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Newsguard. Un lasciapassare verde per l'informazione


sarah
Honorable Member
Registrato: 2 anni fa
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Imperversa la moda del verde. Ambientalismo, salute, politica, guai a non esibire qualcosa di quel colore. Si potrebbe persino essere privati dei mezzi di sussistenza. E’ stato così durante il regime di apartheid pandemico ed ora lo è anche per l’informazione. Solo le testate che esibiranno un bollino rigorosamente green potranno contare su consistenti introiti pubblicitari, gli altri si arrangino così imparano a diffondere falsità. Che meravigliosi progressi nel campo della censura.

Incuriosita dall’articolo in home page, ho cercato di saperne di più sul modo di agire di questa società privata dopo che avevo già seguito la vicenda occorsa alla testata “L’antidiplomatico”, da tempo alle prese con le severe valutazioni di questi custodi della verità.

In realtà il meccanismo di azione è già stato ampiamente documentato, così come i nomi dei fondatori, dei finanziatori e dei giornalisti italiani che operano nel nostro specifico contesto. Vorrei solo condividere con voi alcuni fatti che mi sembrano significativi per meglio comprendere il ruolo che questa società potrebbe giocare nel momento attuale. Sono questi:

  1. L’estensione per i browser di questa Newsguard arriva in Italia nel mese di maggio del 2019, praticamente alla vigilia della vicenda qo vid e viene subito accolta da un numero via via crescente di testate giornalistiche nel perfetto stile italiano contemporaneo che adotta in modo acritico tutto ciò che parla straniero e viene da oltreoceano. Mi chiedo: la grande fortuna che questo investimento avrebbe avuto di lì a poco è stato solo frutto di una felice coincidenza oppure la cosa è giunta nel posto giusto al momento giusto?
  2. Nell’ottobre del 2020 Newsguard stringe un accordo con l’OMS.
  3. Sul sito di CNN.com un articolo si interroga ( nel 2022 ) sulla stabilità degli utili di questa società e sulle sue effettive ( ed eventuali ) potenzialità di crescita. Segno, questo, che l’azienda non ha ancora un modus operandi stabile ad è alla ricerca di ulteriori partner e collaboratori, anche istituzionali.
  4. L’ingerenza politica. Inevitabile se si influenzano i mass media. Per verificare in quale direzione proceda lo spirito di questa società basta aprire il suo sito: la caccia alle fake news riguarda interamente la guerra in Ucraina, la relativa “propaganda russa”, la retorica pro-Trump e quant’altro conosciamo già. Niente di nuovo sotto il sole, come volevasi dimostrare. E’ interessante però la sezione dedicata alle elezioni italiane del 25 settembre: il lungo elenco di fake news individuate da Newsguard ( che tra l’altro si guarda bene dal criticare G. Melone ) apparentemente sterile e poco significativo è servito però per formulare analisi come questa dove il dissenso politico è stato interamente ascritto alla categoria degli “italiani pro-Cremlino”. Questo il link al sito Institute for Strategic Dialogue che ho trovato molto interessante:

https://www.isdglobal.org/digital_dispatches/understanding-italian-pro-kremlin-twitter-users-in-the-run-up-to-the-sept-25-general-election/

Attenzione però: la sola consultazione del sito della società non rivela granché. Essa adotta, secondo me, una precisa strategia che fa leva sull’inconcludenza. Se ad esempio si parla di wa ccini, vengono smentiti fatti da poco o già palesemente inconsistenti. Da nessuna parte si leggerà ad esempio che l’affermazione “ i prodotti causano in generale effetti collaterali gravi nel tot percento dei casi” è falsa. C’è poi il solito facile giochetto consolidato di accostare ogni forma di opinione dissenziente alle teorie strampalate della terra piatta o della fine del mondo maya. Facile no? Se hai dei dubbi sull’operato di un ministro, di un partito o sull’affidabilità di un prodotto, ti puoi accomodare insieme ai fanatici che attendono la prossima fine del mondo in attesa di amorevoli cure psichiatriche.


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