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C’è una “forte probabilità” che Israele attaccherà l’Iran...


Tao
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Leon Panetta: “C’è una “forte probabilità” che Israele attaccherà l’Iran tra aprile e giugno”. Per scaldare gli animi c’è chi batte cinicamente la grancassa “antisemita” di Tolone

Barack Obama dice che nessuna decisione da parte israeliana è stata ancora presa, ma il  suo segretario alla Difesa Leon Panetta ha fatto sapere c’è una “forte probabilità” che Israele attaccherà l’Iran tra aprile e giugno. Come se non bastasse, funzionari americani, rimasti però senza nome, hanno dichiarato di recente al giornale inglese  Guardian di ritenere che all’amministrazione USA non rimanga “altra alternativa” che attaccare l’Iran oppure lasciare che lo faccia Israele entro la fine dell’anno. Come si vede, la situazione appare drammatica, arrivata davvero al punto di svolta.

Vedremo come andrà a finire. Vedremo se lo psicodramma anti iraniano resterà un fiume di parole, che ormai scorre con violenza crescente da troppi anni, e un fantasma israeliano oppure se si trasformerà nel primo passo verso quella che potrebbe diventare una catastrofe anche per l’Europa.

Intanto vorrei far notare un paio di cose riguardo la tragedia di Tolone, e come è stata trattata, confrontandola a un altro paio di tragedie razziste successe negli Usa e a come queste sono state (non) trattate. Un due pesi e due misure di gravità inaudita, ma – purtroppo – certo non nuova.

In Florida, negli Stati Uniti un volontario dei vigilantes, una specie di “guardia padana” armata, nel corso di una ronda ha ucciso a freddo il 17enne Martin Trayvon, un ragazzo nero.  L’assassino si chiama George Zimmerman, cognome di evidente origine tedesca e secondo alcuni anche ebreo. C’è forse qualche mascalzone pronto a sostenere che gli ebrei o gli oriundi tedeschi odiano tutti a morte i neri? Certo che no? Eppure per Mohamed Merah, il pluriassassino di Tolone, la mascalzonaggine si è invece sprecata, accettata da tutti. “I musulmani odiano gli ebrei ed è ora che l’Europa si svegli!” è stato il grido Fiamma-nte dei soliti ipersionisti fanatici duri e puri che spingono a una guerra di vaste proporzioni a cominciare dall’Iran. Da notare che Zimmerman non è stato neppure tratto in arresto! Per evitarsi le manete è bastato si inventasse d’essersi “sentito minacciato”. Questa è l’ennesima conferma che nonostante sia diventato presidente un oriundo africano come Obama gli Usa sono ancora razzisti i qualche pezzo di dna e delle viscere. Non si spiegherebbero altrimenti le frequanti uccisioni di neri da parte della polizia negli Usa e le sadiche stragi di civili compiute da militari scellerati, ma SEMPRE di razza bianca, in Vietnam, Iraq, Afganistan…

Nessuna fanfara neppure per la musulmana Shaima Alawadi, 32enne madre di 5 figli massacrata senza pietà a El Cajon, vicino S. Diego, sempre egli Usa, nessuna fanfara. Eppure oltre a far parte della locale comunità irachena, Shaima era stata minacciata con un biglietto eguale a quello trovato vicino al suo cadavere: “Vattene via, sei una terrorista”. C’è qualche mascalzone che se la sente di dire che gli statunitensi odiano in blocco gli iracheni, compresi quelli che vivono pacificamente negli Usa?

Tutto ciò premesso, nella conclusione della tragedia di Tolone a voler speculare e fare dietrologia come fanno i fanatici dell’odio anti palestinese, anti arabo e anti islamico, ci sarebbe da sbizzarrirsi. Ho letto tra l’altro che sul suo passaporto aveva timbri di Israele e Siria, cosa decisamente impossibile: in Siria non ti fanno entrare se hai timbri di ingresso in Israele e viceversa in Israele non ti fanno entrare se li hai siriani. Cosa dedurne? Non lo so. Anche perché potrebbe essere una notizia di stampa non vera, come spesso capita. Stiamo invece ai fatti certi, alla serie di cose davvero strane o comunque suggestive.

1) Leggo che tra le armi di quel pazzo furioso di Mohamed Merah c’era anche un mitra Uzi. Che se non sbaglio è un mitra isreliano, non iraniano.. Certo, procurarsi un mitra made in Usa, in Italy, in China o in Israele può farlo chiunque, non necessariamente al soldo di quei Paesi. Sento però già le urla che si sarebbero levate al cielo se gli avessero trovato un mitra di fabbricazione iraniana!!! Invece per l’Uzi israeliano silenzio generale, no problem: tutti gentlemen, low profile, understatement. Mah.

2) – L’autore delle due stragi, di parà e bambini francesi, è stato ucciso guarda caso con un colpo in testa. Il caso vuole che si tratti del classico “colpo di grazia”, sparato sempre quando si vuole essere sicuri che la persona colpita non sopravviva. Non a caso la procedura israeliana per verificare se un “terrorista” ferito in uno scontro a fuoco fosse morto era proprio sparargli un colpo in testa – cioè ammazzarlo!!! – come rivelò Alberto Stabile in un suo articolo a pagina 14 di Repubblica dell’11 febbraio 1995. In Israele scoppiò uno scandalo solo quando i soliti militari zelanti e ottusi misero in pratica la procedura nei confronti di almeno due commilitoni israeliani feriti, accoppandoli. Come è noto, il diavolo fa le pentole, ma non sempre anche i coperchi….

3) – Più che teste di cuoio sono state teste di cazzo. Dato in particolare che l’appartamento dove s’era rifugiato quel tizio era appena un pian terreno o poco più, bastava bloccare con sacchi di sabbia tutte le uscite, porte, balconi, finestre, e prenderlo per fame. Tutt’al’più si sarebbe suicidato. Affari suoi. Ma senza poter sparare ad altri se non a se stesso.

4) – Solo degli incapaci entrano in un appartamento come quello e vanno avanti con le telecamerine, col rischio anzi con la certezza di sparatorie, come è avvenuto, anziché usare gas lacrimogeni, gas asfissianti, gas esilaranti, gas soporiferi, gas nauseanti, gas urticanti, gas emetici, gas paralizzanti, ecc., per essere matematicamente sicuri di poter catturare il ricercato senza nessun problema, magari bell’addomentato come un pupo o comunque incosciente. La tecnica scelta è troppo da peracottari per pensare non sia stata scelta con un fine ben preciso.

5) . Alla frase “ho vendicato i bambini palestinesi”, posto che sia stata davvero detta da Merah, si è voluto dare immediatamente un significato “antisemita” oltre che anti israeliano. E’ invece più che possibile che Merah, ammesso – ripeto – che quella frase l’abbia davvero detta, si riferisse alle responsabilità della Francia in quanto complice di Israele e della sua feroce politica antipalestinese più di tutti gli altri Stati occidentali, Usa esclusi.  E’ infatti la Francia che ha più di tutti aiutato Israele a dotarsi degli impianti atomici che hanno permesso la produzione delle decine o centinaia di ordigni nucleari che hanno reso Israele e la sua politica contro i palestinesi intoccabili. Come si fa quindi a escludere che il pazzo furioso di Tolone volesse “vendicare i bambini palestinesi” colpendo dei bambini francesi, solo casualmente ebrei? Fermo restando il fatto che col quel massacro non ha vendicato un bel nulla: ha solo ucciso dei bambini, allungando tragicamente la lista di quelli uccisi dalle bombe e dalle armi in Palestina e in Israele.

Sarkozy aveva ordinato “lo voglio vivo”? Queste le parole pronunciate ad alta voce e a petto in fuori a uso e consumo dei mass media. E quelle magari sussurrate a bassa voce ai capi militari e dei servizi? De Gaulle si usa dire che ha fatto eliminare più di un brutto tipo, malavitosi compresi, ma senza mai dare ordinae di uccidere: lui si limitata a dire soavemente ai capi dei servizi segreti: “Parbleau! Se quel Tizio non ci fosse sarebbe meglio pour la France”.

Intelligenti, pauca. Non a caso i “servizi” si chiamano anche “Intelligence”.

Oltre a queste mie osservazioni c’è un  sorprendente articolo del sito de Il Foglio. Sorprendente per il contenuto e per il fatto che sia di un giornale di destra co
me Il Foglio: http://www.ilfoglio.it/soloqui/12779

L’articolo è bene riportarlo per intero:

MOHAMED MERAH, UN’OPERAZIONE D’INTELLIGENCE FINITA MALE

DI DANIELE RAINERI
ilfoglio.it

I soldi, i viaggi, i contatti con i servizi segreti. La versione del “lupo solitario che si radicalizza da sé” non regge. Mohammed Merah lo stragista francese di al Qaida è un’operazione d’intelligence finita male

Il giovane francese di al Qaida che uccide soldati ed ebrei nella zona di Tolosa è un’operazione dei servizi segreti francesi finita male. Mohammed Merah era un agente al servizio di entrambe le parti, un individuo diviso a metà: una quota in mano all’organizzazione terrorista e una quota in mano ai servizi di sicurezza del governo. Fino a quando nel suo foro interiore la metà in mano all’estremismo, quel partito jihadista che teneva nascosto dentro l’anima, ha prevalso, fino alle stragi e alla morte in casa dopo trenta ore di assedio per mano della polizia.
La storia ricorda quella dell’informatore arruolato dai servizi giordani e da questi passato all’intelligence americana che, con il pretesto di voler confidare informazioni sulla posizione dei leader di al Qaida, nel dicembre 2009 fu ricevuto in una base della Cia e si fece saltare in aria uccidendo 7 agenti.

Secondo fonti d’intelligence che hanno parlato con il Foglio, mercoledì, durante l’assedio al numero 17 di Rue du Sergeant Vigné, il suo “handler”, ovvero l’agente dei servizi che aveva il compito di tenere i contatti con lui e di seguirlo nella sua “carriera” all’interno della rete islamista (Merah era membro di un gruppo estremista sciolto d’autorità il mese scorso) è entrato senza problemi nell’appartamento a negoziare una resa che non creasse troppi imbarazzi all’organizzazione che lo gestiva. Una conferma indiretta: secondo la rivista francese Le Point, uno dei prossimi obbiettivi sulla lista di Merah era “un funzionario dei servizi segreti di origine islamica”. Le Point non dà il nome e non spiega perché un giovane spiantato della periferia di Tolosa conoscesse un funzionario d’intelligence e anche la sua professione religiosa. Merah intendeva uccidere il suo contatto con i servizi. C’è anche il sospetto che in un primo momento, dopo i due attacchi consecutivi per strada ai soldati, Merah fosse stato escluso dalla lista dei potenziali terroristi perché considerato “uno dei nostri”.

Anzi: il suo handler gli avrebbe chiesto informazioni sulle uccisioni e sui possibili responsabili, invece che inserirlo tra i nomi da controllare e sorvegliare da vicino – come sarebbe dovuto accadere considerati i suoi precedenti, come i viaggi in zone di guerra. Il Monde scrive che “permangono dubbi sulla capacità di autofinanziamento di Merah, che da solo si sarebbe pagato armi, affitti di case, viaggi in Asia. Dubbi manifestati anche dal procuratore di Parigi, che ha detto: ‘Il livello di reddito era da Rsa’” (Revenu de Solidarité Active, è il sussidio pubblico di povertà). Scrive ancora il Monde: “Ulteriori indagini sembrano necessarie per capire chi lo aiutava, ma per ora si fermano a una zona grigia”.

Più che le note riservate sui suoi rapporti con i servizi, più che la pista dei soldi, è la storia dei suoi viaggi che travolge la versione finora sostenuta dalla polizia francese, quella di un lupo solitario che all’improvviso decide di abbandonarsi a una catena di uccisioni con finale non aperto. Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha parlato di “auto radicalizzazione di un salafita dal profilo atipico”. In realtà la lista dei timbri sul suo passaporto racconta un percorso strutturato verso il jihad. Il 22 novembre 2010 la polizia afghana lo ferma a Kandahar, la città dell’Afghanistan dove la presenza dei talebani è più forte. Consegnato ai francesi del contingente Nato, è rispedito in Francia. Nel mezzo passa brevemente per le mani degli americani ed è un ufficiale americano che ora dice al Monde: “E’ stato in Israele, in Siria, in Iraq e in Giordania”. Prima dell’arresto, va al consolato indiano di Kandahar e chiede un visto per l’India. Aggiunge una fonte militare francese: è stato anche due volte in Iran (la Dcri, i servizi che si occupano di controspionaggio e lotta al terrorismo, nega). Nel 2010 va in Pakistan per sposarsi, ma è espulso. L’anno seguente torna nel paese ed entra clandestinamente nelle due agenzie tribali che fanno da casa al jihad: il sud e il nord Waziristan. Altri legami. I fratelli Merah sono vicini a un gruppo di estremisti arrestato nel 2007 e condannato nel 2009  per terrorismo a Tolosa.

Come lui possa essere presentato come un francese normale e scollegato che vivacchia alla periferia di Tolosa è un mistero. Anche le armi trovate nell’appartamento, un fucile d’assalto e un mitra, farebbero parte del suo “pacchetto di libertà relative” in cambio di informazioni dall’interno della rete estremista.

Pino Nicotri
Fonte: www.pinonicotri.it/
Link: http://www.pinonicotri.it/2012/03/leon-panetta-c%E2%80%99e-una-%E2%80%9Cforte-probabilita%E2%80%9D-che-israele-attacchera-l%E2%80%99iran-tra-aprile-e-giugno-per-scaldare-gli-animi-ce-chi-batte-cinicamente-la-grancassa-antise/
25.03.2012


Citazione
Luca Martinelli
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1984
 

I lettori di Comedonchisciotte sono stati tra i primi al mondo a capire quello che e' successo. Il mentecatto di Tolosa era un "Manchurian candidate."


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