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GIORNATA MONDIALE CONTRO LA CENSURA


mystes
Noble Member
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Oggi si celebra il giorno mondiale contro la censura.

 

 

Governi che si considerano ultra democratici in diverse parti del mondo e campioni di democrazia ricorrono sempre più spesso alla censura, sempre esistita nei regimi totalitari in tutto il mondo, col fine di porre un bavaglio ai critici e agli oppositori e a tutti coloro che dissentono dall´operato governativo e poiché i mezzi migliori per esercitare il proprio dovere di oppositori o la necessità di critica  non si esercita più o solo nei parlamenti democraticamente eletti ma soprattutto con i mezzi di comunicazione elettronica, come nel passato si esercitava con la carta stampata, la censura si abbatte su questi canali, soprattutto sui programmi di comunicazione presenti in internet.

Il World Against Cyber ​​​​Censorship Day è un evento online che si tiene ogni anno il 12 marzo per raccogliere il sostegno per una Internet senza restrizioni di ordine politico, o religioso ossia una internet accessibile a tutti, evento necessario per attirare l'attenzione sui modi in cui i governi di tutto il mondo stanno attuando la censura informatica e numerose restrizioni alla libertà di espressione online.

La censura è il mezzo piú odioso, si esercita con l´uso arbitrario ed esclusivo del potere di comunicazione e di dissuasione, per costringere gli altri al “pensiero unico”  ed i governi in tutto il mondo ne hanno fatto largamente uso in occasione della recente pandemia, quando si è trattato di imporre la vaccinazione obbligatoria a discapito o demonizzando, l´uso delle cure alternative che in molti casi avrebbero salvato tante vite umane.


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BrunoWald
Honorable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 541
 

Errore, la censura è esistita da sempre come prassi generalizzata, non solo nei regimi totalitari; tutt'al più, le cosiddette democrazie la dissimulano meglio. Certe notizie semplicemente non si pubblicano, e basta! In Italia gli esempi riempirebbero diversi volumi, basti pensare al silenzio omertoso che circonda il Vaticano, per dirne una. Qualsiasi giornalista televisivo o della carta stampata che rivelasse al volgo un fatto sgradito al potere, perderebbe il lavoro a tempo di record. Non di rado, se il messaggero è un cane sciolto, si sopprime lui: incidenti, infarti, suicidi non sono mai mancati.

La censura su internet non poteva che accompagnare le trasformazioni tecnologiche e sociali degli ultimi trent'anni, aspettarsi qualcos'altro sarebbe stato da ingenui. Esprimere liberamente le proprie opinioni è possibile solo su riserve indiane come CDC e altri spazi del genere, che per il momento vengono tollerati, anche se il mainstream sta mostrando da tempo segni di insofferenza. In un certo senso sono l'equivalente del ciclostile dei vecchi tempi: solo di rado sequestrati dalla digos, perché non c'era pericolo che arrivassero ai lettori del Corsera.

Del resto, l'Italia è un paese tragicomico la cui Costituzione garantisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, mentre allo stesso tempo il codice penale sanziona "l'apologia di fascismo" (si trattasse del comunismo non farebbe alcuna differenza...). Per non parlare della legge Mancino. Come sempre, da noi, la situazione è disperata ma non seria.

Questo post è stato modificato 2 anni fa da BrunoWald

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mystes
Noble Member
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Per questa ragione appoggiamo CdC senza riserve, vox clamantis in deserto


BrunoWald hanno apprezzato
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mystes
Noble Member
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In America Latina alcuni organi di stampa hanno parlato diffusamente di una delle peggiori minacce che incombe sulla democrazia sudamericana: l'offensiva generale contro la libertà di espressione, minacciata proprio da coloro che si presentano come i grandi sacerdoti dello "Stato di diritto" nei diversi paesi dove la sinistra é al potere. "Se portiamo avanti la regolamentazione dei social media in questo attuale contesto di totale confusione concettuale sulla libertà di espressione e sulla sua importanza come pilastro della democrazia, il disastro è certo". È proprio così. Ci stiamo dirigendo verso una massiccia amputazione del nostro sistema di libertà pubbliche e individuali - e la prospettiva della catastrofe sta diventando una certezza sempre più vicina e concreta.

Questo è ciò che accadrà se il dibattito sul tema continuerà a essere avvelenato dal rifiuto di coloro che propongono i "controlli" dei fatti: non ci può essere democrazia dal momento in cui un organo dello Stato, qualunque esso sia, acquisisce il potere di dire cosa è "verità" e cosa è "menzogna" - e di proibire la pubblicazione di ciò che considera "sbagliato", "falso" o "dannoso per la società". Il problema non è che i sostenitori del "controllo sociale dei media" si sbagliano sulla libertà di espressione. Nemmeno che siano contrari alla libertà di parola. È che non sanno cosa sia la libertà di espressione. In tutta la storia dell'umanità non c'è mai stato alcun tentativo di regolamentare i media che non abbia avuto come risultato una riduzione o soppressione della libertà politica.

È materialmente impossibile giungere a una conclusione corretta sul calcolo dell'area di un triangolo, ad esempio, se non si sa cosa sia un triangolo. Questo è esattamente ciò che sta accadendo con le proposte di "regolamentazione" dei social media e dei social network. Coloro che propongono la creazione di una polizia che controlli ciò che i cittadini dicono in pubblico non sanno che la libertà di espressione è la possibilità di contare sulla protezione dello Stato per dire tutto ciò che si vuole dire - e non solo ciò che lo Stato permette di dire. Questa libertà non è dire solo ciò che è "giusto", "buono", "giusto", "vero", "virtuoso" e così via. È dire altre cose, o il loro contrario, o qualsiasi altra cosa. La sinistra dell´America Latina e una parte del sistema giudiziario partono dal principio, inventato da loro stessi, che la libertà di espressione può valere solo per chi dice "la verità" - e attribuiscono a se stessi, ovviamente, la funzione di decidere cosa è vero e cosa è falso. È un'idea totalitaria nazista e bolscevica. In tutta la storia dell'umanità non c'è mai stato un tentativo di regolamentare i media che non si sia concluso in una riduzione della libertà e, soprattutto, in una pura, semplice e rozza censura.

 

 


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