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Angela Merkel passerà alla Storia


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ANGELA MERKEL PASSERA' ALLA STORIA

Cesare Corda

29 luglio 2016

Seguendo il cammino politico della Cancelliera ripercorriamo gli ultimi dieci anni della UE.

Esattamente un secolo fa si dissolse un grande Stato Europeo, multietnico e germano-centrico: l’Austria-Ungheria, erede del Sacro Romano Impero.

Musil descrisse questo passaggio storico, la stagione convulsa e decadente in cui si svolse e gli insicuri e spesso inadeguati protagonisti che lo vissero in prima persona in un capolavoro che, pur rimasto incompiuto, ha segnato un’epoca: “L’uomo senza qualità”.

Oggi la Storia sembra per certi versi ripetersi e un’altra entità politica europea, plurinazionale e germano-centrica sta iniziando a perdere i pezzi. Certo l’Unione Europea, nata solo nel 1951 come Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio e già oggi in crisi forse irreversibile, difficilmente potrà mai essere paragonata al millenario Impero che fu degli Asburgo. Se non altro perché, rispetto a quello, finirà per essere durata meno di un decimo del tempo.

Alcune interessanti analogie tra i due casi si possono però trovare e sicuramente qualcuno un giorno si prenderà la briga di romanzare anche gli ultimi anni di questa nuova Cacania che si chiama UE e di tramandare ai posteri quanto le sue istituzioni, i suoi trattati, le sue banche, la sua valuta, il suo debito, le sue rigide regole e la sua fredda burocrazia si siano gradualmente e ineluttabilmente allontanati delle aspirazioni ideali e dalle esigenze quotidiane dei Popoli che avrebbero dovuto rappresentare, fino a diventare ad esse incompatibili. Proprio come avvenne ai tempi di Francesco Giuseppe.

Solo il titolo di questo nuovo romanzo andrebbe un poco ritoccato. Anche in ossequio ai tempi che sono cambiati e alla raggiunta parità dei sessi, oggi suonerebbe più attuale: “La donna senza qualità”.

* * * * *

Angela Merkel, nata Angela Dorothea Kasner e cresciuta nella ex DDR, è ininterrottamente al potere in Germania dal 2005. Nel 2013 ha giurato per la terza volta come Cancelliere Federale e ha un orizzonte politico che dovrebbe arrivare, salvo sorprese, al 2017. Solo due Cancellieri Tedeschi nel Dopoguerra hanno governato più a lungo di lei: Konrad Adenauer ed Helmut Kohl.
Il primo ha legato il suo nome alla ricostruzione della Germania dopo la Guerra e allo sviluppo del primo embrione di Comunità Europea.

Il secondo ha portato a termine la riunificazione Tedesca e ha contribuito alla nascita della UE nella forma in cui la conosciamo oggi.

Diverso invece sembra essere il fato della Merkel, che rischia seriamente di essere ricordata come uno dei simboli del prematuro arresto del progetto di unificazione Europea e della fine di un miraggio che ha incantato più di una generazione.

A dire il vero la UE, come conseguenza della truffa derivata dall’avere adottato una Moneta-Debito [1] e a causa degli interessi che ha sempre rappresentato e che tuttora rappresenta, era già congegnata fin dall’inizio per intraprendere prima o poi il processo involutivo oggi in atto, a prescindere da chi si fosse trovato al suo timone. Sarebbe dunque eccessivo e ingeneroso indicare in Angela Merkel la sola responsabile del possibile disastro epocale che si sta profilando in modo sempre più chiaro al nostro orizzonte.

E poi la Cancelliera non ha mai agito da sola nel concerto Europeo. Per limitarsi solo agli ultimi anni infatti ha trovato nel goffo e inetto François Hollande un compare d’avventura e di sventura veramente perfetto. E lo scellerato David Cameron non è stato certo da meno, senza volere nominare anche i rappresentanti dei Paesi minori. In questo trio delle disgrazie comunque il socio di maggioranza è sempre stata la Merkel, ed è partendo da lei che bisogna provare a raccontare questa storia.

Ripercorrendo le sue decisioni ed indecisioni e analizzando i momenti cruciali della sua attività politica si può trovare la chiave di questo ultimo decennio di ininterrotta crisi e di progressivo ripiegamento del sogno Europeo.

Prima di iniziare con la lista di quelli che riteniamo essere gli errori più macroscopici e dal più alto valore simbolico commessi da Angela Merkel però dobbiamo al lettore una doverosa precisazione, condita da marginali accenni autobiografici: chi scrive questo pezzo è sempre stato ed è ancora oggi un convinto europeista.

Fin dai tempi dell’Università (e anche prima) ha girato l’Europa in lungo e in largo (Erasmus – che oggi va tanto di moda – compreso). Ne ha appreso, con successi almeno parziali, diverse lingue. Ha avuto occasione di risiedere anche per periodi molto prolungati in numerose città e paesi di vari Stati che fanno parte della UE. Per lunghi anni ha continuato a definirsi un “Cittadino Europeo”, descrivendo sempre con entusiasmo la “Grande Europa che va da Lisbona a Vladivostok” che riteneva essere la sua Patria.

Se il giudizio che verrà espresso (in questo scritto come in altri) riguardo a questa Europa è negativo, ciò non è dovuto certo a mancanza di passione verso l’ideale Europeo. Tale valutazione deriva invece dal disprezzo per chi questo ideale lo ha tradito e, invece di costruire un’Europa dei Popoli, dell’uguaglanza, della solidarietà e del benessere diffuso, ha forgiato questa UE delle banche, del debito, delle orde di immigrati, del terrorismo, delle basi americane, delle “esportazioni di democrazia”, caratterizzata dal progressivo impoverimento materiale e spirituale dei suoi cittadini.

Adesso che lo abbiamo scritto torniamo pure al nostro personaggio di oggi: Angela Merkel.

LA FINE DELLA POLITICA ESTERA EUROPEA

Il Colpo di Stato del Febbraio 2014 in Ucraina e la susseguente Guerra Civile nel cuore dell’Europa hanno rappresentato per il nostro Continente una catastrofe i cui effetti negativi graveranno su di noi ancora per alcuni decenni. E nella tragedia Ucraina le responsabilità della Merkel sono lampanti.

Quando l’Occidente aveva iniziato a destabilzzare la Repubblica ex-Sovietica e a fare terra bruciata sotto ai piedi del Presidente regolarmente eletto dal Popolo Ucraino, Viktor Janukovič, alimentando il caos e finanziando i gruppi neo-nazisti responsabili del Golpe di Maidan, la Cancelliera era in prima fila.

Aveva puntato tutta la posta sul picchiatello Vitalij Kličko, il primo pugile della storia ad essere arrivato ad un passo da venire issato a Presidente della Repubblica di uno Stato Europeo, a dispetto della serie incredibile di gaffes che produce con cadenza quasi quotidiana e dei dubbi largamente condivisi che i tanti colpi alla testa abbiano danneggiato in modo permanente le sue già non eccelse capacità intellettive.

Con un tale cavallo di razza nella sua scuderia, Angela la volpe pensava addirittura di essersi messa in tasca l’Ucraina, quasi si trattasse di una Croazia qualsiasi, e di essere in grado di espendere l’influenza teutonica tanto ad Est quanto nessun condottiero germanico fosse più riuscito a fare dai tempi degli insediamenti Ostrogoti sulle coste del Mar Nero.

Purtroppo per lei, dall’altra parte dell’Oceano la pensavano in modo differente. Inviarono Joe Biden e Victoria Nuland di tutta fretta a Kiev a tenere i colloqui tra gli aspiranti al posto di Presidente della Repubblica di Ucraina e la scelta cadde sul truculento “Re del cioccolato”, Petro Poroshenko, il cui nome era già affiorato nei documenti segreti resi noti da Julian Assange come “la nostra talpa a Kiev
” e il cui curriculum era “macchiato da svariate accuse di corruzione”. Se ne fecero una ragione: “la corruzione è il prezzo che dobbiamo pagare a Poroshenko.”

Nel frattempo altri due uomini di fiducia di Washington, Turčinov e Jatseniuk, avevano iniziato la guerra nel Donbass, bombardando le città, sterminando la popolazione civile e sguinzagliando le squadracce della morte di paramilitari neo-nazisti (organizzate dall’altro oligarca, l’ebreo ucraino Kolomoiskij, e finanziate dagli dagli ignari contribuenti europei) a terrorizzare la maggioranza russofona del Sud-Est dell’Ucraina in un tentativo, neanche troppo celato, di pulizia etnica. [2]

L’ambiziosa, ma poco lungimirante, Angela non aveva previsto questo scenario e, trovatasi completamente spiazzata, non le restò che ingoiare il rospo e allinearsi repentinamente alle posizioni di Washington.

La conseguenza delle brame della Merkel di contare qualcosa nei futuri assetti dell’Ucraina, per quanto completamente frustrate, fu però quella di esporla alla critica di scarsa ortodossia euro-atlantica e di connivenza con Vladimir Putin.

Spaventata dal suo stesso ardire, a quel punto la Merkel (il cui ruolo di mediazione sarebbe stato importantissimo per raffreddare la guerra e ridurre a più miti consigli l’efferata giunta golpista di Kiev) perse ogni residua autonomia e capacità d’azione indipendente e anzi, per rifarsi una verginità politica agli occhi dei suoi alleati-padroni, entrò a tutti gli effetti nel partito degli intransigenti, facendosi paladina delle sanzioni alla Russia.

Senza curarsi dell’offesa che arrecava al buon senso comune, la Cancelliera sposò la stravagante teoria occidentale secondo la quale la Russia andava punita per il mancato rispetto degli Accordi di Minsk, cioè di accordi dove la Russia stessa non è neanche parte in causa e non è proprio menzionata, trattandosi di un (maldestro e irrealizzabile) tentativo di normalizzare le relazioni tra altre due parti: l’impresentabile Governo Centrale di Kiev e le Autorità delle Repubbliche Secessioniste di Donetsk e Lugansk.

Il risultato di questi due anni di grossolani abbagli e di imperdonabile vigliaccheria politica da parte di colei che più di tutti avrebbe potuto e dovuto fermare la carneficina in Ucraina è il perdurare di una guerra nel cuore dell’Europa che ogni giorno miete vittime innocenti tra la popolazione civile.

A questo va aggiunta la perdita di ogni peso politico e libertà di manovra della UE in una contesa che dovrebbe essere di spettanza prettamente Europea, e l’enorme danno economico derivato dalla sopravvenuta mancanza di svariate decine di miliardi di Euro di interscambio commerciale con la Russia, con conseguente recessione e rovina per migliaia di aziende Europee.

Se solo un decennio fa, ai tempi di Schröder e di Chirac, l’Europa contava ancora qualcosa politicamente a livello globale e trovava il coraggio di opporsi, anche vigorosamente, agli ordini di oltre Oceano [3], oggi, a seguito della rottura dell’asse Berlino-Mosca, l’Europa politicamente vale zero.

I diktat politici dei padroni Americani sono diventati sempre più perentori e sprezzanti e sono ormai regolarmente intervallati da umilianti offese e mancanze di rispetto nei confronti dei subalterni Europei, impartite anche per il tramite di funzionari di basso livello [4]. La notizia che i principali leaders Europei sono spiati e tenuti sotto controllo quotidiano da Washington non desta ormai nessuno scalpore e provoca solo flebili e inutili proteste di rito. Nuove forme di coercizione e di ricatto [5] vengono utilizzate senza più alcun residuo riguardo per quelli che sono considerati a tutti gli effetti Paesi vassalli.

LA ROTTURA DEL PATTO DI SOLIDARIETÀ TRA LE NAZIONI EUROPEE

La catastrofica Politica Estera Europea durante il decennio targato Merkel basterebbe da sola a giustificare un giudizio complessivo negativo del suo operato. Eppure qualcosa di ancora più dannoso – almeno dal punto di vista delle Popolazioni residenti all’interno dei Paesi dell’Unione Europea – Angela Merkel lo ha fatto: stiamo parlando della sua gestione della crisi in Grecia.

Se in Ucraina è stato azzerato il già basso peso geopolitico esterno della UE, in Grecia sono state minate dall’interno le fondamenta stesse dell’Unione, e ne è stata di fatto avviata la lenta ma ineluttabile agonia.

Chiunque si sia tenuto aggiornato, negli ultimi decenni, riguardo agli interventi della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale nei Paesi del Terzo Mondo ne conosce la natura profondamente criminale.

In estrema sintesi tali interventi sono finalizzati alla distruzione degli apparati produttivi locali e alla limitazione o pieno annullamento della sovranità dei Paesi interessati attraverso il meccanismo del debito. [6]

Dopo avere con successo applicato per decenni questo aberrante procedimento ai Paesi Africani, Asiatici e Sud-Americani, le Istituzioni mondialiste hanno deciso di fare un primo test anche sul suolo Europeo, ed è stata selezionata la Grecia che, a causa del limitato peso politico e demografico e della posizione isolata e poco favorevole al propagarsi di eventuali contagi, è da anni un laboratorio per i più vari esperimenti di natura politica, economica e sociale in Europa [7]. Anche in questo caso, Angela Merkel (come molti altri insieme a lei) si è mostrata distratta e impreparata nelle fasi iniziali dell’attacco e rigida e grave in quelle finali.

Di fronte all’ottusa intransigenza della Cancelliera sulla questione Greca e su quella degli Eurobond Joseph Fischer nel Maggio del 2012 ammonì: “La Germania sta per affondare l’Europa per la terza volta in cento anni”.

Detto per inciso che ci sembra un po’ ingeneroso da parte del buon Joschka attribuire alla sola Germania e al Kaiser Guglielmo II tutte le colpe della Prima Guerra Mondiale, che fu originata da dinamiche molto più complesse e a seguito dell’azione di più protagonisti, comunque – che si tratti della terza o solo della seconda volta – a 4 anni di distanza dall’infausta profezia, possiamo dire che purtroppo essa si è avverata. Con la distruzione della Grecia attraverso la truffa del debito e le politiche di austerità della Troika, Angela Merkel non solo ha mandato alla fame un Popolo intero, ma ha provocato una definitiva perdita di credibilità per tutte le Istituzioni Europee.

Coloro che vogliono trovare una giustificazione al comportamento della Cancelliera tendono ad ammettere che si sia comportata in modo rigido e spietato nei confronti dei Greci, ma sostengono che lo abbia fatto per difendere gli interessi dei Tedeschi.

Niente di più falso. L’Europa ha solo due possibilità: o quella di superare le crisi in modo unitario, nel nome della solidarietà tra i Popoli, e trovando le risorse morali per rafforzare i suoi legami anche nei momenti più difficili, oppure quella di abbandonarsi a particolarismi ed egoismi, venendo meno alla coesione e all’unità di intenti e dando avvio al processo di disgregazione.

Essendo stata la seconda strada ad essere scelta dalla Merkel e dai governanti Europei durante la crisi Greca, anche il popolo Tedesco non tarderà a pagarne le conseguenze.

Non va dimenticato infatti che, a causa del perverso meccanismo dello spread, una parte del benessere che i cittadini dei Paesi del Nord Europa (e della Germania in particolare) possono ancora permettersi è paradossalmente finanziato proprio dalle enormi quantità di interessi che i Paesi più poveri del Sud Europa sono costretti a pagare ogni anno. Altrettanto, va sottolineato come la tenuta economica della Germania negli ultimi 25 anni sia avvenuta prima a spese della ex Germania dell’Est, i cui complessi industriali sono stati letteralmente spazzati dalla
riunificazione, e poi a discapito dei Paesi del Sud Europa: Italia (e Grecia nel suo piccolo) in particolare.

Abbandonando la Grecia al suo destino e rendendo irreversibile la crisi nel Meridione d’Europa, la Germania ha fatto venir meno proprio quelle condizioni che le avevano garantito la tenuta e il relativo rafforzamento economico.

Quando l’Imperatore Valentiniano, nel 454 d.C., pugnalò a tradimento Ezio, il suo più valido Generale (colui che aveva concorso a fermare Attila durante la Battaglia dei Campi Catalaunici), un epigrammista rimasto sconosciuto lo ammonì: “Non so se tu abbia fatto bene o abbia fatto male, ma so che ti sei amputato la mano destra con la mano sinistra”.

Ecco: anche Angela Merkel, affondando la Grecia, si è amputata la mano destra con la sinistra e ha trasformato l’Europa in un’enorme Zattera della Medusa dove ormai la parola d’ordine è diventata uno sconsolato “Si salvi chi può.”

LE “ESPORTAZIONI DI DEMOCRAZIA” E L’ALLUVIONE DI MIGRANTI

Spiegavamo prima come la cronicizzazione del sottosviluppo in tanti Stati del Terzo Mondo sia fondamentalmente dovuta alle politiche scellerate delle Istituzioni Internazionali patrocinate dall’Occidente (FMI e BM in particolare).

Capita però che alcuni Paesi del cosiddetto Terzo Mondo si rifiutino di cadere nella trappola. Che questi stessi Paesi sviluppino un’economia caratterizzata da surplus commerciali e da un debito pari a zero (proprio così: niente debito!) e che diffondano tra tutti gli strati della loro popolazione un livello di benessere pari e talvolta superiore a quello di molti Paesi Occidentali. Ne possiamo citare due a caso: la Libia e la Siria.

A questo punto all’Occidente, che non può ricattare i governanti di tali Paesi attraverso la spada di Damocle del debito nè avvicendarli a suo piacimento, quando vuole impadronirsi delle loro risorse, non resta che trovare una scusa per raderli al suolo con una bella “Esportazione di Democrazia”.

Va detto a sua discolpa che nelle guerre in Libia e in Siria la Merkel è stata la meno colpevole tra tutti i leaders Occidentali. Le responsabilità vanno invece fatte ricadere principalmente sul Premio Nobel per la Pace Obama, su Sarkozy e su Cameron per la Guerra Civile in Libia e sugli stessi tre personaggi (con Hollande al posto di Sarkozy, se qualcuno ha notato la differenza), istigati dagli alleati Turchi, Sauditi e del Qatar, per la Guerra Civile in Siria.

Senza stare a dilungarsi sull’emergenza terrorismo e sulla serie infinita di attentati che queste guerre hanno causato (lo abbiamo già fatto in un precedente articolo, le cui conclusioni restano valide), la seconda conseguenza degli interventi in Medio Oriente e in Africa del Nord è stata la slavina di profughi che si è abbattuta proprio sull’Europa con un prevedibilissimo effetto boomerang.

L’Europa ha da tempo raggiunto e abbondantemente superato il punto di saturazione riguardo alla presenza di migranti all’interno dei propri confini. É impossibile assimilare così tanti milioni di persone provenienti dai territori e dalle culture più disparate del Pianeta in così poco tempo ed è quindi ormai evidente che questa invasione auto-provocata di vittime delle nostre stesse guerre sta ormai irrimediabilmente cambiando i connotati etnici, culturali e religiosi del Continente, minandone la coesione sociale e scatenando una guerra tra poveri che durerà ancora per qualche generazione.

Proprio perché fondamentalmente incolpevole al momento di lanciare gli interventi in Libia e in Siria, ci si sarebbe potuti aspettare che la Merkel avrebbe risposto in modo negativo quando Obama – ventriloquo di Soros – le aveva intimato di aprire le porte ai milioni di disgraziati che lui stesso aveva contribuito a gettare nella disperazione. [8]

Invece ancora una volta, inspiegabilmente, Angela Merkel ha chinato il capo. Prima ha subito rassegnata le umiliazioni derivate dai ricatti del Sultano Erdogan, che gestisce e smista le ondate di profughi taglieggiando l’Europa con le sue richieste di sempre più ingenti tributi. Poi ha obbedito all’ordine degli USA (cioè di coloro che costruiscono muri e recinzioni ai confini col Messico) di non costruire muri ai confini dell’Europa e di aprire le porte a chiunque sia spinto ad entrarci.

Se oggi le formazioni euro-scettiche sono più forti che mai e stanno puntando senza giri di parole alla liquidazione della UE stessa è perché chi ci ha governati fino ad ora non ha saputo dare una risposta convincente a tutte le problematiche che hanno fatto montare la protesta. Tra queste problematiche, quella degli immigrati è forse la più grave, per i danni permanenti che sta provocando al tessuto sociale dell’Europa.

IL COLPO DI GRAZIA: IL BREXIT

Era inevitabile che, errore dopo errore, batosta dopo batosta, ritirata dopo ritirata, prima o poi qualche meccanismo nel giocattolo europeo si sarebbe rotto in modo irreparabile.

Ciò è accaduto Giovedì 23 Giugno 2016 con il referendum sulla permanenza o uscita del Regno Unito dalla UE e con l’inaspettata vittoria dei “Leave” che ha immediatamente fatto suonare le campane a morto per questa Europa.

Qualcuno affermerà che non è colpa della Merkel se i cittadini Britannici (che pure erano soci privilegiati dell’Unione e avevano subito meno di tutti gli altri le conseguenze dei suoi disastri) hanno deciso che era giunta l’ora di sciogliere gli ormeggi e di veleggiare al largo.

Non siamo d’accordo. Si sarebbe mai arrivati ad un referendum senza tutta la serie infinita di errori e di fallimenti che hanno caratterizzato la politica Europea degli ultimi anni? E i Britannici, se l’Europa fosse assomigliata almeno un poco a quell’ideale che noi sognavamo quando facevamo l’Erasmus, invece che alla Santabarbara pericolosamente alla deriva in cui viviamo, avrebbero comunque votato per lasciarla? Pensiamo proprio di no.

Angela Merkel tra l’altro è responsabile di avere imposto l’inetto e ottenebrato Jean Claude Juncker a Presidente della Commissione Europea. É tipico delle persone mediocri circondarsi di collaboratori ancora più buoni a nulla. E così le goffe e scoordinate minacce rivolte da Trinchetto Juncker ai fautori del Brexit hanno dato un tocco tragicomico e surreale a questo decisivo passaggio nella Storia del Continente.

Sebbene infatti sia significativo che siano stati proprio gli Inglesi, da sempre con un piede dentro e un piede fuori dall’Europa, a rompere gli indugi per primi, il malessere e i dubbi montano ormai in tutti gli angoli dell’Unione.

Senza andare ad analizzare la formidabile ripresa economica che ha fatto registrare la piccola Islanda subito dopo avere ritirato la domanda di adesione alla UE e avere rinchiuso in galera i banchieri che avevano speculato sulla truffa del debito, in molti altri Stati d’Europa, dall’Olanda alla Francia fino ai sempre più recalcitanti Paesi Scandinavi, i tempi sembrano essere maturi per mettere in discussione l’appartenenza a questa Unione.

Tutto ciò mentre nel Meridione d’Europa la tenuta economica e sociale dei cosiddetti “PIGS”, provati da due decenni di impoverimento forzato, è sempre più dubbia, e anche nell’Est Europa, dove fino a pochi anni fa prevaleva un entusiasmo senza riserve per l’ammissione alla casa comune, ora, dall’Ungheria di Viktor Orbán alla Repubblica Ceca di Miloš Zeman, dalla Slovacchia di Robert Fico fino alla Polonia di Jarosław Kaczynski, i distinguo sono sempre più netti e l’insofferenza è sempre meno celata.

Ma è proprio nel cortile di casa che Angela Merkel potrebbe presto subire l’ennesima disfatta. I brogli nelle recenti Elezioni Presidenziali Austriac
he, ai danni del candidato sovranista e anti UE Norbert Hofer (privato, a favore del verde Alexander Van der Bellen, di una vittoria che appariva certa) sono il termomentro che segna lo stato di confusione ormai ingestibile che regna nell’Unione.

Le Elezioni Austriache saranno ripetute nel prossimo Ottobre e in tanti già tremano. Tra essi sicuramente anche la Cancelliera.

* * * * *

In tutti i passaggi difficili citati fino ad ora e in tanti altri ancora Angela Merkel è risultata clamorosamente e ripetutamente non pervenuta.

Come la studentessa modello, la più brava della classe, quella con il banco sempre in ordine, che svolge i compiti con puntualità e con dedizione e li consegna all’insegnante sempre per prima. Ma che quando l’esercizio assegnato si allontana appena un poco dagli schemi studiati e ristudiati a memoria si blocca improvvisamente, perché tra le sue qualità manca la fantasia, il coraggio di azzardare soluzioni ignote, il guizzo salvifico della follia. Entra nel panico e il terrore le appanna la mente.

Allo stesso modo si è comportata in questi anni la Cancelliera e per tale motivo, tra i tanti altri possibili e altrettanto colpevoli candidati a questo ingrato ruolo, abbiamo scelto lei a simbolo della classe politica che ha affondato l’Europa.

Se fosse vissuta in tempi tranquilli e piatti probabilmente si sarebbe salvata. Una volta terminati i suoi mandati poco o nulla di lei sarebbe rimasto impresso nella memoria collettiva, e Angela Merkel sarebbe presto finita nel dimenticatoio, come un John Major o un José Maria Aznar qualsiasi.

Invece ha avuto la sventura di trovarsi a governare in tempi non esattamente normali e, suo malgrado,la Merkel qualche primato ha finito per raggiungerlo: mai nella Storia dell’Umanità, a partire dalla Civiltà Micenea fino ad oggi, l’Europa a livello globale aveva contato meno di quanto conta da quando al potere c’è lei. E mai, dai tempi di Adenauer, Schuman e De Gasperi, la Comunità Europea era stata così vicina all’implosione come lo è ora.

E così, involontariamente e quasi per caso, Angela Merkel, figlia primogenita di un pastore luterano di Berlino-Pankow e di un’insegnante di latino nata a Danzica, rischia veramente di passare alla Storia e di essere ricordata come la Grande Liquidatrice.

In questi casi il più volte abusato e ormai inflazionato paragone con l’ultimo Imperatore Romano d’Occidente, Romolo Augustolo, viene quasi spontaneo. Ma non è corretto. Romolo Augustolo non ebbe responsabilità alcuna nella fine di un Impero che altri prima di lui avevano già portato alla rovina. Regnò meno di un anno e solo formalmente, quando era ancora un ragazzino. Il condottiero barbaro che lo depose, l’Erulo Odoacre, lo riteneva talmente innocuo e gentile che non solo gli risparmiò la vita, ma lo esiliò anche in una lussuosa villa della Campania, premurandosi addirittura che gli venisse assegnato un vitalizio.

No, Angela Merkel, a differenza dell’adolescente Romolo, la grande politica ha provato a farla sul serio. Con quali esiti ci sia riuscita lo abbiamo analizzato in questo articolo.

A noi, più che Romolo Augustolo, ricorda l’Imperatore Onorio, figlio di Teodosio, che resse l’Impero d’Occidente per ben 30 anni all’inizio del V secolo d.C., incurante ed insensibile a tutti i disastri che gli succedevano attorno.

Onorio, invidioso della sua popolarità e della sua influenza, aveva liquidato il più valido dei suoi Generali, Stilicone, che per ben due volte lo aveva salvato dalle incursioni dei Visigoti di Alarico. Così, quando i Visigoti calarono per la terza volta, l’Imperatore non fece alcun serio tentativo di fermarli e si rinchiuse nella sicura Ravenna, protetta dalle sue mura, dai suoi acquitrini e dalle sue paludi, a dedicarsi a quella che era sempre stata la sua unica passione: allevare galline.

Alarico portò a termine il Sacco di Roma, nel 410 d.C., e la storica Capitale dell’Impero fu espugnata, dopo che era rimasta inviolata per oltre 800 anni, fin dai tempi di Brenno.

Procopio ci ha tramandato che quando l’Imperatore ricevette la notizia che Roma era caduta si preoccupò assai: si chiamava così infatti anche la sua gallina faraona preferita. E sbottò: “Non è possibile! Le ho dato da mangiare giusto poco tempo fa e stava benissimo! Roma non può essere caduta!

Per come si è comportata in questi anni, e per le priorità che ha scelto di perseguire attraverso la sua politica, non ci stupiremmo se anche Angela Merkel, alla notizia della caduta dell’Unione Europea, finisse per affermare:“Non è possibile! I trattati, le regole e i parametri li abbiamo rispettati con rigore! Sul debito non abbiamo fatto mai sconti! La UE non può essere caduta!

Note:

[1]

Ricordiamo, in estrema sintesi, che la Lira (per fare un esempio vicino al lettore italiano) era una “Moneta Sovrana”, almeno fino al famigerato divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro, promosso da Ciampi e Andreatta, e apparteneva alla Repubblica Italiana quindi, in ultima battuta, ai cittadini. L’Euro invece appartiene alla BCE (lo si può facilmente leggere su ogni banconota) che è controllata dalle Banche Centrali Nazionali, che sono a loro volte controllate da banche private. L’Euro è dunque di fatto di proprietа di banche private (alcune delle quali anche esterne alla zona Euro) e viene prestato dalle stesse, tramite la BCE, agli Stati Europei, che contraggono così un debito fittizio. Gli interessi che versiamo ogni anno su questo debito sono elevatissimi. Solo per l’Italia sono attualmente di circa 70 miliardi di Euro l’anno pagati a coloro ai quali abbiamo ceduto la nostra facoltа di stampare moneta.

[2]

Quasi 2 milioni sono stati, fino ad ora, i profughi causati dalla Guerra in Ucraina. Più del 90% di essi si sono rifugiati nel Paese che i media di regime occidentali hanno dipinto come l’aggressore: la Russia. Per la prima volta nella storia dunque i profughi non sono scappati dall’ “invasore”, ma sono scappati verso l’ “invasore”.

[3]

Oltre a rafforzare i legami con la Russia di Putin e a favorire la stabilità Europea, Schrцder e Chirac si rifiutarono anche di partecipare alla Guerra in Iraq. Tale guerra causò più di 1 milione di morti e oggi Tony Blair, allora schierato con Bush nel fronte dei fautori dell’aggressione, ammette candidamente e impunemente essere stata un gravissimo errore.

[4]

Famosa, a causa del linguaggio colorito e non proprio oxfordiano, è diventata la frase con la quale Victoria Nuland, una semplice Portavoce del Dipartimento di Stato, ha liquidato le prerogative degli Europei di dire la propria nella crisi in Ucraina: “Si fotta la UE!”

[5]

Pochi giorni dopo che la Germania, soprattutto grazie all’opera del Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier (a seguito di ripetuti contatti con il suo omologo Russo Sergey Lavrov) sembrava voler ammorbidire la sua posizione riguardo alla crisi Ucraina, oltre che accogliere benevolmente l’intervento Russo in Siria, proprio negli USA è scoppiato lo scandalo Volkswagen, che in molti hanno visto come un violento avvertimento alla Merkel perchè non andasse oltre.

[6]

Non solo viene imposto il dogma del libero scambio e le industrie del posto vengono private di ogni protezione doganale ed esposte alla devastante concorrenza delle multinazionali straniere ma, addirittura, condizione dell’intervento delle Istituzioni Internazionali negli Stati del Terzo Mondo è che questi si impegnino a non sostenere e sviluppare in nessun modo le produzioni locali.
In pratica i prestiti accordati ai Paesi in difficoltа posso
no essere utilizzati solo per alimentare i consumi nei confronti di produzioni provenienti dai Paesi ricchi, e il debito che ne deriva, con i suoi interessi da pagare ogni anno, causa l’irreversibile perdita di sovranitа dei Territori interessati.

[7]

Il Colpo di Stato dei Colonnelli del 1967 e la conseguente Dittatura Militare, come è stato successivamente dimostrato, è stato il primo di una serie di “esperimenti” volutamente organizzati dalle Potenze dell’Occidente nel “Laboratorio Greco”. Oggi la storia si ripete.

[8]

Nell’Aprile 2016, durante uno dei momenti più critici della crisi dei migranti siriani, Obama, recatosi per l’occasione proprio in Germania, ammonì: “In Germania, più che in ogni altra parte del Mondo, abbiamo imparato che non abbiamo più bisogno di muri. Non possiamo definire il nostro scopo costruendo barriere per escludere o includere i nostri vicini”. Angela Merkel comprese il significato del messaggio e cedette.

Fonte: http://sakeritalia.it/europa/angela-merkel-passera-alla-storia/

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Citazione
AlbertoConti
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"la donna senza qualità"

"una culona inchiavabile"

Queste due definizioni danno la misura della levatura morale e culturale dei rispettivi autori. Inversamente proporzionale al loro peso politico. Ma questi sono i tempi, anche se è difficile farsene una ragione. 😥


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oldhunter
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Condivido questa considerazione che è la prima che mi è venuta in mente leggendo il "signorile" modo di scrivere di questo articolo di Cesare Corda. Considerazione che si è accresciuta man mano notando l'equilibrio e la sensatezza di questo autore a me finora sconosciuto.

Buona giornata a tutti


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Nieuport
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Ottimo articolo e grazie a Oldhunter per avercelo presentato.
AlbertoConti ha ragione nel sottolineare l'abisso intellettuale che c'è fra l'autore e l'allora presidente del Consiglio.
Che però (lui non lo poteva dire perchè era premier ma io sì perchè sono uno qualunque) aveva ragione: non solo è una culona inchiavabile, lo era anche a 18 anni quando fu fotografata a un campo nudista.


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sotis
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Possiamo scrivere tutto quello che vogliamo e che magari è anche giusto ma la realtà è che comanda lei perchè gli altri governanti sono peggiori.


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Solamente oldhunter ed i suoi sodali avranno estratto da questa geremiade la rivelazione, io ci ho trovato tutte notizie stantie ed ammuffite. 😈


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Nieuport
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Gaia per fare i suoi soliti interventi irrilevanti e distruttivi, da brava troll, ora comincia anche a usare parole difficili: sodali, geremiade... Si sarà comprata un dizionario?


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[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 3719
 

Dall'alto della sua sapienza, Nieuport, mi partecipi su cosa di nuovo contiene il pistolotto che ci ospita che non sia già stato scritto e riscritto. Grazie.


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spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 3 anni fa
Post: 10314
 

è proprio l'era delle assurdità...

come può una tizia a guida di una Nazione colonia contare qualcosa me lo spiegate?

passerà alla storia come il personaggio politico più sopravvalutato di sempre


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