L’Islanda non è Vicenza
Oggi Il Corriere del Veneto in pagina 17 fa una ottima e dettagliatissima radiografia di coloro che si sono opposti alla azione di responsabilità verso il vecchio cda di BpVi. In pratica la vecchia compagnia di giro è risaltata fuori come il pupazzo clown nella scatola di plastica. Basta sollevare il coperchio e il suo faccione ricompare di scatto. I lettori più avidi di notizie in quell’elenco avranno notato lo zampino dell’attuale presidente Stefano Dolcetta, l’uomo che doveva rompere col passato. Ovviamente nella compagnia del borsello non potevano mancare piccoli medi e grossi calibri della Falcon Crest nostrana e non come la Maltauro, Enrico Marchi, le Generali, i soliti Fürstemberg, il past president di Assindustria Veneto Roberto Zuccato, l’industriale Gian Carlo Ferretto (sì proprio quello che a chiacchiere tuonava contro l’ex cda), Artigianfidi, La Fiam dello stesso Dolcetta, l’ex numero uno di Confindustria Vicenza Zigliotto (indagato), i visir del prosciutto ovvero i Ferrarini, la Fondazione Roi (guarda un po’)… Passerá tutto in cavalleria? Come mai questi signori hanno accettato di fare da pretoriani dei vari Gianni Zonin, Samuele Sorato e Andrea Monorchio? Per caso c’è qualcuno tra questi cosacchi al moscato, che qualche feticista si ostina a chiamare imprenditori, che di riffa o di raffa ha avuto finanziamenti da BpVi? Oppuro il loro è un riflesso condizionato come quello dei cani di Pavlov? Il premier islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, finito nello scandalo dei «Panama papers», senza che la cosa al momento si configurasse nemmeno come reato è stato costretto a dimettersi. Gli islandesi incazzati stavano per andarlo a prendere a casa. Correva il rischio di essere preso a pedate nel culo, cosa che era capitata ai banchieri islandesi e europei ritenuti alla base dello scandalo finanziario che anni fa travolse l’isola vichinga. I veneti invece continuano con «signorsì e comandi», con lo stato di diritto (che vale però solo se fai parte della casta) e il refrain geriatricamente ripetuto per cui «non bisogna fare di tutta l’erba un fascio». E questo è il popolo che vorrebbe staccarsi dall’Italia? La cialtroneria può anche essere simpatica, ma sotto una certa soglia diventa più pericolosa della disonestà. È giunto il momento di gettare acqua sporca e bambino. Soprattutto il bambino. Se il Veneto non è capace allora è meglio che arrivino gli islamici tanto temuti dai sedicenti cattolici votati alla pratica dell’altare in chiesa e dell’altarino in casa. Almeno i musulmani cattivi ai ladri tagliano le mani. Mentre le vittime dell’usura bancaria si tagliano le vene… Sputi cordiali.
Marco Milioni
IMHO, sono proprio le ingerenze della Chiesa Romana il problema...la Serenissima Repubblica è morta lì...a Lepanto, con quella malsana alleanza! Col senno di poi forse era meglio trattare con i turchi che allearsi con i papalini. E gli amici indipendentisti ora, divisi in 30 fazioni, blatereranno all' infinito come dei cani che abbaiano senza mai mordere, ma il Veneto non sarà mai indipendente se prima non risolve la questione cattolica. O sei Cattolico Romano o sei Veneto. Se vuoi essere indipendente devi fare come gli inglesi che nominano il Clero senza interferenze e in contrasto con la Chiesa Romana (la quale ha altri interessi)...come si faceva nei secoli dello splendore della Serenissima Repubblica. Cosa centra con BPVI? Il mondo bancario odierno è nato nel tardo '800, grazie all' intervento diretto del Clero, con le casse di risparmio e le banche cattoliche...dove son finiti i soci fondatori delle banche? la polizia ieri, da chi ha preso ordini? si è mossa ieri per difendere Zonin o il sistema?
la polizia ieri, da chi ha preso ordini? si è mossa ieri per difendere Zonin o il sistema?
annibale51, gli sgherri sono agli ordini della massoneria e Zonin ne fa parte come asserito in altro mio post, quindi ha difeso se stessa.
La massoneria che conosco io cena con il vescovo.
e pure con il questore, le forze dell' ordine, ecc. ecc.
Bisogna ritornare agli antichi valori, lavoro, famiglia e comunita'.
Era lo slogan dei veneti appena arrivati nella nuova patria di adozione.