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Boffo. Un granfe Avvenire dietro le spalle


Tao
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L'attacco di Vittorio Feltri, alla fine di agosto, dalle pagine de Il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi, l'ha trasformato in vittima dell'antiberlusconismo e paladino della liberta' di informazione. Eppure Dino Boffo, direttore del quotidiano dei vescovi Avvenire fino allo scorso 3 settembre, nella sua lunga carriera di dirigente ecclesiale e regista unico della comunicazione cattolica targata Cei, e' molto lontano da questo profilo.
Da sempre vicino al centrodestra, scrupoloso censore delle voci dissonanti dal pensiero dalle gerarchie ecclesiastiche, Boffo e' stato, soprattutto, megafono dell'uomo forte della Conferenza episcopale italiana, il cardinal Camillo Ruini che, quindici anni fa, lo mise al comando dell'informazione cattolica con un mandato esplicito: fare di Avvenire e degli altri media non tanto degli organi di informazione attenti a quanto si muove nel variegato mondo cattolico, ma una corrazzata a sostegno delle battaglie politico-sociali della Cei che, dopo la scomparsa della Democrazia cristiana, era di fatto il partito cattolico italiano, capace non solo di attirare il consenso dei fedeli, ma di trattare direttamente coi governi e di influenzarne le scelte.
Monsignor Vinicio Albanesi, presidente della Comunita' di Capodarco, che all'informazione dedica risorse ed energie avendo dato vita all'agenzia di stampa specializzata Redattore sociale, ha le idee chiare: «Il rilancio di Avvenire con i soldi della Cei - dichiara all'agenzia Adista - fu voluto negli anni ‘90 dal cardinal Ruini, allora presidente dei vescovi, che aveva il progetto di una voce cattolica capace di intervenire nella societa': un'unica voce che rappresentasse tutto il mondo cattolico, dando l'idea della compattezza assoluta dei cattolici italiani. Del resto, Boffo e' stato direttore dei tre organismi di comunicazione della Cei (oltre ad Avvenire, l'emittente Sat 2000 e la radio Inblu, ndr) per 15 anni, oltre che per la sua professionalita', per il riconoscimento della sua funzione di portavoce necessariamente obbediente».
Nato nel 1952 nell'allora Veneto bianco, ad One' di Fonte, in provincia di Treviso, Boffo e' un rampante militante dell'Azione cattolica che scala velocemente i gradini del potere: nel 1974 viene chiamato a Roma come responsabile nazionale dell'Azione cattolica ragazzi e nel 1977 diventa segretario nazionale dell'Ac, guidata da Mario Agnes, che poi, dal 1982, sara' direttore dell'Osservatore romano, il quotidiano del Vaticano, fino all'avvento di Giovanni Maria Vian, nell'ottobre 2007.

ASSE NELLA MANICA

A Roma Boffo non perde tempo e si accredita subito in Vaticano: a don Stanislao Dziwisz, potente segretario di papa Karol Wojtyla, propone di ospitare nelle case dell'Ac i pellegrini polacchi in visita nella capitale; e diventa amico di Marcello Bedeschi, deus ex machina delle Giornate mondiali della gioventu' - gli oceanici raduni giovanili voluti da Giovanni Paolo II - con il compito di raggranellare ricche sponsorizzazioni, accettando cospicui finanziamenti anche dalle banche che sostengono il commercio delle armi, come la Banca di Roma, in occasione della Gmg del 2005.
Nasce in questi anni l'asse Wojtyla-Ruini-Boffo che trasformera' profondamente la Chiesa italiana, spegnendo le tensioni al rinnovamento nate dal Concilio Vaticano II. A Boffo, che intanto nel 1983 entra nel Consiglio di amministrazione di Avvenire, viene affidato il compito di conquistare l'Azione cattolica, la piu' grande associazione ecclesiale, fortemente influenzata dagli eredi di Vittorio Bachelet (ucciso dalle Brigate rosse nel 1980), dallo storico Alberto Monticone e da Rosi Bindi, che facevano della laicita' e dell'autonomia dalle gerarchie e dalla Dc le loro stelle polari.
Boffo, che frattanto si era avvicinato a Comunione e Liberazione, il movimento fondato da don Luigi Giussani, su mandato di Ruini fonda allora la corrente interna dei “bulgari”, con l'obiettivo di scalzare i cattolici democratici e traghettare l'Ac verso le rassicuranti sponde conservatrici e clericali. Il tentativo non riesce - bisognera' attendere l'inizio degli anni '90, quando Ruini diventera' presidente della Cei - ma ormai il dado e' tratto.
Nel secondo convegno della Chiesa italiana, a Loreto nell'aprile 1985, il progetto emerge in tutta la sua chiarezza. Giovanni Paolo II irrompe nell'assemblea e, in un discorso scritto a quattro mani con Ruini, vicepresidente del Comitato preparatorio del convegno, detta la nuova linea: «Operare affinche' la fede cristiana abbia, o recuperi, un ruolo-guida e un'efficacia trainante nel cammino verso il futuro». Lo spirito conciliare e' definitivamente sconfitto, sostituito da una visione di Chiesa interventista nella politica e nella societa'. A Ruini, che nel 1986 viene nominato segretario generale della Cei, viene affidato il compito di gestire quel nuovo corso che in pochi anni normalizzera' episcopato, associazioni e parrocchie.

MEDIA DELLE MIE BRAME

Boffo invece si occupa dei media: nel 1989 viene spedito a Treviso a farsi le ossa come direttore di Vita del popolo, uno dei piu' importanti settimanali diocesani italiani, e nel 1991 assume il timone di Avvenire, prima come vicedirettore e poi, dal 1994, come direttore; strada facendo Ruini gli affida anche la televisione, Sat2000 (canale satellitare collegato con circa 40 tv locali) e il circuito radiofonico Inblu che conta 200 emittenti locali.
È la realizzazione del grande programma ruiniano di un'informazione cattolica gestita direttamente dalla Cei che copra tutti gli spazi della comunicazione: agenzia di stampa (Sir), quotidiano, televisione e radio. Nel progetto originario avrebbero dovuto esserci anche un settimanale popolare, Famiglia Cristiana, e un mensile di approfondimento, Jesus, entrambi promossi dai religiosi paolini, i quali pero' seppero resistere agli assalti di Ruini. Quest'ultimo riusci' perfino a convincere il papa a commissariare la congregazione, pur di mettere le mani sui due periodici.
La punta di diamante di una corrazzata finanziata - in maniera indiretta e surrettizia - con i soldi dell'otto per mille, ma anche con i rimborsi statali della legge sull'editoria (solo per Avvenire circa 6 milioni di euro l'anno) e con la diffusione militante nelle 26mila parrocchie italiane, capace di intervenire nella vita politica e sociale secondo le rigide direttive della Cei. Tutto questo e' Avvenire, che Boffo trasforma in pochi anni da soporifero bollettino parrocchiale in un ariete in grado di scagliare nel dibattito il verbo di Ruini.
La ricetta? Titolazione aggressiva e un gruppo di “laici devoti”: dall'ex Pci Ferdinando Adornato ad Ernesto Galli Della Loggia, docente all'universita' “Vita e Salute” dell'ospedale milanese San Raffaele fondato da don Luigi Verze', il prete manager che fu amico di Bettino Craxi, prima, e di Silvio Berlusconi, poi, fino ad un manipolo di agguerrite ex femministe come la storica Lucetta Scaraffia, moglie di Galli Della Loggia, e l'ex radicale Eugenia Roccella, oggi sottosegretario alla Salute, ieri portavoce, insieme a Savino Pezzotta, del Family Day, la mega-manifestazione promossa dalla Cei e dall'associazionismo cattolico il 12 maggio 2007 a sostegno della famiglia tradizionale. Tutti onnipresenti sulle pagine del quotidiano.

UN AVVENIRE DI CENSURE

La ricetta Boffo per il nuovo Avvenire continua con l'eclissamento delle voci fuori dal coro diretto da Ruini, quasi sempre esponenti di quel cattolicesimo sociale e democratico reo di guardare a sinistra e, quindi, da ridurre al silenzio. Come Enzo Bianchi, priore della comunita' monastica di Bose, che si vide censurato da Boffo un articolo contro la guerra in Iraq; o Gabriella Caramore, conduttrice di “Uomini e profeti”, fortunata trasmissione radiofonica su RadioTre, a cui Boffo cestino' un editoriale sul “fine-vita”; e lo storico cattolico Pietro Scoppola, di area Partito democratico, editorialista di Repubblica e di Avvenire, che, dopo un articolo cri
tico sulle cosiddette “radici cristiane” dell'Europa, si vide sbattuta la porta in faccia da Boffo.
E poi le grandi battaglie sui temi “eticamente sensibili” condotte con aggressivita', come in occasione della vicenda di Eluana Englaro: “Non morta ma uccisa” il titolo dell'editoriale di Avvenire in cui Beppino Englaro, il padre di Eluana, veniva paragonato al “boia”.
Negli anni, pero', cresce una certa insofferenza allo strapotere Ruini-Boffo, sia in Vaticano - soprattutto con l'arrivo alla Segreteria di Stato del cardinal Tarcisio Bertone che vuole gestire direttamente i rapporti con la politica italiana - sia nella Cei, dal 2007 guidata dal cardinale Angelo Bagnasco.
E iniziano a circolare le prime indiscrezioni: nel settembre 2005 Mario Adinolfi, blogger ed ex redattore di Avvenire, divulga la notizia di una condanna che avrebbe subito Boffo; nell'estate 2006, un mese dopo la nomina di Bertone in Vaticano, il vaticanista Maurizio Di Giacomo segnala “una condanna per molestie” a carico di Boffo. Notizie bloccate, fino a pochi mesi fa: a maggio sul tavolo di tutti i vescovi arriva la copia del decreto di condanna per Boffo (516 euro per molestie) e una velina anonima secondo la quale il direttore di Avvenire sarebbe un «noto omosessuale gia' attenzionato dalla polizia».
Decreto e velina che una manina passa poi a Feltri, il quale la pubblica, fornendo cosi' ai vertici della Cei l'occasione per liberarsi di Dino Boffo.

Luca Kocci
Fonte: www.lavocedellevoci.it
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=234
5.10.2009


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