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Pomigliano: dove va a parare l'antiberlusconismo


Tao
 Tao
Illustrious Member
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la Repubblica si schiera con Marchionne

DALLA "ECONOMIA SOCIALE DI MERCATO" ALLA ECONOMIA PAUPERISTICA DI MERCATO

«Io vivo nell’epoca dopo Cristo; tutto ciò che è avvenuto prima di Cristo non mi riguarda e non m'interessa». Questo ha dichiarato Marchionne qualche giorno fa riferendosi alla vicenda Pomigliano. Eugenio Scalfari ha preso la palla al balzo per dargli man forte, sostenendo che il "dopo Cristo è l'epoca della globalizzazione della finanza, delle merci e del lavoro, un'epoca che ha radicalizzato la legge dei vasi comunicanti".

L'analogia col principio fisico dei vasi comunicanti è presto spiegata: «I salari dei paesi emergenti sono ancora molto bassi; dovranno gradualmente aumentare ma lo faranno lentamente. I livelli dei salari dei paesi opulenti [vada Scalfari a farsi un giro nella Napoli metropolitana per vedere se ci sia opulenza, Nda] e di antica civiltà industriale sono molti alti, ma tenderanno a diminuire e questo fenomeno avverrà invece con notevole rapidità per consentire alle imprese manifatturiere di vendere le loro merci sui mercato mondiali a pressi competitivi. In questo schema già operante va collocata la vicenda di Pomigliano». (la Repubblica del 20 giugno).

E' vero ciò che dice Scalfari? Certo che è vero! Egli non fa altro che descrivere, senza infingimenti, non tanto la legge fisica dei vasi comunicanti, quanto la tanto vituperata marxista del valore, ovvero la legge fondamentale del capitalismo per cui solo il lavoro degli operai crea plusvalore, e che questo plusvalore è tanto più alto quanto più gli operai faticano come bestie da soma in cambio di bassi salari (sfruttamento). Quel "cane morto" di Marx l'aveva detto: il saggio di profitto del capitale dipende dalla relazione di proporzionalità inversa tra produttività e remunerazione salariale.

Né Scalfari usa infingimenti nel descrivere la reale portata del diktat della FIAT. In polemica con gi stessi sindacati firmatari l'accordo e i suoi sodali del PD, egli chiosa: «Pomigliano è l'apripista d'un movimento generale e non sarà né la Fiom né Bonanni che potrà fermarlo». E per rafforzare il concetto di ineluttabilità del verticale abbassamento dei salari, Scalfari ricorre ad un'altra analogia fisica: «Chi pensa di fermare l'alta marea costruendo un muro che blocchi l'oceano non ha capito niente di quanto sta avvenendo nel mondo».

Siccome la globalizzazione porta la miseria, la crescita delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali, e siccome tutto ciò può produrre fratturazioni e rivolte, occorre «... un piano globale di redistribuzione del reddito da chi più ha a chi meno ha ... compensando quei sacrifici con agevolazioni massicce anche in tema di servizi pubblici efficienti e gratuti, finanziati da chi possiede mezzi in abbbondanza».

Ecco dunque svelata l'equazione scalfariana: per indorare la pillola della "globalizzazione" e dei sacrifici crescenti, cioè per salvare il capitalismo, ci vuole un governo di sinistra, poiché solo la sinistra può addomesticare il proletariato per farlo sfruttare al massimo grado, in cambio di qualche briciola (redistribuzione dei redditi), ove le briciole, i costi, sono a carico della collettività, mentre al capitale, che deve avere mano libera, vanno i profitti. Ad un primo sguardo si potrebbe dire che questa è la vecchia minestra socialdemocratica. Invece no, non è affatto così. Se c'è appunto una cosa che la crisi attuale ha radicalmente posto in discussione è appunto la cosiddetta "economia sociale di mercato". Questo modello ha conosciuto un periodo d'oro dopo la seconda guerra mondiale grazie alla combinazione di una serie di fattori che oggi non esistono più. La contesa globale col capitalismo asiatico, la crisi del sistema imperiale americano, il tendenziale spostamento del baricentro economico verso l'Asia, implicano che tra "globalizzazione" e "economia sociale di mercato" non c'è una relazione di complementarietà, esse si escludono anzi a vicenda. Il modello andato sotto il nome di "economia sociale di mercato", dopo un ventennio di agonia, è morto. Per questo, dietro ad un apparente buon senso, la visione scalfariana, ove non sia un deliberato inganno ideologico, è una mera utopia.

E se è un'utopia vuol dire che la speranza che l'Occidente possa passare indenne da un' "economia sociale di mercato" ad una "economia pauperistica di mercato", ovvero senza gavissimi contraccolpi, senza violente fratture sociali e di classe è una pia illusione. Stiamo solo ora entrando, anche in Occidente, in un periodo di gravissime turbolenze sociali le quali riporteranno alla ribalta la necessità di ripensare da cima a fondo come la società debba essere organizzata, e su quali paradigmi debbano rifondarsi "sviluppo", "benessere", "progresso".

Ma dove sta scritto che non ci sia altra soluzione se non quella di salvare il capitalismo? Dove sta scritto che non si possa spezzare la camicia di forza della "globalizzazione"? Non sta scritto infatti da nessuna parte. Scalfari usa la metafora della legge dei vasi comunicanti, in verità nel campo sociale e storico non ci sono leggi ineluttabili come nel mondo fisico. Se un paese deve fare enormi sacrifici (e deve certamente farli) perché farli a favore del capitale? Per ungere la decrepita macchina dello sfruttamento e non piuttosto per ricostruire su fondamenta socialista l'economia e lo stato?

E dove sta scritto che questi enormi sacrifici debbano essere fatti per rilanciare un modello economico insostenibile, fondato su un uso mercatistico forsennato di risorse energetiche esauribili, sulla distruzione dell'ecosistema, sull'imbarbarimento delle relazioni sociali?
Neanche questo sta scritto da nessuna parte, e più andiamo avanti, più questo sarà chiaro non solo ad esigue minoranze, ma alla maggioranza del corpo sociale.

Fonte: http://sollevazione.blogspot.com
Link: http://sollevazione.blogspot.com/2010/06/pomigliano-dove-va-parare.html#more
22.06.2010


Citazione
marcopa
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 8264
 

La Repubblica si schiera apertamente con Marchionne, il Pd e il centrosinistra sono divisi. Questa volta e' chiara la linea che divide il centrosinistra, bastera' ? Penso di no. Una parte del centrosinistra e' antiliberista, un' altra parte e' anti-operaia. La situazione reale, drammatica, mette in crisi le pigrizie ma non so se bastera' a fare emergere una sinistra vera. Una sinistra che metta insieme tante ispirazioni ideali diverse, unite dall' antiliberismo. Inizialmente sarebbe minoritaria, ma aggregherebbe presto strati rilevanti per dimensioni. E un minoranza visibile ,che non ci sta, bloccherebbe molte tendenze regressive. Intanto l' associazione Giustizia e Liberta' (il centrosinistra per la liberta' di stampa e indifferente alle sofferenze sociali) si muove per tornare a un sistema elettorale "meno proporzionalista". La rinascita della sinistra invece passa attraverso il rifiuto del bipolarismo.


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kitiaram
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 128
 

E poi si chiedono come mai gli operai non vanno più a votare"


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icemark
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 86
 

forse Scalfari voleva dire che se "il padrone" (in questo caso la FIAT), abbassa i salari e fa lavorare di più gli operai perché all'estero fanno così e devono continuare a guadagnare, allora l'operaio ha diritto ad avere servizi pubblici gratuiti ed efficenti, pagati dal "padrone".
Se il discorso fosse messo su questo livello ci potrei anche stare anzi, posso guadagnare anche 1 euro al mese, ma una casa deve costare 100 euro, il pane 0,001 euro, la Punto 10 euro e così via.

Questo discorso mi sembra un po' cubano...


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