Era il 18 luglio 1870, quando veniva promulgata la Costituzione Pastor Aeternus approvata dal Concilio Vaticano I. Con questa Costituzione il Concilio presieduto dal futuro beato il papa Pio IX ha definito due dogmi della Chiesa cattolica: il primato di giurisdizione del Vescovo di Roma e l’infallibilità papale. Un evento di portata storica che suscitò reazioni fortissime sia all’esterno sia in alcuni settori della Chiesa.
Il documento venne approvato due mesi prima della fine del potere temporale dei Papi avvenuto con l’ingresso delle truppe piumate a Porta Pia a Roma. Con questo atto storico il Papa non poteva essere disubbidito perché era considerato infallibile in tutte le sue azioni compiute nella giurisdizione della Chiesa. Può impartire anche ordini assurdi come quello di vaccinare tutti i dipendenti del vaticano.
Era il2 ottobre 2021 quando, di punto in bianco, il Papa perdeva la sua infallibilità, senza nessuna invasione dei bersaglieri dello Stato della Città del Vaticano, ma con una semplice rivolta delle Guardie Svizzere, le forze di polizia preposte alla difesa e alla protezione dell’incolumità del Papa In Vaticano. Una rivolta delle Guardie svizzere contro Papa Francesco che in questo modo rompono il patto e il giuramento di servire fedelmente il Pontefice offrendo, se fosse necessario, anche la vita.
La Guardia svizzera pontificia è un corpo armato a protezione del Pontefice e della sua residenza, creato il 22 gennaio 1506. Si tratta dell'unico corpo di polizia ancora operativo ed è il più antico corpo permanente al mondo ad essere ancora in servizio da oltre cinque secoli senza interruzioni.
La rivolta e quindi la rottura del giuramento di obbedienza e fedeltà si è concretizzata quando le guardie svizzere hanno deciso di nin accettare l’ordine di Papa Francesco, in poche parole di disubbedire all'ordine papale che rende obbligatorio il vaccino contro il Covid-19.
Il fatto è gravissimo anche se si considera il fatto che il governo dello Stato della Città del Vaticano è di fatto un governo assoluto di natura teocratica, dove il Papa è il monarca assoluto investito a tale carica per volontà divina come discendente diretto di Gesù Cristo. Per cui una disobbedienza come quella delle uniche forze di polizia del Vaticano viola di fatto la natura delle investitura divina di Francesco come diretto discendente e rappresentante di Gesù Cristo.
Sarà necessario che Gesù Cristo torni nuovamente in terra, possibilmente nella stessa Palestina della prima volta, per rimettere le carte in tavola e provvedere a una nuova discendenza papale perché quella attuale di Francesco è di fatto decaduta.
Serve distinguere fra funzione secolare e funzione spirituale del papa.
L'infallibilità del papa è limitata al solo ambito teologico e si applica esclusivamente quando il papa parla ex cathedra. L'ultima volta che è stata usata tale particolarissima formula è stato nel 1950 da sor Pio XII quando la chiesa cattolica si inventò il dogma dell'assunzione di maria.
In merito agli aspetti secolari il vaticano è una monarchia assolutista ed il suo sovrano (appunto il papa) ha poteri assoluti legislativi, esecutivi e giudiziari con buona pace di Montesquieu. I suoi motu proprio sono veri e propri atti di imperio e non sono soggetti a controllo da terze parti.
Che la guardia svizzera si sia ribellata è cosa normale, tutte le monarchie assolute e costituzionali hanno vissuto tali momenti, la guardia ha disobbedito solo ad un ordine secolare, mica spirituale. E' un atto comtro il papa in veste di cesare e non contro il papa vicario di cristo, ed infatti non è intervenuta la Congregazione per la Dottrina della Fede, il buon vecchio Santo Uffizio.
Non è un atto contro il papa (che vive ritirato da 8 anni), ma contro il Cardinale Capo di Stato Vaticano.
Per questo, dal punto di vista del credente cattolico, non è in gioco né l'infallibilità straordinaria, né l'ordinaria assistenza divina al papa.
Che il papa debba essere uno solo, per il diritto canonico, è fuor di dubbio.
Nessuno ha mai messo in dubbio la rinuncia di Celestino V, e una volta rinunciato al soglio, Pietro da Morrone semplicemente non fu più papa.
Nel periodo degli scismi e degli antipapi, lo scontro verteva su chi era il vero papa. Certamente nessuno ammetteva che ci fossero 2 o 3 o 4 papi in compresenza, semplicemente si delegittimavano l'un l'altro, finchè non si stabilì una legittimità riconosciuta. La storia e il Diritto della chiesa ammettono una sola successione lineare di papi validi.
Per quanto riguarda il momento attuale, sebbene per un certo periodo è corsa l'espressione "papa emerito", questa non ha fondamento canonico, e il papa oggi, come sempre, è uno solo. Comunque, ormai non si parla nemmeno più di papa emerito.
Più volte lo stesso Benedetto ha detto: "il papa è uno solo". Senza altro aggiungere!
Il problema è stabilire chi è.
Ho suggerito che il papa rimane Benedetto XVI non per le contestate (ma piuttosto conclamate) eresie dottrinali di Bergoglio. Chi sostiene che il Cardinal Bergoglio resta tale, cioè non è papa, lo fa innanzitutto per ragioni basate sul diritto canonico, che anche lei mette in posizione preminente.
Ma, mentre lei dà per pacifico che non ci siano contestazioni sulla validità dell'elezione di Bergoglio, io prendo seriamente la posizione di quei canonisti (non si trovano comunque dentro il Vaticano...) che sostengono che quell'elezione è invalida, a partire dall'invalidità della "rinuncia" di Benedetto.
(per sommi capi:
-la "Declaratio", con cui Benedetto ha rinunciato, è formalmente scorretta, persino con un certo grado di sistematicità; quindi è legalmente nulla. Non sono dettagli: si tratta di un documento ufficiale della massima importanza. Un Pontefice lo medita e redige con la massima accuratezza e sempre sottopone ai più competenti tecnici prima di pubblicarlo. Non credo che nemmeno una virgola sul quel documento possa essere una 'svista'. Ma, più importante di tutto, nella Declaratio manca l'unica cosa che dovrebbe esserci, la formula decisiva, cioè la rinuncia al "munus".
- Il conclave stesso può considerarsi invalido, non solo per l'invalidità a monte della rinuncia, ma anche per gli accordi illegittimi intercorsi, cosa formalmente proibita dalla Costituzione vaticana dedicata all'elezione del pontefice, che comporta scomunica per gli autori e l'invalidità del conclave. Ebbene, questi fatti furono confessati, poco prima della morte, e da nessuno smentiti, dal cardinal Danneels, proprio uno degli attori della "mafia di san Gallo").
Questi fatti, se riconosciuti, sono decisivi e bastano di per sè per decretare l'invalidità dell'elezione.
Resta la grande questione, che richiederebbe ben altro spazio, delle vere intenzioni e delle motivazioni del 'ritiro' (se non della rinuncia al munus) di Benedetto XVI.
Lasciando da parte questo, concludo ribadendo che il problema delle eresie dottrinali di Bergoglio è estremamente serio per i "legittimisti" di 'papa Francesco', anche se non è l'argomento cardine per asserirne l'illegittimità. Che il papa lavori sistematicamente, anche se al di fuori del magistero 'solenne', a introdurre nella Chiesa cambiamenti dottrinali (cioè errori rispetto all'ortodossia), è una cosa senza precedenti e credo sia un problema irrisolvibile dal punto di vista della fede cattolica rispetto alla figura e alla funzione del papa.
Se Bergoglio è papa legittimo, non so come possano uscirne.
Una ampia documentazione di queste cose si può trovare nel libro:
Pietro, dove sei? di Don A. Minutella.
Non dubito della tua buonafede quindi potresti indicarmi dove sta scritto che debba esserci "un unico papa in vita"?
Che sor Ratzinger abbia detto che "il papa è uno solo" non ha alcun valore: se da papa non parla con la formula ex cathedra su un tale argomento, che afferisce sia alla teologia che al codice di diritto canonico, la sua è solo una opinione personale, interessante ed influente ma resta solo una sua opinione
Peraltro il codice di diritto canonico sembra essere chiaro in merito.
https://www.vatican.va/archive/cod-iuris-canonici/cic_index_it.html
PARTE II SEZIONE I CAPITOLO I ARTICOLO 1
IL ROMANO PONTEFICE
Can. 331 ...
Can. 332 ...
§1. Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l'elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l'eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell'accettazione. Che se l'eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo.
§2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.
Can. 333 ...
Can. 334 ...
Can. 335 - Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze.
Quindi è mai possibile che nessuno dei canonici dissenzienti sia stato ascoltato in merito a che
-la "Declaratio", con cui Benedetto ha rinunciato, è formalmente scorretta
- Il conclave stesso può considerarsi invalido, non solo per l'invalidità a monte della rinuncia, ma anche per gli accordi illegittimi intercorsi
Magari la Congregazione per la Dottrina della Fede ha insabbiato tutto minacciando i dissidenti di scomunica (con conseguente perdita di cospicui trasferimenti di quattrini romani). Se ai canonici dissenzienti non gli va proprio giù l'elezione di sor Bergoglio, possono sempre farsi una chiesa per conto loro, proprio come disse sor Fassino a sor Grillo.
Scusi: "il papa è uno solo" perchè la carica, il "munus", spetta ad un'unica persona. Non è un'idea personale Benedetto XVI, lo dice il Codice da lei citato, che parla sempre e solo del Romano Pontefice. Due papi nello stesso momento, con annessa diarchia, non esistono nel diritto canonico. Il pontefice che, secondo il can. 332, depone il munus, come Pietro da Morrone, cessa di essere papa, anche se rimane in vita. Non credo ci sia altro da aggiungere su questo.
Sul fatto dell'invalidità delle asserite 'dimissioni' le ho portato due dati di fatto e di diritto:
- la rinuncia è invalida per il can 332: non è "debitamente manifestata" per i molteplici errori formali e mancante della formula essenziale di rinuncia al 'munus'. (Riguardo al "sia fatta liberamente" persistono dubbi, ma la prova in quel caso è più difficile dall'esterno, a differenza del vizi formali conclamati).
- gli accordi intercorsi prima e durante il conclave, ammessi da uno dei protagonisti, lo invalidano in base alla "Costituzione" promulgata da G.P. II (a cui ha collaborato Ratzinger).
Queste cose non sono riconosciute all'interno del Vaticano?
Cosa devo dirle, ognuno si faccia la sua idea. Per lo meno, al giorno d'oggi non ci si può più meravigliare che macroscopiche situazioni illegittime possano esistere e perdurare. Abbiamo purtroppo abbondanza di esempi sulla nostra pelle (fuori dall'ambito ecclesiastico) di leggi e situazioni di fatto radicalmente illegittime e perduranti.
Chi ritiene Bergoglio illegittimo non si farà una "sua" Chiesa, nel senso che si rifarà alla Chiesa che esiste già in continuità con Benedetto XVI. Che sia grande o piccola è un altro discorso.
l'argomentazione esposta è apodittica: affinchè un fatto di tale gravità sia considerato reale, esso deve essere provato da una parte terza
MarioG wrote:
Sul fatto dell'invalidità delle asserite 'dimissioni' le ho portato due dati di fatto e di diritto:
- la rinuncia è invalida per il can 332: non è "debitamente manifestata" per i molteplici errori formali e mancante della formula essenziale di rinuncia al 'munus'-
-gli accordi intercorsi prima e durante il conclave, ammessi da uno dei protagonisti, lo invalidano in base alla "Costituzione" promulgata da G.P. II
Quando c'è del fumus, chiunque ha il sacrosanto diritto di chiedere una verifica ed un giudizio, ovviamente nei modi e nei tempi previsti e soprattutto se si ha titolo a farlo. Sarà poi l'organo preposto a validare l'ammissibilità dell'istanza e se del caso a giudicarla nel merito emettendo regolare sentenza. Funziona così nella giustizia dei laici ed anche in quella dei chierici.
Quindi ripropongo la questione di sussistenza delle anomalie evidenziate:
- qualcuno ha avanzato istanza di "rinunzia non consona al canone 332"?
- qualcuno ha avanzato istanza di "indebiti accordi prima e durante il conclave"?
- se le istanze sono state avanzate, sono poi state accolte?
- se le istanze sono state accolte, che sentenze sono state emesse?
Con accuse di tale entità ancorchè provenienti da autorevoli esponenti, ma in mancanza di sentenza clericale (previa regolare istanza accettata) tutto resta nel mondo delle opinioni personali e dei mugugni di qualche canonico insoddisfatto e riottoso. E, come diceva Harry Callaghan, le opinioni sono come le palpebre, tutti hanno le proprie.
Ciao Cedric, solo una precisazione. Dall'Annuario Pontificio 2020, Bergoglio ha fatto cancellare (sparire) il titolo di "Vicario di Cristo" abbandonando definitivamente così il ruolo di portavoce di Cristo sulla Terra.
Anche se la Dottrina lo impone fattivamente (per ragion d'essere), Bergoglio ha comunque ritenuto il titolo una vecchia "usanza" desueta, un po' anche fanè (questa è una stupidata mia) ora da abbandonare, adducendo la scelta ad uso solo formale e non sostanziale.
Sta di fatto però che questo gli consente ora maggiore autonomia di pensiero e azioni. Senza la parola "Cristo" tra i piedi, può adesso parlare in nome e per conto del solo Jorge Mario Bergoglio stesso. Macchinalmente anche da Papa e Re.
@oxalidaceae
Un saluto anche a te, oxalidaceae
Riporto il canone 331 del codice di diritto canonico tuttora in vigore
CODICE DI DIRITTO CANONICO
LIBRO II - IL POPOLO DI DIO
PARTE II LA COSTITUZIONE GERARCHICA DELLA CHIESA
SEZIONE I LA SUPREMA AUTORITÀ DELLA CHIESA (Cann. 330 – 367)
CAPITOLO I (Cann. 331- 335) IL ROMANO PONTEFICE E IL COLLEGIO DEI VESCOVIArticolo 1 IL ROMANO PONTEFICE
Can. 331 - Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l'ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.
Magari sor Bergoglio non ha usato quel particolare titolo nell'Annuario 2000, ma lo Ius Canonicum attribuisce al Romano Pontefice i seguenti titoli irrinunciabili
- Vescovo di Roma
- Capo del Collegio dei Vescovi
- Vicario di Cristo
- Pastore in terra della chiesa universale
Se il romano pontefice vuole abbandonare anche uno solo di tali titoli serve necessariamente una revisione del codice di diritto canonico. E se vuole puo' farlo d'imperio con un motu proprio. Se vuole.