🔥Fra i regali del governo Meloni c'è quello delle scorie nucleari e, nella fattispecie, quello non soltanto di non aver lavorato per la ricerca di soluzioni di stoccaggio alternative ma anche dell'averne scelto le ubicazioni senza alcuna reale indagine idrogeologica.
🔺️Accade quindi che una delle aree di destinazione delle scorie sia la Tuscia, zona altamente sismica, con enormi problemi idrici per via della nota eccedenza di arsenico nelle acque e già ampiamente sfruttata ed inquinata in passato.
⚡️Qui la comunità sta preparandosi ad una serrata, la gente vuole e deve resistere...ne va della propria salute e della vita stessa.
🔹️Parlammo del tema delle scorie già tempo addietro, e chiedemmo a tutti di SCRIVERE AL MINISTRO SENZA INTERMEDIARI, IN MODO DIRETTO, PER FARGLI ESPLODERE LA POSTA ELETTRONICA DI EMAIL RICOLME DEL SENTIMENTO POPOLARE. CONTINUIAMO A FARLO.
🔻Bombardiamoli di chiamate ed email. A seguito i recapiti.
📧 [email protected]
📩 [email protected]
🏢 urp@mase.gov.it (Ministero Ambiente, ufficio relazioni con il pubblico)
☎️ 0657221
🏴☠️Fermiamo l'ennesimo attentato alla salute pubblica. PARTECIPIAMO TUTTI E FACCIAMO GIRARE OVUNQUE IL POST PER RACCOGLIERE MASSIMA ADESIONE!
[Modalità IRONIA Attivata]
Ma di cosa si lamentano i tusci, non sanno che:
TRECCANI: Il Nucleare, Rischi e Benefici
l’energia nucleare da fissione è sicura, economica e anche favorevole all’ambiente (AEN/NEA 2007; BERR 2008). Ne è conferma il rinnovato e generalizzato interesse con cui si guarda a questa fonte di energia, anche in Paesi che apparentemente dovrebbero essere meno preoccupati per la possibile carenza di combustibili fossili.
Io credo che esista un'evidente strategia "trasversale" che governa ogni scelta delle fonti energetiche, e che spiega bene la resistenza contro gli impianti fotovoltaici. Per farla breve: è evidente che i padroni di ieri del carbone, sono oggi quelli del petrolio e dell'uranio. Gli investimenti di per sè giustificano lo strapotere di quelle multinazionali: alcune hanno un bilancio superiore perfino a quello degli Stati Uniti, ed è ovvio che siano loro a decidere e non i singoli governi. Questi ultimi, e più di altri i nostri, cronicamente affetti da analfabetismo scientifico, si arrampicano sugli specchi per giustificare le scelte più devastanti e imbrogliare le carte sulle credenziali ecologiche degli impianti nucleari - adesso benedicono quelli, visto che l'impatto degli idrocarburi è palese anche alle intelligenze più mediocri. Tralascio del tutto l'evidenza dei rischi nucleari... anche in un mondo perfetto, la complessità estrema dei sistemi di estrazione, raffinazione, messa in produzione e stoccaggio del materiale fissile è tale da rendere sempre incombente un rischio costante, anche secoli dopo il suo smaltimento. E il mondo è tutt'altro che perfetto, come si è visto a Three Miles Island, a Chernobyl, a Fukushima. Ma cos'è che rende il fotovoltaico così indigeribile, al punto da inventare le obiezioni più idiote al suo uso? In Italia abbiamo migliaia e migliaia di chilometri quadrati cementati e irrecuperabili, che potrebbero ospitare benissimo sistemi fotoelettrici. Ma facciamo caso a queste circostanze: primo -una tettoia fotovoltaica può alimentare una lampadina, un'industria, una casa, un'azienda agricola, con una potenza installata da 100 watt a 100 Kilowatt; secondo - se ci cade un fulmine o si guasta un componente, non occorre scappare a gambe levate: guanti isolanti, strumenti da elettricista e riparazioni seduta stante (basta fare attenzione a non cadere da un tetto). Però vediamo investitori comprare centinaia di ettari per tappezzarli di moduli, oppure mettere in piedi pale eoliche da 2 MegaWatt, e questo perchè? Perchè i sistemi fotovoltaici sono scalabili, vedi caso! Uno non può mettersi in casa una turbina a gasolio, un reattore a uranio arricchito, o una pala eolica da 80 metri. Ma può piazzare, con costi ormai sostenibili, un impianto solare di taglia anche minimale - e magari ampliarlo in fasi successive. Questo comporta alla lunga una potenziale minaccia, intollerabile nella logica di potere delle aziende che controllano l'energia in modo centralistico. Noi dobbiamo dipendere totalmente da loro, non sognarci minimamente alcuna forma di autonomia individuale o consorziale. Beninteso, so bene che qua e là sono nate cooperative energetiche, ma mi pare evidente che non saranno mai iniziative destinate a rovesciare il quadro della produzione - e soprattutto della distribuzione - sempre nelle mani di aziende più o meno di Stato. La rete elettrica nazionale non è stata concepita per gestire scambi rapidi capillari: si produce in un punto e si dirama la corrente, basta. Se in Sicilia c'è sole e in Piemonte sta piovendo, non la si può esportare seduta stante (e se il giorno dopo l'insolazione è cambiata, tanto meno). Per questo sarebbe ora di ripensare completamente non solo alla logica produttiva ma anche a quella distributiva: anche l'elettricità andrebbe consumata a "chilometri zero". Caso mai il punto ancora in attesa di soluzione è l'accumulo, peraltro assolutamente risolvibile tecnicamente, se la si finisse di boicottarlo. Non entro eccessivamente in questo tecnicismo, ma per cortesia rendiamoci conto che le batterie al litio non hanno nessun senso al di fuori dei telefonini o degli utensili a mano: il buon vecchio piombo andava già bene in passato, e non è affatto più tossico del litio... solo, costa un decimo, non è altrettanto speculativo. E in Cina, dove non si dorme, si stanno producendo già supercondensatori destinati a rimpiazzare i sistemi chimici: si caricano e scaricano del tutto in pochi secondi, assai meno del tempo che ci vuole per un pieno di benzina. Per me quindi non è solo questione di tempo o di investimenti: è questione di lucidità e onestà politica.