Scrive al Fatto, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per dire che farà di tutto per reintegrare il 5 per mille alle associazioni di volontariato. Scrive per dire che “Il fondo attuale, pari a 100 milioni, è iniziale e può – deve – essere integrato. L’importo da me inizialmente previsto, pari a 400 milioni, è stato eroso da successive diverse scelte parlamentari, come incrementare i fondi per l’editoria, per le televisioni private, per altre e varie causali. Rispetto a tutte le altre “scelte”, preferivo e preferisco in assoluto il “5 per mille”. E voterò dunque per reintegrarlo”.
Dev’essere quindi un omonimo, quel Tremonti che nel maggio scorso diceva che “Questo è un Paese che ha 2 milioni e 7 di invalidi e 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo”. E’ evidente che dev’essere un omonimo, perché un ministro italiano dovrebbe essere ben cosciente del fatto che è vero che l’Italia è in fondo alle classifiche di competitività, ma queste classifiche non si formano in base al numero di invalidi, ma dal numero di liberalizzazioni e aperture alla competitività che i governi fanno.
Ed è evidente che quel Tremonti che sparava frescacce sugli invalidi e la competitività dev’essere ancora una volta un omonimo di quel tizio che negli ultimi dieci anni è stato per otto primavere seduto sulla poltrona di ministro dell’Economia. A grattarsi la pancia invece che aumentare il grado di competitività dell’Italia. Pensateci: deve trattarsi di sicuro di un’omonimia, perché altrimenti questo significherebbe che in questo paese l’unico grande invalido è lui.
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