un bel pezzo di Lorenzo Merlo apparso oggi su Il Giornale del Ribelle
Ce n'era un gran bisogno |
13 Settembre 2024
In un blog leggo: “Ce n’era un gran bisogno”. Era il commento di un noto economista italiano in merito a ciò che aveva scritto un’altra persona, da lui definita “antisistema”. Si tratta della medesima persona, dottore, professore e chissà quant’altro, alla quale a suo tempo avevo chiesto se, a suo parere, il capitalismo era la miglior forma economica disponibile. Senza incertezza, né timore, aveva risposto affermativamente. E tutte le sue manchevolezze? Avevo ribattuto. Non c’è problema, per quelle, occorrono gli aggiustamenti necessari, aveva concluso.
Dall’origine del capitalismo, la ricchezza si è accentrata nelle tasche di pochi, le spese a suo sostegno si sono distribuite tra i più. A parte la prima fase, ancora – per modo di dire – a sfondo famigliare e, in qualche misura, leale, in cui il profitto non prevaricava la dimensione umana (tralasciamo sulle giornate di 12 e più ore di lavoro e le condizioni generali della classe operaia. Non eravamo già nel miglior sistema sociale possibile?), il sistema capitalistico non ha che degradato il mondo, la cultura umanistica, il senso spirituale e quello etico. Non ha distribuito che scorie e alienazioni, nonché legittimato la violenza. L’assenza di un’etica a che altro porta? Non ha che depredato la terra e gli uomini. In questa fase contemporanea, detta del capitalismo finanziario, ha lasciato alla concreta produzione e relativa – risicata – distribuzione della ricchezza soltanto la facciata, almeno per chi crede nelle favole. Denaro, lavoro e uomini sono mutati in personaggi di un racconto che i media, estensioni funzionali, strutturali e sostanziali del sistema capitalistico, spacciano agli ingenui che credono di vivere in una democrazia, che credono che il loro voto abbia un peso. Quale democrazia è possibile se la prima legge è quella del mercato? Se chi l’ha imposta e alimentata ora deve difendere la ricchezza accumulata? E per farlo distribuisce guerre come autolegittimato strumento per mantenere la pace? O ho capito male, egregio professore? I potentati del capitalismo hanno talmente tanto denaro da poter possedere tutto. Si sono comprati la politica, se volessero – e di fatto lo stanno facendo – si potrebbero comprare interi stati, potrebbero avere il loro esercito e, nel caso, lo avranno, quando non riusciranno più ad impiegare quello apparentemente di altri. Che pecette possiamo porre a tutto ciò egregio dottore?
Ora che Russia, Cina, India, Pakistan, eccetera, da terzo mondo, sono divenuti concorrenti dai quali guardarsi, il capitalismo occidentale, dai costi esorbitanti rispetto a quello dei dirimpettai d’oriente, ha inscenato – sempre per il bene comune – il Great Reset. Un progetto imposto dagli esponenti intoccabili di una piccola parte della popolazione del mondo, che ha come fine primo proprio quello della riduzione dei costi di autosostentamento del capitalismo, al fine di far fronte a quello dell’est, di mantenere l’egemonia o il controllo del mondo, o di non perire. A tal fine si rende necessario evitare di spendere sui servizi sociali (privatizzazioni), di ridurre il costo delle pensioni (abbandono degli anziani e innalzamento dell’età pensionabile), quello del lavoro (precariato e immigrazione disposta a tutto pur di restare nel – secondo loro – paese del bengodi), e quello della censura ormai a scena aperta, della salarizzazione dei giornalisti, della realizzazione del mondo orwelliano a suon di spot h24 per vendere un mondo al rovescio. E, per ora, ci sono riusciti. Risparmi necessari ad implementare tutta la tecnologia (dipendenza e controllo), le forze armate (meno scuole, ospedali, servizi, manutenzione infrastrutture sociali), riduzione e controllo della popolazione mondiale, la cui quantità tende ad essere ingestibile, se non con la semina di paure, bisogni, vita a punti, obbedienze e zelanti devozioni; la cui complessità tende a generare autocombustioni (leggi mancanze di rispetto nei confronti del sistema) improvvise. Suicidi, omicidi, rivolte, stragi, violenza, malessere esistenziale, nichilismo sono il prodotto del “miglior sistema del mondo”. Quello che, per chi non se ne è ancora accorto, va avanti sull’inerzia ben pasturata del consumismo di futilità e sulla fertile terra delle guerre, prima campi di battaglia, cioè rivendite di armi, poi campi di cemento, cioè ricostruzione, quindi campi di controllo ed espansione a est. Fortunatamente, sempre nello stesso blog, ma da parte di una persona di tutt’altra stirpe rispetto al nostro noto economista progressista, si legge: “Negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta molto spesso bastava una sola persona per mantenere una famiglia. Ora ne servono quasi sempre due, sottopagate”. Per tacere sul fallimento dell’Unione Europea, nient’altro che il figlio dannato di genitori materialisti, scientisti, capitalisti. Esimio dottore, al contrario di quanto affermi, è proprio di te e di quelli come te che non se ne sentiva il bisogno. Quelli che siccome hanno in casa il frigorifero, la lavatrice, l’utilitaria per tutti e l’ospedale con la risonanza magnetica, inconsapevoli adulatori della tua stessa fede e ideologia, ti rispondono vai in Cina allora. O in Russia, adesso. Grazie a questi, la curva umanistica della vita non ha fatto che scendere. Molto si poteva fare ma l’opulenza e l’edonismo, due carte del mazzo capitalista, hanno imbambolato il senso comune e l’individualismo, un’altra sua carta, l’ha annientato. Ora stiamo precipitando tutti, anche quelli abbracciati al televisore, alla villetta e alla poltrona. E anche loro, progressisti in testa, e i loro sodali in cima alla piramide. Molti di questi ultimi cadranno in piedi. E con bel sorriso imbonitore e modi gentili, dopo aver abbruttito e svenduto valli, coste e pianure, venderanno tutto ciò che resta loro ai musi gialli – business is business – in cambio di qualche cammello battriano sul quale saranno comunque ancora in sella, galoppini del nuovo padrone. Ce n’era un gran bisogno.
Lorenzo Merlo |
Un punto critico, secondo me, è la diretta dipendenza degli attuali sistemi politici dai relativi modelli economici. Dunque non (o non più) un'economia che si sviluppa nell'alveo culturale e peculiare di una determinata area geografica ma l'esatto opposto: una società che viene letteralmente rifondata e riorganizzata in base alle esigenze del sistema economico predominante. In ognuno di essi, di fatto, il sistema economico dirige e orienta la politica adattandola alle proprie regole interne, funzionali alla sua stessa sopravvivenza. Un tempo erano i contrapposti est e ovest, capitalismo e comunismo, che mostravano questa tendenza in modo via via più netto, quelli che, in estrema sintesi, il russo A. Dugin chiama "prima e seconda teoria politica". Oggi, venuta meno quella contrapposizione ma non l'attitudine a piegare la politica in senso totalmente materialista, si presenta una novità, ossia quella che nell'articolo riportato è ben descritta come "necessità di ridurre i costi di autosostentamento del capitalismo stesso", unitamente al peso crescente di paesi un tempo facilmente sfruttabili e marginalizzabili dal capitalismo. In queste "economie emergenti" - fino a pochi decenni fa utilizzate solo come fabbriche a basso costo - il peso crescente del prodotto nazionale lordo e persino la disponibilità finanziaria diffusa rendono più difficile tracciare una netta linea di demarcazione con i cosiddetti "standard occidentali". Perché? Beh, proprio perché la gigantesca operazione di riduzione dei costi di autosostentamento ha esposto la vecchia classe media ad un costante impoverimento limitandone l'accesso ai beni. Salari inadeguati, protezione sociale traballante e fluttuazioni dell'inflazione generano enormi incertezze (vedasi il caso ultimo della Germania) ed anche, secondo me, un grosso fraintendimento. Ci si illude infatti che, visto l'andazzo, le masse non tarderanno a far sentire la propria voce ai piani più alti, a presentare le loro istanze politiche utilizzando i sicuri e ordinati strumenti "democratici" che la società ci offre. Peccato che non sia così. Non è così perché, come è stato più e più volte constatato, certi temi sono ormai un tabù, "non si deve parlare ai manovratori" pena una nostra possibile rovinosa malora. Ad aggravare il quadro c'è poi la progressiva e rapida caduta culturale della società, appiattita ad arte su discorsi "unici" che non ammettono critiche. Qui si dimostra in modo lampante il totale asservimento politico alla sopravvivenza del sistema economico, ormai ridotto a capitalismo speculativo che si è liberato in modo improvvido quanto spavaldo della dimensione produttiva. Ed ora anche di quella intellettuale, con lo sbarco massiccio di un esercito di incapaci ricattabili nelle università, nei sindacati, nei partiti stessi. Non si può più neanche blandire la popolazione con le "meraviglie del progresso" poiché bisogna ridurre i costi di ogni cosa e allora resta ben poco: il cibo schifoso consegnato a domicilio, il video di tik tok, il rap italo-africano... Ma è il migliore dei mondi possibili, loro ci credono e quindi anche noi.
commento perfetto, cara @Sarah. Ho poco da aggiungere, se non forse una flebile speranza: come ho scritto anche altrove, se finora i padroni del vapore avevano concesso anche un po' di carota oltre al bastone - qualche briciola spazzata dalla tavola per consentire alle masse degli "inutili" di soddisfare l'impulso al consumismo becero (l'"edonismo straccione" di cui parla Massimo Fini), adesso sembra vogliano passare alla modalità repressiva tout court, creando masse di poveri che dovrebbero anche essere felici della loro condizione perchè giova a salvare il pianeta, notoriamente il primo pensiero che hanno al risveglio mattutino gli estrattori di ricchezza. Forse stavolta il numero di chi si ribella potrebbe raggiungere la soglia critica, con conseguenze non facilmente prevedibili
E' possibile... Forse è umanamente impossibile, ad oggi, comprendere il dove riporre l'eventuale speranza. Più che contare su un ravvedimento, in grado di ripristinare qualcosa di simile allo status quo, mi sento di guardare (con tutti i miei limitatissimi mezzi) alla complessità dell'attuale alla ricerca di una sorta di schema. Uno schema che, apparentemente, non esiste. Eppure, al di là delle considerazioni economiche che pur concorrono grandemente a comporre questo quadro, si coglie una vocazione distruttiva e autodistruttiva che non può, secondo me, basarsi esclusivamente sulla logica del denaro. Si fa leva sulla nostra inerzia, amplificata dall'indottrinamento dei pochi giovani, e al contempo si rimuovono quasi tutti i divieti che prima impedivano di "celebrare", per così dire, l'abiezione umana più assurda. Mentre si prende coscienza di non appartenere più ad alcun vero consesso sociale, si è esposti ad una quantità di "brutto" senza precedenti (mi perdoni la semplificazione): stragi di innocenti, morte, malattia da vedere come parte dell'ordinaria amministrazione. Oltre che ad un nuovo corso economico o una cattiva congiuntura mi pare di assistere alla caduta di una maschera, allo svelarsi delle nuove (o delle vere) intenzioni del potere. D'altra parte però, questo processo di dissoluzione è tanto radicale quanto rapido e se tutto ciò appare ormai ragionevolmente irreversibile, allora è quasi inevitabile chiedersi cosa avverrà "dopo". E' bastata una generazione al massimo per palesare questo corso storico, non dei secoli. Lo vediamo in diretta e non riusciamo (o non osiamo) immaginarne un esito. Ma dicevamo di dove riporre un'eventuale speranza: eh, se potessi scommettere, punterei sulla rapida consunzione di questo fenomeno e dei metodi che esso sfrutta o utilizza: si toccherà il fondo, molto probabilmente, e ciò che è stato lascerà profonde conseguenze e cicatrici che, chissà, forse non saranno del tutto fatali e ispireranno il coraggio di rifiutare l'aberrazione antiumana che oggi sembra prender forma. Sarebbe bello.
sono convinto anche io che la logica del denaro non spieghi gli orrori che vediamo dispiegati negli ultimi tempi, cara Sarah. Oltretutto penso che i registi considerino questa specifica pratica archiviata, da quando hanno messo le mani sulla questione diciamo così alla fonte, assumendo il controllo ferreo dell'emissione di valuta. Per quel che riguarda la spiegazione "vera" brancolo nel buio, oscillando fra il versante esoterico - peraltro sviscerato molto meglio di quanto io possa mai pensare di fare da altri utenti, su tutti @Oriundo2006 - e quello più banale che riconduce tutto alla mera ossessione per il controllo. Di una cosa sono sicuro, buona parte di ciò che accade, e che ci preoccupa così tanto, è dovuto alla scomparsa rapidissima e irreversibile della trascendenza dall'orizzonte del pensiero e dell'agire umani, in favore di una materialità cialtrona e autocompiaciuta.
Salve Duca, troppo buono...! Ricuso le lodi e mi cospargo il capo di cenere !
Venendo invece a noi, al dibattito, oltre le critiche ad un sistema economico che strutturalmente oggi è fatto per ingigantire la somità della Piramide del Potere e null' altro, checchè ne dicano gli apologeti, in quanto l'economia è economia politica e basta ( Copyright il barbuto di Treviri ), mi sovviene anche che capirne l' indirizzo odierno potrebbe in un certo senso ed in prospettiva mitigarne gli esiti e favorire in prospettiva una sua possibile 'umanizzazione'.
Questa attualmente è molto al di là da venire, anche se non sostengo con gli ipercritici la totale ed irrimediabile negatività del capitalismo: è un'arma potentissima da saper utilizzare per il beneficio comune e non solo di pochissimi.
Ma la caratteristica del sistema è un'altra: la sua totale falsità. E' semplicemente falso sin dai fondamenti...il che è tutto dire...e la sua falsità dipende da una estraniazione complessiva del mondo occidentale dai suoi fondamenti ontologici e naturali.
Questa estraneazione, che permea il sistema che ne è a sua volta condizionato, in quanto la sua origine non è relativa all' economia in senso stretto ( questa è calcolo materiale del profitto ) ma è frutto di un complessivo sviluppo secolare 'intellettuale' e 'mentale' che oggi ben difficilmente potremmo revocare.
Impossibile: qualsiasi agenda di qualsiasi gruppo politico urta contro la forza di inerzia sia sistemico-produttiva sia appunto 'mentale' ( tamas ) indotta proprio dal sistema per continuare ad esistere e continuare ad imporsi nonostante tutto.
Nonostante le crisi, anzi grazie a queste, una manna per certi 'architetti', nonostante i colossali sprechi di danaro, nonostante le guerre, anche qui molto spesso grazie a queste, e tutto il resto: e grazie infine alle religioni, trave portante il 'tempio' della falsa coscienza di sè.
Questa falsa coscienza, la cui base è considerare l' uomo creatura sacrificabile perchè puramente materiale, puro ente qualificato solo da questo: un essere 'gettato' nel mondo privo di suo valore intrinseco, tabula rasa per ogni possibile idea e pratica coattiva, infimo rappresentante unito ad una massa indice di una realtà umana da sopprimere, come se si trattasse di bestiame al macello, se in soprannumero, è l'idea centrale dell'ontologia politica ed economica odierna.
Ma c'è un rimedio, che viene proprio dagli apologeti di tale modo di pensare: gli ebrei.
Costoro attendono dall'esecuzione di complessi riti di espiazione e di 'ricostituzione' dell' Universo, la fine di questo periodo dominato da Ghevurà, ovvero dalla necessità di provvedere materialmente attraverso il lavoro a sè, lavoro che è maledizione ed insieme possibile riscatto da tale condizione negativa, nel suo trapasso nel Mondo di Atziluth, mondo delle forme trascendenti nel quale tutto ciò che avverrà lo sarà a beneficio degli ebrei in quanto saranno legati al Sommo in via definitiva.
Ho sintetizzato ed anche travisato un poco: perdonatemi...ma non sono un cabalista ed è tardi...e sono stanco in tutti i sensi ( e non sono 'ebreo' ).
Alla fine di queste mia serali cogitazioni, vi indico per vostra somma gioia che tale evento sta per compiersi ( era ora: ce ne era anche qui un gran bisogno ... ! ).
L'esecuzione di tali riti è prossima ed è legata ad un elemento assai 'strano' per noi occidentali: l'esistenza di una giovenca rossa intonsa e presumibilmente vergine ( noto en passant che il Corano si 'svolge' in effetti con le sue prescrizioni con la Sura della Vacca, seconda dopo l' 'aprente', quella della professione di fede ).
La difficoltà di trovare una adeguata giovenca parrebbe finalmente esaurita, il terreno dove svolgere il complesso rito accuratamente situato, ed il 'tempo' per svolgere tali teurgie magiche prossimo al compimento.
Se vi ho tediato con queste divagazioni scusatemi ancora. Ma davvero molto dipenderebbe da questo avvenimento che, nel 2024 dimostra che il 'tempo' corrente non è il 'tempo' del rito nè di quello delle religioni nè di quello della scansione sovrannaturale della Storia umana.
Alcuni potrebbero dire che si tratti di follia superstiziosa. Altri ne riderebbero e basta. Personalmente lo riferisco solo perchè è un elemento centrale della dottrina di comando di chi si è imposto a tanta parte del mondo odierno: è il passaggio tra egemonia indiretta ed egemonia diretta, totale ed irreversibile del mondo ebraico sul restante genere umano.
Attendiamoci sviluppi clamorosi perchè tale rito è la 'cerniera' che 'apre' il dominio di una parte minima del genere umano su tutto il resto, al cui confronto, parlare ancora di 'economia' come di una disciplina fondatrice delle 'grundnormen' della società è da sprovveduti.
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV5816_D-Amico_La_giovenca_rossa.html
https://it.chabad.org/library/article_cdo/aid/2151904/jewish/La-Vacca-Rossa.htm
@oriundo2006. E' possibile, secondo lei, che la parte ebraica del mondo o una frazione di essa (chiamiamola così) abbia in qualche modo "perso la pazienza", abbia bisogno di accelerare i tempi in qualche modo? Sembra che l'attuale crisi sistemica - non di certo solo economica, lo dice bene anche lei - inizi a pesare anche su quella parte di mondo che potrebbe avere, insomma, un bisogno impellente di veder terminare la fase precedente per giungere all'agognata rivelazione. Forse perché, complici anche gli ultimi sviluppi "militari", questo lungo periodo sta diventando meno gestibile nonostante gli apparentemente illimitati mezzi? Ho letto del desiderio della parte "ortodossa" di realizzare a breve il rito della giovenca rossa che, con la complicità di una certa chiesa evangelica tendenzialmente millenarista, potrebbe svolgersi come simbolo del compimento del destino finale. Mi chiedo allora: queste manifestazioni si possono considerare come un segno di difficoltà proprio da parte di chi è convinto di detenere il controllo della situazione? In fondo, banalmente, si tratta di atti di fede estranei ad altre culture le quali però li temono, insieme alla convinzione intrinseca del potere superiore nelle mani di "alcuni". Costoro sono assolutamente certi di vivere i "tempi ultimi"? Quelli da sempre predestinati al compimento "rivelatorio", possiamo dire, che ancora oggi manca a quella religione? Perché se così non fosse, cosa comporterebbe un'eventuale "forzatura di mano"? Forse ne potrebbe derivare un'indesiderata manifestazione di debolezza che darebbe notevole vantaggio a tutte quelle controparti da sempre spettatrici di questi oscuri passaggi. Mi pare di aver letto anche che, intorno all'idea del sacrificio simbolico, non ci sia unanimità di vedute e che taluni religiosi si stiano mostrando più attendisti. Il tutto mentre il teatro mediorientale e non solo procede follemente verso scenari potenzialmente mai visti, quasi non ci si rendesse conto dell'effettiva gravità della situazione.
Gentile Sarah, tutto avviene secondo complicati calcoli 'cabalistici', ovvero 'magici', anche con riferimenti astronomici: può sembrare paradossale in un mondo futuribile dominato dalla IA, dalla 'scienza', dalla razionalità calcolatrice che ha espunto dal mondo umano ogni riferimento 'metafisico', ma è così. L'accelerazione, visibile, è anche condizionata dalle mosse del loro 'dio' di riferimento, perchè ogni rito, ogni ritualità che viene ad essere evoca la presenza di questa entità, la favorisce, la blandisce perchè manifestandosi dia inizio al dominio incontrastato dei suoi servi.
Dunque se attendere il momento propizio 'teurgico' è indispensabile si deve tener conto anche di altro, oltre le mosse dell' entità loro, si deve però tener conto anche della 'situazione sul campo'. Questa per gli ebrei non è buona. In israele l'economia è crollata. Centinaia di migliaia di cittadini si sono dati alla macchia esfiltrandosi rapidamente ed andando all'estero. La fiducia verso questo governo è prossima allo zero, senza che questo preluda ad una qualche forma di 'umanitarismo' verso i palestinesi, giova sottolinearlo: anzi, settori oltranzisti premono per una più ampia eliminazione di chi giudeo non è dalla Terra Santa. Eccetera eccetera...insieme alla caduta quasi totale di consenso delle opinioni pubbliche del mondo intero verso questo covo di assassini, perchè israele odierno è solo questo. Inoltre i giudei sono troppo pochi per imporsi a titolo definitivo basandosi sulla forza contro le altre popolazioni mediorientali: possono impaurirle, gettarle nello sconforto ma non possono eliminarle come vorrebbero. Oggi oltretutto sono al climax superiore delle loro potenzialità omicide dato il sostegno americano incondizionato, fatto di una gravità enorme, ma domani ?
Per questi ed altri motivi, che non indico ma che appartengono agli 'stati d'animo' di chi davvero governa a Gerusalemme ( non è Nethaniau ), l' idea di fare in fretta porta al parossismo le loro azioni militari e nessuna follia deve essere esclusa per il futuro immediato.
Perchè, questo è importante, cosa davvero hanno da perdere a fare tutto il male possibile al mondo 'goy' quando tale 'male' è previsto e prevedibile dato il patto con l'entità che li guida, ovvero data la promessa di comandare nel mondo intero come volessero ?
Israele oggi non ha nulla da perdere a 'spingere' nell'abisso le nazioni dei 'goy'. Assolutamente nulla...mentre ha tutto da guadagnare a farlo specie se il più rapidamente possibile.
Chiudo esprimendo il mio più completo e totale disprezzo verso quell'occidente che sapendo e prevedendo tutto questo, invece di 'chiuderlo' in una 'sand box' ideologica e religiosa senza danni per il mondo circostante, lo esalta e ne gioisce per riservarsi una parte domani del lauto bottino, a nostro chiaro danno.
Ma sono così sicuri che nel caso avvenga, i giudei abbiano davvero voglia di condividere con loro i benefici ?
Non penso proprio.
grazie come sempre @oriundo2006 per gli spunti, numerosissimi e stimolanti. Conoscevo solo a grandi linee la faccenda della giovenca rossa, c'è da dire che se una delle 5 papabili fosse quella "giusta" mancherebbe davvero poco all'esecuzione del rituale...ma allora, se ben capisco, ci vuole il Mashiach: chi potrebbe essere? Suggestivo anche il richiamo alla figura del kohen e l'accenno ai cognomi ebraici che sembrano derivati da essa, noto kogan, kaganovich e ci siamo quasi, viene da pensare al folle Robert Kagan, marito della Nuland e psicopatico purissimo (non perchè ha sposato la nuland, anche se diciamo che il quadro diagnostico ne esce rafforzato), incistato come un grosso bubbone nei centri di potere (visibile e no) statunitensi.