"Lei è licenziato", storia dell´operaio M. suicida per disperazione a 36 anni
È morto Sergio Marra. Caduto in depressione dopo il fallimento dell´azienda per cui lavorava si era dato fuoco
Prima la cassa integrazione, poi la ditta ha chiuso. Si è rovesciato una latta di benzina addosso
Si è rovesciato addosso una latta di benzina e si è dato fuoco. Ha scelto di morire nel modo più atroce e disperato Sergio Marra, un operaio bergamasco di 36 anni, sconvolto per aver perso il posto di lavoro: prima la cassa integrazione e poi la fine delle speranze, quando la sua ditta è fallita e ha chiuso i battenti. Il sindacato fa autocritica: «La società e anche noi siamo inadeguati - dice il segretario della Cgil di Bergamo, Luigi Bresciani - È importante creare una rete di solidarietà e di aiuto alle famiglie in difficoltà» Poi attacca: «La morte di questo operaio è un segnale che non va sottovalutato: la situazione è pesante e trovo irresponsabile chi sostiene che ormai siamo fuori dalla crisi».
Sergio Marra era sposato, niente figli. Poche amicizie e svaghi: la sua vita era il lavoro. Faceva l´operaio alla Elgi Color Plast di Ciserano, nel bergamasco. A metà dello scorso anno l´azienda ha chiesto un periodo di cassa integrazione, ma non è bastato: insieme a un´altra ditta gemella, l´Atem, lo scorso novembre ha dichiarato fallimento. Marra è rimasto a spasso. Qualche tentativo andato a vuoto di trovare un nuovo lavoro. Il Natale senza gioia, la depressione, la voglia di farla finita.
Sabato mattina a bordo della sua utilitaria si è diretto in una zona che conosceva bene, l´hinterland industriale di Bergamo, e si è fermato su una piazzola della provinciale, tra Brembate e Marne di Filago. Poco più in là, il cavalcavia che passa sopra l´autostrada. È uscito dall´auto, ha aperto il portabagagli e ne ha estratto una tanica di benzina. La scena è stata vista da alcune persone che camminavano lungo la strada, ma nessuno poteva prevedere che, con apparente tranquillità, l´operaio si sarebbe versato addosso il liquido infiammabile e l´avrebbe innescato con un´accendino.
Stefano Cornelli e Angelo Barozzini, due artigiani di Brembate, sono ancora sotto choc mentre raccontano: «Le fiamme l´hanno avvolto in un attimo. Lui non ha detto una parola. Ci siamo levati i giacconi per cercare di soffocare il fuoco, ma non ci siamo riusciti». Una donna, che passava in auto, ha bloccato la vettura ed è scesa con un piccolo estintore d´emergenza, spruzzando schiuma sul povero operaio, diventato una torcia. Le fiamme si sono spente, finalmente. Un altro passante ha dato l´allarme al 118, mentre qualcuno praticava a Marra un massaggio cardiaco.
Con il corpo devastato dal 95 per cento di ustioni, Sergio Marra è stato trasportato agli Ospedali Riuniti di Bergamo, per essere poi trasferito nel centro grandi ustionati più vicino, a Verona. Dove è morto ieri mattina. La sua fine ha creato grande commozione e ci si chiede che senso abbiano le parole di ottimismo che si sentono in tv, quando la crisi picchia duro e travolge chi sul lavoro ha fondato la propria vita.
Enrico Bonerandi
Fonte: www.repubblica.it
1.02.2010
Ormai abbiamo copiato appieno il sogno americano!! 😥
Roma 2 febbraio, in Italia oltre a morire sul posto di lavoro, spesso per pochi soldi e in nero, qualcuno comincia a suicidarsi a causa del lavoro perso. E’ successo a Sergio Marra, che si e dato fuoco perchè non recepiva lo stipendio dal mese di agosto. In una società dove il denaro è tutto e la povertà è diventata una vergogna, oltre ad essere perseguitata come reato. In Francia i casi di suicidio, a causa della perdita del lavoro, nell’anno scorso sono stati tanti. Lo spirito di emulazione in casi di disperazione è molto forte e sperando che questo da noi non succeda,la politica,i sindacati le istituzioni di questo si devono occupare, altrimenti la sociètà rischia di deragliare . Sono passati 2 anni dal BASTA del capo dello stato ai 4 morti al giorno sul lavoro e le cose non sono affatto migliorate anzi possiamo dire che sono peggiorate molto. E’ questo non è degno di un paese ancora definito civile.
Il capogruppo Roma in Action
Andrea Alzetta
http://actiondiritti.net/
è tutto frutto di condizionamenti psicologici del nostro padrone.
La costituzione italiana recita all'art 1 (tanto ormai è superata dal trattato di Lisbona quindi si può dire che si parla di storia)
L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro:
Quindi chi non ce l'ha si deve vergognare?
Non deve rompere?
E' bene che si levi di mezzo?
Non ha più diritti?
Diventa un reietto?
Lo interniamo e uccidiamo?
Tu vali se lavori, nessuna logica sottointesa è questa è più SERVILE AL CAPITALISMO.
la chiesa da che parte stà?
su civiltà cattolica 1 anno fa è comparso un bell'articolo in cui si schiera per la libertà di licenziamento
così diventiamo dei servi senza dignità