Anche domenica parlano della vicenda solo le cronache romane del Corriere della Sera e di Repubblica. Bravi i giornalisti locali, ma il tema dovrebbe interessare i media nazionali.
Però c'è la guerra in Ucraina e non ci possono essere polemiche sul Ministero degli esteri.
Marcopa
Repubblica, cronaca di Roma
La tragedia alla Farnesina. "Nessuno ha sentito le urla di mio figlio, era solo e l’hanno lasciato morire"
di Romina Marceca
Secondo lei cosa si poteva fare e non si è fatto?
"La mia rabbia è tutta nei confronti di chi è addetto alla vigilanza del ministero più sicuro tra i ministeri, la Farnesina. Come è possibile che nessuno fa dei controlli per comprendere chi rimane dentro a quel palazzo? E se mio figlio fosse stato un terrorista? È possibile che non si verifica chi si aggira e per quanto tempo nei corridoi del dicastero? A me la mattina in cui sono arrivato dopo essere stato avvertito di quanto successo, nonostante fossi il padre di una vittima, mi sono stati chiesti i documenti e sono stato controllato al metal detector. Invece mio figlio morto non l'ha visto nessuno. Voglio la verità".
Luigi Palotti lotta contro le lacrime e i singhiozzi mentre si chiede ancora: "Se qualcuno lo avesse trovato in tempo, se qualcuno avesse sentito le sue urla, forse Fabio si sarebbe salvato? Magari era ferito e invece è finita così". È un padre pieno di rabbia che parla. Il suo Fabio, 39 anni, manutentore di ascensori, è rimasto schiacciato dalla cabina del corpo centrale del ministero degli Esteri mentre stava eseguendo un intervento. Il suo corpo è stato ritrovato 15 ore dopo l'orario presunto dell'incidente: le 18,25 di mercoledì.
Secondo lei cosa si poteva fare e non si è fatto?
"La mia rabbia è tutta nei confronti di chi è addetto alla vigilanza del ministero più sicuro tra i ministeri, la Farnesina. Come è possibile che nessuno fa dei controlli per comprendere chi rimane dentro a quel palazzo? E se mio figlio fosse stato un terrorista? È possibile che non si verifica chi si aggira e per quanto tempo nei corridoi del dicastero? A me la mattina in cui sono arrivato dopo essere stato avvertito di quanto successo, nonostante fossi il padre di una vittima, mi sono stati chiesti i documenti e sono stato controllato al metal detector. Invece mio figlio morto non l'ha visto nessuno. Voglio la verità".
Cosa sa di quella giornata di lavoro di Fabio?
"Mio figlio era in servizio dalle 14 alle 22. Era solo. Vorremmo capire se c'è un regolamento che prevede che si può stare in servizio da soli o meno per la manutenzione degli ascensori. Quel giorno purtroppo non ho sentito al telefono Fabio. Un suo caro amico mi ha raccontato che invece era stato al cellulare con lui per 40 minuti, dalle 17,30. Quel ragazzo mi ha raccontato che avevano riso e scherzato. Ovviamente avevano parlato di calcio, la grande passione di mio figlio. Poi, intorno alle 18 o poco più, Fabio aveva interrotto quella chiamata e aveva detto al suo amico: "Devo andare a riparare un ascensore". Ma non era un'emergenza, quel ragazzo l'ha percepito come un intervento programmato".
Suo figlio aveva un badge?
"Non ne sono certo ma credo proprio di sì. Anche su questo versante il nostro avvocato, Michele Montesoro, vuol vederci chiaro. Non c'è nessuno che vigila su chi striscia alla fine della giornata?".
Cosa le è stato detto sul ritrovamento di Fabio? Indossava un'imbracatura?
"Non mi è stato detto praticamente nulla. Soltanto un vigile del fuoco mi ha spiegato che non è morto per una caduta. Ma ne ero certo. Fabio faceva il manutentore da 10 anni. Era esperto, molto accorto. Lui diceva sempre agli amici che cadere dentro il vano di un ascensore era impossibile".
Corriere della Sera, Roma
Ascensorista morto alla Farnesina, inchiesta sulla sicurezza nel ministero
Accertamenti in corso per capire perché nessuno si è accorto che Fabio Palotti non era uscito dal palazzo alla fine del turno nonostante fosse in possesso del badge ritirato in portineria. Acquisiti i filmati delle telecamere interne al dicastero
Prima svolta nelle indagini sulla morte di Fabio Palotti, 39 anni, ascensorista della Smae di Casal Monastero, schiacciato dalla cabina di uno dei quattro impianti in manutenzione del ministero degli Esteri. Gli accertamenti dei carabinieri della compagnia Trionfale, coordinati dalla procura, comprendono adesso anche il rispetto delle misure di sicurezza alla Farnesina, anche quelle relative alle presenza di persone estranee all’interno del complesso.
Perché Palotti, trovato morto giovedì mattina, avrebbe dovuto finire il turno di servizio alle 22 della serata precedente ma nessuno alla portineria del ministero si è accorto che non era uscito nonostante fosse in possesso di un badge da ospite e il suo documento d’identità fosse rimasto in consegna all’ingresso. A dare l’allarme, il mattino successivo, è stato un collega di lavoro che ha notato l’auto del 39enne, residente a Torre Maura, padre di due bambini piccoli e separato da qualche tempo dalla compagna del Nicaragua, nel parcheggio della Smae. A quel punto, dopo aver pensato in un primo momento che l’amico avesse sbagliato turno di servizio, è corso alla Farnesina intuendo che fosse successo qualcosa di grave: il corpo martoriato dell’ascensorista è stato così scoperto e recuperato dai reparti speciali dei vigili del fuoco.
Il pm Antonino Di Maio ha ordinato l’acquisizione delle immagini dei numerosi impianti di videosorveglianza interni ed esterni della Farnesina per capire con chi Palotti era al lavoro, fin dalle 14.30, ovvero dall’inizio del suo turno, e chi è invece uscito senza di lui nelle ore successive. Secondo l’avvocato Michele Montesoro, che assiste la famiglia del 39enne, l’ultimo contatto telefonico con uno dei due smartphone in possesso della vittima, quello personale, risale alle 18.30, forse l’ora dell’incidente, anche perché quell’apparecchio non è stato più ritrovato mentre quello aziendale sì.
Un aspetto che secondo i parenti del 39enne deve essere approfondito perché in questa vicenda ci sono numerosi aspetti poco chiari. Per il momento la procura indaga per omicidio colposo, e non ci sarebbero elementi per cambiare al momento l’ipotesi di reato. Ma fra gli interrogativi ai quali dare delle risposte ce ne sono parecchi, a cominciare dai nomi degli operai con i quali Palotti stava lavorando quel pomeriggio per proseguire poi con gli accertamenti sulla cabina dell’ascensore: era stata bloccata dal 39enne per lavorare in sicurezza, visto che lo stesso ascensorista viene descritto come una persona particolarmente scrupolosa in questo senso? E chi invece è riuscito ugualmente ad attivare l’impianto che risulta essere stato chiamato più volte senza che nessuno, alla Farnesina, si accorgesse che nel cunicolo c’era un operaio al lavoro?
Fattoquotidiano,
Intanto alle 16,30 di oggi 2 maggio l' Ansa ha pubblicato la notizia che l' autopsia ha accertato la morte immediata del Palotti per schiacciamento.
Insomma i carabinieri furono allertati da grida che chiedevano aiuto e nessuno la sera controllò se ci fossero stati problemi per chi era presente dentro l' edificio. Dentro il Ministero degli Esteri per di più. Se qualcuno mancasse all' appello.
E' scandaloso che questa vicenda sia stata silenziata. La mia impressione è che sia un caso di cattiva gestione della sicurezza sul lavoro, ma è gravissimo che la vicenda sia stata silenziata per non disturbare il Ministero degli esteri, il governo Draghi, e tutta la propaganda martellante sulla guerra.
Marcopa
Operaio morto alla Farnesina, un funzionario sentì gridare “aiuto”. Ma i carabinieri non trovarono nessuno
Il dato è emerso dall'inchiesta e potrebbe aiutare gli inquirenti a ricostruire la vicenda. Le urla sono state avvertite tra le 18.25 e le 19: negli stessi minuti il cellulare dell'ascensorista Fabio Palotti ha smesso di funzionare. L'autopsia dovrà chiarire se l’operaio è morto sul colpo e se la morte risale già a mercoledì pomeriggio
Dalle carte dell’indagine sulla morte di Fabio Palotti, l’operaio 39enne schiacciato da un ascensore al ministero degli Esteri, emerge un dato che potrebbe aiutare gli inquirenti a ricostruire la vicenda. Un funzionario della Farnesina mercoledì, 27 aprile, sentì un uomo gridare “aiuto” tra le 18.25 e le 19. Furono allertati i carabinieri del drappello interno al ministero che cercarono di risalire all’autore delle grida effettuando un sopralluogo, ma non individuarono nessuno.
La nota di servizio è ora finita agli atti dell’inchiesta affidata al pubblico ministero Antonino Di Maio che, al momento, procede per omicidio colposo contro ignoti. Negli stessi minuti in cui fu avvertita la richiesta d’aiuto, gli inquirenti hanno registrato l’ultimo segnale del cellulare di Palotti, che stava lavorando da solo, come prevede il protocollo per gli interventi di ordinaria amministrazione. Poco prima che cadesse il segnale, l’operaio stava messaggiando con gli amici e i colleghi. Un punto su cui bisogna ancora far luce riguarda proprio il telefono personale, che a differenza di quello di servizio, non è ancora stato ritrovato.
Sul corpo della vittima verrà effettuata l’autopsia presso il Policlinico Gemelli che dovrà chiarire se l’operaio è morto sul colpo e se la morte risale già a mercoledì pomeriggio quando il cellulare dell’operaio ha smesso funzionare. Il pm ha inoltre disposto una consulenza sul funzionamento della cabina ascensore dove è avvenuto l’incidente.