Come ea facile prevedere e come ho segnalato io in molti commenti su questo sito la bufala (meglio : Lebenslüge) dell'integrazione degli immigrati si è rivelata nella sua cruda realtà anche al grande pubblico. Restano solo i sottomessi all'ideologia immigrazionista che fanno finta di nn vedere e nascondono la testa sotto la sabbia sperando che quello che si vede (solo in qualche televisione) sia solo un incubo e che presto tornerà il 'sol dell'avvenire' del ' e vissero tutti felici e contenti'. Ovviamente, come è già successo in altri Paesi europei, la negazione della realtà è già in corso e sia parla di ulteriori finanziamenti alle periferie, 'percorsi di integrazione', corsi di lingua italiana (e magari anche di cucina italiana), tutto fuorché affrontare il problema per quello che è : il fallimento della società multietnica e multiculturale. L'arroganza di certa parte politica, la manipolazione mediatica e un distinto spirito di suicidio di popolo (esemplificato dal crollo demografico) hanno reso cieca una gran parte della popolazione autoctona di fronte a quello che si stava verificando sotto gli occhi di tutti : la trasformazione del Paese in un coacervo di minoranze in lotta tra di loro per il controllo delle risorse, in diminuzione, e del territorio. Questo è solo l'inizio.
Segue qualche estratto dagli articoli dei media
.....Nel frattempo, a Milano si respira un'aria pesantissima con le volente manifestazioni di rabbia degli amici di Ramy che hanno messo a ferro e fuoco interi quartieri periferici della città tra domenica e lunedì notte. "Nessuna protesta, nessuna nobile ricerca di risposte, quella di stanotte a Milano nel quartiere Corvetto è stata una guerriglia, che era stata organizzata nei tempi e nei modi, con tanto di auto posizionate ad hoc per impedire l'intervento delle forze dell'ordine e l'uso di bombe e altri artifizi, pietre, incendi e quant'altro ed era finalizzata a devastare e aggredire, per affermare una presunta superiorità sulle leggi, sullo Stato, su ogni regola civile", è la denuncia di Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato.
"Un evento che fa il paio con altri simili, l'ultimo appena due giorni fa a Padova, che svelano la pericolosità di gruppi coesi in cui ci si organizza e ci si appoggia vicendevolmente per fronteggiare le autorità, anche intervenendo al minimo segnale lanciato al bisogno dai sodali per intralciare, intimidire e aggredire gli operatori della sicurezza. E' un fenomeno in crescita estremamente allarmante, e la frequenza con cui si manifesta fa correre il rischio che sia considerato ormai normale mentre, in realtà, richiede risposte ferme ed efficaci per arginare il convincimento che in alcuni luoghi si possa agire completamente al di sopra della legge". A Corvetto, zona sud di Milano, circa 100 persone scese in strada hanno scatenato incendi e atti di vandalismo.
@PietroGE. Ci stiamo abituando a far finta di niente, tutto ormai è "inevitabile" e fa parte di questa realtà malata che si insinua ovunque. Il mainstream ha il compito di indicarci l'ordine delle nostre priorità e gli oggetti delle nostre preoccupazioni. Se fa un giro sul sito dell'ansa, la cosa è descritta come poco più di una sfilata carnevalesca ma in compenso troverà un articolo che parla di "emergenza globale" riferita alle fake news sulla salute e la medicina. Anche le menti più attente quasi quasi desistono dalla fatica di interpretare la realtà in modo lucido, travolte come sono dal coro assordante di chi confonde, ancora e ancora, spacciando le proprie tesi insostenibili. Condivido con lei questo commento: lasci stare l'invocazione finale a Sant'Ambrogio che, anche alla sottoscritta, appare quanto meno semplicistica. Però c'è un concetto interessante in questa lettura che ho anche fatto un po' mio. In sostanza, episodi come questo potrebbero farci pensare ad una sostanziale assenza dello stato e delle istituzioni quando invece, a ben vedere, ciò che si manifesta somiglia di più ad una forma "deviata" di stato. Questa apparente anarchia non è sinonimo di libertà, né mai servirà all'emancipazione di nessuno. Essa è un'arma che attraverso l'emarginazione dilagante finisce per esercitare un'eccezionale forma di controllo sulla società, sempre più abituata alla rassegnazione e al senso di impotenza mentre viene intimidita dalla violenza e ridotta entro "recinti" apparentemente sicuri ma sempre più ristretti.
Quanto accaduto è l' epifenomeno di un complesso di cause, alcune remote, altre più vicine a noi.
Quello remote sono l'abbandono delle periferie senza possibilità di una socializzazione oltre il percorso scuola-lavoro: se non puoi entrare in questi 'canali' sei fuori. Se sei maghrebino, che tu lo voglia o no, sei fuori: non parlano la tua lingua, non capiscono letteralmente i tuoi problemi, le femmine non ti considerano. Completamente estraneo a tutto quanto è 'normale', senza soldi in tasca: ti resta solo la strada. O le proverissime moschee, ovvero un seminterrato con il 'mirab' e basta.
In subordine, lo sviluppo 'reattivo' di una sub-cultura mediatica di tipo 'contro' propria delle metropoli, specie estere, e specie anglosassoni, con i loro simboli aggregativi eminenti, i rapper che ce l'hanno fatta eccetera, tutto per farti sentire inserito comunque in un percorso identitario, senza il quale c'è solo ed esclusivamente calarsi di droga. E basta.
Il fallimento non è solo del multiculturalismo ma di tutto il mondo uni o multi che sia: parecchi italiani gravitano in questa zona d' ombra delle periferie ( Corvetto però non lo è anche se vicino c'è uno dei tanti famosi 'parchi' dei drogati a Mi ), parecchi entrano ed escono in questo sistema 'extra' più 'ita' che, comunque, presenta un punto di aggregazione per non essere soli. Si rimedia un pò di sballo, ci si sente finalmente 'uomini', 'persone' inserite in 'qualcosa', quale che sia ... ci si vanta delle 'prodezze' contro la polizia...
Il punto dolente è la famiglia di questi giovani. Famiglie 'scoppiate'. Famiglie mixed. Famiglie di genitori inseriti loro malgrado in uno stigma negativo, tipo sei maghrebino allora puoi fare solo certi lavori, quelli pesanti massacranti, in nero per quattro soldi perchè tanto al tuo paese guadagneresti un caxxo, quindi stai zitto, e quando torni a casa beh è meglio star fuori.
Famiglie di italiani con problemi di tossicodipendenza cronicizzati nel percorso amministrativo di un falso 'recupero' che 'ingrana' solo una falsa soluzione 'istituzionalizzata verso l' alienazione e la finale perdita di sè: rimuove solo alcuni degli effetti e basta.
Famiglie di disperati genitori che ti buttano letteralmente fuori di casa perchè tu giovanissmo devi trovarti comuque da campare: e arrangiati allora, ruba, spaccia, colpisci laddove l'esclusione è visibile, nella ricchezza ostentata, nei simboli di un mondo assurdo che non è il tuo.
Paradossalmente è solo l' Islam che 'salva' questi giovani, che li fa entrare in una cultura che è quella loro, che costituisce un legame con le loro origini, mentre per gli italiani non c'è neppure quello.
Gli italiani nelle periferie sono i più abbandonati. E in questa disperazione, in questo immenso disagio non c'è nulla di positivo per il futuro di tutti noi.
Vero è che le società malate terminali producono i loro nemici interni, e quando non lo possono, importano i germi della loro dissoluzione. E non è un problema di 'danaro', anche se c'è anche quello, non è un problema di 'fondi' da destinare a qualcosa ( che poi si perdono sappiamo come e dove, Onlus comprese, chiese comprese ), non è un problema di droga, anche se è onnipresente, non è un problema di soddisfazione sessuale ( ed anche qui ci sarebbe tanto da dire ).
E' una società intera in sfacelo. Senza significato per giovani o vecchi: che siano cristiani o musulmani o atei o chissà-che.
Dopo la prima notte senza devastazioni e roghi nel quartiere milanese del Corvetto per la morte di Ramy Elgaml, il diciannovenne morto il 24 novembre per un incidente in scooter mentre era inseguito dai carabinieri, dalla piazza la polemica è passata alla politica con il segretario della Lega Matteo Salvini che ha definito una "emergenza nazionale" le "baby gang delle seconde generazioni non integrate" e il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, che gli ha risposto che "la vera emergenza è il sistema poliziesco" con cui si affronta la questione migranti.
Però su una cosa tutti si sono trovati d'accordo, dal presidente della Lombardia Attilio Fontana al sindaco Giuseppe Sala, ovvero che la situazione è preoccupante.
"C'è una parte della popolazione, soprattutto giovani di seconda e terza generazione, che non si integra e che quindi manifesta la rabbia con queste forme di ribellione" e su questo non si può "far finta di niente", ha ammonito il governatore, "rischiamo di perdere il controllo su certe parti del nostro territorio". A questo punto "esistono delle responsabilità ma - ha aggiunto - guardiamo al futuro perché, se oggi questa situazione è preoccupante, se continueremo a battibeccare questa situazione diventerà drammatica".
"Certo che siamo preoccupati - ha ammesso Sala - ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo" dove "le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate". Per questo è convinto che serva "una maggiore presenza di forze dell'ordine nei quartieri...
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Come si vede e come si voleva dimostrare, la politica non sa dove sbattere la testa. Sono prigionieri dell'ideologia che annulla la diversità e la identità dei popoli e che li dichiara tutti integrabili in Italia o in Europa, basta un pezzo di carta e un timbro. I paralleli con la fallimentare ideologia comunista sono sotto gli occhi di tutti. Anche qui, come nei Paesi del 'socialismo reale' la realtà viene soppressa e il primato spetta alla teoria ideologica, nessuno ha il coraggio di domandarsi se quelli che arrivano siano o meno integrabili nella società italiana, lo si da per scontato. Il problema è che scontato non lo è affatto, e così come è implosa la società comunista rischia di implodere quella 'multiculturale' occidentale. Persino la chiesa cattolica e protestante, sempre più in crisi di consenso tra i fedeli, sono diventate schiave del trend multiculturale e predicano l'accoglienza facendo finta di non vedere che gli immigrati in gran parte musulmani sono venuti per sotterrarle, non per diventare cristiani. Qualcosa si muove negli USA con Trump. Bisognerà vedere come reagiranno i Paesi incriminati : Messico e Canada. Anche negli USA si fa però l'errore di combattere con polizia e muri un fenomeno che dovrebbe essere prima di tutto combattuto con la legislazione, ad esempio abolendo quella truffa vergognosa che è il diritto di asilo, riservandolo solo ai veri perseguitati politici, abolendo lo ius soli per chi ce l'ha e riservando agli autoctoni il diritto alla casa, lavoro e welfare.
Questa annosa questione dell'integrazione. Si potrebbe dire che, affinché questa parola possa mai avere un senso, ci dovrebbe essere "qualcosa" in cui integrarsi. Il fatto è che questo qualcosa non c'è e non ci si può integrare nel nulla. La nostra dimensione è ormai priva di ogni identità e riferimento e non procede in nessuna direzione. Dice bene, @PietroGE, l'ideologia che prevale sulla realtà, cifra distintiva del progressismo post-qualche cosa, insiste nella convinzione che questa dissoluzione possa essere l'antefatto di una società "nuova" che, non avendo nulla su cui fondarsi, non potrà che funzionare a meraviglia adottando l'unica dottrina possibile: la fede nel progresso rimodellata di volta in volta secondo questo o quell'interesse. Si dice ad esempio una cosa vera affermando che, in un ipotetico immaginario comune, gli stranieri sono destinati ad occupazioni meno "prestigiose", tuttavia si deve al contempo ammettere che questi ruoli "di maggior pregio" sono già caduti in disgrazia, sono stati decostruiti dalla narrazione contemporanea. Da tempo si tende a non riconoscere più i propri ruoli in questo relativismo spinto che alimenta solo risentimento e invidia sociale. Al limite si desidera il soldo facile, la vita da influencer. Che altro aspettarsi allora dal nichilismo? Non possono meravigliare il caos e la violenza come fenomeni di una società di fatto inesistente, dove nulla conta più nulla, dove si uccide per gioco. Ah, lo stato, dov'è lo stato? Dove siamo noi, prima di tutto... Noi. Senza il privilegio di potersi sedere in qualche salotto dorato, si può essere tentati di invocare più sicurezza e lorsignori sono pronti ad accontentarci, chiudendoci in gabbie sempre più piccole di cui ci si dovrà accontentare. In fondo loro ce lo dicono da anni, i nostri sono "timori infondati".
il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, che gli ha risposto che "la vera emergenza è il sistema poliziesco" con cui si affronta la questione migranti.
I preti sono decisamente i peggiori, un nemico ancora più subdolo e pericoloso dei sinistri e delle ONG di Soros. Di fatto il Vaticano è un nemico mortale dell'Italia, come ha dimostrato ampiamente fin dalla Seconda Guerra Mondiale, quando faceva la spia a favore degli angloamericani. Da allora ha sempre abbandonato gli italiani alla mercé di tutti i lupi, essendo esso stesso fra questi. Con Bergoglio, non si curano più nemmeno di fingere.
"rischiamo di perdere il controllo su certe parti del nostro territorio". A questo punto "esistono delle responsabilità ma - ha aggiunto - guardiamo al futuro
E certo, signor governatore, guardiamo al futuro, non sia mai che si vadano ad accertare le responsabilità oggettive di coloro che, dovendo difendere gli interessi vitali del popolo italiano, lo hanno invece tradito consegnandolo ai lupi, dalle banche e corporazioni internazionali spogliatrici fino alle varie mafie e ai criminali d'importazione. Non sia mai che un giorno la vostra casta di parassiti venga impiccata come meriterebbe... È notorio che la meritocrazia vi è invisa, voi preferite la raccomandazione, le consorterie, all'insegna della vostra ineffabile filosofia esistenziale: "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato..."
così come è implosa la società comunista rischia di implodere quella 'multiculturale' occidentale.
Lo spero proprio, caro Pietro, il senso di sollievo e di liberazione sarebbe altrettanto grande.
Probabilmente vi lasciate fuorviare dalla qualifica 'extracomunitari' e di conseguenza ''..così come è implosa la società comunista rischia di implodere quella 'multiculturale' occidentale..''.
La nostra societa' e' in fase terminale di suo, a prescindere: l' immigrazione incontrollata aumenta il disagio, lo rende visibile a partire dalla pelle scura, ma c'e' gia', e' costitutivo delle periferie abbandonate, degli immensi casermoni da incubo, simili a quelli dell' Est Europa, della mancanza totale di una scuola aggregativa seria e non parcheggio di buonismi sdolcinati ed inutili, dell'assenza di figure di riferimento utili a tutti questi giovani per capire la vita e non semplicemente viverla alla giornata. Eccetera eccetera.
La nostra e' una SOCIETA' MALATA. Vecchia, paurosamente vecchia, incapace di valori condivisibili, incapace di parlare, incapace di qualcosa che esca dai soliti binari mediatici con le risa registrate, incapace di fare ordine dentro di se' perche' quest' ordine non e' presente da NESSUNA PARTE.
L'Italia come l'abbiamo conosciuta e' definitivamente scomparsa ed in sua vece c'e' un 'qualcosa' di anonimo, tristissimo, privo di socialita', la solitudine e' enorme, privo di ... umanita'.
Gli extracomunitari si inseriscono in questo sistema putrescente, marcio fino alle midolla ( Milano e' piena di cocaina ), si ricavano spazi quelli-che-sono: ma di certo non sono la causa ma una delle concause se non solo degli effetti, come penso.
Temo di dovermi ripetere ma non c'e' alcun rimedio quando una societa' crolla. Assolutamente nulla. E la nostra sta vacillando in modo terribile.
E sapete di chi e' la causa secondo il sottoscritto ?
Degli USA, di Cassibile, della guerra persa in modo ignomignoso, dello sfruttamento bestiale di milioni di italiani da parte di altri italiani per una ricostruzione priva di basi certe e realmente condivise, solo cemento e profitto, della chiesa cattolica con le sue doppie e triple verita' ( fasulle ), di un sistema falsamente 'democratico' ma spietatamente elitario in nome del danaro e del successo. A qualsiasi costo. Qualsasi: tipo andare a rubare un catenina al collo di un passante, fuggire e schiantarsi su di un palo. Perche' alla fine l' unico valore di questa societa', l' unico valore che importi e' il danaro. Dopotutto questi piccoli delinquenti si addestrano per diventare quei grossi deliquenti che vediamo nei media.
Ci copiano. E qualche volta va loro male.
Mah Pietro, siamo sicuri che si debba parlare di fallimento? Ho idea che per gli architetti dell'attuale Europa i fatti di Milano rientrino nella categoria "successi". I poteri che hanno imposto l'attuale modello non mi son mai sembrati interessati a un multiculturalismo genuino (che, se portato avanti con criterio, numeri gestibili, flussi immigratori regolamentati, assenza di quartieri-ghetto, inserimento concreto degli extracomunitari nel tessuto sociale, credo possa funzionare e arricchire)...no, temo che il loro obiettivo sia semplicemente il caos sociale, il diffondere senso d'impotenza tra gli autoctoni, far percepire un senso di ineluttabilità, con l'obiettivo di implementare nuovi modelli di controllo a loro congeniali.
E anche la Carta di Roma imposta ai giornalisti, citata nell'articolo postato da @Sarah, mi fa pensare a un'organizzazione certosina, impedire la minima polemica ma non certo per evitare il diffondersi di "odio" nei confronti dei migranti (del cui destino ai vertici non può interessar di meno, ce lo vedete Soros far un salto a Corvetto o nell'Esquilino per assicurarsi che ai ragazzi non manchi nulla?), bensì affinché il piano prosegua quanto più indisturbato possibile.
Inutile, ovunque mi giri ho la stessa impressione, un disegno mefistofelico, non credo al delirio ideologico che fa perseverare nell'errore nonostante le evidenze o spiegazioni simili, i media -tra gli attori principali- sono in mano a business-men che non si fan condizionare dalle ideologie...quest'ultima forse riguarda qualche attivista di basso cabotaggio ma non i vertici.
Magari si trattasse solo di un'ideologia distorta, prima o poi rivelerebbe le sue mancanze, i suoi punti deboli, non riceverebbe l'enorme appoggio mediatico che osserviamo, verrebbe corretta, discussa liberamente, al contrario una strategia perfettamente concepita e implementata con l'ausilio di mezzi economici imponenti è quasi impossibile da contrastare poiché veicolata in maniera capillare, programmata, chirurgica, dispotica.
Penso alla serie tv girata da Joe Wright su Mussolini, in uscita su sky, tratta dal romanzo dell'agit prop Scurati: ho visto il trailer, prevedibile, film tecnicamente interessante e forse spettacolare ma come contenuto è pura propaganda dem, in confronto pellicole come "Il delitto Matteotti" di Vancini (con un grande Mario Adorf/Mussolini e Franco Nero/Matteotti) erano equidistanti. Non so se guarderò per intero l'opera di Wright ma il punto è un altro, criticarlo per la mancanza di rigore storico comporterà la sicura reprimenda delle legioni polcor. Anche il "Napoleon" di Ridley Scott era un kolossal storicamente indigeribile ma lo si poteva tranquillamente criticare senza venir accusati di chissà quali nefandezze (com'è normale che sia), nel caso del lavoro su Mussolini -dipinto come uno squilibrato, veder rappresentazioni del genere è un insulto nei confronti di chiunque abbia studiato seriamente la Storia- invece coloro che ne han messo in luce la tendenziosità attraverso commenti di taglio storico son stati subito etichettati, "fascisti", la seduta è tolta, che il lavaggio del cervello a 360° prosegua.
Ecco il dispotismo, e a differenza degli anni 70, quando le istanze civili della Sinistra erano accompagnate da quelle sociali dando vita a un quadro complessivo coerente, in alcuni frangenti discutibile come tutti i programmi politici ma coerente, oggi l'agenda prevede spazio solo per quelle civili, ed è qui a mio parere che si rivela la doppiezza, la mano di gente molto attenta al lato puramente pratico della vicenda. Un'ideologia di sinistra privata degli aspetti economici non c'entra nulla con la sinistra autentica (e infatti i suoi corifei sono borghesi ben sistemati e accademici a capo di baronie universitarie, non certo operai o intellettuali squattrinati), direi che la regia puzza di personaggi molto più attenti alla pecunia e alla sostanza che alle idee libertarie, al rispetto, alla tolleranza ecc ecc
Tutto troppo affilato, studiatamente settoriale perché dietro ci siano dei semplici esaltati "fucsia", come li chiama Fusaro, per me abbiamo davanti un mix di banchieri, magnati e industriali poco avvezzi a discussioni sui diritti lgbt, quelle le lasciano ai think tank al loro servizio e al codazzo di servi intellettuali che appestano tv e giornali.
Purtroppo solo degli interventi esterni possono mutare il corso degli eventi, in Italia hanno occupato tutti i gangli vitali, politica, magistratura, stampa, accademie, tv, il Discorso è in mano loro, si salvano esclusivamente singoli elementi privi di peso specifico... inoltre mi accorgo di come smascherare o anche solo dibattere di queste trame richieda interventi lunghi, complessi, poco adatti a una discussione sia verbale che on line. Si sono organizzati in maniera eccezionale, bisogna riconoscerlo.
Articolo molto interessante quello di Renovatio 21, grazie Sarah. Osservando il modus operandi della cosiddetta Informazione ero pressoché certo che ricevessero precise direttive su come riportare -o non riportare...- determinate notizie, pensavo però a ordini impartiti solo verbalmente, in riunioni di redazione, niente di ufficiale...invece vengo a conoscenza della Carta di Roma, tutto nero su bianco da perfetta distopia burocratica, solo una spruzzata di linguaggio polcor atto a celare maldestramente i reali intenti (perché, come ho spiegato in un altro commento, dubito che tutta questa attenzione nell'edulcorare o censurare fatti di cronaca nera riguardanti sbandati irregolari sia finalizzata a evitare il famoso "odio").
Curioso, uno stupro commesso da un extracomunitario lo si nasconde o al massimo lo segnala la Gazzetta di qualche cittadina di provincia, strategia avente l'encomiabile intento di combattere il diffondersi dell'odio razziale, roba da veri illuminati; se però lo stupro vien commesso da un energumeno nostrano ecco servizi a reti unificate, femministe in campo 24 ore su 24, vip in azione, che l'odio di genere venga cosparso a piene mani, gli illuminati si trasformano in fanatiche iene con la bava alla bocca.
Curiosi doppiopesismi, praticati peraltro speculando sulla pelle delle donne, un'infamia di cui non so come possano non vergognarsi in parecchi femministe in primis, ne avessi sentito una spendersi per casi come quelli della povera Desiree Mariottini...che la carta di Roma valga anche per gli attivisti professionisti?
Con me sfondi una porta aperta, caro @oriundo: condivido tutto quello che hai scritto, a cominciare dal fatto che siamo una civiltà morente, anche a prescindere dagli stranieri. Ciò non toglie che l'invasione terzomondiale, freddamente pianificata, messa in atto e favorita a tutti i livelli possibili dalle centrali oligarchiche e dai loro camerieri politici e mediatici, sia da considerarsi un atto di guerra contro i nostri popoli, una vera e propria arma genocida se considerata nel contesto della drammatica contrazione delle condizioni di vita - non solo materiali, ma anche e soprattutto spirituali - e dell'inverno demografico che ne è stato l'inevitabile conseguenza.
Infatti il mio odio non va agli stranieri, che sono un mero strumento, ma a coloro che hanno intenzionalmente creato le condizioni delle guerre tra poveri e dei conflitti etnici che sono già una realtà, e che mi piacerebbe tanto veder penzolare da una forca.
(Ebbene sì, signor questurino che ci legge: sono un "odiatore", prenda pure nota).
Lo spaventoso deserto che ci circonda, e che fra l'altro descrivi molto bene, è il frutto necessario della concatenazione di conseguenze prodotte dagli esiti della lotta conclusasi nella primavera del 1945. Pochissimi allora avevano uno sguardo sufficientemente lucido da rendersene conto, forse personaggi della statura di un Ezra Pound, di un Preziosi, di un Knut Hamsun, ma il destino della nostra civiltà era già segnato. Non saprei dire se un esito diverso di quel conflitto avrebbe potuto cambiare davvero il nostro destino, e in che termini, ma sul fatto che quello sia stato l'inizio della fine non ci sono dubbi.
Non c'è incoerenza, o grandi differenze, in ciò che abbiamo affermato qui seppure da angolazioni un po' diverse. Sono pienamente d'accordo con l'idea della fase terminale della società e dell'intero sistema occidentale. I fatti di Milano sono in effetti sono una delle innumerevoli manifestazioni di questo rapido declino. Molto probabilmente si tratta di una fase inevitabile e di un percorso che si deve necessariamente compiere dopo essere iniziato molto tempo fa. Se mi perdonate il pessimismo, che poi pessimismo non è, io non credo neppure alle inversioni di tendenza o a correttivi che possano cambiare il corso di questi eventi. Le parole a margine di questi episodi sono ormai mere constatazioni e non certo punti di partenza per sperare in una sorta di restaurazione di un passato che veniva percepito più favorevolmente. Abbiamo messo in campo molte idee in questi pochi commenti, ciascuna della quali potrebbe costituire l'argomento di una discussione a sé; due di questi, secondo me, sono sufficienti per caratterizzare in modo coerente tutto il nostro ragionamento. Uno lo sottolinea perfettamente @Hospiton: la sinistra (progressista?) insiste nel suo madornale errore di creare categorie sociali che esistono solo a livello ideologico e non reale. Ciascuna "categoria" assume il ruolo di simbolo di un qualche errore politico, culturale o di qualche forma di prevaricazione; con queste premesse, la sinistra si rivolge con sicurezza ai vari gruppi parlando un linguaggio stereotipato, che presuppone di incontrare il favore dell'ascoltatore. Le donne, per fare un esempio semplice, la metà dell'umanità che invece è vista come "blocco sociale" accomunato dall'essere vittima di pregiudizi culturali. Quando la cosa non funziona, questa intellighenzia non accetta la realtà ma abolisce il senso critico e si indigna invocando la "rieducazione" dei soggetti sordi alle loro istanze. Quando, dopo gli anni Settanta per l'appunto, sono state progressivamente abbandonate le rivendicazioni salariali e lavorative è rimasto un guscio vuoto che si aggrappa a nuove definizioni del diritto, molto spesso aliene alla realtà oggettiva. In questo gli immigrati sono un terreno fertile, il simbolo perfetto dei "deboli" nella lotta contro i nemici "forti". Poi non importa se le cose non stanno così davvero, perché magari sono anche peggio, l'importante è l'immaginazione che produce invettive e accuse di razzismo. L'altro aspetto è l'attuale latitanza di figure di riferimento anche e soprattutto per le nuove generazioni che vivono la propria adolescenza in questa fase di dissoluzione. Ma chiediamoci: quali figure di riferimento potranno mai esistere dopo la furia iconoclasta (e non solo) che ha travolto ogni idea di ruolo sociale? Prima lo ha fatto con la comprensibile e gaia baldanza giovanile del sessantotto ma i conti con la realtà non hanno cambiato di molto la prospettiva. "L'uno vale uno", le varie pillole di saggezza con cui hanno cresciuto pure la mia generazione... La banalizzazione del ruolo dell'adulto che poi, non potendo appagare le proprie aspettative, ha finito per coltivare una sciocca invidia sociale. Qualche anno fa un mio alunno mi ha detto di odiare i ferrovieri, così d'emblée: gli ho chiesto perché e lui mi ha risposto perché guadagnano troppo, sono troppo "fortunati". Gli ho detto che quel compenso in denaro in fondo li ripaga per la loro responsabilità, per la loro fatica quando magari si alzano alle quattro del mattino affinché noi possiamo viaggiare. Gli ho detto che anche lui avrebbe potuto fare quel mestiere e, in quel caso, avrebbe percepito lo stesso stipendio. No, mi ha detto, li odio e vorrei che morissero. Oggi infatti li massacrano all'arma bianca sui treni di periferia... Ecco i riferimenti... L'emancipazione dall'autorità - ricca in sé di magnifici spunti esistenziali e filosofici - ha finito solo per sacrificare il buon senso e ha lasciato impotenza e tristezza. Meglio il reddito di cittadinanza, con cui faranno di noi ciò che vogliono.
In Paesi come Francia e Belgio gran parte perfino della quarta generazione di immigrati è dis-integrata e vive ai margini, ossia di sussidi, espedienti e piccola delinquenza. In Svezia alla terza generazione le statistiche sono ancora più miserabili. Italia siamo solo alla seconda generazione, e non si vede per quale ragione le cose dovrebbero andare meglio. In Spagna si stanno latinoamericanizzando.
La sostanza, grazie anche al Governo imperiale dell Commissione UE, è passare dallo status di cittadini di una nazione a quello di abitanti di un territorio. Il passaggio decisivo sarà quello del voto ai residenti.
Sul delitto Matteotti, ovviamente il mio rispetto e pace all'anima sua, ma si fa finta di dimenticare, e si falsifica costantemente che nelle elezioni del 1924 le liste fasciste presero il 66% dei voti, rendendo il premio di maggioranza della legge Acerbo inutile, ed infatti non fu applicato. Perfino su Wikipedia Italia si tende intenzionalmente ad ingenerare l'equivoco del 66% dei voti e dei seggi ottenuti a causa della legge Acerbo e del premio di maggioranza, un falso esponenziale, che si svela andando direttamente sul numero dei voti.
Ne consegue che le argomentazioni del famoso discorso di Matteotti sui brogli erano francamente risibili: come vai contro il 66% dei voti?
Poi è dimostrato che Matteotti morì d'infarto, ovviamente agevolato dallo shock e dai maltrattamenti, e che il suo sequestro fu una decisione autonoma di una banda di notori deliquenti fascisti guidati dal famigerato Dumini, tutti poi regolarmente processati e condannati.
Purtroppo è così Martin. Peraltro dubito che l'obiettivo sia mai stata l'integrazione, solo un folle penserebbe di poter integrare in pochi decenni milioni di persone con culture completamente diverse dalla nostra, e senza inoltre poter dare alla maggioranza di essi un lavoro retribuito dignitosamente...
vivo in un paesello con meno di 10.000 abitanti, ci saranno 100/200 stranieri, marocchini, romeni, senegalesi, cinesi, e si convive tranquillamente, non sono emarginati, ghettizzati, lavorano, alcuni sono più integrati di altri ma anche quelli più per i fatti loro vivono serenamente, nessuno li discrimina e loro si comportano in modo civile. Ma questo è possibile in una zona poco popolosa della già di per sé spopolata Sardegna, regione certo poco allettante anche per i migranti...se al posto di 200 ne fossero arrivati 2/3000 sarebbe stato il caos, come puoi inserire un simile numero di persone nel circuito lavorativo e sociale, considerando anche che l'economia europea non è certo in una fase di boom dagli anni 90 a oggi? Impossibile, e i risultati si vedono anche in Italia, dopo che in Francia e Belgio il fenomeno si è manifestato da tempo ed è oggi irrisolvibile.
Proprio stasera davo un'occhiata a un reportage girato a Saint Denis, la cui zona nord costituisce una delle più turbolente di Parigi. In particolare si discute della situazione nell'ospedale La Fontaine, dove medici e infermieri parlano di numeri impressionanti (mentre la polizia macroniana spesso evita di fornire statistiche) riguardanti pestaggi, scontri tra gang, regolamenti di conti, aggressioni a danni di comuni cittadini, rapine. Un quadro drammatico, e a mio parere in gran parte pianificato da tempo speculando ignobilmente sulla vita della gente comune, che si tratti di europei autoctoni o immigrati. Classica guerra tra miserabili, se interessa questo è il video su Saint Denis (in francese)
Ma infatti il problema è il numero, ossia quelli che si possono assorbire senza particolari traumi. Io ho passato qualche anno nel Sud della Francia per lavoro, e sono rimasto francamente allibito. I Francesi pensavano che alla seconda o terza generazione gli immigrati nordafricani si sarebbero trasformati a colpi di Voltaire, Flaubert, Maupassant etc, ossia che si sarebbero inevitabilmente convertiti alla grandezza e superiorità della cultura francese.
Invece se ne stra-fregano della cultura francese - guarda un po'.