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Radiografia di un declino


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Ieri Montezemolo ha proposto ai sindacati un nuovo patto per lo sviluppo. Quel che chiede la Confindustria ai lavoratori è scontato; è oscuro, invece, ciò che gli industriali possono garantire. Probabilmente nulla. Ciò che è accaduto negli ultimi sei anni e che ieri ci ha raccontato Bankitalia, è sotto gli occhi: le imprese da anni sono il vero «buco nero» dell'economia italiana. Debbono investire e migliorare la competitività, esorta la banca. Quello che per le imprese è solo una «esortazione», per i lavoratori è un un ultimatum: debbono accettare l' innalzamento dell'età pensionabile. Verrebbe da dire: teniamoci lo «scalone», visto che il peggio sembra essere dietro l'angolo. Quando un paese pensa che la soluzione di tutti i problemi sia la penalizzazione di chi crea realmente la ricchezza, il futuro è nero.

L'analisi che fa il Bollettino economico di Bankitalia è impietosa e preoccupante. Ci raccontano, ad esempio, che dal 2000 il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 23%, mentre i Francia e Germania è diminuito tra il 5 e il 10%. Il problema non è nei salari (aumentati all'estero più che in Italia) ma nella produttività: da noi diminuisce, mentre nei paesi concorrenti è cresciuta di circa il 23%. Il motivo? Semplice: gli imprenditori italiani non investono e soprattutto non innovano perché non fanno ricerca. In queste condizioni la produttività non può aumentare.
Cresce, invece, l'occupazione peggiore: è casuale che «oltre il 40% della maggiore occupazione è costituita da rapporti di lavoro temporanei»? Ovviamente, no. La flessibilità, l'atipicità del lavoro diventano il succedaneo degli investimenti. Alle singole imprese va bene così, ma il sistema Italia rischia di affogare. Certo, non è facile convincere le imprese a fare ricerca, investire, innovare. Intanto però un governo più attento potrebbe cercare di rendere più difficile la precarizzazione legata alla legge 30 e prima ancora alla legge Treu.

Prodi, però, su questo fronte è paralizzato e non fa nulla, Bankitalia non suggerisce di fare, mentre Montezemolo promette cose che non può mantenere visto che la modernizzazione del sistema industriale non può essere realizzata da imprenditori che preferiscono fare profitti vivendo alla giornata. E anche passando dalla teoria alla prassi il governo fa acqua da tutte le parti. Le migliaia di studenti e lavoratori dell'università e della ricerca che oggi scendono in piazza sono la prova di una miopia della politica economica, dell'incapacità di progettare il futuro.

Le carte che Prodi ha in mano sono congiunturalmente favorevoli (e Bankitalia è prodiga di lodi per l'azione del governo) ma il futuro è cosa molto incerta. Anche perché il taglio del cuneo fiscale ha il fiato corto: è una misura una tantum che avrà effetti solo per il 2007, poi saremo daccapo, con gli stessi problemi di produttività e di inevitabile declino e perdita di competitività. In altri tempi, quando le imprese private non facevano o non furono in grado di fare il loro dovere, scese in campo lo stato. E i risultati furono soddisfacenti. In alcuni casi clamorosi, prima che i partiti ci mettessero la zampino. Oggi, purtroppo, si parla solo di privatizzazioni: lo stato «leggero» si è fatto solo arbitro di partite spesso truccate. Bankitalia fa bene a chiedere una vera concorrenza, ma farebbe altrettanto bene a suggerire l'intervento del pubblico quando è evidente la mancanza di volontà e capacità dei «giocatori di operare» a favore del bene comune.

Galapagos
Fonte: www.ilmanifesto.it
17.11.06


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