I giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma hanno deciso: i dodici migranti portati in Albania devono tornare in Italia. Tutti. Da ora. E questo nonostante le loro richieste di asilo siano state respinte dalle Commissioni territoriali. Due decisioni opposte, seppur su due materie di diversa competenza, che accendono lo scontro politico tra governo e opposizioni e soprattutto l’ira della maggioranza contro le toghe che hanno però applicato il diritto europeo.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, annuncia: “Faremo ricorso fino in Cassazione”. Ma intanto domani i dodici egiziani e bangladesi rientreranno a Bari a bordo della Classe de Grazia, un mezzo della Guardia costiera. Il mega centro in Albania che a pieno regime ospiterebbe un migliaio di migranti rischia di restare vuoto già a una settimana dalla sua apertura.
Eppure, nonostante la pronuncia del tribunale romano sulla scia di quella europea abbia minato alle fondamenta l’intera operazione albanese, il governo è deciso a tirare dritto. “Andremo avanti anche con queste iniziative perché dal 2026 quelle che l'Italia sta realizzando in Albania, e non solo, diventerà diritto europeo", recita sicuro Piantedosi.
La decisione dei giudici e il richiamo alla Corte europea
Intanto, ecco i fatti. Questa mattina i magistrati romani non hanno convalidato, come era pronosticabile, il trattenimento dei dodici richiedenti asilo provenienti da Egitto e Bangladesh, soccorsi nella notte del 13 ottobre dalla Guardia di finanza nelle acque internazionali della zona Sar italiana e trasferiti a bordo della nave Libra della Marina Militare fino al porto di Shengjin e dal lì al centro di detenzione di Gjader.
La ragione è semplice ed era prevedibile perché è contenuta nella sentenza della Corte di giustizia europea emessa il 4 ottobre e cioè prima che i centri per i migranti aperti in Albania sotto la giurisdizione italiana aprissero. Dice quella sentenza che un Paese per essere considerato sicuro lo deve essere in ogni sua parte e per ogni persona: non possono esserci persecuzioni, discriminazioni o torture verso nessuno in nessuna zona di territorio. E l’Egitto e il Bangladesh, così come la Tunisia, applicando i criteri della sentenza, sicuri non lo sono.
A spiegarlo in maniera molto chiara è la presidente della sezione Luciana Sangiovanni in una nota stampa: "I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Corte europea a seguito del rinvio pregiudiziale proposto dal giudice della Repubblica ceca. Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.
Il rientro obbligato in Italia
I migranti nei centri oltre confine infatti non possono restare né possono essere lasciati liberi su territorio albanese. Anche il presidente Edi Rama lo ha ribadito nell’intervista rilasciata a Repubblica. Per cui i migranti dovranno salire nuovamente su una nave per essere riportati in Italia. Saranno imbarcati domattina da Shengjin su un mezzo della Guardia costiera e quasi certamente finiranno nel Cara di Bari.
Avranno poi 14 giorni di tempo da oggi per presentare ricorso contro la bocciatura della loro richiesta di asilo agli stessi giudici della sezione immigrazione che valuteranno caso per caso. Ma essendo i dinieghi viziati dalle procedure di frontiera ora inapplicabili è altamente probabile che le richieste di asilo verranno rivalutate secondo le procedure ordinarie che hanno tempi più lunghi.
E questo nonostante nel frattempo le Commissioni territoriali riunite ieri abbiano rigettato tutte le richieste di protezione internazionale, aprendo dunque la via al trasferimento dei dodici nel secondo girone della struttura detentiva: il Cpr da 144 posti (a oggi ne sono pronti 24).
"Le autorità italiano hanno quindi il dovere di riportare in Italia le persone trattenute e così consentire loro l'esercizio del diritto di asilo sul territorio italiano”, chiariscono gli avvocati Silvia Calderoni, Paolo Iafrate e Arturo Salerni che assistono un cittadino bengalese rinchiuso a Gjader.
Il tentativo di accelerare il diniego all’asilo, pur consentito dalle procedure rapide ma mai così veloce, è stato, secondo i deputati delle opposizioni entrati nei centri di trattenimento e reclusione albanesi, una mossa per provare a complicare l’azione delle toghe.
Il fallimento dell’operazione Albania e l’ipotesi danno erariale
E a evitare forse che il primo viaggio della nave-hub Libra attraverso lo Ionio e l’Adriatico, durato due giorni e costato circa 20mila euro a migrante in un’operazione che in totale pesa sullo Stato italiano per quasi un miliardo in 5 anni, si rivelasse un completo fallimento. Degli 85 salvati in mare da quattro barconi solo in 16 erano stati portati sull’imbarcazione della Marina da 13 posti. Altri due, minorenni, erano stati rimandati indietro appena arrivati al porto di Shengjin. Il monitoraggio delle vulnerabilità ne aveva esclusi poi altri due. E oggi è arrivato il “no” al trattenimento degli ultimi dodici. I centri albanesi da mille posti operativi dal 13 ottobre potrebbero restare da domani già vuoti.
Anche perché, vista la decisione odierna dei giudici di Roma, in Albania potranno essere portate persone proveniente solo da 7 Paesi sicuri senza eccezioni. E cioè quelli in arrivo da Capo Verde, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo, Bosnia e la stessa Albania.
“Un gioco dell’oca”, riassume Giuseppe Conte. “Una costosissima presa in giro” per Carlo Calenda. La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, si spinge un gradino più in là: “Si potrebbe profilare un danno erariale”, dice, per lo spreco di denaro per un’iniziativa partita in salita.
L’ira di Lega e Fratelli d’Italia
Il flop è invece colpa della magistratura secondo la maggioranza che ora si scaglia contro i giudici. "Assurdo! In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria", si legge in un post sul profilo X di Fratelli d'Italia, in una grafica con una toga di colore rosso. "Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza: impossibile trattenere chi entra illegalmente, vietato rimpatriare i clandestini - afferma ancora il messaggio sui social del partito della premier Giorgia Meloni -. Vorrebbero abolire i confini dell'Italia, non lo permetteremo".
Attacca anche la Lega: “L'ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire".
Storcono il naso anche le più alte cariche dello Stato come il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Sono rimasto molto, molto stupito. Ma non voglio commentare la decisione dei giudici, perché lo stupore supera ogni commento".
A chiarire però la questione giuridica ci pensa il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: "Sono giudici che applicano le norme volute dal nostro ordinamento e dall'ordinamento europeo di cui siamo parte integrante", e "l'ordinamento sovranazionale che considera l'Egitto e il Bangladesh tra i Paesi non sicuri prevale".
Il responsabile del Viminale che ha annunciato il ricorso spiega: “Rispetto i giudici ma qui si nega il diritto del governo di attivare procedure accelerate: fare in un mese quello che altrimenti avviene in tre anni".
Mentre il Pd insiste: “Il piano è fallito, Meloni dovrebbe chiedere scusa”. Da +Europa Riccardo Magi aggiunge: “E Piantedosi dimettersi”.
Le opposizioni: “Ue apra procedura infrazione”. Meloni: “Vergogna”
Sull’intero protocollo Pd, M5s e Avs hanno chiesto all’Unione europea di aprire una procedura di infrazione giudicando “illegali” le misure previste dall’accordo Italia-Albania. Un’interrogazione che ha mandato su tutte le furie la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che su X ha scritto: "Avete capito bene, alcuni partiti italiani stanno di fatto sollecitando l'Europa a sanzionare la propria Nazione e i propri cittadini, con il solo obiettivo di colpire politicamente questo governo. Una vergogna che non può passare inosservata".
Convocato per lunedì un consiglio dei ministri sulla questione.
Vedremo quindi lunedì sera !!!
da IlFattoquotidiano
Il ministro della GiustiziaCarlo Nordiosi lancia contro la sentenza che definisce “abnorme”. Il ministro dice che “La reazione della politica non è stata contro la magistratura macontro il merito di questa sentenzache non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme.Non può essere la magistraturaa definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica.Prenderemo dei provvedimenti legislativi”.
Nordio afferma quindi che“Se la magistratura esonda dai propri poteriattribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicurodeve intervenire la politicache esprime la volontà popolare. Noirispondiamo al popolo, se il popolo non è d’accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”.
“Mi sembra evidente, che c’è unaparte di magistratura che fa pesantemente politica di sinistra. C’è qualche giudice che pensa di essere in uncentro socialepiù che in un tribunale. Se non gli piacciono leggi sull’immigrazione, si candidino alle elezioni e chiedano i voti degli italiani”, ha poi rincarato Salvini, a margine di un incontro ad Imperia. Il leder della Lega auspica anche un “meccanismo per togliere la politica dai tribunali”e minaccia:“L’avanzamento automatico di carriera el’aumento di stipendioautomatico per i giudici a prescindere da lavoro che fanno, non è più ammissibile”.
Prende posizione pure il ministro per le Imprese e il made in ItalyAdolfo Urso.“Se proseguiremo, viste le sentenze in questa direzione? Il Paese ha avuto un mandato preciso da parte degli elettori e dei cittadini. Le decisioni politiche e di governo, che sono conseguenti,rispecchiano pianamente il mandato ricevuto.Noi ci siamo vorremmo che ci fossero anche gli altri” dice a margine di un incontro a Palermo. “Sono stati due anni di lavoro febbrile e intenso. Alcune cose sono state definite, altre avviate, altre ancora devono essere realizzate nei prossimi tre anni,la magistratura ci dovrà consentire di avviare il programmaper il quale abbiamo ricevuto il consenso”, dice il ministro della Protezione Civile,Nello Musumeci.
“Quando c’è uno scontro tra i poteri dello stesso Paeseè sempre un problema.E rischia di diventare unproblema per la democrazia.Noi continuiamo a sostenere che la legge Bossi Fini vada superata”, commenta il segretario generale della Uil,Pierpaolo Bombardieri
Migranti Albania, De Raho: “Da maggioranza affermazioni sovversive contro i giudici, li vogliono proni alla linea governati