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La nuova emergenza in cinque parole


Tao
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TERMOVALORIZZATORE.

Il 26 marzo dell'anno scorso Berlusconi allestisce un set hollywoodiano per inaugurare il termovalorizzatore di Acerra. L'impianto è stato costruito dalla Impregilo (finita poi sotto processo) e avviato in violazione della normativa italiana ed europea. La Commissione Ambiente aveva chiesto 27 adeguamenti, è entrato in funzione con un'ordinanza in deroga. Mancavano il piano per lo smaltimento delle ceneri e il rilevamento della diossina. A febbraio doveva esserci il collaudo. A giugno i comitati ne hanno chiesto il sequestro alla procura. La società che lo gestisce, la A2A, non fa visionare i documenti di collaudo. A settembre si è fermato del tutto, 3 linee su 3 in avaria. Doveva bruciare cdr (combustibile derivato dai rifiuti) di qualità, invece brucia talquale (cioè l'indifferenziata): le sostanze organiche miscelate alla plastica generano fumi acidi che hanno corroso i refrattari della caldaia. Dopo 500 giorni di funzionamento, le centraline per le polveri sottili hanno registrato 250 sforamenti. La Impregilo pretende 350 milioni di euro per cedere l'impianto alla regione. Dopo la nuova emergenza, sono previsti altri 3 termovalorizzatori: a Salerno, a Napoli, a Santa Maria La Fossa.

CAVE

A Chiaiano e Terzigno si trovano le due discariche che attualmente ricevono rifiuti talquale di Napoli e provincia. Si tratta di cave trasformate in sversatoi, come pure la cava Vitiello, la seconda discarica che mercoledì l'esecutivo ha deciso di allestire a Terzigno. Tutte e tre si trovano in parchi naturali vincolati dalle leggi nazionali, rispetto alle quali il governo agisce in deroga, ma vincolate anche da leggi europee rispetto alle quali le deroghe non valgono, per questo c'è una ulteriore procedura di infrazione in corso a Bruxelles, dopo una prima sanzione già comminata di 450 milioni di fondi bloccati. I siti non sono idonei a ricevere rifiuti. Per Chiaiano la difficoltà maggiore è che le pareti dell'invaso sono costituite da lastroni mobili di tufo, che franano con molta facilità, rendendo impossibile l'impermeabilizzazione. Nel caso delle cave vesuviane è la morfologia a non essere adatta: si tratta di stratificazioni di pietra lavica altamente permeabile e, infatti, nella cava Sari attualmente in funzione si parla già di infiltrazioni di percolato nella falda acquifera. Per allestire 110 mila metri quadrati di cava Vitiello è stato previsto un costo di 50 milioni di euro.

IL CICLO DEI RIFIUTI

Non è mai stato completato il ciclo dei rifiuti. Manca la raccolta differenziata porta a porta in tutte le zone, l'indifferenziato e una parte di differenziato finisce nelle discariche, che infatti si vanno rapidamente esaurendo, un'altra parte di secco finisce negli impianti Stir di tritovagliatura e da qui all'inceneritore di Acerra. Mancano gli impianti di compostaggio per l'umido. A Salerno è stato recentemente inaugurato il primo, ancora in fase di collaudo. Nel 2002 il Commissariato di governo ne commissionò sette alla società piemontese Entsorga, pagati al 70% giacciono nei depositi della ditta da sette anni. Avrebbero potuto trasformare ogni 12 mesi 25.000 tonnellate di rifiuto umido in compost e fertilizzante agricolo. Oggi i paesi ricicloni sono costretti a contratti onerosissimi con ditte siciliane e pugliesi. Ad esempio smaltire l'umido a Molfetta costa 180 euro a tonnellata. Niente è stato fatto per abbattere la produzione di scarti, ad esempio attraverso accordi con la grande distribuzione. Nessuna autorità locale ha mai accettato di prendere in esame cicli di trattamento virtuosi che escludessero i termovalorizzatori in favore del trattamento meccanico a freddo.

MIRACOLO ELETTORALE

Nel 2008 la crisi dei rifiuti arriva alla fase più acuta, l'immondizia per strada raggiunge le finestra al primo piano dei palazzi. La popolazione, assediata da colline di sacchetti, dà fuoco ai rifiuti, diossina sprigionata nell'aria e vetture bruciate in prossimità delle pire. Gruppi organizzati cominciano a girare di notte per erigere barricate di pattume. Berlusconi cala a Napoli con cadenza settimanale per produrre il miracolo della sparizione dei rifiuti da spendere per la vittoria alle elezioni politiche alle porte. Magicamente, dopo mesi di sofferenza, le vie vengono liberate. Come? Mandando tutto in Germania e nelle discariche regionali, un sistema che come abbiamo visto non ha risolto nulla. Aver fatto crescere paure ed esasperazione è servito per incamerare voti. Un miracolo che sta per ripetersi alla vigilia delle elezioni comunali a Napoli, la prossima primavera. Nicola Cosentino e Mario Landolfi (accusati dai pentiti in processi relativi a rifiuti e clan dei Casalesi), in qualità di plenipotenziari del Pdl in Campania, mercoledì scorso a Roma in una riunione con i deputati della regione hanno deciso l'apertura di cava Vitiello, uno sversatoio in grado di ingoiare rifiuti per dieci anni.

DIFFERENZIATA

A Napoli nel 2009 si è arrivati al 19 per cento, un solo punto sotto Roma ferma al 20 per cento. Nei sei quartieri dove è attivo il porta a porta la situazione è molto migliore: Bagnoli 80% per cento, Colli Aminei 69 per cento, Rione Alto 66 per cento, Chiaiano 72 per cento, Ponticelli 64 per cento, San Giovanni 58 per cento, per un totale di 135.000 abitanti e 4.300 utenze commerciali, pari a una città delle dimensioni di Salerno. Quindi tutto bene? No perché i piani di ampliamento dalla cinta esterna verso il centro si sono fermati. Nel 2010 si sarebbero dovuti coinvolgere altri centomila abitanti ma tutto è bloccato dalla mancata erogazione da parte della regione di 8.250.000 euro, a cui si aggiunge il mancato pagamento da parte della Provincia delle spese (11 milioni di euro) sostenute da Asia per la gestione dal gennaio 2010 degli impianti Stir di Giugliano e Tufino. Resta l'obiettivo del 25% di differenziata entro dicembre di quest'anno attraverso i cassonetti in strada. I napoletani continuano a riempire con pazienza le campane, mentre i compattatori mischiano tutto e gettano nella cave. Secondo il rapporto Ecosistema urbano di Legambiente, la differenziata negli altri capoluoghi campani è al 62,8 per cento ad Avellino, 60,6 per cento a Salerno, 47,3 per cento a Caserta, 19,5 per cento a Benevento. Dal set hollywoodiano allestito il 26 marzo dell'anno scorso per l'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra agli scontri di questi giorni. Cinque parole chiave per capire perchè non riusciamo a uscire dall'emergenza. Il miracolo berlusconiano è servito. E oggi, alla vigilia delle elezioni comunali a Napoli sta per ripetersi. In quanti ci ricascheranno?

Adriana Pollice
Fonte: www.ilmanifesto.it
22.10.2010


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