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11 Giugno 2024 20:31
Nel silenzio generale, le proteste per la Palestina continuano a essere centrali all’interno della città di Venezia, dove nella giornata di ieri un gruppo di studenti ha partecipato a una conferenza sulle “sfide contemporanee” di Israele, manifestando dissenso per i contenuti indirizzati dell’evento attraverso l’esposizione di brevi contro-interventi, e venendo di tutta risposta identificato dagli agenti della DIGOS. Alla conferenza di ieri era presente il noto statistico Sergio Della Pergola, italo-israeliano dalle posizioni politiche radicalmente orientate verso lo Stato ebraico, tanto che in una passata intervista datata 23 ottobre dichiarò che, nei contorni dell’escalation che si era da poco verificata, «l’ultima scena dell’ultimo atto dovrà essere il suicidio del leader nel bunker e se non avverrà allora qualcun altro dovrà provvedere». La vicenda pare avere i contorni di un autentico «atto intimidatorio», visto che – come riportano gli studenti – il dibattito si sarebbe svolto nell’assoluto rispetto di persone e ambiente circostanti, all’interno dei tempi di svolgimento della conferenza, e senza sfociare in episodi di violenza fisica o verbale. La stessa presenza degli agenti di polizia nella struttura risulta in tal senso alquanto controversa, visto che per entrare avrebbero dovuto avere il consenso della Rettrice, da giorni contestata dagli studenti.
La conferenza tenutasi ieri a Venezia si è svolta all’interno delle mura di Palazzo Vendramin, sede del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari. All’incontro, dal titolo “Dove va Israele? Scenari, sfide, prospettive” erano presenti quattro relatori che hanno portato interventi su questioni politiche, geopolitiche, ed economiche oggi centrali per lo Stato ebraico. Il relatore di punta era certamente il Professor Della Pergola, che ha presentato uno studio demografico e sui trend elettorali della popolazione ebraica in Israele e negli Stati Uniti. In seguito alle presentazioni degli oratori, il dibattito è stato aperto anche all’uditorio, e hanno preso parola 7 diverse persone tra studenti e professori. Questi hanno tutti contestato la linea «ideologica» della conferenza nonché la collusione dell’ambiente accademico con le politiche e le attività di Israele, e hanno per questo incontrato l’ostilità dei quattro oratori e del moderatore, che hanno spesso evaso le domande e mancato di rispondere.
Nel corso di tutta la conferenza, erano presenti all’interno dell’edificio quattro diversi agenti della DIGOS, tra cui – secondo informazioni verificate da L’Indipendente – il dirigente dell’ufficio veneziano Carlo Ferretti, tutti nei pressi di un banchetto situato fuori dall’aula dove si teneva la conferenza, a metà tra questa e la biblioteca della struttura; sette invece, gli agenti di polizia all’entrata di Palazzo Vendramin. Secondo quanto riporta una testimonianza apparsa sulla pagina Instagram Spotted Unive, i poliziotti avrebbero iniziato a chiedere i documenti ai ragazzi che uscivano dalla biblioteca, «pretendendo» di fotografarli. Parallelamente, all’interno dell’edificio, gli agenti della DIGOS avrebbero chiesto i documenti e identificato quattro diverse persone presenti alla conferenza, di cui una protagonista del primo intervento: la studentessa ha infatti preso parola dopo il naturale svolgimento della conferenza, e quando ha iniziato a parlare lo stesso Ferretti sarebbe entrato nell’aula e avrebbe scattato delle foto alla ragazza. Questa, finito il proprio discorso, si sarebbe avvicinata al dirigente assieme ad altri studenti e ad alcuni professori, e gli avrebbe chiesto di eliminare le immagini appena ottenute; Ferretti, dopo un po’ di resistenza, le avrebbe cancellate, per poi chiederle i documenti. Alla richiesta di spiegazioni, gli agenti, contestati anche dai professori, si sono giustificati in linea molto generale, dicendo che in quanto forze dell’ordine hanno la potestà di chiedere i documenti alle persone; sono stati poi allontanati da una professoressa.
Secondo i contestatori, i fatti di ieri si configurerebbero come un vero e proprio «atto intimidatorio». In effetti, la stessa presenza della DIGOS in università potrebbe essere stata permessa dalla Rettrice Tiziana Lippiello, la quale, essendo la rappresentante legale dell’edificio, risulta l’unica – assieme alla sola questura – che può autorizzarne l’entrata. A tal proposito va inoltre sottolineato come la stessa Lippiello è parte della cosiddetta “Task Force” della CRUI (il gruppo di rappresentanza che riunisce i rettori universitari italiani) che ha avanzato le linee guida anti rivolte nelle università. L’Indipendente ha provato a sentire la Rettrice per chiederle chiarimenti a riguardo, ma non ha ricevuto ancora alcuna risposta. Le contestazioni universitarie a Venezia portano avanti le generali rivendicazioni portate avanti anche da tutte le altre “acampade”, e dalla ribattezzata “intifada studentesca”. Nello specifico, nella città lagunare, sono state portate avanti tre occupazioni in due diverse università, e di queste una, dopo un mese di vita, risulta ancora attiva presso la sede didattica dell’Università Ca’ Foscari. Qui gli studenti hanno promosso numerose attività di contro-informazione per contestare la «complicità» del proprio ateneo nel massacro in corso a Gaza da dopo l’escalation del 7 ottobre, ma hanno trovato una totale chiusura da parte dell’istituzione.
[di Dario Lucisano] 11 Giugno 2024 - 17:00