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Un sottosegretario mortale


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Chissà se si è accorto, l'onorevole sottosegretario agli esteri Gianni Vernetti, che mentre ieri annunciava di voler bloccare la richiesta all'Onu di una moratoria della pena di morte, in Texas un «dead man walking» si toglieva la vita quindici ore prima di presentarsi davanti al boia, ultimo atto di libertà per non essere «giustiziato». Si professava innocente, non ha voluto nemmeno aspettare l'ultima sentenza della Corte suprema. Evidentemente non aveva più alcuna fiducia nella «giustizia». Forse non si è accorto, l'esponente della Margherita noto per alcune posizioni filo-americane, oggi diremmo teo-dem, che sempre in quel paese, nella stessa giornata, un altro condannato veniva risparmiato per via del diabete e dell'obesità che lo avrebbero fatto soffrire oltre misura sul lettino del boia. Sarà curato e dimagrirà quanto basta per morire nei tempi e nei pesi previsti dalla legge. Forse non si è accorto, il futuro autorevole esponente del Partito democratico, che nella stessa giornata finalmente il boia a stelle e strisce era riuscito a ottenere lo scalpo di un condannato. Si chiamava Arthur Rutherford e nove mesi prima, come in un film di Hollywood, gli avevano tolto la vena dal braccio perché la Corte aveva accolto un suo ultimo ricorso contro l'anestesia letale.

Magari per correttezza avranno modificato le dosi prima di addormentarlo per sempre. Chissà se si è accorto, il rappresentante del nostro governo, che la camera dei deputati ha votato per ben due volte una mozione che impegna il governo stesso a chiedere la moratoria. Conosciamo la sua obiezione: «Il governo ha valutato che la consultazione dei partner dell'Ue ha dato esito negativo, e quindi sarebbe avventurista presentare una risoluzione che poi verrebbe sicuramente bocciata». Sappiamo che già nel 2000 si era ripresentata la stessa questione ed era accaduto lo stesso, con la stessa obiezione di ieri. Con la filosofia di fondo che invece di avere il coraggio di trainare l'Europa forse è meglio accodarsi per compiacere qualche «stato canaglia». Anche allora al governo c'era il centrosinistra. Sappiamo anche che in pochissimi si sono scapicollati a dargli torto. I radicali che da anni dànno battaglia perché sia dichiarata una moratoria internazionale delle esecuzioni, il presidente della camera Fausto Bertinotti che chiede che il governo rispetti la volontà della camera. Ma nessuno ha pronunciato la parola che avremmo preferito ascoltare. No, non moratoria. Dimissioni.

Angelo Mastrandrea
Fonte: www.ilmanifesto.it
20.10.06


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