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una lezione a Napolitano


pietroancona
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IL colore della democrazia
di Barbara spinelli (la stampa di oggi)

L’8 marzo scorso, forse per rassicurare gli italiani, il Presidente della Repubblica ha fatto alcune considerazioni singolari, sul coraggio e la politica. Ha detto che «in un contesto degradato, di diffusa illegalità, essere ragazzi e ragazze perbene richiede talvolta sacrifici e coraggio»: in questi casi estremi sì, «è bello che ci sia» questa virtù. Ma in una democrazia rispettabile come la nostra, «per essere buoni cittadini non si deve esercitare nessun atto di coraggio». Profonda è infatti negli italiani «la condivisione di quel patrimonio di valori e principi che si racchiude nella Costituzione». Legge e senso dello Stato sono nostre doti naturali: il che esclude il degrado della legalità. I toni bassi sono lo spartito di sì armoniosa disposizione.

Il fatto è che non siamo in una democrazia rispettabile, e forse il Presidente pecca di ottimismo non solo sull’Italia ma in genere sullo stato di salute delle democrazie. Certo, non s’erge un totalitarismo sterminatore.
Ma Napolitano avrà forse visto il terribile esperimento mostrato alla televisione francese, qualche giorno fa. Il documentario si intitola Il Gioco della morte, e mette in scena un gioco a premi in cui i candidati, per vincere, ricevono l’ingiunzione di infliggere all’avversario che sbaglia i quiz una scarica elettrica sempre più intensa, fino al massimo voltaggio che uccide.
La vittima è un attore che grida per finta, ma i candidati non lo sanno. Il risultato è impaurente: l’81 per cento obbedisce, spostando la manopola sui 460 volt che danno la morte. Solo nove persone si fermano, udendo i primi gemiti del colpito. Sette rinunciano, poi svengono.

Difficile dopo aver visto il Gioco dire che siamo democrazie rispettabili, dove legge e Costituzioni sono interiorizzate. Quel che nell’uomo è connaturato, in dittatura come in democrazia, non è la legge ma l’abitudine a «non pensarci», l’istinto di gregge, e in primis il conformismo. Il «contesto degradato» è nostro orizzonte permanente. È quello che Camus chiama l’assurdo: il mondo non solo non ha senso ma neppure sente bisogno di senso, ricorda Paolo Flores d’Arcais in un saggio sullo scrittore della rivolta (Albert Camus filosofo del futuro, Codice ed., 2010).

Coraggioso è chi invece «si dà pensiero», chi s’interroga sul male e per ciò stesso diventa, in patria, spaesato. Flores conclude: «Venire al mondo equivale a far nascere un dover essere». In effetti sono tanti e giornalieri, gli atti di coraggio di cui si può dire: vale la pena.
È coraggioso chi in gran parte d’Italia non paga pizzi alle mafie. Sono coraggiosi il poliziotto o il giudice che resistono alle pressioni della malavita o della politica. Soprattutto il servitore dello Stato è chiamato al coraggio, in un’Italia unificata dalla lingua ma non dal senso dello Stato. Coraggioso è chiunque sia classe dirigente, e con il proprio agire, scrivere, fare informazione, influenza l’opinione con la verità. Non so se sia bello, dire no. È comunque necessario, specie in Italia dove paure e conformismo hanno radici possenti. Il coraggio, siamo avvezzi a vederlo come gesto di eccezionale purezza mentre è gesto di chi ­ fu Borsellino a dirlo ­ in cuor suo lo sa: «È normale che esista la paura. In ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio». Così come c’è un male banale, esiste la banalità quotidiana del coraggio.

Forse bisogna tornare alle fonti antiche, per ritrovare questa virtù.
Nella Repubblica, Platone spiega come il coraggio (andreia) sia necessario in ogni evenienza, estrema e non. Esso consiste nella capacità (dell’individuo, della città) di farsi un’opinione su ciò che è temibile o non lo è, e di «salvare tale opinione». L’opinione da preservare, sulla natura delle cose temibili, «è la legge e impiantarla in noi attraverso l’educazione», e il coraggio la conserva «in ogni circostanza: nel dolore, nel piacere, nel desiderio, nel timore» (429,c-d). La metafora usata da Platone è quella del colore. Immaginate una stoffa, dice: per darle un indelebile colore rosso dovrete partire dal bianco, e sapere che il colore più resistente si stinge, se viene a contatto con i detersivi delle passioni.

Il colore della democrazia è la resistenza a questo svanire di tinte, a questo loro espianto dal cuore (il cuore è la sede del coraggio). Compito dei cittadini e dei custodi della repubblica è «assorbire in sé, come una tintura, le leggi, affinché grazie all’educazione ricevuta e alla propria natura essi mantengano indelebile l’opinione sulle cose pericolose, senza permettere che la tintura sia cancellata da quei saponi così efficaci a cancellare: dal piacere, più efficace di qualsiasi soda; dal dolore, dal timore e dal desiderio, più forti di qualsiasi sapone» (430,a-b).

In Italia la democrazia è stinta più efficacemente perché le leggi e i custodi ci sono, ma l’innesto è meno scontato di quanto si creda. Berlusconi lavora a tale espianto da anni, e ora lo ammette senza più remore: alla legalità contrappone la legittimità che le urne conferiscono al capo. I custodi delle leggi li giudica usurpatori oltre che infidi. Legittimo è solo il capo, e questo gli consente di dire: «La legge è ciò che decido io». I contropoteri cesseranno di insidiarlo solo quando pesi e contrappesi si fonderanno: quando, eletto dal popolo, conquisterà il Quirinale.

Se la democrazia fosse rispettabile non ci sarebbe un capo che s’indigna perché scopre d’esser stato intercettato mentre ordina di censurare programmi televisivi sgraditi, e i cittadini, forti di indelebili tinture, gli direbbero: le tue telefonate non sono private come le nostre, le intercettazioni sono a volte eccessive ma chiamare l’autorità garante dell’informazione o il direttore di un telegiornale Rai, per imprimere loro una linea, è radicalmente diverso. Ognuno ha diritto alla privacy, e anche noi abbiamo criticato gli eccessi delle intercettazioni. Ma l’abuso di potere che esse rivelano è in genere ben più impaurente del cannocchiale che lo smaschera. Schifani dice: «È preoccupante la fuga di notizie» e di fatto lo riconosce: sono le notizie a inquietarlo. Anche dire questa semplice verità è coraggio quotidiano.

L’intervento sui programmi televisivi si fa specialmente sinistro alla luce di show come Il Gioco della morte. Non dimentichiamo che un esperimento simile si fece nel luglio 1961 all’università di Yale, guidato dallo psicologo Stanley Milgram. A ordinare gli elettroshock, allora, c’erano autorevoli biologi in camice grigio. Oggi l’autorità si fa giocosa, è una bella valletta a intimare, suadente: «Alzi il voltaggio!». Il pubblico applaude, ride. A opporsi è stato un misero 20 per cento, mentre il 35 s’oppose nel caso Milgram. Ne consegue che la televisione ha più potere di scienziati in camice, sulle menti: il coraggio diminuisce, il conformismo aumenta. Philip Zimbardo, organizzatore di test analoghi a Stanford nel 1971, racconta come nessuno di coloro che rifiutarono di infliggere i 460 volt chiese a Milgram di fermare l’esperimento, o di visitare l’urlante vittima degli elettroshock.
Questo significa che la televisione non è più solo una caja tonta, una scatola tonta, come dicono in Spagna. È una cassa da morto, che trasforma lo studio televisivo in Colosseo di sangue: lugubri, le risate sono le stesse.

Ci sono sere a RaiUno in cui prima viene un notiziario menzognero (che dà per assolto Mills, che presenta il giurista Hans Kelsen come critico ante litteram della legalità), poi seguono programmi dai nomi ominosi: Affari Tuoi, I Raccomandati, in un crescendo di catodiche manipolazioni.

Presto vedremo, in Tv, la morte in diretta sotto forma di varietà. Kierkegaard dice in Aut-Aut che l’ultimo ad apparire, alla fine del mondo, sarà il Buffon
e: «Accadde in un teatro, che le quinte presero fuoco. Il Buffone uscì per avvisare il pubblico. Credettero che fosse uno scherzo e applaudirono; egli ripeté l’avviso: la gente esultò ancora di più. Così mi figuro che il mondo perirà fra l’esultanza generale degli spiritosi, che crederanno si tratti di uno scherzo».


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Maria Stella
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Ma tu guarda le stranezze della vita, da chi deve venire una lezione di democrazia a Napolitano: dalla moglie di un Banchiere noto per alcune esternazioni particolarmente poco simpatiche : Padoa Schioppa. Si quello che ha offeso mezza italia e la nostra intelligenza con la frasetta sui bamboccioni, dimenticando che i nostri figli non son nati col piatto d'oro in bocca come i suoi e con l'appartamento lussuoso offerto da banckitalia a piazza argentina (appartamento che tra parentesi apparteneva al popolo Italiano e che dopo la croceretta sul britannia divenne delle Banche privatizzate da chi ci voleva tanto bene da portarci nella mota.
Ma l'ultima esternazione sulla Grecia, è stata la più DEMOCRATICA ; in sostanza il Padoa pensiero consiste in questo: si può AIUTARLA DOPO CHE LE banche la hanno aiutata a fallire, ma certo la Grecia deve dare qualcosa in cambio, Come un bravo commerciante da dietro il bancone ha chiosato " Nessuno da niente per niente" ( solo noi usurati dai degni compari aggiungo io) quindi darà UNA PARTE DELLA SUA SOVRANITA', e le banche aiuteranno...che nobile animo da banchiere - commerciante del danaro altrui ! Che principi democratici! Gente da applaudire, gente che può dare lezioni di democrazia? Ma manco ad una pulce, dico io, non basta saper scrivere e affabulare, un minimo di sostanza ci vuole, e non si accettano lezioni di democrazia da gente che proviene da quell'ambiente di chi era sul Britannia!! Si chiami Prodi, si chiami Padoa Schioppa, si chiami Tremonti, anche se questo non sembrerebbe iscritto al gruppazzo del bilderberg come altri campioni di democrazia, ma ufficialmente, solo invitato.

La signora Spinelli scrive molto bene, è donna assai colta,piacevole da leggere , acuta ed arguta, le sue opinioni sono .. opinioni ben servite, ma lezioni di democrazia a Napolitano... evitiamo di di esagerare!!! Basta con i maestri e le maestre eletti a furor di popolo bue! Napolitano è presidente che come pochi assolve con onore al suo ruolo, La Spinelli non ha ruoli da ricoprire, scrive, esercita un mestiere e lo fa bene:Punto, ma non ha obbligo di esser super partes.. sembra facile da capire


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pietroancona
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Non penso che debba rispondere del marito. Non sappiamo nè dobbiamo sapere dei loro rapporti.

A noi interessa il suo pensiero. Purtroppo oggi non ci vuole molto per pensarla diversamente da Napolitano e comunque prendere le distanze dal suo fare il Don Abbondio di un Don Rodrigo sempre più scomposto.

Non ci sarà una peste a salvarci..O forse si?

Che cosa firmerà ancora Napolitano a Berlusconi? il collegato lavoro?
Altre sottrazioni di diritti ai lavoratori? Ha forse mai detto una parola per i disgraziati murati vivi a Gaza? Non condivide forse la corresponsabilità della carneficina in Afghanista ed Iraq?


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Maria Stella
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Se si vuole che il Presidente della Repubblica risponda a questi interrogativi , dovrà modificarsi la Costituzione io credo. Il Presidente della Repubblica nel nostro ordinamento rappresenta l'unità nazionale. Questo Presidente , dati i tempi difficili in cui ci toviamo, ha avuto molta cura nello svolgimento della funzione di mediatore , si è mosso sempre prudentemente nel rigoroso rispetto della Costituzione. E' dissennato per ardore ed interesse politico criticare una figura istituzionale che non si sia adattata ai dictat di certe forze, ma si sia perfettamente calata nel ruolo super partes e di garante della costituzione. Se si vuole un presidente che faccia politica, si cambia la costituzione, lo si fa eleggere dal popolo che ancora, almeno a parole, esercita la sovranità. Per fare piacere a certe anime belle che belle non sono non possiamo sbracare del tutto scendendo più in giù di certe repubblichette delle banane in cui il Presidente della Repubblica si alza la mattina e strologa alla faccia del governo e del Parlamento.

Non si vince facendo colpi di Stato mascherati, o intervenendo sulla Costituzione 5 giorni prima delle elezioni ( con danni enormi che ancora paghiamo) Io non sono una fan di Napolitano, quando lo hanno eletto ci son rimasta male, ma giudico dai fatti e non dai preconcetti, nei fatti questo Presidente ha stoppato molte fesserie degli uni e degli altri. A me sta bene, quello ci si aspetta, non che si occupi di politica estera o altre cose di spettanza parlamentare, o governativa, strano che non lo si capisca e si coltivino sogni tinti di eversione, detto fra virgolette.


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pietroancona
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Il Presidente della repubblica è un organo della costituzione! Se dovesse essere quello che lei immagina non ci sarebbe bisogno di averlo! Oggi questo Presidente può benissimo fare da usciere o da impiegato di concetto di Palazzo Chigi.


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Maria Stella
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Quelle che seguono sono le competenze che la nostra Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica. Sono formulate in maniera chiara e comprensibile come ormai non si ritiene più utile fare quando si legifera, onde tenersi porte aperte per venire incontro ad interessi particolari ,un discorso che meriterebbe di esser approfondito, per svelare al popolo quanto e come e chi cerchi di "forzare" le intenzioni del legislatore, spess riuscendoci per la insipienza trasversale della classe politica.

IO NON IMMAGINO NIENTE: E' tutto scritto e comprensibile per chiunque abbia superato già l'esame di terza media e voglia capire.

LE COMPETENZE ATTRIBUITE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Titolo

Articolo

Competenza

Competenze generali

Titolo II

Il Presidente della Repubblica

art. 68

il Presidente della Repubblica

è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale

è il garante dell'indipendenza e dell'integrità della nazione

vigila sul rispetto della Costituzione

assicura il rispetto dei trattati e dei vincoli derivanti dall'appartenenza dell'Italia ad organizzazioni internazionali e sovranazionali

art. 69, co. 1, lett. a)

il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio Supremo per la politica estera e la difesa ed in questa qualità ha il comando delle Forze Armate

art. 69, co. 1, lett. h)

il Presidente della Repubblica indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione

art. 69, co. 1, lett. l)

il Presidente della Repubblica dichiara lo stato di guerra deliberato dal Parlamento in seduta comune

art. 69, co. 1, lett. m)

il Presidente della Repubblica può concedere grazia e commutare le pene

art. 69, co. 1, lett. n)

il Presidente della Repubblica decreta le nomine previste dalla Costituzione e dalla legge

art. 69, co. 1, lett. o)

il Presidente della Repubblica accredita e riceve i rappresentanti diplomatici

Rapporti con il Governo

Titolo II

Il Presidente della Repubblica

art. 69, co. 1, lett. b)

il Presidente della Repubblica nomina il Primo Ministro tenendo conto dei risultati delle elezioni della Camera dei deputati

art. 69, co. 1, lett. c)

il Presidente della Repubblica nomina e revoca gli altri membri del Governo (su proposta del Primo Ministro)

art. 69, co. 1, lett. d)

il Presidente della Repubblica

autorizza la presentazione dei disegni di legge di iniziativa del Governo;

emana i decreti aventi valore di legge ed approvati dal Consiglio dei Ministri

art. 69, co. 1, lett. f)

il Presidente della Repubblica emana i regolamenti del Governo e può chiederne il riesame

se il Governo lo approva nuovamente, il regolamento deve essere emanato

Titolo III

Il Governo

sezione I
Il Primo Ministro e il Consiglio dei Ministri

art. 76, co. 1

il Presidente della Repubblica riceve il giuramento del Primo ministro e dei ministri

art. 76, co. 6

il Presidente della Repubblica, all'atto dell'assunzione delle sue funzioni, riceve le dimissioni del Primo ministro e del Governo

Rapporti con il Parlamento

Titolo II

Il Presidente della Repubblica

art. 69, co. 1, lett. g)

il Presidente della Repubblica indice le elezioni delle Camere e ne fissa la prima riunione

art. 69, co. 1, lett. i)

il Presidente della Repubblica invia messaggi alle Camere che possono dar luogo a dibattito

art. 69, co. 1, lett. o)

il Presidente della Repubblica ratifica i trattati internazionali autorizzati dalle Camere

art. 70, co. 7

il Presidente della Repubblica presta giuramento di fedeltà alla Repubblica ed osservanza della Costituzione davanti al Parlamento in seduta comune

art. 73, co. 1

il Presidente della Repubblica può, sentiti i Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, indire le elezioni della Camera dei deputati prima del termine ordinario, nel caso di dimissioni del Governo ai sensi dell'art. 76. La Camera dei deputati non può essere sciolta nell’ultimo semestre del mandato del Presidente della Repubblica. Se il termine ordinario scade nel periodo predetto, la durata della Camera dei deputati è prorogata. Le elezioni della nuova Camera dei deputati si svolgono entro sei mesi dall’elezione del Presidente della Repubblica. La Camera dei deputati non può essere sciolta durante i sei mesi che seguono le elezioni. Il termine è di dodici mesi qualora le elezioni siano avvenute successivamente all’elezione del Presidente della Repubblica.

Titolo IV

Il Parlamento

sezione I
Le Camere

art. 89

il Presidente della Repubblica può convocare in via straordinaria ciascuna Camera

art. 103, co. 1

il Presidente della Repubblica promulga le leggi entro un mese o nel termine più breve da esse stabilito

Rapporti con la magistratura

Titolo VI

La magistratura

art. 122, co. 2

il Presidente della Repubblica presiede il CSM ordinaria

sezione I

Ordinamento giurisdizionale

art. 123, co. 1

il Presidente della Repubblica presiede il CSM amministrativa

Rapporti con la Corte costituzionale

Titolo VII

Garanzie costituzionali

sezione I
La Corte costituzionale

art. 135, co. 1

il Presidente della Repubblica nomina cinque giudici della Corte costituzionale


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pietroancona
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appunto: Napolitano riduce a mera forma la sostanza dell'impianto costituzionale. Ha poteri cogenti e non notarili. Si informi meglio[/url]


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Maria Stella
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Napolitano ha espresso in più di una occasione di volersi ispirare a De Nicola.
Afferma infatti essere a suo avviso la figura del Capo dello Stato un "potere neutro", al di sopra delle parti, fuori della mischia politica, è certo questa non sia una finzione, bensì "la garanzia di moderazione e di unità nazionale posta consapevolmente nella nostra Costituzione come in altre dell'Occidente democratico'."
Ogni Presidente della repubblica, pur nell'ambito del dettato Costituzionale, sempre rigorosamente esercitato , ha dato una sua caratterizzazione al proprio mandato Se si osserva bene, questo non è mai avvenuto per capriccio, bensì in relazione al momento in cui si svolgeva la vita della Repubblica.

Si è vero capisco cosa vorrebbe, lei come molti vorrebbe che il Presidente, sentiti i presidenti delle Camere, sciogliesse le camere. E' uno dei poteri propri del Presidente.
Lo ha fatto Scalfaro, lo ha fatto Ciampi.. epperò a quanto pare perchè il Presidente sciolga le camere non basta che la opposizione gli tiri la giacchetta, deve mancare la fiducia in Parlamento, ed io crisi di governo, per ora non ne vedo, mancanza di maggioranza parlamentare, nemmeno, ed oltre tutto a detta di molti costituzionalisti, il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, ha parecchio limitato quel potere.


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pietroancona
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de nicola fu infatti re travicello. Napolitano è privo di morale costituzionale se posso inventarmi questa dizione. La morale costituzionale lo potrebbe consigliere di comportarsi come potere neutro se i tempi fossero normali e di assoluta stabilità democratica. Mentre la Costituzione viene attaccata ed incendiata da un aspirante Caudillo che dipone di 100 deputati in più al Parlamento la "morale" costituzionale non può che essere la più sensibile alla difesa della sostanza della Costituzione oltreche della sua forma.


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Maria Stella
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Certo che può inventare espressioni fantasiose come la morale costituzionale. Niente di meglio per aumentare la confusione. D'altra parte la confusione è ben tenuta desta da molto tempo dall'opera di illustri costituzionalisti col pallino della costituzione materiale, si figuri che male c'è se lei che è convinto delle sue idee personali, tanto da esporle come se ci stesse leggendo la Costituzione , o meglio la bibbia, e non appunto sue idee personali, preso da amore per il suo pensiero ,ritenga bene di infiocchettarlo anche con la "morale costituzionale " che suona bene e che magari se lo legge chi non capisce un tubo di simile materia (3/4 degli Italiani), ci crede pure che il povero Napolitano sia nientepopodimeno che un Presidente della Repubblica "privo di morale costituzionale!"
Ohibò direbbe l'amico mago .
Ma la forma non era anche sostanza? O la forma è sostanza solo quando aggrada ai baciati da Dio? Futile interrogativo, lo ammetto, sappiamo la risposta tutti e due.
La costituzione è vecchia, non ci piove, andrebbe riformata, e allora la si riformi, senza cercare surrettiziamente le solite scorciatoie.
Le persone per bene, le persone d'onore, non usano le scorciatoie ( come si è fatto con la sciagurata riforma del titolo V della costituzione.. ricorda?) e la nostre Istituzioni, nonostante i colpi che da tempo gli piovono da destra e manca.. purtroppo per molti, bene per chi ancora crede all'onestà intellettuale, ancora reggono.
Non c'è bisogno di fantasiose elucubrazini per spingere il Presidente della Repubblica fuori del tracciato. Le faccio notare che 100 deputati in più in Parlamento fanno la maggioranza e le nostre leggi vanno rispettate sempre , abbiamo subito da altri governanti osannati ed applauditi, dio solo sa perchè, ferite dolorose e danni enormi che il Paese ancora paga, ma alti lamenti non ne ho sentiti, a pensar male si fa peccato.. ma spesso ci si azzecca.

Torneremo alle urne al momento giusto secondo le nostre leggi, evidentemente non avevate capito il come ed il perchè Scalfaro ha potuto e dovuto fare cadere il Governo in passato, informatevi bene prima di pretendere l'impossibile da Napolitano , almeno sic stantibus rebus.

Di che tempi eccezionali e di che pericoli poi lei abbia tanta paura, mi sfugge . Le istituzioni funzionano, ci sono validi contrappesi, quelli che a molti non piacciono , quelli che si vorrebbe cancellare in mille modi, e che invece hanno fatto sì che , come giusto, la lista pdl nel lazio non venisse ammessa al voto. Fosse accaduto ad altri avremmo le piazze piene di invasati.
Ma di che cappero scrive, mi scusi che Caudillo pericoloso sarebbe il Berlusca, ma siamo seri!


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Anonymous
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secondo me napolitano si riferiva a se stesso(magari ha esagerato definendosi giovane)...per me ha fatto outing rispondendo a quelli che gli chiedono di smetterla di firmare tutte le leggi schifose ed ad personam che gli presenta il PDL(ma che in fondo sotto sotto vanno bene anche al PD visto che Napolitano è del PD..)

ciao


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marcoda
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no, applaude in ricordo dell'economista che propose di abolire la scala mobile..

dice pubblicamente che occorre rivedere il diritto del lavoro alla luce delle nuovo contesto sociale ed economico. Come se i diritti e la parte fondamentale di una Costituzione rigida fossero soggetti all'usura del tempo, allo storicismo.

Notate che "diritto" è ormai una parola proibita, tutti parlano solo di "tutele", tutto è oggetto di contrattazione. E dove domina una visione contrattualistica, è sempre la parte debole che perde.

E pure la CGIL invoca contro il collegato lavoro il solo art. 24 della Costituzione, l violazione del diritto alla difesa. Ma qualcuno si ricorda che la Repubblica è FONDATA SUL LAVORO, che il lavoro è riconosciuto come diritto (art. 4), che ogni cittadino ha il dovere di svolgere un'attività che concorra in qualche modo al progresso materiale e spirituale della società, e che HA DIRITTO HA UNA RETRIBUZIONE CHE DIA UN'ESISTENZA LIBERA E DIGNITOSA A SE' E ALLA SUA FAMIGLIA?

Ci vergognamo, si vergogna la CGIL a ricordare l'importanza che la Costituzione attribuisce al lavoro? Per questi motivi, e non tanto per l'art. 24, il collegato lavoro è incostituzionale. Puntare la difesa con queste motivazioni, vuol dire partire perdenti.

Dove finisce la nostra dignità, se ogni giorno andiamo al lavoro con l'angoscia che il capo può lasciarci a casa?se non possiamo pretendere nulla che ci spetta, farci pagare straordinari e trasferte, farci riconoscer eil merito,avere delle ferie con la famiglia e degli orari di lavoro umani che si prenderebbero solo i dirigenti? perchè il mattino dopo si viene messi alla porta? la persona perde la libertà. E' la libertà di licenziamento che può dargli un'esistenza libera e dignitosa?

E se vogliono davvero fare qualcosa contro questa legge, perchè non ricorrere subito alla Consulta?i sindacati ne hanno i potere. Ed è bene battere il chiodo finchè è caldo, forti di un manifesto firmato da 100 giuristi. Sprecare 6 mesi a raccogliere 500.000 firme per un referendum abrogativo, che rischia di non raggiungere il quorum, perchè è tecnico e non sarà facile informare gli elettori, perchè la destra controlla buona parte della stampa, perchè l'astensionismo domina nei referendum, e anche alle amministrative.

Abbiamo la forte impressione che tanti FANNO FINTA DI OPPORSI, e che il risultato sarà che tutti saremo più soli e più poveri.


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marcoda
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calchiamo ancora di più la mano.

era il 2005 quando il Governo di destra Howard firmò in Australia il più duro attacco ai sindacati, dal dopoguerra. Libertà di licenziare nelle aziende fino a 100 dipendenti (e restrizioni varie al diritto di sciopero).

la sinistra grazie a questo stravinse le elezioni , ma nonostante le promesse non cancellò la legge.

LA LIBERTA' DI LICENZIAMENTO E' UN PUNTO FISSO DEL PROGRAMMA BERLUSCONI, che data l'età, è quasi certamente alla sua ultima esperienza di Governo. Poco gli importerà di perdere le prossime elezioni, e grazie a questa legge scellerata, fra 3 anni la sinistra avrà come non ha da anni un valido argomento per vincerle, il lavoro.

intanto tra una manovra elettorale e l'altra, un bel pò di famiglie finiranno per strada. State tranquilli, italiani, c'è la flexicurity. Paga l'INPS la disoccupazione a migliaia di persone, con il nostro debito pubblico poi la pagheranno le assicurazioni private, e i datori che vi lasciano a casa?

http://www.italiansinfuga.com/2009/01/03/250-mila-licenziamenti-in-australia-nel-2009/

ecco cosa succede dove c'è libertà di licenziare.


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Tonguessy
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State tranquilli, italiani, c'è la flexicurity. Paga l'INPS la disoccupazione a migliaia di persone.

Sta per finire anche quella fase. Con l'assalto frontale di Tremonti all'INPS (3,5 miliardi di euro del TFR trasferiti nella nuova finanziaria) si apre la stagione del saccheggio indiscriminato ai danni dei lavoratori. Condoni fiscali per gli evasori, stangate storiche per chi ha accantonato i soldi per la propria vecchiaia. Lo scopo è far andare i conti INPS in rosso, per poi avere la scusa valida che la previdenza privata è meglio. Nell'ultimo sciopero della CGIL tutta questa storia non era manco accennata: un buon motivo per non partecipare.


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marcoda
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ieri Sacconi ha detto che in tempi brevi sostituiremo lo Statuto dei Lavoratori con lo Statuto dei Lavori, uno dei progetti incompiuti dell'amico Marco Biagi.

e che prevede esplicitamente la cancellazione dell'articolo 18. Subito favorevoli le ACLI; come scrive Massimo Introvigne, i Pontefice ha dato chiare indicazioni: aborto e divorzio sono gli unici principi non negoziabili, sul resto e sul lavoro in particolare può esserci confronto politico. La Chiesa mette in soffitta la dottrina sociale di Paolo VI, per difender ei diritto alla vita. Senza risultati, pare: perchè queste chiare indicazioni di voto, e baratto con le destre, non hanno prodotto nessuna revisione delle leggi su aborto e divorzio, che nemmeno sono in discussione.

Sacconi non ha nemmeno preso in considerazione la proposta i Lavoce.info e del professore Tito Boeri, di un contratto unico a temo indeterminato a tutele progressive, ben più moderna e innovativa.
http://www.lavoce.info/articoli/pagina2900.html

o della proposta Treu del PD
http://generazionepropro.corriere.it/2010/01/lanteprima_per_uno_statuto_dei.html

di uno Statuto de lavori autonomi e parasubordinati, da aggiungere a complemento di quello dei Lavoratori, come codice unico delle leggi in materie giuslavoristiche (sicurezza, formazione, indennità)


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