LICENZIATI PER IL VACCINO COVID: RISARCIMENTO MILIONARIO, “TERREMOTO LEGALE” A SAN FRANCISCO
28 Ottobre 2024 Andrea Murgia
Avevano rifiutato il vaccino anti Covid e per questo erano stati licenziati da Bay Area Rapid Transit (BART), l’azienda del trasporto pubblico di San Francisco. Adesso sei ex dipendenti potrebbero diventare milionari.
È l’esito di una causa che l’organizzazione di difesa Pacific Justice Institute paragona a un “terremoto legale“.
Una sentenza ha stabilito che i licenziamenti erano illegittimi e i giudici della Corte distrettuale della California hanno fissato un risarcimento complessivo di 7,8 milioni di dollari. Al netto di tutto, ogni dipendente riceverebbe tra 1,1 milioni e 1,5 milioni di dollari.
L’azienda del trasporto ferroviario aveva imposto l’obbligo vaccinale anti Covid-19 nell’ottobre 2021, licenziando oppure costringendo alle dimissioni diversi dipendenti, tra cui alcuni impiegati da oltre 30 anni.
BART, non proponendo soluzioni alternative a chi aveva presentato richiesta di esenzione per motivi religiosi, ha violato per i giudici le clausole religiose del Primo emendamento e le leggi in materia di discriminazione sul lavoro.
Brad Dacus, presidente dell’organizzazione di difesa Pacific Justice Institute, descrive la sentenza come un “terremoto legale di magnitudo 7.8 a San Francisco“ ed elogia la perseveranza dei clienti licenziati e l’equità del sistema giudiziario.
Kevin Snider, principale avvocato dei sei lavoratori nel contenzioso legale, evidenzia come gli ex dipendenti abbiano preferito perdere il lavoro piuttosto che rinnegare la propria fede religiosa.
Sentenze simili, anche se non identiche, si sono registrate in Italia, dove era scattato l’obbligo di green pass rafforzato per accedere nei posti di lavoro: una misura che poi ha comunque smentito quei politici che avevano presentato il vaccino anti Covid come la soluzione di tutti i mali.
Nel 2023, per esempio, il Tribunale Civile di Firenze aveva condannato l’azienda sanitaria al pagamento delle retribuzioni dovute e al risarcimento del danno nei confronti di un operatore sanitario che era stato sospeso perché non si era vaccinato.
MORTE DI CAMILLA CANEPA: CINQUE MEDICI RINVIATI A GIUDIZIO
Sono cinque i medici indagati per la morte di Camilla Canepa, la 18enne scomparsa il 10 giugno 2021 per una trombocitopenia trombotica indotta dal vaccino anti-Covid. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i sanitari dell’ospedale di Lavagna, dove la ragazza si era recata lamentando un forte mal di testa. Secondo l’accusa, i medici avrebbero agito con negligenza e imprudenza, omettendo gli esami necessari a diagnosticare la patologia che ha portato al decesso della 18enne, come il dosaggio del D-Dimero e gli anticorpi anti-eparina/PF4. Per uno dei medici il reato contestato è omicidio colposo, per gli altri falso in atto pubblico, per via della mancata indicazione del vaccino anti-Covid nella cartella clinica della paziente.
Camilla Canepa era stata inoculata con una prima dose di Astra Zeneca durante un “Open day” a Chiavari, promosso dalla Regione Liguria dopo l’autorizzazione del Cts. Era il 25 maggio 2021. Pochi giorni più tardi, il 3 giugno, era si era rivolta una prima volta al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna, lamentando una forte cefalea, ma dopo una tac cerebrale senza contrasto e un esame neurologico era stata dimessa. Due giorni più tardi, il 5 giugno, era tornata in pronto soccorso, le sue condizioni erano precipitate. A quel punto la ragazza era stata traferita d’urgenza all’ospedale San Martino di Genova, dove sarebbe morta pochi giorni più tardi.
Dopo la sua morte iniziarono a circolare delle notizie false circa malattie preesistenti di cui la ragazza avrebbe sofferto e di relativi farmaci che avrebbero innescato la reazione avversa (ecco alcuni esempi: 1, 2, 3). L’inchiesta della procura di Genova aveva poi spazzato via queste bufale, la cui fonte non era mai stata chiarita, stabilendo che la ragazza era perfettamente sana al momento dell’iniezione e che la sua morte era da correlare alla vaccinazione. La storia di Camilla aveva assunto toni ancora più tragici nel marzo 2022, quando suo, Roberto Canepa, di 53 anni, era morto stroncato da un malore improvviso mentre passeggiava con alcuni amici a Zoagli.
1 Novembre 2024Adalberto Gianuario
https://www.byoblu.com/2024/11/01/morte-di-camilla-canepa-cinque-medici-rinviati-a-giudizio/
SANITARIA VINCE IN TRIBUNALE: “VACCINI INEFFICACI”, LA SENTENZA BOMBA
Era stata sospesa dal lavoro perché non si era voluta vaccinare. Ora, quel provvedimento attuato nei confronti di una sanitaria, è stato annullato da una sentenza.
Il tribunale di Velletri (Roma) ha accolto il ricorso della lavoratrice, evidenziando alcuni elementi centrali, spesso volutamente ignorati dai più accesi sostenitori degli obblighi vaccinali.
Tra questi, il fatto che i prodotti anti Covid-19 non erano idonei a prevenire il contagio e quindi non erano adatti a tutelare la salute pubblica.
Lo afferma il giudice del lavoro Veronica Vaccaro, che ha ritenuto illegittima la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione dell’operatrice sanitaria, condannando l’azienda al risarcimento dei danni.
I fatti risalgono a tre anni fa. La dipendente aveva ricevuto tramite e-mail la comunicazione di sospensione, prorogata più volte, per il rifiuto di sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria.
La sanitaria aveva contestato l’illegittimità costituzionale della normativa introdotta nel 2021, il mancato titolo del datore di lavoro per verificare lo stato vaccinale e la mancata valutazione di una mansione alternativa.
In base ad accertamenti tecnico-scientifici, la sentenza ha stabilito che i vaccini anti Covid-19 “non erano idonei a prevenire la trasmissione del SARS COV-2 e quindi non erano idonei alla protezione della salute pubblica“.
I prodotti “sono stati posti illegittimamente a carico del SSN perché ne è stato fatto un utilizzo off label, ossia al di là delle indicazioni nella scheda tecnica e al di là delle prescrizioni della legge sul farmaco n.648/1996″, che impone, in questo caso, delle regole, quali: “l’inserimento in un apposito elenco, la conclusione di studi di fase II, la somministrazione su malati che non abbiano altra valida possibilità terapeutica e non su soggetti sani“.
Inoltre, i vaccini “non potevano essere somministrati sui guariti“, poiché questi ultimi non venivano mai citati nelle relative schede tecniche come possibili destinatari della vaccinazione.
Secondo la sentenza di Velletri, il provvedimento di sospensione per mancata vaccinazione è illegittimo perché adottato in base a una norma, quella del 2021, che si basava su “finalità che sono risultate insussistenti in termini tecnico-scientifici per l’inefficacia dei vaccini a prevenire la trasmissione dell’infezione”.
Il tribunale ha annullato il provvedimento obbligando l’azienda a risarcire la sanitaria perché la sospensione è avvenuta in base a una normativa in contrasto con gli articoli 4 e 32 della Costituzione, con gli articoli 5 e 26 della Convenzione di Oviedo e con l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Il giudice ha infine rigettato la reintegra nel posto di lavoro perché la donna non ha impugnato le successive proroghe di sospensione ma la sanitaria può ancora agire in giudizio per tutto il resto.
30 Ottobre 2024 Andrea Murgia
https://www.byoblu.com/2024/10/30/sanitaria-vince-in-tribunale-vaccini-inefficaci-la-sentenza-bomba/
COME SE CI FOSSE IL COVID, “TRAFFICO DELLE SALME”: LA PROTESTA
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Manifestazione contro il “traffico delle salme”, davanti all’ospedale di Careggi a Firenze. A distanza di quattro anni dall’emergenza sanitaria da Covid, nel nostro Paese non sono cambiati i protocolli sanitari. E così succede che persone ricoverate per determinate patologie vengano sottoposte a tampone. In caso di positività e successivo decesso (per ragoni che nulla hanno a che vedere col virus), scattano le regole (peraltro ampiamente contestate) del 2020.
A quattro anni dall’emergenza sanitaria restano in piedi le stesse regole
In pratica i morti vengono messi nei sacchi dedicati, che poi vengono sigillati; i familiari non possono vedere i propri cari per un ultimo saluto. Nella migliore delle ipotesi, dopo che i responsabili degli ospedali vietano ai parenti di avvicinarsi al letto della persona deceduta, si permette di appoggiare sopra il sacco l’abito con cui la si sarebbe voluta vestire.
Vietato l’ultimo saluto al familiare defunto
Gli episodi di questo tipo si susseguono. L’ultimo in ordine di tempo risale ad inizio mese.
Il movimento cittadino “Aria nuova per Firenze” chiede il superamento di regole che se non avevano ragione di esistere nel 2020 oggi sono decisamente anacronistiche.
“Se la situazione non fosse drammatica – dicono i cittadini – sarebbe ridicola”.
26 Ottobre 2024Andrea Tomasi
Posto qui un articolo interessante sul tema cure idonee:
https://sadefenza.blogspot.com/2024/11/ultime-notizie-il-primo-protocollo-al.html#more
Si tratterebbe del primo protocollo rivisto ‘paritariamente’ per la cura del cancro che comprende l’ INVERMECTINA.
Come sapete la terapia che applica questo prodotto è stata già applicata con successo per i casi ‘covid’ ed ora se ne scoprono ‘scientificamente’ le proprietà antitumorali in sinergia con altri composti.
E’ tutto un campo innovativo di cura che si spera venga presto reso disponibile ai malati di tumore in Italia: ma lo sarà ?