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Ambri' si' Ambri' no


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Da: www.cdt.ch/commenti-cdt/commento/44161/hcap-e-la-rifondazione-del-sistema.html

Commento
HCAP e la rifondazione del sistema

di Tarcisio Bullo - 14 maggio 2011

È un momento delicato per lo sport di squadra ticinese: il calcio boccheggia in attesa che il terreno di gioco emetta sentenze che potrebbero essere mortificanti, mentre l’hockey ci riserva, domani, un’assemblea degli azionisti dell’Ambrì Piotta alla quale verranno posti quesiti di un’importanza tale da mettere addirittura in pericolo la sopravvivenza del club, almeno nella forma alla quale siamo abituati.

Al presidente Filippo Lombardi bisogna dare atto di avere avuto il coraggio di mettere sul tappeto, in maniera dolorosa ma chiarissima, interrogativi ai quali non si potrà dare solo una risposta a parole. Non tutti hanno condiviso il suo modo di operare: qualcuno s’è nascosto dietro le solite considerazioni qualunquiste, secondo le quali chi ambisce alla carica di presidente deve poi anche tirar fuori i soldi per far andare avanti il club. In realtà, sarebbe troppo facile se le cose stessero così e se davvero tutti i presidenti fossero anche dei mecenati.

La verità è che lo sport si è trasformato nel corso degli anni in un business e i club in aziende che sempre meno e solo in casi eccezionali dipendono da un mecenate. L’Ambrì Piotta, patrimonio storico e culturale dello sport ticinese, non ha mai potuto reggersi grazie al sostegno di un mecenate. Tenere a galla la società è un compito che si sono assunti, negli anni e unendo le forze, diversi sostenitori benestanti, ma sempre col concorso di una larga partecipazione dei tifosi.

Gli inarrestabili costi d’esercizio dell’hockey sembrano aver spremuto fino in fondo le possibilità economiche dei sostenitori biancoblù, messi di fronte allo stesso scenario già profilatosi per altri club di montagna, che sono stati la culla di questo sport. Che fine hanno fatto i gloriosi hockey club Arosa e Villars? Sono stati spazzati via dall’evoluzione dell’hockey, che ha visto la città prendere il potere a danno della montagna grazie al concorso della tecnologia. Non è un discorso nuovo, ma deve servire a capire quanto l’Ambrì Piotta nell’attuale realtà dello sport svizzero costituisca l’eccezione, non la regola, e quanto dunque sia necessario moltiplicare costantemente gli sforzi per far sì che la società continui a recitare un ruolo di primo piano.

L’Ambrì in LNB?
Retrocedere nella lega cadetta equivarrebbe probabilmente a scivolare nell’anticamera della morte: niente derby, meno pubblico, meno sponsorizzazioni, meno diritti televisivi, in un campionato anonimo, che nessuno si fila. No, il vero nodo da sciogliere è come e dove trovare i mezzi per sopravvivere, oppure lasciarsi scivolare dolcemente dentro una lenta eutanasia.

La seconda ipotesi appare inverosimile: nessuno ha il diritto di decretare per decisione assembleare la morte di un club come l’Ambrì. È probabile dunque che si troverà qualche buon samaritano disposto a soccorrere le esili finanze del club, magari col concorso dei tifosi, che ancora una volta metteranno mano al portafogli.

Siamo curiosi di vedere come finirà, ma una lettura dei fatti dello sport di questi ultimi vent’anni ci porta a credere che si andrà avanti fino alla prossima… puntata. Nel senso che l’Ambrì per un po’ almeno sopravviverà, vittima di un sistema che sembra inarrestabile e moltiplica anno dopo anno costi e budget. Dunque, il male è profondo e alla lunga rischia di stritolare anche qualche altra società. Le avvisaglie in questo senso sono già state parecchie.

Che fare allora?
Diremmo che a lungo termine per non morire bisogna agire sul piano politico, trovare alleati per «rifondare» il sistema. E le vie da percorrere che ci vengono in mente sono due: la prima è quella di rompere il «gentlemen’s agreement» che in barba agli accordi internazionali firmati dalla Confederazione limita il numero di stranieri, senza differenza tra comunitari e non. I giocatori svizzeri costano cifre esorbitanti perché sono pochi e protetti da rigide regole superate dall’evoluzione del diritto. Si applichi dunque il diritto: si faccia ricorso a stranieri comunitari, tedeschi, italiani, austriaci, francesi. Fate voi. In quei campionati non la troviamo una valida coppia di difensori? E un paio di attaccanti che costano meno degli svizzeri e valgono almeno quanto loro?

Poi forse è ora di riflettere sulla formula di campionato. Se l’Ambrì avesse perso la finale dei playout sarebbe stato rimpiazzato dal Visp, senza pista e senza budget. Un inutile orpello per il nostro hockey. Da più di dieci anni le squadre di LNA sono suppergiù sempre le stesse. Si faccia una lega chiusa all’americana: vi partecipa chi ha lo stadio e un budget minimo stabilito dalla Lega, dentro anche Losanna e Basilea. Saremmo al completo e anche così si limiterebbero i costi.


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