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Libia: missili e bombe tricolori


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Portale del ministero degli Esteri. Focus-Libia 11 maggio 2011. Titolo di testa: “Prosegue la missione dell’Italia nel pieno rispetto (!) delle risoluzioni Onu, in particolare con l’impegno di difendere ed aiutare le popolazioni civili in una situazione drammatica”. Lo dice anche Giorgio Napolitano. Per metter giù qualche dettaglio sull’inquilino del Quirinale c’è tempo.
Nessun accenno della Farnesina alle motivazioni che hanno determinato la catastrofe.

Insomma bombe e missili tricolori su Tripoli, aeroporto e periferia di Misurata oltre che sui 500 km della Litoranea della Sirte fin sotto Bengasi e aiuti “umanitari”, invece, a mercenari, tagliagole della Cirenaica e profughi dalla Libia.
I lavoratori stranieri che hanno abbandonato la Jamahiriya dopo l’intervento aereo della “Coalizione dei Volenterosi” e quello successivo della Nato per rifugiarsi in Tunisia sono al momento 356.000 e 276.000 quelli arrivati in Egitto. Gli sfollati “interni” per il “trambusto” provocato dalla Nato 210.000.
Il portale della Farnesina segnala inoltre “difficoltà” di approvvigionamento alimentare e di acqua nella Regione delle Montagne di Nafusa, a Nalut e Zintan.

Al netto, beninteso, degli “emigranti” arcobaleno arrivati nel frattempo con le carrette a Lampedusa, avanguardia dei 2.500.000 che approderanno entro 5 anni sulle coste della Repubblica delle Banane - la previsione è di Maroni - la contabilità del ministero degli Esteri segnala 632.000 “attendati” che dovranno scegliere o il rientro forzato nei Paesi di origine da cui sono fuggiti per mancanza di lavoro o un imbarco, a breve, per “fare fortuna” in Europa attraversando il Mediterraneo.

La nave Libra intanto ha sbarcato il terzo carico logistico, non meglio precisato, a Bengasi di 91 tonnellate dopo un primo e un secondo arrivati a Derna. Trasportati - informa l’Ufficio Stampa - generi alimentari messi a disposizione da Lega-Coop ed Esselunga, oltre kit medici e logistici per la cura di patologie generali per 110.000 residenti per 3 mesi oltre tende, coperte, potabilizzatori e generatori elettrici.
Per Misurata forniti altri kit per patologie generali e cura di ferite da armi da fuoco ed esplosivi imbarcati su nave civile, presso il porto di Smirne. Q
Ma quel “civile” riferito alla nave, con tanto sfoggio di particolari strappalacrime ci ha insospettito, tanto costringerci ad una piccola ricerca.
In realtà il “carico” è arrivato a Bengasi dall’Albania, dal porto di Tirana e la nave si chiama Red Star 1.
Gli “approvvigionamenti” sono un dono della base Usa Bondsteel in Kosovo e del Centro Nato di Brindisi: centri medici e di logistica sanitaria, come si sa, di eccellenza internazionale. Scherzarci un po’ su fa buon sangue.
L’8 aprile due aerei C130 sono atterrati a Bengasi, uno partito da Pratica di Mare e l’altro sempre da Brindisi con personale “medico” e kit “sanitari” per altri 50.000 “sofferenti” (chissà: forse i miliziani delle squadre che non solo stanno facendo piazza pulita dei “gheddafiani” ma anche dei mercenari francesi della Secopex inviati in loro sostegno sotto contratto del governo di Parigi…). Nel frattempo 300.000 euro sono stati donati dalla direzione generale Cooperazione e Sviluppo del ministero degli Esteri al comitato nazionale transitorio per “cure pediatriche”.
Le insegne dei quadriturbina da trasporto erano quelle dell’AMI. La Croce Rossa è stata esclusa da ogni “operazione” per decisione del D’Annunzio del XXI Secolo meglio conosciuto come Ignazio La Russa il Terribile.

La faccenda puzza. Non trovate?

Fatto sta che da un bel po’ di tempo in Cirenaica, a Bengasi in particolare, girano armate per la regione e per la città delle autentiche facce da galera che esibiscono a spalla materiale bellico di fabbricazione italiana, in particolare mitragliette M (P)12 e al fianco cinturoni con Beretta M92. Roba in dotazione alla Polizia di Stato e ai Carabinieri. Corre voce che ad addestrare queste “reclute” siano “istruttori” di nazionalità italiana, francese e inglese. Quanti non si sa. A fare qualche domanda in più si rischia la pelle.
Il 5 maggio si è tenuta nella sala conferenze della Farnesina, alla presenza di Frattini e del segretario di Stato Usa Hillary Clinton, prima della sua visita a Palazzo Chigi e al Quirinale, il summit del cosiddetto “Gruppo di Contatto con la Libia” che ha ratificato la decisione all’ordine del giorno di istituire un Meccanismo di Finanziamento Temporaneo alimentato da donazioni e prestiti da elargire alla “nuova” Libia. L’organo esecutivo sarà composto da 5 Componenti – sentite, sentite – 3 espressi dal CNT, 1 del Qatar e 1 a rotazione semestrale da Francia e Italia.
La dotazione iniziale del fondo sarà di 3 miliardi di dollari. Anche questa volta saremo in prima linea. Faremo la parte del coniglio (venduto).
Metà della dotazione sarà messa a disposizione da Roma, un miliardo e mezzo, Parigi lo alimenterà con 950 milioni, il Quwait con 250 milioni, il Qatar ne offrirà 180. E il resto degli spiccioli? Donazioni di “organismi internazionali” privati. Ovviamente democratici e umanitari.
Quel che è certo è che gli Usa non verseranno un centesimo. Hanno promesso “appoggio politico” all’Onu per far scongelare gli assets del governo (in carica) della Libia che a livello planetario valgono 140 miliardi di dollari, dei quali 30 sono giacenti in istituti di credito Usa.
Il portavoce di Frattini, Maurizio Massari, aveva comunicato che l’Italia non avrebbe dato un euro al CNT. Anche se è stato brutalmente sconfessato, non farà seppukù, credeteci. Metterà l’ “affronto”, alla svelta, alle spalle. Lo considererà un semplice incidente di percorso.
L’obbiettivo di Usa, Europa e Nato è quello di far cadere alla svelta il “rais “ di Tripoli.

Il governo Berlusconi, ancora una volta, farà la parte dell’omosessuale incallito con il solo didietro degli italiani che pagano le tasse.
Intanto il CNT ha avvertito che rischia la bancarotta. Un buon inizio, non c’è che dire. Servono urgentemente ai “patrioti monarchici” almeno altri 2.7 miliardi di dollari, 1500 milioni subito e il rimanente a breve.
Lo ha detto chiaro e tondo Mahmud Jibril: il premier di una Libia che non c’è. Volete scommettere che tra 6-12 mesi, ci sarà a Roma, a Parigi o a Doha un’altra bella Conferenza Internazionale di Paesi “donatori”. Aspettatevelo.
E se in Italia il furto di beni alla Libia costerà ai lavoratori italiani qualche centinaio di posti di lavoro a cominciare da quelli di Finmeccanica?
Chissenefrega. I cervelli sono ormai cloroformizzati.
Televisioni e giornali hanno fatto uno splendido lavoro.
Le scimmie urlanti della “politica” e delle “istituzioni” continueranno a spulciarsi e a tenere l’arto superiore rimanente ben appoggiato su un gigantesco casco di banane.

Nel frattempo c’è un’inflazione di orchestrine, pupazzi animati, girotondi, coriandoli, trombette e slogan naif ed un pieno-vuoto di manifestazioni a Marsala con la banda del buco di Bonanni, Angeletti e Camusso che lascia le cose come stanno. O peggio.
Facciamoci i complimenti.
Viva la Grecia in lotta.

Giancarlo Chetoni
Fonte: www.rinascita.eu
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=8282
13.05.2011


Citazione
sacrabolt
Prominent Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 821
 

Direi articolo interessante e condivisibile. Solo un appunto...

E se in Italia il furto di beni alla Libia costerà ai lavoratori italiani qualche centinaio di posti di lavoro a cominciare da quelli di Finmeccanica?

Non vedo perchè Finmeccanica debba soffririre dello scenario prospettato. Aveva commesse prima, quando la Libia aveva uno stato sociale. Per la nuova Libia senza, avanzeranno un sacco di soldi da dedicare alla "difesa" ed alla "lotta al terrorismo".


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