Allodi: lascio la militanza, il Pd ormai adotta la cultura del «meno peggio»
di Guglielmo Allodi
Caro direttore, guardo con stupore e molta tristezza al Partito democratico, e dopo quarant'anni decido di uscire dalla militanza organizzata in un partito. Già nel 2010 diedi le dimissioni dall'apparato che da i Ds transitava nel Pd, non vi era alcun motivo per rimanere a fare un lavoro diventato più triste di quello di un impiegato dell'anagrafe di un Comune di cento abitanti nelle valli del Comacchio. Lei ricorderà cosa significava fare parte di un apparato del Pci nella federazione napoletana. Lì, appunto, ci conoscemmo; lei giovane redattore de L'Unità e io dirigente dei giovani comunisti e consigliere comunale. Ricordo che lei mi regalò una cravatta, che ancora conservo, molto rocchettara. Siamo diventati grandi, ormai quasi anziani, ma abbiamo, nella differenza, mantenuto spirito critico e voglia di continuare a cercare un orizzonte migliore della realtà che viviamo. È esattamente quanto non esiste più nelle corde del Partito democratico, ormai completamente omologato in una asfittica e logora cultura del meno peggio. L'accordo tra Renzi e Berlusconi è lì a dimostrarlo nella più assoluta drammaticità.
Questo giovanotto fiorentino ritiene che la velocità di battuta possa sconfiggere il pensiero. Poveretto. L'unica cosa certa è che ha bisogno di Berlusconi per fare una finta riforma elettorale, che gli consenta di avere parlamentari pappagallo (già in queste settimane abbiamo dovuto sorbirci i vari Nardella, così come Berlusconi i vari Brunetta). Un'idea autoritaria e personalistica della politica e dei partiti, dove la democrazia è solo un fastidioso sostantivo da usare. D'altra parte in quale democrazia parlamentare l'assemblea elettiva è chiamata a ratificare le decisioni di due signori, tra l'altro nemmeno eletti? Purtroppo poco possono fare le minoranze del Pd, poiché hanno perso quando hanno accettato che il segretario venisse eletto anche dai non iscritti. Forse oggi D'Alema, Bersani, Bassolino e altri iniziano a capire quanto valeva avere organizzazioni popolari strutturate e diffuse nel Paese. Forse farebbero bene a dire pubblicamente quanto fosse stupido pensare che quando si governa il partito non serve. Infatti sono stati sconfitti dai solerti «signorsì» che si genuflettevano e nello stesso tempo pensavano di consolidare un potere personale consociativo e clientelare. Non ha futuro il Partito democratico, non potrà rappresentare l'alternativa in Italia. Questo Pd può al massimo rappresentare il consolidamento di vecchi poteri economici e politici di questo paese. Nessuna opportunità di alternativa democratica, ma solo la possibilità di assistere a nuove lacrime «stile Fornero». E d'altra parte oggi si invera quell'idea di paese che fu pensata dal craxismo con il supporto andreottiano e migliorista.
Il riformismo è stato sconfitto e bisogna costruire un nuovo pensiero e un nuovo partito se si vuole riprendere il cammino del cambiamento, della solidarietà, dell'eguaglianza, dei diritti alla conoscenza e al lavoro, delle libertà di sesso e di unione familiare, della giustizia trasparente e certa per tutti. Non è questo Partito democratico che può rappresentare tali aspettative, poiché esse hanno bisogno di passione, conoscenza e forte tensione democratica. Non perdo tempo sulla vicenda campana, quanto letto sulla stampa mi basta per definirla una vergognosa pantomima tra piccoli esseri che non hanno alcun interesse oltre a quello personale. Mi auguro che all'appuntamento del congresso regionale gli uomini e le donne della sinistra democratica dimostrino di essere distinti e distanti da questa idea della politica.
Guglielmo Allodi