suo insieme.

Rispetto al popolo, il partito è una minoranza.
Lo scopo che determina la formazione di un partito è quello di creare uno strumento per governare il popolo, in altre parole, di governare tramite il partito su coloro che sono al di fuori di esso. Il partito, infatti, si fonda essenzialmente su una teoria autoritaria ed arbitraria... vale a dire sul dispotismo dei membri del partito sugli altri elementi del popolo.

Il partito afferma che l'accesso al potere è il mezzo per realizzare i propri obiettivi, pretendendo che questi obiettivi siano quelli del popolo. Questa è la teoria che giustifica la dittatura del partito ed è la stessa teoria su cui si fonda qualsiasi dittatura. Qualunque sia il numero dei partiti, la teoria è sempre la stessa. L'esistenza di più partiti inasprisce la lotta per il potere, che si risolve nella distruzione di ogni conquista del popolo e nel sabotaggio di ogni programma di sviluppo della società. Questa distruzione serve da pretesto (al partito di opposizione) per giustificare il tentativo di indebolire la posizione del partito al potere, allo scopo di prenderne il posto.

La lotta tra i partiti, se non si risolve nella lotta armata, il che avviene raramente, si svolge per mezzo della critica e della denigrazione reciproca. È una lotta che si combatte inevitabilmente a danno degli interessi vitali e supremi della società e da ciò consegue che una pane o tutti gli interessi della società cadranno vittime della lotta dei partiti per giungere al potere. Infatti, è nella distruzione stessa di questi interessi che il partito o i partiti all'opposizione trovano la giustificazione della loro controversia con il partito al potere.

Il partito all'opposizione per giungere al potere deve abbattere lo strumento di governo che è al potere. Per fare questo deve distruggerne le realizzazioni e denigrarne i programmi anche se sono utili alla società. Di conseguenza, gli interessi ed i programmi della società diventano vittime della lotta dei partiti per giungere al potere.

Certo, il conflitto nato dalla molteplicità dei partiti suscita un'intensa attività politica, ma rimane sempre il fatto che tale conflitto è, da una parte, politicamente, socialmente ed economicamente distruttivo per la società e, dall'altra, si risolve sempre con la vittoria di un altro strumento di governo identico al precedente; vale a dire con la caduta di un partito e con la vittoria di un altro. È sempre la sconfitta del popolo, e, quindi, la sconfitta della democrazia. Inoltre i partiti possono essere comprati o corrotti sia dall'interno che dall'esterno.

Originariamente il partito nasce come rappresentante del popolo, poi la direzione del partito diventa la rappresentante dei membri del partito, e il presidente del partito diventa il rappresentante della direzione del partito. È chiaro così che il gioco dei partiti è un'ingannevole farsa fondata su una caricatura di democrazia dal contenuto egoista e fondata sul gioco degli intrighi e delle manovre politiche.

Tutto questo conferma che il partitismo è uno strumento della dittatura moderna. È una dittatura che si presenta apertamente, senza maschera, e che il mondo non ha ancora superata. È realmente “la dittatura dell'epoca contemporanea”.

Il parlamento del partito vincitore e in realtà il parlamento del partito; il potere esecutivo designato da questo parlamento è il potere del partito sul popolo. Il potere del partito, che dovrebbe essere al servizio del popolo intero, è in realtà nemico mortale di una parte di esso, di quella, cioè, costituita dal partito o dai partiti all'opposizione e dai loro sostenitori. L'opposizione non rappresenta il controllo popolare sul partito al potere; piuttosto, cerca, essa stessa, una possibilità di sostituirlo al potere.

Secondo la tesi della democrazia moderna, il controllo legale appartiene al parlamento, la cui maggioranza è costituita da membri del partito al potere, vale a dire, che il controllo è nelle mani del partito al potere e che il potere è nelle mani del partito che esercita tale controllo.
Sono dunque evidenti l'impostura, la falsificazione, la inefficacia delle teorie politiche dominanti oggi nel mondo dalle quali scaturisce la democrazia tradizionale nella sua forma attuale.

Il partito rappresenta soltanto una parte del popolo, ma la sovranità popolare è indivisibile. Il partito governa in nome del popolo, ma il principio fondamentale è che non deve esserci “nessuna rappresentanza al posto del popolo”.
Il partito è la tribù e la setta dell'età moderna. La società governata da un partito è identica a quella governata da un'unica tribù o da un’unica setta.

Il partito, come abbiamo già affermato, rappresenta le opinioni, gli interessi, le ideologie, il luogo di provenienza di un solo gruppo della società. Il partito, quindi, è ùna minoranz
a rispetto all'intero popolo, cosi come lo sono la tribù e la setta. La minoranza ha gli stessi interessi e la stessa ideologia. Da questi interessi o da questa ideologia scaturiscono identiche opinioni.

Non vi è nessuna differenza tra il partito e la tribù, eccezion fatta per il legame di sangue, che, d'altra parte, può esistere anche nel partito al momento della sua costituzione. La lotta dei partiti non differisce in alcun modo dalla lotta delle tribù o delle sette per ottenere il potere. Se il sistema tribale o settario è da rifiutare e da deplorare politicamente, si deve anche rifiutare e deplorare il sistema dei partiti, poiché tutti e due i sistemi procedono nello stesso modo e conducono allo stesso risultato. Per la società, la lotta dei partiti ha lo stesso effetto negativo e distruttivo della lotta tribale o settaria.''

Moammar El Gaddafi - libretto verde


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dana74
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come si fa a non considerare Monti un dittatore non l'ho capito, chi lo ha eletto?
Mah.
Inoltre è un mero esecutore di quelle politiche neoliberiste della troika europea che lo stesso autore contesta e se Monti lasciasse lo considera un male.
Mah, secondo me l'autore è un pò confuso.

Mettere sullo stesso piano Castro o il koreano con Pinochet mi sembra pressapochista, un conto sono i "dittatori" così definiti dagli stessi poteri che da tale dittatore di turno sono minacciati perché conducono una politica a favore del popolo e citando nomi attuali come Ghedafi, Chavez, Amadinejad, Putin da altri dittatori altri tipo Suarto, Ben Alì, Karzai etc che volgono le veci dell'imperialismo americano..

Ghedafi si è rivelato profetico...

Tutto questo conferma che il partitismo è uno strumento della dittatura moderna. È una dittatura che si presenta apertamente, senza maschera, e che il mondo non ha ancora superata. È realmente “la dittatura dell'epoca contemporanea”.


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