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Accattonaggio ecologista


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2205
Topic starter  

Ho poco da aggiungere al titolo. Ma avrei tantissimo da raccontare del "dietro le quinte" che non è nemmeno troppo nascoso e che riguarda proprio i movimenti "pro" e qualcheccosa.

Ad esempio i pro-animalisti, che pedissequamente mettono l'animale al di sopra dell'Uomo. Un opera che in sé e per sé non sarebbe nemmeno malvagia, se c'è al solito però sotto un "pensiero pensato" condivisibile che (oltre ai triti e ritriti slogan) invece non troviamo.

Siamo alle solite, il prete predica bene ma poi razzola male. Ad esempio predica la benevolenza, la generosità e la frugalità ai suoi parrocchiani per condividere cibo con il prossimo che ha fame e poi si rimpinza come un maiale al riparo da occhi indiscreti dietro le spesse mura del convento quando il resto della popolazione muore di fame appena fuori da quelle mura. Si fa il bene col culo degli altri. Ricorda qualcosa?

Niente panico è solo un deja vu. Oppure nel caso del film Matrix il gatto della Baba Yaga... Come preferite! 🤔 

Insomma, al solito abbiamo un discostamento dal narrato al vissuto che è talmente ampio che in mezzo ci potrebbe stare tutto l'Inferno, girone per girone.

Quel che mi perplime è che non emerga dalla diatriba tale constatazione, come se fosse tutt'altro o come se non centrasse niente. Di cosa ciancia sto @GioCo del piffero?

Ebbene, se da un lato un movimento, quale può essere quello animalista (ma è solo un esempio tra millanta mila del "settore" a cui mi riferisco in onore al Gatto Nero della fattuchiera, simbolo per eccellenza dell'influsso malevolo per le culture cristianodonti) appare impegnato in battaglie onorevoli per la salvaguardia dei "diritti" di chi non può pretenderli per ovvi motivi e quindi subisce in quanto "più fragile", dall'altro poi l'impegno pratico che questo richiede va molto al di là di quella salvaguardia, perché non esiste solo l'animale poverino che soffre, siamo in un pentolone tutti quanti dentro il quale i diritti stanno diventando in generale un privilegio. Quindi dare quelli che rimangono a degli animali, forse non è proprio proprio la strategia migliore per salvaguardarli. Per il semplice motivo che se poi "convinci" la maggioranza che la tua opera è contro la maggioranza e a favore unico dell'animale, scatta il "vita mea morte tua" e abbiamo la guerra dei poveri dentro la quale l'animale penso abbia ben poco spazio per avere riconosciuti i "suoi diritti". Ma anche solo per sopravvivere alla "guerra". O no?

In altre parole, la salvaguardia degli animali dovrebbe tener conto di un sacco di altre cose e proprio per la salvaguardia degli animali stessi. Se alla fine l'unica salvaguardia che mi interessa è di facciata, perché ne ho un ritorno economico, ci campo su e quindi diventa mio interesse specularci sopra, soprattutto se ci campo bene, divento automanticamente ricattabile e quindi la mia azione "di salvaguardia" diventa facilmente il randello di qualcun altro per fare tutt'altro. Ad esempio (al solito) sfruttare l'animalismo (cioè la morale sottostante) facendolo diventare d'accatto per spalmare i diritti ovunque tranne che dove dovrebbero andare. Quindi l'animalismo diventa d'incanto quello fatto col culo degli altri, sia chi è convinto sostenitore e si prodiga a salvaguardare quel che può sia chi poi subisce tutta sta prodigalità, ovvero il poveraccio di turno che non può difendersi dall'animalismo aggressivo "per i diritti che non esercita più".

Greta in questo senso è più di un simbolo, è l'evidenza plastica dello sfruttamento del più debole per fare accattonaggio ecologista.

Riflettiamoci.


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