Sconfitta di Marchionne (1673 no su 4642)
I no al decreto Marchionne sono stati numerosissimi, assai di più di quanto fosse lecito aspettarsi da un evento svoltosi in un clima di pesante intimidazione con il ricatto della chiusura dello stabilimento fonte del lavoro e della vita di cinquemila lavoratori e delle loro famiglie. Accanto alla Fiat si erano e sono tuttora schierati i massimi calibri del governo e della politica italiana da Bersani a D'Alema a Sacconi e la Confindustria non ha mancato di coprire tutta l'operazione non solo con intenso traccheggio con i partiti e i maggiorenti della Oligarchia ma anche con i ripetuti insulti della signora Marcegaglia ai lavoratori. Qualcuno dei pennivendoli più servizievoli della Fiat si è spinto financo a tacciare gli operai come ladri. I no sono oltre un terzo dei votanti: 1673 su 4642. Voti pesanti che valgono moltissimo perchè scaturenti da un convincimento profondo che ha permesso di
superare controcorrente una pressione enorme.Merito della Fiom e dei Cobas che hanno dato una indicazione di difesa della salute, della dignità e della libertà dei lavoratori e della città di Pomigliano che non può e non deve diventare sede di uno stabilimento-penitenziario di sperimentazione di una spaventosa riforma della organizzazione del lavoro.
L'introduzione del sistema WMC succede all'uomo albero di Gianni Agnelli che 40 anni orsono fece la sua comparsa alla Fiat di Termini Imerese. Era un operaio che da una buca scavata sotto la catena di montaggio era costretto a tenere alzate le mani per stringere bulloni. Il sistema WMC voluto da Marchionne e dai sindacati collaborazionisti ridurrebbe i lavoratori a mero macchinario vivente e spingerebbe molti di loro al suicidio come è accaduto dovunque è stato sperimentato dalla Cina alla Francia. La lunga lista di suicidi della Telecom francese si deve proprio ai principi di questo nuovo Verbo post taylorista. Il plebiscito reclamato da Marchionne è originato dalla preoccupazione di avere la piena malleabilità dell'intera manodopera. Si afferma che basterebbe un granello per inceppare il meccanismo produttivo. Il sistema richiede una manodopera che sia docile, ubbidiente, capace di produrre per tutti i secondi della sua giornata lavorativa che non deve essere disturbata dalla pausa pranzo. Otto ore consecutive di lavoro a digiuno per proseguire magari con altre quattro o cinque ore.
Insomma la differenza tra un robot meccanico ed un operaio deve ridursi al minimo. A questo sarà anche difficile svuotarsi la vescica e non gli sarà permesso un solo istante di distrazione. Sarà controllato intensamente.
Il sistema WMC introdotto con il decreto Marchionne a Pomigliano diventerà la Grande Svolta reazionaria e fascista del sistema economico italiano. Il padronato si è attrezzato per vincere tutte le resistenze e sollecita alla politica una svolta anticostituzionale. L'attacco all'art.41 della Costituzione
è in linea con il sibilo della frusta di Marchionne e della Marcegaglia. Con questa Costituzione il sistema WMC non può convivere. Il lavoro deve perdere ogni contenuto di umanità, dignità, libertà e questo potrà farsi con la collaborazione di sindacati "venduti" ma abbisogna di un nuovo contesto legislativo e costituzionale.
L'Italia dovrebbe diventare una vera e propria Caserma del lavoro militarizzato. E' il più grave attacco della lotta di classe del padronato contro i lavoratori che dovrebbero cedere la loro autonomia in cambio di una squallida ed infelice sopravvivenza fisica priva di diritti.
Ma a Pomigliano questa linea ha incontrato una fortissima resistenza. Si tenterà di aggirarla spingendo la CGIL a firmare l'accordo, si tenterà di mettere in crisi la Fiom additata ieri da D'Alema come isolata
e perdente. Bersani chiede il rispetto dell' "accordo" facendo capire alla Fiat che il PD lavorerà per piegare le resistenze.
A volte, chi troppo vuole o chi si sente talmente sicuro da fare lo spaccone, da svillaneggiare come ha fatto Marchionne in questi giorni, non ottiene i risultati che si prefigge. Avrebbe fatto bene Marchionne ad accettare il furbo suggerimento di Epifani di rinunziare a scioperi e malattia per fare passare il grosso della sua riforma. Si è incaponito ed ha permesso ai lavoratori ed alla sinistra italiana di scoprire la natura orribile del suo progetto, di rifletterci sopra, di parlarne con la gente che ha capito e si è allarmata.
Il terzo che ha votato contro convincerà i due terzi che hanno votato a favore appena il sistema sarà messo in funzione. Basteranno pochi giorni per fare capire agli abitanti dello stabilimento intestato al grande filosofo napoletano che è preferibile uccidersi piuttosto che ridursi ad ingranaggi
del profitto Fiat. L'uomo di Vico capace di pensare l'infinito non ha nulla da spartire con il robot di Marchionne. Ed è anche difficile cancellare un paio di secoli di continua emancipazione degli esseri umani dalla barbarie della violenza dei potenti e degli sfruttatori.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Il lavoro e la nostra reputazione di Furio Colombo
il dato che deve far riflettere e' che il "no", in percentuale, e' piu' alto negli operai della fabbrica, e il "si", piu' alto tra i colletti bianchi di Pomigliano. Per cui chi dovra' subire in prima persona il piano merchionne, si e' opposto di piu', rispetto 36% uscito. Per il manager savoiardo, sono cazzi suoi ora.
Da rivedere:
Pietro Germi
Il Ferroviere (bianco/nero)
(1956)
http://www.youtube.com/watch?v=CO5FwFITPDM
June 22, 2010 — Ospite d'onore a un convegno organizzato dall'Università Bocconi per l'associazione dei suoi ex alunni, John Elkann racconta la sua vita fatta di "unthinkable" (imprevisti).
L'ultimo potrebbe arrivare con il voto degli operai di Pomigliano sul discusso accordo voluto dall'azienda. In attesa dell'esito referendario, abbiamo raccolto le parole del presidente della FIAT
http://www.youtube.com/watch?v=NClcgqbNHxc
June 22, 2010 — L'economista de lavoce.info spiega perché l'accordo di Pomigliano non può diventare un modello per le future contrattazioni. E sottolinea la mancanza di una riforma delle rappresentanze che avrebbe potuto evitare le dure clausole di responsabilità pretese da Marchionne.
Fallito il plebiscito Fiat a Pomigliano
A Pomigliano il plebiscito e’ fallito. Più del 40% degli operai, quelli che devono faticare in turni crescenti e pause calanti, ha detto no.
Nonostante il clima di intimidazione ed il ricatto. E’ un fatto clamoroso che conferma il valore della scelta della Fiom di non firmare. Ora è più forte la difesa del Contratto nazionale, dei diritti e della Costituzione. Il coraggio dei tanti operai che hanno rifiutato il ricatto Fiat si trasmette a noi e a tutto il mondo del lavoro per continuare.
Il diritto al lavoro e i diritti del lavoro non possono, non devono essere posti in alternativa tra loro.
Roma, 23 giugno 2010
Giorgio Cremaschi, Segreteria Nazionale Fiom/Cgil
Questa vicenda angosciante ha almeno un lato positivo. Permette di distinguere tra chi sta con il diritto, i deboli, gli oppressi e chi con i prepotenti.
I tuoi pezzi sono boccate di aria pura in mezzo ai miasmi mefitici che ci circondamo.
Grazie di esistere Pietro Ancona.
Beh, potremmo dire che qualche elemento di resistenza operaia ancora esiste e resiste .... alla faccia di Marchionne, del governo, del PD, di Bonanni, di Angeletti e pure di Epifani ...
Ed alla faccia della campagna contro i "contadini assenteisti", contro i presunti "camorristi", contro quelli che scioperano per la partita dell’Italia ( che poi invece era successo a Termini Imerese e non a Pomigliano e lo sciopero lo avevano indetto Cisl e Uil) e alla faccia di tutte le puttanate antioperaie ed antimeridionali messe in giro in questi giorni ....
K.
http://www.bellaciao.org/it/spip.php?article26939#forum23234
Caro Roberto,
grazie di cuore per il sentimento di fraternità e comune identità che pervade
il tuo scritto. Spero di non deluderti mai!
Pietro