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Scrivevamo pochi giorni fa dell’interessante sintesi trovata da tante vertenze, movimenti, associazioni e organizzazioni romane sul piano del contrasto al modello Gualtieri. Un modello che, col Giubileo, farà un salto di qualità nella gestione della cosa pubblica in funzione del profitto privato, anche attraverso i poteri commissariali per il grande evento.
Insomma, una governance che non ha e non vuole avere alcun rapporto con le esigenze della comunità cittadina, ma che risponde unicamente a consorterie private e ai loro interessi. E che vuole farlo attraverso una gestione diretta e poco trasparente di fondi pubblici e del PNRR, sperando sulla passività degli abitanti di Roma.
La manifestazione che si è svolta ieri è stata sicuramente un duro colpo alle progettualità del modello Gualtieri e della speculazione giubilare. 1.500 persone si sono mosse da Piazza della Consolazione fin sotto il Campidoglio, rompendo in maniera molto rumorosa il silenzio sul processo di trasformazione della città messo in moto dalla giunta attraverso il Giubileo.
Lo abbiamo ricordato e si può leggere nei tanti comunicati: sul piano dell’opposizione al modello Gualtieri si sono incontrate le ragioni del movimento di lotta per la casa, di chi si oppone alla speculazione del nuovo stadio di Pietralata, da costruire al posto di un parco fondamentale per la rigenerazione ambientale della zona.
La denuncia del greenwashing operato dalla giunta comunale passa attraverso i comitati che si oppongono a vari biodigestori/inceneritori (Santa Palomba, Casal Selce, Agricola Salone), che mostrano la rinuncia alla programmazine di un servizio di gestione rifiuti misurato sulla città, e che invece propone come soluzione delle vere e proprie bombe ecologiche.
Nel percorso che ha portato alla manifestazione del 7 dicembre ci sono anche gli studenti di Cambiare Rotta e OSA, c’era il sindacato della casa ASIA Usb, c’era l’Arci, Fridays For Future, Ecoresistenze, un panorama variegato di realtà, che magari non condividono tante cose. Ma di certo sentono la necessità di quella che Potere al Popolo ha indicato ieri, nel suo striscione, come un’alternativa popolare al modello Gualtieri.
La piazza, come detto, è stata molto partecipata e rumorosa. La sua composizione vedeva giovani, migranti, lavoratori delle borgate, abitanti delle case popolari: un coagulo che rappresenta la Roma popolare, appunto, che tutti i giorni deve fare i conti con una città che gli viene espropriata pezzo per pezzo, data in pasto alla turistificazione, alla cementificazione, alla speculazione edilizia.
Di sicuro, ora la giunta Gualtieri dovrà fare i conti con una reale opposizione, non quella che ha nella sala consiliare. La riuscita della manifestazione rende impossibile ignorare il fatto che la questione Giubileo si sviluppa in una città tutt’altro che pacificata e che, anzi, ha individuato nel centro politico la sua controparte.
Non è un caso la reazione scomposta del segretario del PD cittadino, Enzo Foschi, che non solo ha cercato di dire che c’è stata scarsa partecipazione (realtà smentita dalle foto, ma tant’è…), ma che si è affrettato a chiudere qualsiasi tipo di dialogo con le esigenze dei cittadini in piazza.
Insomma, avevamo scritto che le forme di questa mobilitazione potevano diventare un modello, per rilanciare un’alternativa politica più generale di fronte alla crisi, che ha cancellato ogni spazio di mediazione tra una classe politica completamente asservita al privato e la maggioranza della popolazione.
Il PD ce lo ha confermato immediatamente. E allora questo primo passo è andato bene, ora dovrà essere sviluppato, nelle forme e nei modi che le varie realtà coinvolte considerano più idoneo. Aggiungiamo noi, purché in maniera indipendente da quelle forze politiche che a vari livelli condividono responsabilità del modello impostato da Gualtieri, che sia a Roma o altrove.
Ma di certo si preannuncia un anno giubilare che verrà vissuto in maniera non passiva dalle forze vive della città. Gualtieri e Foschi se ne facciano una ragione.