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Animo Umano


GioCo
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Per la maggioranza assoluta delle persone, la “massa”, c'è una narrazione apertamente surreale in cui vivere che non lascia scampo e dove dominano le verosimiglianze: bisogna fare quel che c'è da fare anche se spiacevole, perché di si. Lo dicono i genitori, i comandanti, la società, il governo. Cioè quei dettati veloci, tipo slogan pubblicitari, che aderiscono ai desiderata emotivamente coerenti dei singoli (quello che vogliamo sentirci dire) e propri del momento più che della realtà per rispondere a esigenze immediate di natura infantile. Ad esempio per coloro che hanno bisogno di conforto, come i bambini quando avvertono d'essere soli ad affrontare problemi più grandi di loro, problemi che gli adulti invece “sanno” bene come affrontare, pensiamo a una caduta con relativa sbucciatura di un ginocchio affrontata dal bambino con il pianto e dall'adulto che interviene prontamente con il conforto e il rimedio medico relativo. Possiamo chiamare questa condizione “fase infantile dell'animo” e risponde a un esigenza profonda in noi che non è mai esaurita e può essere sfruttata da malintenzionati. Essa è caratterizzata da una totale rinuncia alla responsabilità individuale e all'affidamento relativo alle “cure” di una qualche guida considerata adulta, capace verso cui è fatto obbligo doversi “fidare ciecamente”. Qualsiasi sia quindi la verosimiglianza sfruttata, ciò a cui mira la “guida adulta” è la fede acritica di chi si abbandona nelle sue mani e non altro. A questo punto “l'adulto” può o meno dirigere le energie infantili dove crede più opportuno o dove (più facilmente) è in grado. Governa per ciò l'intento che se è quello di sfruttare la situazione per secondi fini, ottiene sempre il massimo inaccettabile. E' quindi questa la condizione preferita da chi vuole profittare del prossimo e della sua “ingenuità” senza pagarne lo scotto.

Poi c'è una residua minoranza che esce dalla narrazione apertamente surreale. Anch'essa è una massa, ma decisamente minore rispetto la prima. Questa parte di persone ha la caratteristica di non accettare lo slogan in via acritica avvertendo che è all'opera una sorta di manipolazione che ha ragioni più vaste, profonde e generali e per ciò vuole approfondire, conoscere, sapere, capire cosa accade al fine di trovare soluzioni più adeguate alla condizione sperimentata. Potremmo definirla “fase adolescenziale” dell'animo. Le emozioni che vengono vissute da questa porzione di persone hanno la caratteristica di essere forti, come i venti impetuosi della tempesta e per ciò difficili da controllare, ma altalenanti, ora positivi, ora negativi. C'è quindi l'esigenza di “sapere” dove dirigere tutte queste energie impetuose, per evitare di esserne travolti e qui arriva “il supermercato” delle soluzioni, tutte sbagliate. Molto sbagliate!

Tuttavia la fretta di trovare uno sfogo obbliga all'azione questa fetta di persone. Esse tendono anche ad essere polarizzate da tifoserie, scegliendo nel supermercato la “soluzione” che di volta in volta pare più adeguata. In questa fase domina la sensazione di “libertà” e in particolare la libertà di scegliere, perché ci si rende conto che nello stato infantile non esiste che il dettato adulto che non tiene mai conto di tutto il portato di ogni singolo e quindi raramente è in grado di mettere in accordo l'unità con il Mondo. Un po' come tentare di incastrare pezzi che non combaciano mai perfettamente. Comunque nella stragrande maggioranza dei casi ci si accontenta, forzando in qualche modo l'incastro. Il supermercato delle soluzioni, tutte specificatamente sbagliate, non appare in sé “sbagliato”. Tutt'altro. Appare affascinante, attraente, anche bello. Ma questa è la superficie e se si gratta appena appena iniziano a emergere le magagne. Chi vive emozioni molto forti in un certo senso “sa” che oltre le apparenze ci sono anche troppe cose fuori posto, ma preferisce in generale difendere il supermercato perché anche se non veicola “perfezione” è però un luogo migliore rispetto la dimensione surreale della fase infantile dell'animo da cui proviene e verso la quale non desidera tornare, per ciò difende il supermercato perché gli garantisce la “fuga”.

Dato che l'animo vive queste impetuose necessità emotive di volta in volta costruite sull'acquisto di nuove soluzioni che hanno lo scopo si svelarsi per quel che sono, cioè sempre inadeguate in qualche misura, ma al contempo è anche costretto in questo modo ad esplorare il supermercato delle possibilità, il risultato è che si finisce sempre per conoscere “bene” il supermercato che poi sono le proprie “inadeguatezze”. A seconda del grado di esperienza che ne emerge, ogni individuo quindi acquisisce un certo grado di “distacco” e in particolare dalle soluzioni che ha già sperimentato come inadeguate per se stesso. Non cessa il bisogno di conoscere, ma inizia a farsi strada un altra necessità, quella di placare l'animo, di abbassarne la forza con cui agisce e si auto-giustifica non perché “sbagliata”, come invece il supermercato induce e suggerisce di continuo per esempio addossando colpe e in specie all'Uomo i quanto tale, ma banalmente perché più questa si abbassa più è evidente che la scelta diventa raffinata, rivolta alle questioni sottili che riguardano gli aspetti singoli dell'inadeguatezza. Ad esempio si andava in vacanza per risolvere il problema della tensione cumulata in ambito lavorativo ma poi si inizia a osservare come questa non sia altro che una occasione diversa per cumulare ansia e stress e quindi si esplorano altre forme di “vacanza”. Non è più quindi vissuto come “necessario” il bisogno emotivo grosso, spesso, governato da piaceri più o meno vissuti intensamente ma comunque nel mito dell'intensità più elevata, piuttosto si aggiunge ad esso un periodo di “riposo” dalle intensità emotive dove invece si impara ad apprezzare i gesti minuti e “le piccole cose”. L'attenzione quindi si sposta e gravita sempre più tempo verso “il particolare” e con esso l'idea che il supermercato possa offrire effettivamente una qualsivoglia soluzione adeguata: sorge la necessità di intervenire per “modellare” le soluzioni generiche del supermercato, personalizzandole e via via sempre più seguendo un percorso che riguarda strettamente le nostre esigenze individuali. Domina quindi in questa fase la riflessione, la logica e la ricerca coerente della realtà, la trasparenza (soprattutto verso noi stessi) e la posa ritmata e lenta del procedere del pensiero e in questa condizione dell'animo ricadono persone che possiamo definire “sempre più adulte”. Diventa prioritario l'incontro tra noi e il Mondo: è l'età di mezzo.

L'età di mezzo non rifiuta ne quella infantile, ne quella adolescente come invece accadeva nell'età adolescente che “scappava” da quella infantile. La sua caratteristica è riconoscere che entrambe le età precedenti hanno un ruolo e quindi di conseguenza la minoranza che ricade in questa condizione tende a sfruttare la propria migliore capacità di controllo sul prossimo. Ovviamente in senso emotivo e raramente positivo. Si tende a sfruttare il prossimo per un proprio tornaconto personale sia consapevolmente che no.

Tendenzialmente la gran parte di chi ricade in questa fase sperimenta un tipo specifico di potere, il potere di persuasione. Inizia a osservare come questo potere sia di gran lunga preferibile a tutto il resto e ad accarezzare l'idea che sia necessario, quasi obbligatorio sfruttare questo “potere” per migliorare il Mondo abitato. Questo potere riguarda l'influenza che a sua volta è sempre declinabile in una qualche forma di fascinazione e la tecnica fa la differenza.

Ciò che incorre è il grado di possesso. Più “tecnicamente” possediamo o ci facciamo possedere dalle idee, più questo forma un tipo di possessione. Generalmente quindi il tipo di possessione è determinato dal grado di compenetrazione tra forme pensiero o potremmo dire anche “confusione”. La possessione infatti a seconda del suo grado di penetrazione genera confusione, caos e distruzione. Ma c'è un ma. Nell'osservare la relazione tipica della condizione infantile non si direbbe che la possessione genera questo effetto. Il bambino non sembra affatto uscirne “distrutto” dalla relazione con l'adulto e in specie se c'è un legame affettivo profondo all'opera che governa l'intento migliore disponibile al momento nell'adulto. La chiave infatti è sempre emotiva: qualsiasi altra emozione che non sia “il bene” profondamente desiderato, ricercato e voluto per se stessi e per il prossimo come fosse una cosa sola, emotivamente, determina sempre nella relazione di possesso un risultato infausto, gramo, caduco. Cioè un opera gravida dei semi della sua propria distruzione, semi che prima o poi germoglieranno e per ciò con essi l'esigenza di quella eternità mancata, propria dell'opera perfetta. Inoltre il risultato sarà positivo (piuttosto che neutro) nel grado esatto di conoscenza che avremo di noi stessi. Per ciò in questa fase che possiamo indicare come “anziana” è la necessità di saggezza che subentra e con essa l'imperio “conosci te stesso” perché nel grado in cui saremo capaci di approfondire chi siamo, cioè in che stato ci troviamo, da dove veniamo e dove siamo diretti, rispetto il palcoscenico della nostra Vita corporea e per ciò identificata, saremo anche nelle condizioni di non nuocere nella relazione con l'altro, quando non addirittura vivere occasioni per poter fare concretamente qualcosa di profondamente positivo senza sentirci in debito o in credito.

A questo punto siamo davanti al precipizio. Possiamo solo tentare il salto che è un salto di qualità. Cioè l'acquisizione complessa e profonda della capacità di vedere propria della veggenza che non arriva a causa dell'impegno individuale che ci ha portati fino a quel punto, ma a causa della maturità dell'animo. Il salto è impossibile e per quanto ci proveremo avrà come risultato solo quello di farci precipitare nel vuoto. Fintanto che quella maturità non è raggiunta torneremo a precipitare ad ogni tentativo nell'oscurità da cui dovremo riemergere poi con fatica, dopodiché è automatico, avviene da sé come fosse stato sempre possibile, la cosa più naturale del Mondo. Come Nascere.


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@GioCo

Visto che stavolta mi sembra di capire di cosa stai parlando, provo a suggerire altre idee basate sulla mia esperienza, usando le metafore che (attualmente) tendo a usare.

Nella fase "adulta" o "di mezzo" è cruciale l'osservazione spassionata di se stessi e degli eventi che ci coinvolgono. Solo così si può capire, o intravedere, che il "potere di influenzare gli altri" in realtà non è completamente "nostro".

Non tenerne conto porta sicuramente a situazioni indesiderate, per noi e per chi "manipoliamo", sia pur a fin di bene. Quello che tu chiami "possessione".

Per come la vedo, e secondo la mia metafora, in questa fase si può vedere che il "riflesso" del nostro "io", o la nostra interiorità, è in effetti tutto il resto del "mondo". E viceversa. Cioè il nostro "io" non è poi cosi tanto "nostro".

La dualità apparente tra io e mondo non è composta da 2 aspetti, o come vogliamo chiamarli, separati e indipendenti, ma sono entrambi un mix, in cui è praticamente impossibile distinguere la separazione.

Un esempio: se esco a fare un giro, tendo a pensare che sia stata una mia iniziativa. Ma un volta in giro se capita che incontro qualcuno che non vedo da parecchio tempo, tendo a pensare che l'iniziativa sia stata del "mondo".

Beh, per come la vedo nessuna delle 2 ipotesi è giusta.

Per cui il voler approfittare del potere di manipolazione è decisamente pericoloso. Quando facendolo ne viene fuori qualcosa di buono, che è piuttosto raro, semplicemente succede, senza premeditazione. È come se i 2 presunti "lati" o "aspetti" agissero all'unisono e non è possibile dire da che parte è partita la volontà di agire, l'iniziativa.

Ma se c'è premeditazione, l'intenzione da parte mia, sono sicuramente guai. Quando va bene solo una situazione confusa, che sarebbe stato meglio evitare, ma più l'intenzione è forte e più i guai sono grandi.

 

 


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GioCo
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Pubblicato da: @intp

@GioCo

Visto che stavolta mi sembra di capire di cosa stai parlando, provo a suggerire altre idee basate sulla mia esperienza, usando le metafore che (attualmente) tendo a usare.

[...]

Ma se c'è premeditazione, l'intenzione da parte mia, sono sicuramente guai. Quando va bene solo una situazione confusa, che sarebbe stato meglio evitare, ma più l'intenzione è forte e più i guai sono grandi.

Alla faccia! 🤩  Mi hai fatto cadere dalla sedia! 😉 

Primo, non mi aspetto mai che qualcuno "capisca"... Voglio dire, a volte il mio demone (quella forza interiore che bla bla bla ... ma che te lo dico a fare? 😊 ) ha delle belle pretese, per ciò devo prima leggere e rileggere quel che scrivo e poi "tradurlo" per "tutti gli altri". Il che è un impresa quasi titanica essendo dislessico. Per ciò dalle mie miserabili "altezze" partorire qualcosa che abbia senso compiuto (per me ce lo ha sempre, ma a livello intuitivo, non verbale) è già un bell'andare. C'è poi il problema della "densità" che la parola non possiede e "decidere" cosa lasciare e cosa trattenere di quella "densità" originaria (di significati) è un altra impresa titanica, ma stavolta per il mio lato discretamente autistico. Infatti leggere e decidere sono due opere molto critiche per chi vive questi miei aspetti neurodiversi e ho dovuto passare molti anni ad allenarmi e compensarli e altrettanti prima per individuarli in me in mezzo a tutta la confusione generale che sto Mondo è in grado di combinarti dentro.

Due puttanate conquistate con grande fatica.

Infine mi lasci a bocca aperta proprio per la descrizione di un aspetto della tua esperienza che tra l'altro mi sento pure di condividere e che riguarda il potere della manipolazione del nostro prossimo. Come se avessi "risposto" a una domanda (implicita) che non ho formulato ma che aggiunge sicuramente un aspetto importante al quadro più generale.
Diciamo che proprio questo aspetto per me è alla base della decisione di descrivere il mio demone come tale.


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@GioCo

Spero che non ti sia fatto male 😉 

Riuscire a comprimere in parole ciò che intuiamo è un'impresa quasi impossibile. Bisogna per forza ricorrere a metafore, che sono ambigue di per sè, e peggio ancora quando dovrebbero mostrare aspetti non misurabili come piace agli scienziati.

Però si può contare su quell' "unisono" che sembra fare il miracolo di usare metafore abbastanza condivise da trasmettere qualcosa.

 


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Teopratico
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Riesci sempre a dipingere visioni che colgono determinati temi ben inanellati, è come se invitassi chi legge ad osservare un attimo il cielo/mondo dal tuo telescopio per vedere l'allineamento di certi corpi celesti... Sulla manipolazione o anche solo capacità di persuasione penso che si sia fondata la storia della civiltà degli ultimi millenni, fatta solo di guerre per quanto ne so, ed essendo di natura un anima, vagula, blandula, amo il massimo rispetto nelle relazioni, le giuste distanze, le grandi unioni...


 


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INTP
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Sulla manipolazione o anche solo capacità di persuasione penso che si sia fondata la storia della civiltà degli ultimi millenni, fatta solo di guerre per quanto ne so,

Già, nel bene e nel male...

Personalmente diffido parecchio delle situazioni guru/santone + discepoli, per natura durano troppo tempo e tendono ad essere troppo forti.

Ma l'influenza giusta al momento giusto spesso aiuta i singoli nel cammino, un equilibrio difficile per un mondo difficile 😀 


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